giovedì 18 maggio 2017

Genesi del populismo

birnbaum

La collezione "Pluriel" delle edizioni "Arthème Fayard" pubblica una nuova edizione di questo libro di Pierre Birnbaum uscito nel 1979, arricchendolo di una prefazione inedita che mette al centro il fenomeno  Mélenchon e Marine Le Pen. Diciamolo chiaramente: l'interesse dell'opera non sta nel punto di vista dell'autore, antipopulista viscerale e partigiano di una certa governance tecnoratica. Infatti, tornando alle grandi figure degli spaventapasseri, utilizzate a partire dal XIX secolo dai populisti di destra e di sinistra per designare il nemico (le "duecento famiglie", l'Establishment, i "baroni", i "feudi", ecc.), quello che spesso troviamo è dell'antisemitismo più o meno camuffato oppure, soprattutto da parte comunista, un tradimento della dialettica della lotta di classe perpetrato in nome di una riconciliazione assai ampia del mondo del lavoro con i "potenti".
Per contro, l'autore sviluppa un'analisi interessante del modo in cui i francesi dei diversi periodi non si sono identificati con la loro lasse sociale.

Ci viene inoltre proposto, riempendone le pagine, un grande numero di citazioni poco note di autori politici che hanno optato per la via populista, dal "bulangismo" [N.d.T.:  termine con cui si designa talvolta un movimento nazionalistico promosso da militari . Dal fr. boulangisme, movimento ispirato dal generale G. Boulanger (1837-1891)] al "poujadismo" [N.d.T.: dal nome di Pierre Poujade, è stato un movimento politico e sindacale francese sviluppatosi nel 1953 nel dipartimento del Lot. Questo movimento rivendicava la difesa dei commercianti e degli artigiani criticando l'inefficacia della politica parlamentare, così com'era praticata durante la Quarta Repubblica], passando per degli esempi letterari, come i romanzi di Zola. In particolare, i passaggi interessanti dai testi dei leader comunisti e dagli editoriali de "L’Humanité" che ci ricordano i tempi (che Binbaum deplora ma che a noi ispirano qualche nostalgia) in cui la sinistra popolare parlava senza complessi del proprio amore per la nazione e derideva il cosmopolitismo di certe élite. Come queste dichiarazioni di Thorez che chiamavano a riconciliarsi con i cattolici e con la "Croix de feu" [N.d.T.: Associazione francese di ex combattenti della Prima guerra mondiale, trasformata (1933 ca.) J.M.F.A. La Rocque in lega di estrema destra. Ebbe un ruolo importante nella rivolta antiparlamentare scoppiata a Parigi il 6 febbraio 1934. Fu sciolta da L. Blum nel 1936]. richiamandosi a Giovanna d'Arco ed unendo "la bandiera rossa delle nostre speranze al tricolore dei nostri antenati", o confessando, come in quel testo di Marchais, un "patriottismo intransingente".

Birnbaum conclude il suo discorso, scrivendo nella sua postfazione: «Nelle società aperte in cui arretrano le ideologie, i piccoli non temono più i grandi. La Repubblica di centro non ha più niente a che fare con queste convinzioni collettive.». Probabilmente, l'autore scambia per realtà quelli che sono i suoi desideri e - per fortuna - tutto fa pensare che si sbagli.

 

fonte: David L'Epée Intellectuel indépendant

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