sabato 24 novembre 2012

disvelamento precoce

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Il caso Tarnac, il segreto meglio custodito
di Giorgio Agamben, filosofo, e di Yildune Lévy, rinviata a giudizio per il caso Tarnac

Era il febbraio del 2011, quando apparve la prima breve notizia sul tema: "E' da tempo il segreto meglio custodito, quello del "caso di Tarnac": un agente britannico, infiltrato nel cuore dei movimenti alter-mondialisti ed ambientalisti europei, ha avuto un ruolo importante in questa inchiesta"  (L'Express). La notizia è rimasta a lungo senza seguito. Gli scandali non si importano come si importa qualsiasi altra merce. La loro nascita deve troppo alla conformazione morale dei paesi dove scoppiano. "Il caso Mark Kennedy", in Inghilterra, ha tenuto banco sulla stampa e sui media per dei mesi. Ed ha portato alla dissoluzione dell'unità d'élite dei servizi segreti per cui lavorava, all'innesco di una serie di inchieste sui metodi d'infiltrazione della polizia inglese, alle dimissioni di un procuratore, al non luogo a procedere per tutti i procedimenti che implicavano più o meno direttamente Mark Kennedy, ed anche all'annullamento di sentenze passate in giudicato.
Ma il fondo dello scandalo era etico: investiva l'incompatibilità dello stupro e del lucro con l'ethos puritano inglese. Si può, nel contesto del proprio lavoro di ufficiale dell'intelligence, andare a letto con decine di giovani affascinanti anarchiche? Si possono spendere più di due milioni di euro, nel corso di sette anni, per finanziare le serate techno, il beveraggio, le vacanze, gli orologi-spia da settemila euro l'uno, da parte di un James Bond con piercing e tatuaggi anarchici, e tutto per ottenere qualche informazione sull'attività di ecologisti radicali, di antifascisti, di militanti contro la globalizzazione? La sensibilità nazionale ha risposto, senza esitazione, no, a queste domande inutili. Da qui, l'ampiezza e la durata dello scandalo. In Germania, dove si trova, sembra piuttosto che la questione delle procedure e del suolo nazionale, il caso Mark Kennedy verta piuttosto sulla legalità o meno dell'utilizzo di un agente straniero sul territorio tedesco.
Dal caso Tarnac, si possono trarre più conclusioni, tutte egualmente scandalose, ma la più significativa, politicamente, è quella che parte da Mark Kennedy: perché è lui quello che ci dice di più sugli arcani del nostro tempo. Mark Kennedy lavorava ufficialmente per la National Public Order Intelligence Unit, un servizio di intelligence britannico, creato nel 1999 al fine di combattere il ritorno della contestazione ecologica ed anti-globalizzazione nel Regno Unito.
L'impiego massiccio di agenti infiltrati in questi movimenti, traduce "sul territorio" il lancio di una nuova dottrina poliziesca che, in inglese, viene chiamata "intelligence-led policing"; che tradotto vorrebbe dire qualcosa del tipo "disvelamento precoce". E' stato negli anni 2000 che il Regno Unito si è impegnato, per mezzo della sua presidenza dell'Unione europea, a diffonderla, e a farla adottare dai suoi partner europei; cosa che le autorità britanniche sono riuscite a fare. Con la dottrina, c'è anche un insieme di servizi, di tecniche e di informazioni che possono essere scambiati e venduti ai partner in questione.

