venerdì 9 settembre 2016

Un altro viaggio è possibile?

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Agenzia postmoderna di viaggi verso eventi in difficoltà
- di Richard Aabromeit -

«  Cavaliere errante sono io, ma non già di quel novero che non merita che la fama ne renda eterno il nome per celebrità, ma sì bene di quelli che a dispetto e in onta dell'invidia medesima e di quanti maghi creò la Persia, brahmani l'India, ginnosofisti l'Etiopia, ha da collocare il suo nome nel tempio dell'immortalità. » (Miguel de Cervantes)

Forum Sociale Mondiale: Un evento della superfluità organizzata?
Dal 9 al 14 agosto del 2016 si è tenuto a Montreal, Canada - per la prima volta nella sua storia in un paese industriale sviluppato dell'emisfero nord - il XV Forum Sociale Mondiale. Lanciato nel 2001, a Porto Alegre, Brasile, dichiaratamente come un contro-evento rispetto alle Conferenze dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, del Forum Economico Mondiale, e del G7 (Gruppo dei 7: Germania, Francia, Italia, Giappone, Canada, Regno Unito, Stati Uniti; chiamato anche G8, dal 1998 al 2004, quando poté partecipare un po' anche la Russia) aveva la pretesa di mostrare e discutere in tutto il mondo le alternative alla globalizzazione realmente esistente. Sulla versione tedesca di Wikipedia (15/8/2016) si può leggere: «Il movimento venne creato su iniziativa delle organizzazioni internazionali che a loro volta erano sorte a partire dalla sollevazione degli zapatisti in Chapas (Messico), nel 1994. Gli abitanti indigeni della regione si erano ribellati contro le nuove forme di oppressione associate alla globalizzazione. Le nuove organizzazioni e movimenti (come il Peoples Global Action, Azione Globale dei Popoli) volevano continuare la lotta degli zapatisti e sottoporre le loro richieste ad una discussione internazionale. Per mezzo di questi incontri globali si cercava, fra le altre cose, di presentare delle alternative al modello di pensiero del neoliberismo globale, dominante nei media, e promuoverne l'elaborazione». Dal 2001, il Forum Sociale Mondiale ha una Carta che può essere letta on-line, e che citerò di tanto in tanto.

Negli ultimi quindici anni, a ciascuna riunione del Forum Sociale Mondiale hanno partecipato fino a 130.000 persone provenienti da più di 140 paesi, ora in Canada erano circa 30.000. Tutte queste persone sono impegnate "contro il turbo-capitalismo" (Neues Deutschland de 11.08.2016), e, se vogliamo credere a quanto Francisco Mari (Membro del Consiglio Internazionale del Forum Sociale Mondiale, e relatore per l'alimentazione mondiale, il commercio agricolo e la politica marittima, con l'organizzazione "Pane per il Mondo") dichiara nell'intervista rilasciata a Neues Deutschland il 9 agosto 2016, il «mordente anticapitalista... c'è ancora.» Questo, se fosse realmente vero, sarebbe cosa buona e giusta, in quanto nella già citata Carta dei Principi viene garantito che nel Forum Sociale Mondiale, si riuniscono «entità e movimenti della società civile che si oppongono al neoliberismo ed al dominio del mondo da parte del capitale e di qualsiasi forma di imperialismo» (punto 1). Ora, una qualsiasi persona proveniente da fuori potrebbe voler sapere in che modo il Forum Sociale Mondiale e tutti/e i/le suoi/sue molti/e partecipanti e sostenitori/sostenitrici si confrontano con questo tema: opporsi concretamente (o anche teoricamente) al dominio del capitalismo. E qui abbiamo già un problema. Dal momento che, se prima, per esempio nel decennio del 1970, fra i gruppi e gli individui anticapitalisti, questioni come quella summenzionata del dominio del capitale venivano affrontate per mezzo di approcci fondati (giusti o sbagliati, buoni o cattivi, pensati bene oppure meno rigorosi) e per mezzo di esigenze come "lo smantellamento delle multinazionali" o "la cogestione di tutte le imprese a livello mondiale" e simili, sulle quali allora si discuteva (e si poteva discutere) in maniera eccellente in termini di contenuti; oggi viene detto, in un progetto di dichiarazione del Forum Sociale Mondiale, con l'intenzione di legarsi praticamente a tutto, ma senza che vi sia un qualche contenuto: «Come mezzo per approfondire ed espandere il processo del Forum Sociale Mondiale, attribuiamo grande importanza alla "dinamica di estensione", insieme alle pratiche di partecipazione ad ed intorno ad un evento del Forum Sociale, accessibili a partire da dove i partecipanti del Forum Sociale Mondiale vivono ed agiscono in vista di un altro mondo possibile, usando Internet come mezzo di comunicazione a distanza». Oppure, rinunciando proprio al contenuto: «Nel prossimo evento del Forum Sociale Mondiale, abbiamo in programma di partecipare, di persona o in remoto, ad un'assemblea di convergenza sul tema della dinamica di estensione, per fare un bilancio sul progredire delle pratiche di estensione nel processo del Forum Sociale Mondiale.» (ivi). I firmatari di queste righe sono realmente convinti che una cosa del genere sia in grado di contribuire a migliorare, o perfino ad abolire il capitalismo! Potremmo citare ancora molte altre espressioni vaporose come questa, circa le mere formalità (mediatiche) a proposito di problemi attuali molto concreti, come le persone che muoiono di fame, o l'avvelenamento di intere regini, la povertà di grandi gruppi di popolazione, genocidi, guerre e molto altro. Ma il grande problema del Forum Sociale Mondiale non è quello di arrivare a solide affermazioni di contenuto e a richieste ben fondate, sulla base di un'analisi critica radicale della società, possibilmente attraverso estenuanti discussioni, ma è quello innanzitutto di promuovere incontri e collegamenti! Le lotte condotte a livello locale (in tutto il mondo, si noti) ed i/le loro attivisti/e ed organizzazioni devono, in tutta serietà, in primo luogo collegarsi - invece di prendere soprattutto posizione in termini di contenuti. Sarà questo il "mordente anticapitalista" che Francisco Mari riesce ancora a vedere? E ci si chiede, senza alcuna ironia: per quale motivo le iniziative contro la gentrificazione di alcune parti della città di Berlino dovrebbero "collegarsi" con le organizzatrici che si oppongono alla violenza contro le donne nelle favelas di São Paulo? Al di là della barriera della lingua: questi due gruppi di persone, sul piano della ricerca di soluzioni politiche e delle lotte, hanno le loro difficoltà, avversari ed ostacoli, ma, in termini di contenuto concreto, non hanno assolutamente niente in comune! Ergo: qualsiasi tentativo di unione, di collegamento delle lotte, che si verificano ciascuna per sé, è una chiacchiera del tutto superflua, una perdita di tempo non necessaria, ed è - per non dire peggio - controproducente. Ora resta solo da chiedere: cosa ci può offrire qualcosa che possa essere trattato come un problema che sia ovviamente abbastanza politico-sociale, che svolga un ruolo principale come argomento di un forum di azione globale, e non solo isolatamente, in una remota capanna o in una stalla africana? Qui ci sono alcuni aspetti, visti come un tentativo di rispondere a questa domanda.

Un punto di incontro aperto a tutti nella nebbia postmoderna
Al punto 1 della Carta del Forum Sociale Mondiale leggiamo la definizione: «Il Forum Sociale Mondiale è uno spazio aperto di incontro per l'approfondimento della riflessione, la discussione democratica di idee, la formulazione di proposte, il libero scambio di esperienze ed il coordinamento per azioni efficaci, da parte di entità e di movimenti della società civile che si oppongono al neoliberismo ed al dominio del mondo da parte del capitale e di qualsiasi forma di imperialismo, e che sono impegnati nella costruzione di una società planetaria orientata ad una relazione fruttuosa fra gli esseri umani e di questi con la Terra.» Fino a che punto possono essere aperti simili punti di incontro, se non sono disposti - secondo il meraviglioso modo postmoderno - a fissare delle posizioni in termini di contenuto, ed ancor meno a svolgere un dibattito controverso, è diventato chiaro ad esempio, nel 2013, durante il Forum Sociale Mondiale di Tunisi. Rispetto al quale venivamo informati circa, fra le altre cose, bandiere di Israele insozzate e di gruppi islamici che esigevano l'introduzione della legge della sharia in tutto il mondo; il Forum Sociale Mondiale non si preoccupò di tutto questo, dal momento che l'FSM è soltanto un forum delle diversità. Qui, naturalmente, sorge la domanda: perché abbiamo bisogno di un Forum Sociale Mondiale se vi si devono poter esprimere con tale volontà richieste ed opinioni anti-sociali?

