giovedì 12 ottobre 2017

Brecht, Benjamin, Barthes

jamesonbarthes

1) Anche Fredric Jameson commenta la presenza di Brecht fra i «suoi più importanti allievi», «i cui prestigiosi destini tendevano ad oscurare la partecipazione che egli aveva avuto in materia» (l'assunto del "contenuto filosofico" del moderno). Jameson sta parlando di Barthes e di Benjamin, e prosegue: «nessun studio decente sulla traiettoria di Barthes si può concedere il lusso di omettere le sue origini brechtiane (così come sartriane): il suo classico "Mitologie ha aperto la strada all'entrata trionfale dell'effetto dello straniamento nella teoria francese».

2) Per quel che riguarda Walter Benjamin, continua Jameson, «la sua influenza postuma (aumentata tanto inesorabilmente quanto quella di Barthes è diminuita, ed apparentemente del tutto immune al fastidio riferito a Brecht, a partire dalla quale diede inizio ad una carriera totalmente nuova a cominciare dalla "unificazione") ora sembra seguire due differenti direzioni simultaneamente: quella postmoderna, basata sul saldo prestigio dei suoi saggi sulla tecnologia, e quella del misticismo del linguaggio, come risultato di una miglior comprensione dei suoi primi scritti. Quanto meno, il primo Benjamin doveva apparire molto diverso quando veniva sviluppato il suo originale contesto brechtiano; per quanto, il profilo di un Benjamin successivo, profondamente brechtiano, non era ancora emerso chiaramente a causa della generale ignoranza della sua implacabile produzione come critico letterario e come recensore di libri» (Fredric Jameson, Brecht e la questione del metodo).

3) Nel secondo volume dei suoi Diari, Susan Sontag, che eventualmente si riferisce tanto a Brecht quanto a Benjamin, cerca anche di misurarsi con questi due aspetti della sua comprensione, simile a quella sviluppata da Jameson. Il 12 novembre 1946, più di venti anni dopo la pubblicazione del libro di Jameson su Brecht, scrive: «La riproduzione tecnologica non è semplicemente una "era", come dice Benjamin. Ciò è fuorviante. Essa ha la sua storia - o meglio, [essa] è inserita nella storia. I suoi artefatti diventanto "storici", non solo contemporanei. Antiche lito[grafie], fotografie, riviste di storie a fumetti, film. ecc., portano il profumo del passato, non del presente. B[enjamin] pensa che la  rip[roduzione] tecnica recava tutto un presente eterne - una fine hegeliana della storia (e l'abolizione della storia). Ma quattro decenni di vita in questa "era" lo confutavano».

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