domenica 26 marzo 2017

La concorrenza e la corruzione

h2kq294ry5_GIURAMENTO DI IPPOCRATE

Oggi stiamo vivendo in un'epoca di profonda sconfitta del proletariato. Gli sfruttati provano vergogna per i loro propri interessi materiali e, per mascherarli, tentano di affermare - difendendoli - quelli che sono gli interessi della"imprenditorialità", della "competività", e gli interessi che vengono loro presentati come se fossero quel che è diventato l'unico "onesto" ed "universale" "imperativo caregorico kantiano".
I loro propri interessi, dal momento che si tratta solo di semplici esseri umani fatti di carne ed ossa, causano loro vergogna in quanto vengono considerati da essi stessi come se si trattasse invece di "corruzione", in quanto sono gli interessi commerciali, imprenditoriali e finanziari ad apparire loro come fossero gli interessi che incarnano libertà, uguaglianza, giustizia, ecc..

Per fare un esempio, ci si vergogna di affermare con chiarezza di volere una vita facile e provvista di ogni bene senza dover essere per questo sottomessi ai "vincitori de mercato", e si vergonagno in quanto il loro interesse è quello di non lavorare a vita e sempre più intensamente, ecc..
Si afferma quasi all'unanimità che tutti questi desideri sono "corruzione"; per loro, gli interessi sono "corrotti", e gli unici ad essere non corrotti, i "disinteressati", sono tali in quanto rispettano le "regole del gioco", in quanto sono i "vincitori del mercato" ovvero gli imprenditori, ecc..

Ciò che è interessante è il fatto che, per la maggior parte del tempo questa competizione dichiarata a parole, per la maggioranza delle persone viene messa tacitamente in atto al fine di lavorare il minimo possibile cercando di fare quello che gli piace di più fare, sotto il controllo dei capi e dei proprietari. Ma, poiché la fiducia reciproca viene ampiamente superata dalla fiducia in coloro che pagano, o possono pagare, i salari (lo Stato o l'impresa), allora ecco che evitano di parlare apertamente, fra di loro, dei loro interessi (che sono visti come competizione che minaccia la loro sopravvivenza ed il loro posto di lavoro). In tal modo, non riescono a creare un linguaggio in grado di esprimere i loro interessi umani, dal momento che hanno paura di esprimersi gli uni con gli altri. Si vergognano dei propri interessi che, come abbiamo visto, confondono con la "corruzione". Ad esempio, la maggioranza si rivolta contro certe misure planetarie (come l'aumento delll'età pensionabile, l'esternalizzazione, ecc.) però, nella misura in cui non sviluppano un linguaggio proprio, assumono il linguaggio della classe dominante per esprimere tale rivolta, che pertando si converte in "rivolta per l'ordine" (vale a dire, la classica definizione del fascismo alla João Bernardo), una rivolta espressa nel linguaggio e nella forma della classe dominante, il linguaggio di coloro che non sarebbero "corrotti", il linguaggio di     quelli che hanno la proprietà privata dei mizza di vita e di produzione; e i quali, nella pratica quotidiana delle guerra di tutti contro tutti per la sopravvivenza, confidano materialmente nel fatto che, se rispettata, tale pratica garantirà la loro sopravvivenza contro i concorrenti, contrariamene a quanti vogliono prendere il "loro posto di lavoro".
Ne consegue che la rivolta di questi si esprime come appello ad una "forza maggiore" (ad esempio. Trump, Bolsonaro, oppure le richieste di capi che possano punire e ricompensare con maggior forza o rigore) che risolva tutti i problemi per mezzo della repressione e della mattanza, per difenderli contro i loro simili che vengono visti come "nemici" (sia contro i più poveri che contro gli stranieri, i migranti, ecc.).

Affinché i proletari possano creare un linguaggio autonomomo, può essere utile riprendere e perferionare l'etica di Ippocrate, la quale offre un'interessante contrapposizione riguardo al concetto di "corruzione" incessantemente usato dalla classe dominante. Dopo tutto, nel suo senso essenziale, corruzione vuol dire fare qualcosa in cambio di qualcos'altro (alla ricerca di ricompense o per mezzo di punizioni), anziché ed al contrario di fare qualcosa che valga di per sé, qualcosa la cui necessità, umanità ed etica svolge l'attività di produrre qualcosa che si giustifica da sé...

fonte: http://humanaesfera.blogspot.it/

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