sabato 10 dicembre 2016

Il ‘reboot’ infinito

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Crisi Infinite
- di Jacob Blumenfeld -

Il mondo è già finito? Ci siamo persi il momento della nostra scadenza?
In questo momento, sembra essere questa la domanda che ci stiamo collettivamente ponendo attraverso i medium della cultura popolare.
Non siamo più soddisfatti dal vedere il nostro pianeta ripetutamente minacciato da alieni, epidemie, robot, esplosioni nucleari, o dalla natura, e ci piace guardare l'umanità mentre si trova a dover gestire le conseguenze del disastro anziché prevenirlo. Non più convinti dall'unificazione dell'umanità contro la minaccia universale, traiamo piacere dal guardare le persone dividersi e combattere a morte gli uni contro gli altri secondo la razza, lo stato e la nazione. Credere in quello che una volta era l'ideale utopico delle classi lavoratrici, che vedeva tutte la nazioni unirsi insieme per rendere il mondo più perfetto, certifica, oggi più che mai, che uno è pazzo.
C'è rimasta una qualche speranza per un futuro senza che ci sia una guerra perpetua, crisi economiche, catastrofi ambientali, misoginia dilagante, violenza razzista, disuguaglianze enormi, terribili prigioni, lavoro senza fine? Non c'è niente che punti a questo. Utopia è sempre stata un'idea nata morta, dichiarata morta al suo arrivo in questo mondo che dobbiamo lasciare. Per qualcuno, il mondo diventa migliore solamente se si fanno partecipare più persone della ricchezza della società. Per altri, il mondo migliora soltanto investendo capitale nelle linee produttive dell'industria. Alla maggior parte delle persone, tuttavia, non interessa né l'una né l'altra cosa. Il punto è quello di sopravvivere, gestendo il proprio sfruttamento nel modo migliore possibile fino a quando la società mi permette di incassare abbastanza soldi per nutrirmi, pagare i miei debiti, e guardare i miei figli e i miei nipoti mentre si dirigono felicemente verso un'esistenza molto peggiore.
Questa è l'alba dell'era della post-post-apocalisse: vivere non dopo essere stati colpiti dalla catastrofe, ma dopo che la catastrofe ha stabilito una condizione permanente. Che tu sia un "Maze Runner" o un "Divergent" [N.d.T.: cfr. Hunger Games], il collasso non può essere invertito, lo si può solo sfuggire in parte. La "Fury Road" porta solo ad un deserto senza fine, e la rivoluzione porta solo a più Hunger Games. La forza non si è risvegliata, la giustizia non è sorta, l'umanità non si è evoluta. Ma un mondo senza eroi non significa un mondo senza cattivi. Miliardari vigilantes, Squadroni della Morte suici, Nichilisti mercenari, e politici neoliberisti hanno tutti assunto il ruolo di salvatori dalla minaccia di possibilità ancora peggiori. Il messaggio è chiaro: siamo noi i cattivi che stavamo aspettando. I veri nemici del presente, tuttavia, non sono persone, ma le astratte strutture del dominio. E come si fa a combattere un'astrazione?
Nella nostra immaginazione mass-mediatica, la struttura della civiltà ha già collassato a causa di una dei tanti disastri da scegliere fra le tue avventure avvenute in slow motion attorno a noi. Che si tratti della Siria o del cambiamento climatico, del sistema carcerario o della Brexit, della crisi dei rifugiati o di Trump - finisce sempre tutto allo stesso modo: l'incapacità da parte di ciascuno di cambiare qualcosa. Il progresso, se c'è, proviene dal caso, dalla fortuna oppure automaticamente; gli esseri umani ci si trovano solo in mezzo. Il cambiamento politico collettivo appare essere solamente una copertura per la tirannia individuale. Le persone si trovano a cambiare costantemente la loro vita per adattarsi all'impossibilità di cambiare qualcosa. I sogni cibernetici di pascoli più verdi e di cittadinanza cosmopolita possono circolare fra le varie classi dirigenti del mondo, ma per tutti noi non c'è modo di sfuggire al totale assoggettamento ai confini nazionali, alla legge internazionale, ed al mercato globale. Non ci sono eroi cosmoproletari, per salvarci. I rifugiati vanno e vengono in ogni generazione, ma in questo momento l'ampiezza della disperazione è schiacciante. La guerra civile mondiale ci chiama con un gesto della mano mentre la storia marcia inesorabile per completare ila soppressione dell'uomo. Il presente non è un tempo per vivere.
 
Mi trovo su una barca in Alaska e guardo i ghiacci che si sciolgono. Qui, mi dice un abitante del luogo, il riscaldamento globale ha un volto. Sono in un centro sociale a Berlino insieme a rifugiati dalla Siria, dall'Afghanistan, e dall'Iran discutendo su come migliorare le lor condizioni di vita. Uno mi chiede, come si dice in tedesco "Questa è merda"? Mi trovo in una manifestazione a New York e sento le stesse dannate persone che urlano contro la stessa dannata vergogna. "Non possiamo respirare!", esala la folla, circondata da un esercito in blu. Mi trovo ad una conferenza a Vienna che analizza l'ontologia sociale dell'ingiustizia (Si tratta di categorie sociali di razza e di genere oppure di identità personali?), ad una festa, a Lipsia, dove si raccolgono fondi per una libreria radicale (Ho letto Adorno per la prima volta quando avevo 14 anni, ride. Io trasalgo), sono ad un meeting a Londra che discute le conseguenze del Brexit (un Trono di Spade per élite, mi dicono, ma senza John Snow). Sono intrappolato a Gerusalemme che cerco una via d'uscita (Se continui a camminare in questa direzione, urla il soldato, darai inizio a una nuova guerra). Girando per tutto il continente come un bambino perduto, ascolto la gente maledire lo stato dell'Unione Europea: È questo quello che si sente anche negli Stati Uniti? Legge sul Lavoro, no grazie! La Grecia avrebbe dovuto uscirne quando ne ha avuto la possibilità. Qui per lo più è ancora sicuro. Non posso più tornare in Turchia. Chi la vota questa gente? Ecco che arrivano gli inglesi. Era molto meglio dieci anni fa. Stanno comprando tutti gli immobili e alzano gli affitti! Alla fine l'America si trova ad avere quel genere di regime che ha esportato per decenni. Più attaccano, più la destra guadagna forza.
Nel frattempo a Berlino: un gruppo artistico politico, Centro per la Bellezza Politica, allestisce un'arena in stile romano dove i rifugiati vengono divorati dalle tigri; Alternative für Deutschland, il nuovo partito di estrema destra in Germania, ha preso il 10% nelle ultime recenti elezioni locali; al Teatro Maxim Gorki, in una performance dal vivo, donne di età compresa fra 8 e 84 anni raccontano storie delle loro esperienze di comunismo, tradimento, rivoluzione, punk, amore, e perdita, l'Atlante del Comunismo; l'ambiente radicale di estrema sinistra si spacca sulla base dell'importazione dell'ultimo gergo degli attivisti americani; decine di migliaia di rifugiati vivono in massa in dei magazzini in attesa di una convalida burocratica che gli permetta di trovare lavoro e casa; una festa hipster fuori da un burger new vegan si sta trasformando in una rissa; polizia ed anarchici giocano al gatto e al topo per la città rendendosi gli uni con gli altri pan per focaccia; tutto questo mentre i servizi segreti tedeschi sono invischiati in uno scandalo che vede coinvolti poltici, neo-nazisti, pedofili, mafia, e omicidi.

Come racconta la voce untuosa di Adam Curtis nel suo ultimo film-collage, HyperNormalisation, la sconfitta degli anni 1960 ha portato i radicali, nei decenni successivi, a non confrontarsi più politicamente con la crisi, ma a farne esperienza esteticamente. Yoga, terapia, esercizio fisico, droghe, performance, consumo, imprenditoria, accademia - la rivoluzione non sarà sociale. Questo, fino alle rivolte degli ultimi anni. Purtroppo, i movimenti interconnessi globalmente contro l'austerità, la disuguaglianza, l'autoritarismo, e la corruzione si sono esauriti con la stessa velocità con cui sono apparsi. Quel che hanno lasciato sono delle mere rappresentazioni culturali della loro evanescenza. Ma anziché lamentare la non esistenza di movimenti politici interessanti, voglio analizzare alcuni prodotti culturali più o meno recenti che rivelano in maniera obliqua aspetti particolari dell'esperienza contemporanea del capitalismo, e tentano di trascenderla.

Per cominciare, il romanzo del 2015 di Don Wislow, "Il Cartello", è un capolavoro in stile "Padrino" che ripercorre la saga operistica del cartello messicano della droga nel corso del nuovo millennio. Modernizzato, competitivo, efficiente - il cartello è l'altra faccia della medaglia dell'impresa capitalista, che funziona con il supporto di una massiccia domanda dei consumatori americani, un'enorme catena di rifornimento che si estende attraverso tutto il pianeta, con depositi nascosti di armi importate, social media coinvolgenti, complessi negoziati politici, impressionanti accordi commerciali, eserciti privati, supporto federale, e violenza letale. Combattere il cartello è più o meno facile quanto combattere il capitalismo. Nel grande schema, nessun singolo giocatore è importante, e la dinamica ha le sue proprie leggi rispetto ad un movimento che trascende qualsiasi mossa particolare. Nella fiction storica di Winslow, il livello di brutalità è grottesco, e tuttavia la realtà è molto, molto peggiore. Nonostante, o proprio a causa della transizione del cartello ad una forma contemporanea di organizzazione economica, l'orrore sembra ineludibile.

libri

"The Leftovers" [Svaniti nel nulla], una serie televisiva dell'HBO, trasuda un simile ineludibile orrore, sebbene assai meno tangibile. Un giorno, il 2% dell'umanità scompare senza alcuna ragione, lasciando quelli che rimangono a continuare a vivere con quest'assenza. Sebbene molti vogliono dimenticare l'evento e andare avanti, alcune persone riorganizzano tutta la propria vita in funzione della commemorazione e del lutto irreversibile. Un culto anti-religioso denominato "Guilty Remnant" ["Colpevoli Sopravvissuti"] spezza la monotonia della vita quotidiana inscenando mute proteste contro il lutto, contro il lavoro, contro la famiglia. Come una sorta di studio dei traumi di massa, della sopravvivenze collettiva e della dissonanza cognitiva di fronte all'ignoto, "The Leftovers" affronta l'immensa difficoltà a fare i conti con la perdita, il fallimento, e la rottura storica. La serie pone la domanda, da che parte stai? Quelli che rimangono fedeli alla rottura temporanea nella continuità umana, a rischio di un completo isolamento, oppure quelli che normalizzano l'anormale in una forma gestibile di vita. Che ci piaccia o meno, la serie sembra dire: siamo tutti colpevoli sopravvissuti, ci ricordiamo tutti di un mondo spezzato che può essere oppure non può essere riparabile.
Nel plot della serie TV francese, Les Revenants, assistiamo allo scenario inverso. In un piccolo villaggio francese, gli individui tornano dopo la morte, senza che conservino alcuna memoria del loro decesso e cercano di continuare a vivere come se niente fosse. Gli abitanti del villaggio li vogliono e allo stesso tempo li rifiutano, intrappolati fra il desiderio di negarli e l'accettazione. I morti vogliono solo integrarsi, ricominciare dal punto in cui avevano lasciato, anche se per tutti gli altri nel frattempo la vita è andata avanti. Il ritorno letterale del rimosso spezza la normalità della vita rurale, costringendo i residenti ad affrontare decisioni passate e presenti che sono intrecciate insieme. Il dilemma fra l'accettazione ed il rifiuto è pressoché irrisolvibile, dal momento che qualsiasi scelta distruggerebbe la serenità della comunità. È forse questo il motivo per cui la videocamera si sofferma così tanto sull'ambiente naturale - le montagne, il lago, la diga - al fine di evidenziare la sensazione di essere in trappola, alla mercé di forze che sono al di là di ogni controllo. L'ansietà sociale si riflette sul paesaggio come se il villaggio soffocasse sotto la pressione del doversi adattare ad un nuovo-vecchio modo di vita.

Anche il romanzo del 2014 di Jeff VanderMeer, "Annientamento", lega insieme aspetti sociali, ecologici e mentali dell'esistenza contemporanea in modi strani e terrificanti. In quanto prima parte di una trilogia [Southern Reach Trilogy (Trilogia dell'Area X)], il libro descrive una zona della costa della Florida chiamata area X dove le regole della natura sono in qualche modo saltate in maniera indicibile. Nell'area X vengono inviati gruppi di ricercatori - antropologhi, biologhi, linguisti - per studiare le sue caratteristiche fisiche ed ecologiche non convenzionali, ma è l'ambiente stesso che rifiuta di essere mappato, decodificato, o compreso. Al contrario, è il paesaggio ad imitare gli intrusi, studiandoli, rendendoli estranei a sé stessi mentre assorbe i loro pensieri e le loro sensazioni in una totalità amorfa che si espande sempre più. Se tutto questo non suona come sviluppo del capitalismo, allora non so a cosa somigli. In parte ispirato a "L'insurrezione che viene" del "Comitato Invisibile", "Annientamento" di VanderMeer può essere letto anche come una risposta letteraria alla seguente tesi di Tiqqun: «L'impero non si oppone a noi come un soggetto, che ci sta di fronte, ma come un ambiente che ci è ostile». "Annientamento" naturalizza quest'idea, facendo sì che confronto e contenimento siano opzioni pressoché impossibili, laddove l'unica speranza di fuga è attraverso l'ignoto stesso.
A vent'anni di distanza, vediamo due visioni di fuga, di cui una proviene da Kim Stanley Robinson e l'altra dal Colson Whitehead. L'epica spaziale del romanzo del 1992 di Robinson, "Red Mars" [Il rosso di Marte], ci racconta la storia di come degli scienziati rivoluzionari lottino per creare un nuovo tipo di ordine politico sulle desolate terre marziane: una nuova società dove l'economia non soggioghi le necessità delle persone, in cui la politica non separi gli individui secondo la nazionalità, e dove l'ambiente non subisce un completo degrado. Ma le relazioni sociali con la Terra non possono essere superate così facilmente con un semplice cambio di atmosfera. Proprio come avviene sul nostro pianeta schiacciato dalla gravità, il rovesciamento delle pratiche economiche e sociali esistenti richiede una forza politica in grado di unire i dissidenti, sfidare le élite, e proporre un'organizzazione alternativa per la riproduzione sociale dell'umanità. Sebbene questo non sia facile, è possibile. I successivi libri di Robinson ("Green Mars" e "Blue Mars", mostrano come tutto questo potrebbe avvenire) sono la testimonianza dell'ottimismo degli anni 1990 e della sua fede nell'ingegno umano, nella tecnologia e nel progresso.
"The Underground Railroad", il romanzo storico speculativo del 2016 di Colson Whitehead, è un po' più ambiguo per quanto riguarda le prospettive di progresso per l'umanità. La storia segue le tribolazioni di una giovane schiava fuggiasca che utilizza un vero e proprio treno sotterraneo per scappare da una zona di terrore verso una vita di libertà. Sebbene sfugga alla schiavitù fisica, il suo status di oggetto di proprietà la segue attraverso il confine, e dovrà sempre restare in guardia contro le sottili e mutevoli forme di dominio imposte dai diversi regimi legali. A quanto pare nessuna fermata lungo la ferrovia sotterranea riesca a liberare nessuno dal marchio della schiavitù, nessun luogo è del tutto libero dalla minaccia della violenza razziale e sessuale. Ciò non toglie significato all'importanza del significato verso la libertà, ma lo incorpora in una storia più ampia di un'emancipazione sociale che non è stata ancora raccontata. Per Whitehead, non importa verso dove si scappi, il passato continua sempre a viaggiare immediatamente dietro di noi, in agguato nell'ombra.

Se non c'è scampo all'apocalisse, ma ci sono solo modi differenti di viverci insieme, allora perché al box office ci sono così tanti supereroi che salavano il mondo? Di solito, i supereroi simbolizzano il desiderio popolare di cortocircuitare la complessità del dominio socialmente mediato sotto il capitalismo per mezzo di individui altruisti e di giuste avanguardie che agiscono al di là dei vincoli delle leggi e dei confini nazionali al fine di fare ciò che è giusto per l'umanità nel suo complesso. Indubbiamente, sono recipienti di pura ideologia: a seconda del punto di vista, possono rappresentare le nostre segrete speranze per una rivoluzione comunista, per una giustizia fascista, per un egualitarismo borghese, o per un individualismo anarchico.
Solo quest'anno, il pubblico è stato martellato con un incessante lancio di blockbuster come "Batman vs. Superman: Dawn of Justice", "Captain America: Civil War", "X-Men: Apocalypse", "Deadpool", e "Suicide Squad". Quasi tutti questi filme parlano di squadre di eroi che combattono gli uni contro gli altri anziché contro una minaccia esterna. In un anno in cui le persone non sono mai state tanto divise per quel che attiene al tipo di futuro che desiderano, appare appropriato il fatto che tutti questi film individuino il conflitto finale nella lotta fra due visioni del bene, piuttosto che in una battaglia fra il bene e il male. La trasformazione del film supereroistico dal western alla tragedia riflette la metamorfosi della democrazia americana stessa in un conflitto intestino circa il suo significato.
Per quel che riguarda la televisione, recentemente, personaggi adulti, urbani e grintosi della Marvel, come  Daredevil, Punisher, Jessica Jones, e Luke Cage sono saltati dai giornalini di fumetti nel piccolo schermo, grazie a Netfix. Nel mostrare eroi che combattono signori del crimine gentrificati, predatori sessuali dotati di super-poteri, boss della mafia multietnici, e politici antirazzisti corrotti, queste serie sono incredibilmente popolari. Insieme ai due colossi della Marvel e della DC films, e ad una miriade di altre serie di supereroi in TV, questo trend contemporaneo evidenzia la domanda di massa per vedere soluzioni individuali ai problemi sociali.
Sebbene la cultura pop contemporanea sia stata ormai saturata dalle storie e dai personaggi provenienti dai fumetti degli ultimi cinquant'anni, devono ancora essere realmente approfondite le forme selvagge di narrativa che con essi sono state sperimentate. Quando la contorta continuity del multiverso della DC comic ha minacciato di travolgere ogni storia individuale, gli scrittori se ne sono usciti con una soluzione elegante: fare esplodere tutto in una gigantesca Crisi sulle Terre Infinite e azzerare tutti i personaggi al fine di cominciare nuovamente senza il peso della storia. Forse questo non mima il desiderio politico di sfuggire al fardello del passato storico che pesa come un incubo sul vivente, determinando la curva delle vite individuali in base alla loro collocazione nella gerarchia macroeconomica della società?

fumetti

Com'era prevedibile, nel corso del tempo il peso della continuity è tornato a oltranza, e il reboot ciclico dell'universo narrativo è diventato un evento estivo preannunciato ogni anno. La Crisi sulle Terre Infinite che aveva lo scopo di risolvere il problema della storia, purtroppo lo ha raddoppiato. Sulla sua scia c'è stata la Crisi di Identità, la Crisi Infinita, e la Crisi Finale. Come in economia, le crisi diventano la norma, non l'eccezione. Ogni crisi narrativa era stata innescata da una miscela di sovrapproduzione di storia e da un sottoconsumo di significato, ed entrambe le cose derivavano da una più generale tendenza del tasso di continuity alla caduta. Ciascuna crisi era stata a sua volta risolta da una simultanea svalutazione della vita e una rigenerazione del valore nella forma di un reboot. La forma del reboot si era a sua volta diffusa come un virus, infettando cinema, moda, letteratura, tecnologia, economia, e politica. Le dinastie familiari tornano a governare dopo essersi dati una riverniciata, le politiche economiche stagnanti vengono anch'esse riverniciate per apparire nuove, i prodotti di consumo vengono aggiornati e rivogati una volta all'anno senza alcuna ragione - «tutto quello che era vecchio ora è nuovamente nuovo» potrebbe essere lo slogan della nostra generazione, se non fosse già stato usato in passato. L'attuale scena del crimine per la nostalgia sono gli anni 80, saccheggiati senza fine per la semplice ragione che rappresentano le fantasie infantili della prossima classe dirigente.
Contro questa tendenza, gli attuali fumetti di avanguardia hanno superato il bisogno di placare il desiderio del lettore per una chiarezza morale assoluta, maschi stereotipati e ruoli femminili, archi narrativi apolitici, linee narrative convenzionali, e personaggi digeribili senza una storia. Per esempio, la Saga di Brian K. Vaughan cattura nel dettaglio le difficoltà a crescere un figlio da parte di genitori che hanno un background differente - in questo caso, si tratta di due razze intergalattiche in guerra fra loro. Raccontato e disegnato splendidamente, Saga offre speranza per il sogno rivoluzionario di tirare il freno a meno riguardo la guerra. Ma il prezzo di un amore proibito è alto, e la ribellione senza un supporto popolare raramente ha successo.
"Jupiter's Legacy" di Mark Millar è una storia intergenerazionale sul fallimento dei figli dei baby boomer incapaci di risolvere i problemi che si sono lasciati dietro i loro genitori. Quando alla fine i singoli supereroi cercano di affrontare la crisi economica globale, suggerisce la storia, non c'è altra scelta che diventare dei criminali nei confronti della classe operaia. Sconfiggere i malvagi mangiatori di pianeti per mezzo della telecinesi è una bazzecola in confronto alla gestione delle fluttuazioni di mercato dei prezzi dei beni per otto miliardi di persone. Una crisi dopo l'altra, il mondo va in pezzi al rallentatore senza nessuna via d'uscita.
In "The Wicked + The Divine" di Kieron Gillen, gli dei reincarnati camminano sulla Terra come pop star pansessuali, seguti da orde di fan ossessivi che morirebbero in cambio di un loro tocco. Nel brillante "Bitch Planet" di Sue DeConnick, le donne che sono "non-compatibili" vengono mandate in prigione su un altro pianeta in quanto non conformi alle norme di genere che impongono una femminilità sottomessa. "Sex Criminals" di Matt Fraction si focalizza su due individui, Suzie e Jon, che possono fermare il tempo quando raggiungono l'orgasmo; usano questo "potere" per cause egoistiche ma giuste, cosa che li porta a dover affrontare la polizia del sesso. "Black Panther" di Ta-Nehisi Coates mostra il Re di Wakanda impegnato a cercare di contenere un rivolta nazionale da parte di un gruppo chiamato "People" alleato con le militanti femministe che usa una tecnologia sovversiva proveniente dall'estero. Concentrandosi politicamente più sul genere che sulla razza, Coates attua l'interessante scelta di raffigurare il Black Panther come un politico controrivoluzionario anziché come un eroe populista. Puntuale.