Viaggiare educa?
«Non vedo come questo possa ancora essere un Forum Sociale Mondiale.» In questo modo, venne citata dal Frankfurter Rundschau de 15 agosto 2016, una delegata dell'Africa Occidentale che verificava quanto pochi partecipanti dell'Africa ci fossero. In realtà, assai più di cento richieste di vista di entrata da parte di interessati a partecipare non erano state approvate dalle autorità canadesi, e d'altra parte i costi per arrivare a Montreal erano stati per molti inaccessibili, in particolare per gli africani. Non capisco come un'organizzazione come il Forum Sociale Mondiale, che già nel nome ha qualcosa di globale, possa considerare i costi di viaggio come un problema e tuttavia continuare a convocare grandi eventi centralizzati. Forse l'idea di vacanze e di evento svolge un certo ruolo, quanto meno per alcuni/e organizzatori/organizzatrici e funzionari; molti dei luoghi delle riunioni sono di fatto abbastanza ragionevolmente attraenti e possono essere trovati sui depliant di viaggio. Se, logicamente, non possiamo individuare in questo mondo nessun luogo i cui costi di accesso siano poco dispendiosi per tutti, allora vuol dire che un tale problema dev'essere affrontato. Lo sarà?

La globalizzazione comandata

La Carta già citata parla, senza alcuno scrupolo, di «processo di globalizzazione comandato dalle grandi corporazioni multinazionali e dai governi ed istituzioni internazionali al servizio dei loro interessi, con la complicità dei governi nazionali.» Punto 4). Nello scrivere questa frase, gli/le autori/autrici, o si sono fatti carico a malincuore di un compromesso inquietante, oppure semplicemente non si sono resi conto di quanto siano arrivati vicini alle semplicistiche teorie della cospirazione. Infatti, se la globalizzazione è talmente orribile da venire modellata da pochi - ovviamente contro gli interessi delle maggioranza delle persone - agli ordini delle malvagie corporazioni imprenditoriali e dei loro lacchè nei governi, allora andrebbero pensati degli altri mezzi, meno pacifici di una semplice rete e di divertenti eventi di protesta, per farla finita nel miglior modo possibile con i pochi colpevoli di tutto questo. Ma ciò ovviamente non avviene. Invece, si trovano ad essere sempre più (ora, probabilmente, solamente) in primo piano i dibattiti formali summenzionati. È vero che nel 2001, a Porto Alegre, durante il primo Forum Sociale Mondiale, era ancora in agenda una discussione di contenuto, con un tema promettente come quello della "Produzione della ricchezza". Ma negli anni successivi si imposero sempre più i dibattiti organizzativi (tipo: dove si terrà la prossima riunione; decentralizzare o centralizzare; ed altre cose del genere) e, alla fine, venne anche violato lo spirito della Carta, secondo la quale sono effettivamente escluse le "rappresentanze di partito". Nel mentre sono stati invitati anche capi di Stato latino-americani considerati molto progressisti e di sinistra (fra gli altri, Luís Inácio Lula da Silva, del Brasile; Hugo Chávez, del Venezuela; Evo Morales, della Bolivia). Questi hanno approfittato con piacere dell'opportunità di presentarsi, cosa che è stata perfettamente corretta per il Forum Sociale Mondiale - rispettando o meno gli statuti. Una globalizzazione oggettiva, forse anche comandata soggettivamente, non può essere così combattuta in forma efficace, e neppure credibile.

Un altro mondo?
Al Forum Sociale Mondiale piacerebbe poter apparire come «uno spazio plurale e diversificato, non confessionale, non governativo e non partitico, che articola in maniera decentralizzata, in rete, entità e movimenti impegnati in azioni concrete, a livello locale ed internazionale, ai fine della costruzione di un altro mondo.» (Punto 8 della Carta). Ora, il Forum Sociale Mondiale fino a questo momento non è stato in grado di ottenere, da "gruppi e movimenti della società civile" semplicemente confusi, informazioni su che cosa questo "altro mondo" potrebbe sembrare. Al posto di questo, quasi tutti i partecipanti sono impegnati con entusiasmo, in una maniera molto avida (generalmente più di quanto sia legittimo, a volte perfino vitale), nel perseguire i loro propri interessi - e, successivamente, collegarli digitalmente si sa con chi. Sistematicamente, resta da chiarire come, a partire da una miscela eterogenea di egoismi orgogliosi, di lotte per la vita nuda e cruda o perfino per una buona vita, per la preservazione delle risorse, per il mantenimento delle foreste tropicali e così, dovrebbe evidenziarsi "un altro mondo". Mentre i soprusi e le brutalità, che il capitalismo reca sempre con sé, devono essere combattute dagli interessati per mezzo di lotte, a volte dure, ripetutamente e continuamente, tutti noi dovremmo avere cura di procedere in maniera che da queste lotte difensive si possa far conseguire qualcosa come l'abolizione della relazione di dissociazione-valore, volgarmente: il capitalismo.

