mercoledì 7 settembre 2016

Economisti su Marte

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Dalla Cina a Marte
- di Michael Roberts -

La riunione di fine settimana dei capi di Stato delle prime 20 economie del mondo (G20)  che si è svolta nel resort cinese di Hangzou, ha concluso che l'economia globale si trova ancora nei guai. Il Fondo Monetario Internazionale (IMF) aveva calcolato che il 2016 sarà il quinto anno consecutivo in cui la crescita globale sarà il 3,7% al di sotto della media registrata nel periodo fra il 1990 ed il 2007.
E poco prima del vertice del G20, l'IFM ha presentato una relazione che prevede una crescita ancora più lenta di quella prevista:
« I dati ad alta frequenza indicano una crescita meno accentuata per quest'anno, soprattutto nelle economie avanzate del G-20, mentre l'andamento dei mercati emergenti è più vario ». E continua: « La prospettiva globale resta sottotono, con dinamiche di crescita a lungo termine sfavorevoli e disparità dei redditi nazionali che si aggiungono alle sfide che i responsabili politici sono chiamati ad affrontare. I recenti sviluppi - che includono un'inflazione molto bassa, insieme al rallentamento nella crescita degli investimenti e del commercio - confermano ampiamente il ritmo modesto dell'attività globale. Il declino degli investimenti è stato aggravato dalle interferenze del debito nel settore privato e dai problemi di bilancio del settore finanziario in molti paesi, dalla tendenza al ribasso della crescita della produttività, e dal peso dei fattori demografici sulle prospettive di crescita a lungo termine, e gli incentivi all'investimento si sono ridotti ulteriormente nonostante i minimi storici dei tassi di interesse. Un periodo di bassa crescita che ha estromesso molti lavoratori a basso reddito ha fatto crescere la preoccupazione per la globalizzazione ed ha peggiorato il clima politico per le riforme. Continuano a dominare i rischi al ribasso. »

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Il direttore del IMF, Christine Lagarde, ha scritto sul suo blog che "La debole crescita globale che interagisce con la crescente disuguaglianza sta alimentando un clima politico in cui le riforme sono in stallo ed i paesi ricorrono a politiche isolazioniste. In un ampio spaccato che comprende le economie avanzate, i redditi di quel 10% che si trova al vertice si è incrementato di circa il 40% negli ultimi 20 anni, mentre è cresciuto solo in maniera assai modesta il reddito di chi si trova sul fondo della scala sociale. L'ineguaglianza si è incrementata anche in molte economie emergenti, sebbene l'impatto che questo ha avuto sui poveri sia stato compensato da una forte crescita del reddito generale."

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Bassa crescita, alto debito, debole produttività e crescente disuguaglianza: è questa la storia dell'economia mondiale a partire dalla fine della Grande Recessione del 2009.
Cosa ha suggerito l'IMF ai leader del G20 come via d'uscita da questa attività depressa? In primo luogo, più supporto alla "domanda". Ma la politica monetaria (un tasso di interesse a zero o negativo e stampare moneta) non sta funzionando. Così è stato "il momento di aumentare gli investimenti pubblici e di migliorare le infrastrutture". Ma il mondo ha bisogno di più 'riforme strutturali' di tipo neoliberista, come la deregolamentazione dei mercati del lavoro e dei prodotti, riducendo i regimi pensionistici ecc., al fine di aumentare la redditività. Ma ci dovrebbe essere anche meno ineguaglianza per mezzo di sussidi di base più alti ed una maggiore formazione per i lavoratori a basso reddito. Quindi ci vuole più globalizzazione, più commercio mondiale, più riforme neoliberiste  e meno disuguaglianze. Mettete d'accordo tutte queste cose!
Un'idea che ha dominato la riunione del G20 è stato il bisogno di aumentare il commercio mondiale e di supportare la "globalizzazione". Come ha spesso segnalato questo blog, la crescita del commercio mondiale è stata nefasta ed è una grande caratteristica della Lunga Depressione a partire dal 2009.

