lunedì 6 giugno 2016

Il prezzo è il prezzo!

VENEZUELA-POLITICS/

Venezuela: la fine è vicina?
- di Michael Roberts -

Secondo tutti i rapporti, il Venezuela si trova in pieno blackout: inflazione sfrenata, un tasso di omicidi che la pone al secondo posto fra i paesi più mortiferi e inoltre soffre di penuria di beni di prima necessità e medicine. I partiti dell'opposizione stanno cercando di mettere sotto accusa e rimuovere dalla sua carica Nicolas Maduro, il leader chavista che ha preso il posto di Hugo Chavez quando questi è morto nel 2013, e che è riuscito a vincere di stretta misura le ultime elezioni presidenziali. La tattica dell'opposizione appare essere la stessa adottata con successo in Brasile dai partiti di destra per estromettere il leader del Partito dei Lavoratori, Dilma Rouseff, dalla presidenza.
In tutto dil Sud America, i governi democratici di centrosinistra che sono stati in carica durante il grande boom dei prezzi delle materia prime sono crollati a causa della caduta della domanda globale, quando l'economia mondiale, dopo la Grande recessione, è entrata in un lungo periodo di depressione. Sia le politiche neoliberiste che quelle keynesiane, adottate in Argentina, Brasile e Venezuela, volte ad evitare una grave recessione economica, hanno fallito miseramente.
Più di due anni fa, ho scritto che esisteva un significativo rischio che la "rivoluzione chavista" non sarebbe sopravvissuta alla morte di Hugo Chavez. Come avevo sottolineato, le fortune economiche del Venezuela sono state sempre legate ai prezzi del petrolio. Quando questi prezzi hanno cominciato a crollare, durante la metà degli anni 1980, il PIL pro capite del Venezuela - che misura ragionevolmente il tenore medio di vita - ha cominciato a crollare, dal +50% sopra i livelli degli anni 1950, ad appena il +10%. La successiva crisi nel mercato emergente del debito, scoppiata in Argentina alla fine degli anni 1990, ha portato ad un'ulteriore caduta, di modo che il tenore medio di vita all'inizio degli anni 2000 è sceso al di sotto del livello degli anni 1950 - un grande esempio del successo dell'economia di mercato in Venezuela, prima che Chavez salisse al potere!

venezuela-gdp
Il collasso nella crescita del PIL ha coinciso, non in maniera sorprendente, con un forte calo della redditività del capitale venezuelano (principalmente industria petrolifera). Nel 1989, l'allora presidente che aveva vinto grazie ad una campagna contro l'FMI, sospese il suo mandato e dichiarò che non aveva altra scelta che sottomettere il paese ai suoi dettami. Annunciò un piano per abolire i sussidi alimentari e di carburante, aumentò i prezzi del gas, privatizzò l'industria di Stato e attuò dei tagli di spesa nella sanità e nell'istruzione. La redditività venne incrementata, ma solo in maniera modesta. Ed il capitalismo venezuelano continuò nel suo fallimento.

ven-rop

Quando Chavez arrivò al potere, promise ampie riforme, cambiamenti costituzionali e nazionalizzazione dei settori chiave dell'industria: la sua cosiddetta Rivoluzione Bolivariana. I programmi di Chavez, volti ad aiutare i poveri, includevano assistenza sanitaria gratuita, sussidi alimentari e riforma agraria. Tutto questo riuscì a far dimunire i livelli di povertà del 30% fra il 1995 ed il 2005, per lo più grazie ad un incremento del reddito reale pro capite. La povertà estrema passò dal 32 al 19% della popolazione. Un recente rapporto del FMI mostra come, in un mondo di crescente disuguaglianza per quel che riguarda reddito e ricchezza, ci fosse un paese che negli ultimi vent'anni era diventato più uguale - il Venezuela. E tutti quei miglioramenti erano avvenuti sotto la presidenza di Chavez, con il coefficiente di Gini sulla disuguaglianza che era caduto dal 45,4% del 2005 all'attuale 36,3%.
Ma Chavez era fortunato. Aveva preso il potere proprio durante il boom dei prezzi delle materie prime, quando il prezzo del petrolio aveva raggiunto il culmine. Il capitale venezuelano segnava una significativa crescita di redditività (vedi il grafico), e dal momento che il boom delle materie prime continuava ancora per un po' nonostante la Grande recessione (visto che la Cina continuava a crescere), la crescita economica ed il profitto rimanevano in piedi. Il petrolio rappresenta più del 30% del PIL del Venezuela, e circa il 90% dell'esportazione ed il 50% delle entrate fiscali. Con i prezzi del petrolio alle stelle, Chavez era stato in grado di pompare soldi nei programmi sociali e di impegnarsi in un esplosione di petrol-diplomazia - sovvenzionando governi dalla mentalità simile alla sua, non solo a Cuba ma anche in Bolivia ed in Nicaragua.
Ma negli ultimi anni, il prezzo del petrolio è precipitato, insieme ai prezzi di altre materie prime. L'economia mondiale ha rallentato fino ad una stagnazione a bassa crescita, nel mentre che la Cina, il maggior consumatore di energia e di altre materie prime d'importazione, ha ridotto drammaticamente gli acquisti. Brasile, Argentina e Venezuela sono stati i più colpiti, e perciò i loro governi "di sinistra" non riescono più a tenere.