Soprattutto, è forse "East of West" di Jonathan Hickman a catturare meglio l'aura post-post-apocalittica precedentemente descritta. Il racconto western-fantascientifico della fine del mondo immagina un'America alternativa dove la Guerra Civile non è mai finita, dove le tribù dei Nativi Americani si sono unificate e controllano terra, potere e tecnologia in una Nazione senza confini che occupa tutto il Midwest, dove monarchi neri dominano il Regno di New Orleans, ranger vigilantes governano la Repubblica del Texas, corporazioni senza scrupoli controllano l'Unione del Nordest, i Bianchi del Sud gestiscono la loro Confederazione, e i Nipoti di Mao guidano un Repubblica Popolare sulla West Coast. Death, un pistolero cavaliere dell'Apocalisse, si è distratto dalla sua missione di porre fine al mondo, si è innamorato, ed ha un figlio di nome Babylon. Inutile dire che le fazioni pro-apocalisse delle diverse nazioni americane non sono soddisfatte, e tutto va in malora. Opportunamente, lo slogan della serie è: «Le cose che ci dividono sono più forti di quelle che ci uniscono».

Nel 2016, una serie di terremoti politici ha scosso il sistema globale, tra cui la sorprendente vittoria del Brexit, l'ascesa demagogica di Trump, un fallito colpo di Stato in Turchia, gli attacchi terroristici senza fine dell'ISIS, e un'ondata di rifugiati che fuggono la guerra in Medio Oriente. Alcuni gruppi populisti e di estrema destra hanno usato questi avvenimenti per consolidare il loro potere, creando un'atmosfera di paura, di ansia e di odio. Allo stesso tempo, tuttavia, un movimento di massa contro lo condizioni lavorative è esploso sulle strade e nelle piazze francesi, la gioventù nera si è scontrata con la polizia, ovunque negli Stati Uniti, a Rojava, donne e uomini hanno proseguito nella loro lotta contro ostacoli impossibili, e ci sono state in tutto il mondo persone che hanno solidarizzato con i rifugiati.
Le lotte attuali sono confuse, sono espressioni contraddittorie di un mondo confuso e contraddittorio. Alcuni chiedono democrazia, altri non chiedono niente. Alcuni cantano la libertà, altri cantano contro i poliziotti. Tifosi del calcio, madri che lavorano, abitanti delle baraccopoli, laureandi, baristi, liceali, pensionati, anarchici, e iscritti al sindacato hanno occupato piazze, bloccato raffinerie, tenuto assemblee, spaccato finestre, dibattuto teorie, e nel complesso hanno tentato di modificare il corso della storia, deviandola dal capitalismo verso qualcos'altro. Questo "qualcos'altro" è una variabile, un segno negativo che indica un futuro sconosciuto, un vuoto volatile che dev'essere riempito. Se a riempirlo sarà il contenuto dell'emancipazione o se sarà qualcosa di molto peggiore, dev'essere ancora deciso.

Prendete nota di questo: le persone - alcune di loro, in ogni caso - hanno parlato, e la loro risposta è qualcosa di molto peggiore.

- Jacob Blumenfeld- Pubblicato il 6 dicembre 2016, su The Brooklin Rail -

fonte: The Brooklin Rail

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