mercoledì 19 luglio 2017

Dispositivi di innesco e accensione

sontag1

1) Il secondo volume dei Diari di Susan Sontag è abbastanza corposo - quasi 600 pagine, che coprono il periodo che dal 1964 arriva al 1980. Quindi, una strategia interessante di lettura può essere quella di percepire le variazioni di lettura che attua la Sontag stessa a partire da degli esempli puntuali, vale a dire, la variazione della sua percezione di certi testi ed autori.
Ad esempio, il 14 maggio del 1978, a Madrid, scrive: «Leggere Benjamin - il nono volume - vuol dire scoprire che egli era meno straordinario, meno misterioso. Vorrei che egli non avesse scritto le sue opere autobiografiche» (è probabile che il "nono volume" cui si riferisce Susan Sontag sia "Reflections", una raccolta di saggi di Benjamin pubblicata a cura di Peter Demetz nel 1978).

2) Il 7 dicembre del 1977, la Sontag scrive «È vero che Benjamin negli ultimi anni della sua vita usava un linguaggio comunista, per cui ci appare diverso oggi. Ma questo avviene perché è morto nel 1940. I suoi ultimi anni sono stati quelli in cui il linquaggio comunista riguadagnava autorità - vista come necessaria per combattere il fascismo (identificato come il nemico). Se Benjamin avesse vissuto tanto quanto Adorno, sarebbe diventato disilluso ed antisociale quanto Adorno». Veramente?!?
Si stratta di quel genere di speculazione parente di quella storia contraffattuale, che cerca di fare una proiezione del futuro a partire dalla riconfigurazione del passato - Se si pensa al saggio dedicato da Agamben, in "Infanzia e Storia", alla corrispondenza fra Benjamin e Adorno, vediamo che lì viene difeso un allontanamento, un'eterogeneità che era già in atto assai prima del 1940 (si deve tener conto anche del fatto che l'Adorno più benjaminiano è quello che emerge dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1951, con la pubblicazione di Minima Moralia).

3) La questione del "linguaggio comunista" è una costante dei diari della Sontag - legata non solo a Benjamin, ma a tutti gli intellettuali di sinistra da lei letti. Il fascino comunista soprattutto nella sua versione sovietica (nel rileggere il saggio di Sartre su Paul Nizan, Susan Sontag scrive, il 4 ottobre del 1968, «mi rendo conto di come Sartre sia stato importante per me. Egli è il modello - quella sua abbondanza, quella sua lucidità, quella sua conoscenza. Ed il cattivo gusto» - in che modo leggere allora la fissazione della Sontag per il kitsch, senza tenere in mente il cattivo gusto che identifica in Sartre il suo modello?).
Più di dieci anni dopo, il 5 dicembre del 1978, rileggendo Canetti per scrivere un saggio, la Sontag torna sul tema: «Canetti è rimasto libero dalla tentazione della sinistra. Come?». In gran misura, a causa dell'insistenza di Canetti sulla solitudine e del suo altrettanto costante rifiuto della massa e dei suoi dispositivi di "accensione".

Nessun commento: