lunedì 7 agosto 2017

Due racconti

tram

Mi trovo sulla piattaforma di un tram, e mi sento del tutto insicuro riguardo la posizione che occupo in questo mondo, in questa città, in seno alla mia famiglia. Non sono in grado di dedidere, neppure vagamente, quali rivendicazioni avrei diritto ad invocare in un senso o nell'altro. Non riesco a giustificare il fatto di trovarmi su questa piattaforma, mentre sono aggrappato a questa maniglia, di farmi trasportare lungo questa tramvia, mentre le persone schivano il tram, o camminano tranquillamente, o si fermano di fronte ai suoi finestrini. È vero che nessumo me ne chiede conto, ma questo non importa.
Il tram si avvicina alla fermata, una ragazza si avvicina ai gradini, tra un po’ scenderà. Mi sembra così vera, come se l’avessi palpata. È vestita di nero, le pieghe della gonna quasi immobili, la giacchetta aderente, il colletto di maglia dalle punte bianche, la mano sinistra aperta sulla parete, l’ombrello nella destra appoggiato dove sta il gradino. Il suo viso è incolore, il naso, un po’ schiacciato ai lati, termina largo e rotondo. Ha una quantità di capelli castani, della peluria sulla tempia destra, l’orecchio minuto, lo vedo bene perché sono vicino, ha il padiglione che aderisce all’ombra che proietta sul collo. A questo punto mi chiedo perché lei non si meravigli di sè stessa, e tiene la bocca chiusa e non dice nulla.

- Franz Kafka - Il Passeggero - (1913)

kafka

PREPARATIVI DI NOZZE IN CAMPAGNA
- di Franz Kafka - (1907) -

Edoardo Raban, al riparo dalla pioggia, pensa che andare in vacanza forse lo renderà ancora più stanco di quello che è. Tenta invano scuse mentali per non andare ma, alla fine, si avvia mesto alla stazione. Immagina il suo corpo come quello di un automa…
“E poi, non posso fare come facevo sempre da bambino nelle situazioni difficili? Non ho neppure bisogno di andare proprio io in campagna, non è necessario. Vi mando il mio corpo vestito. Se esce vacillando dalla porta della mia camera, quel suo barcollare non è sintomo di paura, ma della sua nullità. E non si tratta di emozione, quando incespica sulle scale, quando singhiozza nel prendere il treno per la campagna e, una volta là, inghiotte cibo piangendo. (...)
E sussurro un piccolo numero di parole, che sono ordini per il mio corpo triste, ripiegato e immobile accanto a me. Presto ho finito, esso si inchina, parte rapidamente ed eseguirà tutto per il meglio, mentre io mi riposo (...)
Giunto in una piazza si ferma sotto la pensilina di una fermata del tram da dove osserva le persone e le carrozze che passano. Poi lo chiama un amico con cui prosegue a piedi. Lement, questo il nome dell’amico, se ne va e così Raban raggiunge finalmente la stazione. Sale sul treno dove comincia ad osservare gli altri passeggeri. Poi, poco a poco, si addormenta…

II
Sceso alla stazione trova solo la pioggia ad attenderlo. A bordo di una carrozza parte alla volta del villaggio della fidanzata Betty…

Il racconto si interrompe. È presente anche un secondo manoscritto del testo, ugualmente incompleto.

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