domenica 14 maggio 2017

Fabbriche di distruzione

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Capitalismo, classi e antisemitismo moderno
- di Clément Homs -

C'è sempre un limite ad una lettura che si potrebbe definire classista, dell'antisemitismo (così come del razzismo, d'altronde), un limite a fare della formazione dell'antisemitismo il prodotto di una classe. Il marxismo tradizionale ha sempre avuto una spiacevole tendenza a leggere l'antisemitismo ed il razzismo in maniera strumentale. Si fanno derivare le ideologie dagli «interessi» (senza però tematizzare quest'ultima categoria, mostrandola come immanente - come la lotta di quegli interessi che hanno come orizzonte solamente il capitale e le categorie della sua riproduzione - al contesto-forma feticista della valorizzazione del valore) delle classi intra-capitaliste. Rispetto all'antisemitismo moderno, la questione è piuttosto quella di spiegare perché la reazione agli effetti della dinamica immanente al capitalismo prenda la forma della denuncia un complotto nascosto, internazionale, ecc.. E perché siano gli ebrei, in particolare, ad essere presi di mira nel corso del XIX secolo, quando il vecchio antisemitismo cristiano cambia piano sociale per prendere la forma dell'antisemitismo moderno.

Moishe Postone non contesta il fatto che l'antisemitismo possa «servire l'interesse di alcune classi e gruppi sociali» (in "Critique du fétiche-capital. Le capitalisme, l'antisémitisme et la gauche", PUF, 2013, p. 107), ma tuttavia si tratta per lui piuttosto di criticare - come possono fare gli autori che si richiamano all'approccio della critica del valore - lo schema base-sovrastruttura che concepisce il pensiero (e qui, all'occorrenza, l'antisemitismo come semplice sovrastruttura ideologica) come derivato degli interessi e dei bisogni di classi intra-capitaliste. Nella lettura classista dell'antisemitismo, dominante nel marxismo obsoleto, è stata solo una tendenza «piccolo borghese» strumentalizzata dalla grande borghesia per sviare verso un capro espiatorio la rabbia delle vittime della società capitalista (dopo che si sono viste differenti varianti di questa tesi centrale che alternavano all'infinito i «segmenti» di classe che si manipolavano a vicenda; conosciamo come si sia insistito, con Daniel Guérin, sul grande capitale dell'industria pesante tedesca, ecc.). In questa concezione riduttrice delle ideologie, si ricade ogni volta nell'idea dell'Illuminismo circa la religione la quale non sarebbe altro che il prodotto di una manipolazione da parte dei preti. Per Postone - che pensa di sviluppare una teorizzazione dell'antisemitismo che sia più profonda di quella fatta dal marxismo tradizionale di tipo classista, funzionante a colpi di struttura e sovrastruttura - questo genere di lettura «non può dare una spiegazione poiché una forma di pensiero [...] assume tale contenuto e nessun altro».

Conosciamo il testo di Postone ("Antisemitismo e nazionalsocialismo", edizioni Asterios, 2014) ed il suo principale meccanismo esplicativo che è quello di dire che «le caratteristiche specifiche di potere che l'antisemitismo moderno attribuisce agli ebrei - astrazione, inalienabilità, universalità e mobilità - segnala che si tratta di caratteristiche relative ad una delle dimensioni delle forme sociali che Marx ha analizzato: il valore. Inoltre, questa dimensione - così come il potere attribuito agli ebrei - non appare in quanto tale ma assume la forma di un supporto materiale; la merce» .

Riprendo velocemente la presentazione a grandi linee: l'antisemitismo, secondo l'interpretazione di Postone, non è semplicemente riferirsi alla biologizzazione di una visione complottista che si baserebbe su degli elementi sui quali si dovrebbe convenire che sarebbero in parte «reali» (esistono di certo dei «poteri minoritari», che però sarebbero stati ingranditi fino ad un complotto, e sul quale allora l'antisemitismo proietterebbe «gli ebrei». Questa personificazione è piuttosto quella delle dimensioni del valore del feticcio della merce, vale a dire che ci rimanda non ad una sorta di esagerazione «complottista» di organizzazioni "reali", ma «alla maniera in cui appaiono i rapporti sociali capitalisti [l'essenza]».

Una delle tesi centrali di Postone afferma che l'antisemitismo (compresa la visione degli ebrei come complotto internazionale) sia piuttosto la derivazione di una biologizzazione/concretizzazione di ciò che a livello fenomenico, per il modo di vedere feticistico appare come «astratto» (l'antisemitismo moderno verrà allora teorizzato da Postone come «forma particolarmente perniciosa del feticcio»). E nell'antisemitismo, questa «biologizzazione del capitalismo si inserisce sotto la forma dell'astratto fenomenico»: è l'ebreo, l'incarnazione di quello che non si può vedere della logica del valore (Postone evoca almeno due prime ragioni per spiegare perché gli ebrei, e non un altro gruppo, ragioni che qui non verranno ripetute; [1]. Abbiamo a che fare con una «biologizzazione che trasforma il capitalismo in «giudaismo internazionale». Per andare ancora una volta ai risultati della dimostrazione, Auschwitz, per l'anticapitalismo tronco nazista, aveva come fine quello di «"liberare" il concreto dall'astratto», «una fabbrica per "distruggere il valore"», distruggere le personificazioni dell'astratto. C'è come un passaggio nell'antisemitismo, e su una scala industriale, ad una rivoluzione «anticapitalista» antisemita, per «salvare il mondo dalla tirannia dell'astratto».

Ciò che appare «strutturale» nell'antisemitismo moderno trasversale, sarebbe piuttosto il livello della forma del feticcio, il modo di vedere feticista che è sempre trasversale o «inter-classista» (per parlare come il marxismo tronco); il «ruolo delle classi» (ma l'azione di una classe in quanto classe, è qualcosa di omogeneo a livello trascendentale, come a livello soggettivo, che evidentemente non è) è piuttosto «accidentale» e derivato da caratteristiche sociologiche che si modificano nelle crisi del capitalismo.

- Clément Homs, maggio 2017 -

Nota:

[1] - Alcuni, riprendendo i «quadro» di Postone, evocando l'ipotesi - che non condivido troppo... - che per un certo immaginario collettivo, i «Cinesi« personifichino oggi la logica dell'astratto; anche Anselm Jappe aveva sollevato la questione nel corso di un seminario dove presentava due capitoli della teoria kurziana del nazismo, espressi nello "Schwarzbuch Kapitalismus".

fonte:  Critique de la valeur-dissociation. Repenser une théorie critique du capitalisme

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