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Ma la cosa peggiore per il capitalismo globale, e per l'imperialismo americano in particolare, è stato un trend di crescita lontano dalla "globalizzazione" (libero commercio di beni, servizi e flussi di capitale per le grandi imprese). Gli accordi commerciali dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio sono bloccati e i mega-accordi regionali come il TTP ed il TTIP si trovano in serio pericolo. Dovunque, i governi sono sotto pressione per bloccare ulteriori accordi, e perfino per annullarli (ad esempio, Trump sul NAFTA). Così Lagarde ha chiesto un rinnovato sostegno alla globalizzazione  e all'era neoliberista che si trova ora sotto attacco.
I cinesi erano particolarmente preoccupati in quanto la crescita del commercio globale è vitale per le loro esportazioni, per il loro modello economico basato sugli investimenti. Il presidente cinese Xi Jinping è stato chiaro nel suo appello ad un più ampio commercio ed investimento.
« Noi dovremmo trasformare il gruppo G20 in una squadra d'azione, anziché un "talk shop" ».
Nel frattempo, l'ottimismo riguardo ad un'adeguata ripresa economica rimane. Gawin Davies [economista capo della Goldman Sachs] sul Financial Time ha sostenuto recentemente che la sua agenzia di previsioni Fulcrum sta trovando il modo per una ripresa del mondo economico. Tuttavia questo fine settimana è stato un po' meno ottimista. « Nel mese di agosto, non abbiamo ricevuto alcuna conferma che una ripresa ciclica stia acquistando slancio. Ma non c'è stato neppure un declino significativo nell'attività: la giuria è ancora al lavoro ».
All'inizio di quest'anno, molti economisti ufficiali avevano previsto che la Cina ed altre economie "emergenti" stavano andando a rotoli e che avrebbero trascinato con loro tutto il resto del mondo. Non ero d'accordo allora. L'ottimismo per il recupero passa agli Stati Uniti ed anche all'Europa.
Ad ogni modo, via via che arriviamo all'ultima parte del 2016, è diventato chiaro che l'economia degli Stati Uniti ha rallentato ancora di più e che l'Europa difficilmente ha raggiunto una ripresa. Perciò ora l'ottimismo è tornato indietro sulle maggiori economie emergenti. Come scrive oggi la società di consulenza finanziaria inglese Deloitte: « La tendenza al ribasso per il mercato emergente sembra abbia fatto il suo corso. Ci si aspetta che nel 2017 la crescita acceleri ampiamente. Per l'India si prevede nel prossimo anno una crescita del 7,6%, il più rapido tasso di crescita in una grande economia. Ci si aspetta che Brasile e Russia possano emergere dalla recessione. Ci si attende un rallentamento della crescita cinese, ma la previsione di un 6,2% per il 2017, sarebbe ancora di gran lunga maggiore delle media globale. Fondamentalmente, si è attenuato il rischio di un "brutto atterraggio" cinese. »
Quindi siamo di nuovo tornati al futuro con i cosiddetti BRICs che guidano il cammino fuori dalla depressione. Staremo a vedere.

Parlando di ritorno al futuro, uno dei più grandi appelli alla politica da parte degli economisti ufficiali, è stato quello rivolto ai governi per il rilancio della spesa per le infrastrutture (costruire strade, ferrovie, ponti, centrali elettriche, telecomunicazioni, ecc.) per spingere le economie. Finora, tutto questo è stato largamente ignorato dai governi che cercano di tagliare i deficit di spesa per mezzo di riduzioni negli investimenti statali o nei livelli di debito pubblico.
L'ultimo appello su questo fronte è arrivato dagli economisti australiani della Macquarie. Perché non colonizzare Marte?
« Non è così folle come sembra », scrivono Viktor Shvets e Chetan Seth. «Un gigantesco programma di colonizzazione di Marte creerebbe una vasta industria ad alta intensità di capitale che abbraccerebbe tutto il mondo, creerebbe posti di lavoro, e risolverebbe i problemi di produttività dell'economia globale.»
Vedete, l'economia mondiale non sta crescendo ad un tasso sufficiente a causa del "calo dei rendimenti degli investimenti". Perciò quel che dobbiamo fare è avviare un enorme programma governativo per colonizzare Marte, simile al programma spaziale avviato sotto Kennedy negli anni 1960 che ci ha fatto atterrare sulla Luna.

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È interessante notare che gli economisti della Macquarie non sono interessati ad un programma globale di investimenti per aiutare lo sviluppo dei poveri del mondo; per aiutare a risolvere il disastro ambientale globale o per aumentare istruzione, salute ed infrastrutture nei paesi più poveri della Terra. No, questo non è altrettanto utile  (redditizio) quanto investire in un altro pianeta per ottenere un ritorno sugli investimenti.
La soluzione Macquire è il massimo in termini di politica economica keynesiana (a corto di "keynesismo di guerra"). È l'idea che ci sia abbondanza di capitale disponibile ma nessuna "opportunità di investimento" a causa della mancanza di domanda. Perciò la guerra o lo spazio possono offrire una via d'uscita.
Gli economisti della Macquarie pensano che l'enorme iniezione di denaro e di credito nelle attività finanziarie, che ha spinto i tassi di interesse a zero o al di sotto, è ciò che ha creato scarsi rendimenti. Ma quella degli scarsi rendimenti sul capitale, generati da troppo capitale, è una teoria marginalista neoclassica (mantenuta da Keynes). Significa confondere il capitale "fittizio" con il capitale produttivo.
Il punto di vista marxista è differente. L'investimento produttivo non avviene a causa di "troppo capitale e scarsa domanda", ma a causa di poco plusvalore o di scarsa redditività del capitale produttivo. E la bassa redditività non verrà migliorata attraverso la spesa governativa nel programma spaziale. Al contrario. Negli anni 1960, il programma spaziale era accessibile grazie all'alta (non alla bassa) redditività nel settore capitalista. Per cui poteva essere affrontata la spesa improduttiva, che sviluppa indubbiamente nuova tecnologia ed occupazione per molti. Oggi è il contrario. Non c'è via d'uscita che passa per Marte.

- Michael Roberts - 5 settembre 2009 -

fonte: Michael Roberts Blog

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