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Per esempio, delle "informazioni" venute fuori dalla fertile immaginazione di Mark Kennedy. La nuova dottrina poliziesca afferma: l'impegno politico, quando oltrepassa l'evento inoffensivo della manifestazione o dell'interpello dei "dirigenti", esce dal dominio democratico per entrare in quello criminale, nel "pre-terrorismo". Coloro che sono suscettibili di uscire da questo quadro possono essere identificati in anticipo. Piuttosto che attendere che commettano un crimine, come occupare una centrale al carbone o bloccare un summit europeo o un G8, basta arrestarli ancor prima del progetto, perfino suscitando il progetto.
Le tecniche di sorveglianza umana, come l'elettronica a disposizione, devono essere sufficientemente estese, sofisticate e condivise. E dal momento che queste tecniche "preventive" sono giudicate scarsamente compatibili con l'ordine reputato democratico, bisogna organizzarle a margine e fuori di esso. Ed è del tutto franco, quello che risponde il capo del BKA tedesco (equivalente locale della direzione centrale dell'intelligence interno, DCRI) quando una commissione di inchiesta parlamentare gli notifica un'interrogazione sul caso Kennedy: "Contro gli euro-anarchici, contro coloro che si organizzano a livello cospirativo ed internazionale, dobbiamo organizzarci anche noi in modo cospirativo e del tutto internazionale".
"Bisogna agire come partigiani, ovunque ci siano partigiani" , diceva Napoleone, in una frase che Carl Schmitt amava tanto citare.
Non c'è dubbio che per la gente di Tarnac i guai sono cominciati con le informazioni, fabbricate da alcuni, poi volontariamente gonfiate da altri, che provenivano da Mark Kennedy: lui doveva giustificare il suo stipendio, ed i suoi superiori, i loro crediti.
Delle reti franco-tedesche, nell'ombra, dovevano assicurare le loro trasmissioni di informazioni, discretamente, alla DCRI, che così si è trovata coinvolta molto più di quelli di Tarnac. E' questo il vero significato, ed il vero scandalo, del caso Tarnac. Quello che si nasconde dietro l'apparenza di un fiasco giudiziario francese, è la costituzione di un complotto poliziesco mondiale rivendicato, di cui Mark Kennedy, ufficialmente attivo in undici paesi, dall'Europa agli Stati Uniti, passando per l'Islanda, non è finora che il pezzo più famoso.
Come sempre, la prosa poliziesca contiene delle verità solo a condizione di invertirla, termine dopo termine. Quando la polizia dice che "gli euro-anarchici stanno cercando di tessere una rete pre-terrorista europea per attaccare le istituzioni", bisogna evidentemente leggere che "noi, poliziotti, stiamo cercando di raddoppiare le istituzioni per creare una vasta organizzazione europea informale al fine di attaccare i movimenti che ci sfuggono". Il ministro degli interni, Manuel Valls, ha dichiarato a Roma che, di fronte ai "processi di radicalizzazione in numerosi paesi", bisogna accentuare la collaborazione in senso all'Interpol contro le "forme di violenza provenienti dall'ultra-sinistra, dai movimenti anarchici o autonomi".
Ora, quello che sta accadendo in questo momento in Europa, in Spagna, in Portogallo, in Grecia, in Italia, nel Regno Unito, non è lo spuntare improvviso, dal niente, di gruppi radicali venuti a minacciare la quiete della "popolazione", ma accade che sono le popolazioni stesse che si radicalizzano davanti all'evidente scandalo dato dall'ordine presente delle cose. Il solo torto di quelli che, come la gente di Tarnac, sono emersi dal movimento anti-globalizzazione e dalla lotta contro la devastazione del mondo, è quello di aver dato un segnale precoce di una presa di coscienza oramai generale.
Da come vanno le cose, può anche essere che un giorno il rifiuto dell'identificazione biometrica, alle frontiere come per la strada, divenga una pratica diffusa. Quello che costituisce la minaccia più grave per la vita delle persone, non sono i chimerici "gruppi terroristi", ma l'organizzazione effettiva della sovranità poliziesca a livello mondiale, ed i suoi sporchi trucchi. La storia ci ricorda come gli intrighi dell'Okhrana, la polizia segreta della Russia, non hanno portato fortuna al regime zarista.
"Non c'è potere al mondo che possa arginare la marea rivoluzionaria quando sale, e tutte le polizie del mondo, quale che sia il loro machiavellismo, la loro scienza ed i loro crimini, sono pressoché impotenti", annotava lo scrittore Victor Serge. E dava anche quel consiglio di cui tutti i rivoluzionari dovrebbero far tesoro, a proposito della repressione, nel 1926: "Se l'accusa si basa su un falso, non indignarsi: lasciate che si impantani prima che si riduca a niente".

Giorgio Agamben, filosofo, e Yildune Lévy, rinviata a giudizio per il caso Tarnac

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