ven-trade

La valuta venezuelana, il Bolivar, ha dovuto essere svalutato per riuscire a sostenere le sue esportazione basate sul dollaro. L'inflazione è aumentata a dismisura, più che in qualsiasi altro paese latino-americano.

ven-inflation

Tutto questo colpisce, in particolare, i risparmi della classe media. Di conseguenza, è cresciuta una forte opposizione al chavismo, anche fra gli strati relativamente più bassi della classe media. La spesa pubblica del governo si è fermata, gli standard di vita sono (di nuovo) crollati ed i problemi sociali (soprattutto il crimine) hanno comincato ad esplodere.
Ora l'ala destra del "libero mercato" ci dice che questo dimostra che il "socialismo" non funziona e che non c'è scampo ai rigori del mercato. Forbes, la rivista della destra scrive: "Quel disastro permanente che è l'economia venezuelana sotto il socialismo bolivariano ci tiene una serie di interessanti lezioni economiche. Visto che non c'è nessuna teoria economia talmente illusa, qualcuno, da qualche parte, non ci vorrà credere. Non possiamo semplicemente attribuire i prezzi in maniera casuale alle merci: i prezzi non sono soltanto un metodo di assegnazione, ma veicolano anche informazione. Ma il punto fondamentale che dev'essere chiarito è che il prezzo di qualcosa è solo il prezzo di qualcosa. Noi non siamo in grado di cambiare quel prezzo semplicemente attaccando un cartellino in maniera casuale sopra un altro numero scritto su un pezzo di carta: il prezzo del latte in polvere è quello che sarà il prezzo del latte in polvere, il caffè costerà quel che il caffè costa. Il governo, anche il governo più deluso dalle politiche economiche, non può cambiarli semplicemente: il prezzo è il prezzo."
Detto in altre parole, tu devi fare quel che dice il mercato: il prezzo è il prezzo. Ciò è vero soltanto se il modo di produzione capitalista e la legge del valore domina e lo permette. E lo ha fatto, e lo fa tuttora in Venezuela, nonostante la "rivoluzione" chavista. La maggior parte dell'industria e della finanza si trova ancora in mani private ed il capitale estero gioca ancora un ruolo potente. La proprietà statale dell'industria petrolifera ed i suoi profitti non bastano più per resistere alle forze del mercato globale. L'FMI prevede una contrazione economica dell'8% per il 2016; il tasso di inflazione è adesso il più veloce del mondo; elettricità ed acqua corrente sono un lusso. Il cibo e le medicine scarseggiano.

ven-pil

Il regime chavista avrebbe dovuto muoversi per limitare la legge del valore e rimpiazzare il modo capitalista di produzione per riuscire a porre fine al ruolo del mercato globale. Questo avrebbe richiesto il monopolio statale sul commercio con l'estero; l'espropriazione della produzione e della distribuzione alimentare; default sul debito estero; l'espropriazione delle banche e delle grandi imprese; ed un piano democratico nazionale di produzione.
Anche così, non sarebbe bastato se il Venezuela rimaneva isolato senza che ci fossero altri governi sulla stessa lunghezza d'onda preparati anch'essi ad adottare misure simili. E tolto il supporto monetario di Cuba, il Venezuela è isolato. E improbabile che La cina, che ha prestato a Caracas 65miliardi di dollari in cambio di future forniture di petrolio, estenda il suo credito. Perciò probabilmente è troppo tardi, dal momento che le forze della reazione guadagnano terreno giorno dopo giorno nel paese. Sembra che si aspetti soltanto che l'esercito decida di cambiare la parte da cui sta, e cacci i chavisti.

- Michael Roberts - Pubblicato su Michael Roberts Blog il 31/5/2016 -

fonte: Michael Roberts Blog

Nessun commento: