mercoledì 2 settembre 2009

I poeti, che brutte creature!



Era un compito urgente e c'era poco tempo. Pablo Neruda, console del Cile in materia di immigrazione spagnola, aveva compiuto grossi sforzi per salvare i profughi dalla guerra civile. Le istruzioni da parte del governo di Pedro Aguirre Cerda erano precise: si accettano solo quelli che sono utili per l'industria, l'estrazione mineraria e l'agricoltura. Ma il poeta aveva scritto il suo canto d'amore a Stalingrado e aveva il suo metodo: né trotskisti, né anarchici.
Il 3 settembre 1939, la Winnipeg sbarcò a Valparaiso. Aveva lasciato la Francia il 4 agosto, con duemila rifugiati spagnoli. "Erano pescatori, contadini, operai, intellettuali, una parata della forza, dell'eroismo e del lavoro. La mia poesia, nella loro lotta, era riuscita a trovare una patria. E mi sono sentito orgoglioso" - ha ricordato in "Confesso che ho vissuto".
Come aveva fatto con quasi ogni episodio della sua vita, il poeta convertì la storia del Winnipeg in un mito. Un poema di eroismo e di libertà. "Che la critica aborrisca tutte le mie poesie, se crede. Ma questa poesia, che oggi ricordo, non potrà mai essere distrutta" - scrive - "Per la prima e ultima volta devo esser parso un Giove agli emigrati. Decretavo l'ultimo sì o l'ultimo NO. Ma io sono assai più per il Sì che per il NO, quindi dico sempre sì".
Si tratta di una leggenda affascinante, naturalmente, ma una leggenda. In una lettera del giugno 1939, il poeta informa i suoi superiori: "Per esempio, io ho rifiutato l'ingresso agli anarchici, il Messico li ha ricevuti fino a poco tempo fa e ora non sa cosa fare."
L'impresa del Winnipeg, la cui importanza non viene disconosciuta, non è stata esente da quelle divisioni che la guerra civile aveva generato. Questo è stato stabilito sia da due biografi del poeta, il tedesco David Schidlowsky, autore di una monumentale inchiesta, Las furias y las penas, e l'inglese Adam Feinstein (A passion for life), come dallo scrittore americano Stephen Schwartz. Quest'ultimo è implacabile: "Neruda svolse il ruolo di Schindler in senso inverso. Sfruttando il suo status diplomatico, fece in modo che i passaporti necessari per imbarcarsi sul Winnipeg fossero solo per quei rifugiati che condividevano il suo credo politico, che poi era quello di Joseph Stalin. I rifugiati rifiutati vennero condannati a pene detentive o a morire in quella Francia che di lì ad un un anno sarebbe caduta nelle mani degli eserciti di Hitler."
L'anarchico spagnolo Josep Peirats fuggito in seguito alla vittoria di Franco, finito in un campo di prigionia e poi fuggito, cercò di raggiungere il Winnipeg insieme ad un paio di compagni, ma venne rifiutato - si dice - perché non era stalinista. Secondo un resoconto della CNT sulla rivoluzione spagnola, i viaggi erano controllati dai comunisti e, nel caso del Cile, Neruda "fece la selezione".
Tuttavia, durante l'operazione del Winnipeg, vi furono dei rigugiati che non erano comunisti e che riuscirono ad infiltrarsi a bordo. Fu il caso di Fernando Solano Palacio, che viaggiò come clandestino.
"Il signor Neruda cercò con tutti i mezzi, per quanto ignobili e sleali fossero, di respingere il maggior numero possibile di anarchici, imbarcando i comunisti al loro posto, senza essere in ciò ostacolato, avvalendosi del suo incarico di agente consolare, nonostante avesse messo la sua attività, non al servizio del Cile, bensì al servizio del Partito comunista e dei suoi amici" - ha raccontato nel suo libro di memorie "El éxodo. Por un refugiado español".
Almeno Solano riuscì ad arrivare in porto. Il pittore Eugenio Granell Fernandez, invece, fu invitato a scendere durante il viaggio. Trotzkista per tutta la vita, venne esiliato a Santo Domingo. Secondo David Schidlowsky, l'86% delle domande di rifugiati anarchici vennero rifiutate: "La percentuale di anarchici che finirono in Cile fu lo 0,9% del totale, a dimostrazione del successo dei regimi comunisti e di Neruda ".
Questa è l'altra storia del Winnipeg.

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