Il consenso minimo
C'è da temere che già da qualche tempo il Forum Sociale Mondiale non sia più in grado di mettere sotto lo stesso tetto tutti i gruppuscoli, gruppi, e movimenti attivi nel dominio sociale, economico oppure anche ecologico. Su Neues Deutschland del 15 Agosto 2016, Vincent Körner riporta le dichiarazioni del coordinatore del Forum, Raphaël Canet, secondo cui il movimento spagnolo degli Indignados ed anche Occupy Wall Street seguiranno la loro propria strada. L'esigenza di pluralismo ed apertura verso tutti, nei dibattiti e negli eventi, che attraversa tutta la Carta del Forum Sociale Mondiale e che si può ritrovare anche in tutte le relazioni, dal momento che è stata stabilita, con stoicismo e con dolore, anche dal Consiglio Internazionale del Forum, ha assunto nel frattempo dimensioni abbastanza allarmanti. Christian Jacob scrive su questo tema in occasione dell'incontro di Tunisi del 2013: «Il Forum Sociale Mondiale ha spinto il consenso politico minimo al di sotto della soglia di percezione». Pur se si accetta il fatto che il Forum non è né pretende di essere un'istituzione politica, con le sue proprie posizioni esplicite, anche così rimane significativo che ormai non c'è quasi niente che non possa essere percepito, per quanto riguarda il Forum, come qualcosa che appaia a metà strada in quanto a contenuto. Tutto dipende da niente!

A cosa serve allora tutto questo?
Chiunque vaghi o faccia frequentemente zapping sui media come la stampa, la televisione, o sui vari forum, portali o blog di Internet, anche senza prestare grande attenzione, percepisce facilmente le diverse manifestazioni di crisi di questo mondo, da quelle più inoffensive fino a quelle più brutali - se non è già entrato nella fase della rimozione, della negazione o in quella della indifferenza. Ma non ci sono solo persone che rimuovono, negano, alzano le spalle, si fanno le canne e si deprimono; ci sono anche quelli che si alzano in piedi per cambiare ciò che hanno dolorosamente sofferto. Per questo, i movimenti di resistenza, di correzione e mitigazione, sono oggi quasi altrettanto numerosi dei problemi. Avere a che fare con proteste, contromisure ed altre attività occupa, naturalmente, molto tempo agli attivisti, a fronte della complessità del mondo attuale ed in funzione dei suoi problemi. Ma, nella misura in cui le prospettive di successo di ciascun gruppo, secondo l'esperienza, sono vicine allo zero (astraendo rispetto ai successi individuali minori), si sviluppano ed hanno corso numerose strategie, per eliminare o compensare la frustrazione derivante dal fallimento o dallo scarso successo. Questo procede dalla riduzione a posteriori del livello alto formulato all'inizio, passando per un cambiamento dinamico della definizione dell'obiettivo originale, fino alla sostituzione dei responsabili a secondo del caso (ad esempio, lo Statto viene sostituito dalle "menzogne della stampa"), oppure vengono cercati, come alleati ed interlocutori, compagni/e di sofferenza e persone dotate dello stesso spirito. Quest'ultimo è il metodo che, all'inizio, avevano ancora probabilmente in mente i fondatori del Forum Sociale Mondiale. Quest'idea ha il senso di attenuare la frammentazione delle innumerevoli iniziative e movimenti, a condizione, tuttavia, che la frammentazione non venga sostituita da un consenso minimo degli alleati "spinto al di sotto della soglia di percezione". Ma ovviamente è stato questo ciò che è avvenuto con il Forum Sociale Mondiale. È stato causato ed accompagnato da un'avversione al conflitto, diventata la normalità nella società di crisi, e da una mentalità che ritiene che tutto in qualche modo dev'essere valido e che pertanto ha, o deve avere, la sua giustificazione. Inoltre, a causa della mancanza di discussione del contenuto, si è andata anche espandendo una sorta di mania per l'evento senza contenuto, che, insieme all'orientamento verso le forme vuote, rende ormai possibile un sentimento di successo moralizzatore, per il semplice fatto che ogni uno o due anni gli incontri continuano a succedersi.  Rimane discutibile il fatto che questo contribuisca a rendere migliore  questo mondo, vale a dire, contribuisca a criticare, o addirittura ad abolire la relazione di dissociazione-valore. Le iniziative locali con un azione globale, in quanto organizzazioni orientate unicamente al problema, possono esistere anche senza che ci sia un agenzia di viaggi per eventi, del tipo di quella del Forum Sociale Mondiale.

- Richard Aabromeit - Pubblicato su www.wexitonline.org il 25 agosto 2016 -

fonte: EXIT!

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