domenica 12 giugno 2016

Bandiere

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Patriottismo economico e patriottismo calcistico
- di Robert Kurz -

Quanto più avanza la globalizzazione del capitalismo di crisi, che porta con sé nuove esclusioni sociali, tanto maggiore diventa la pressione ideologica volta a rianimare sentimenti patriottici. Il nazionalismo politico-militare classico, così come era conosciuto nell'epoca delle guerre imperiali fra le grandi potenze capitaliste, ormai lo si può trovare soltanto nell'estrema destra. Nelle condizioni attuali di catene transnazionali di creazione del valore e di una polizia mondiale capitalista globale, il nuovo amor di patria si mostra principalmente come patriottismo economico. È ben nota la variante della nostalgia keynesiana, preferita dalla maggior parte del movimento anti-globalizzazione. Invocare il ritorno alla regolazione, ha di fatto, come unico serio destinatario, lo Stato nazionale. Sia ai sindacati che alla sinistra politica, piace sognare il bozzolo della protezione nazionale, contro il neoliberismo, e denunciare le multinazionali come "senza patria".

Stefan Baron, redattore capo della "Wirtschaftswoche [Settimana Economica]", mette la sinistra patriottica davanti allo specchio: "Dall'SPD internazionalista, che un tempo veniva esso stesso accusato di essere senza patria, è nato un partito che pensa secondo le categorie nazionali. Dai manager delle imprese, un tempo organizzate in società patriottiche, nascono ora, al contrario, gruppi che dipendono dall'internazionalismo... Così cambiano i tempi". In ogni caso, i propagandisti della globalizzazione sanno che in tempi di crisi il cinismo sociale può essere pericoloso. Dipende da questo il fatto che il neoliberismo ha scoperto il patriottismo come oppio dei vinti. In questa variante, però, non si tratta del fantasma del ritorno della regolazione nazionale keynesiana, ma piuttosto di una sorta di patriottismo della sofferenza sociale: è dolce e onorevole impoverirsi per la patria. A complemento, viene offerta una paradossale figura di pensiero circa la divisione sociale: anche la minoranza in ascesa all'interno della "classe globalizzata" dev'essere interpretata come classe che sfrutta la crisi "in nome della Germania". E ciascuno ne può far parte, più o meno come chiunque può, in linea di principio, vincere la lotteria. Almeno è questo che suggerisce la campagna mediatica "Tu sei la Germania".

All'inizio la cosa ha funzionato così così. Il successo è arrivato solo con il campionato mondiale di calcio "nella propria terra". Di fatto, il patriottismo calcistico appare essere l'aggancio ideale per il patriottismo economico. Secondo il parere unanime degli economisti, l'effetto dei mondiali di calcio sulla crescita reale è vicino allo zero, ma come carica emozionale l'effetto è enorme, ai fini di uno "stato di ottimismo patriottico" (Jürgen Klinsmann). La Repubblica Federale Tedesca annega in un imbandierimento popolare nero-rosso-dorato. I professionisti internazionali del calcio, noti nel gergo sportivo come "i galattici", possono versare lacrime di emozione nazionale, e le masse insieme a loro. L'ubriacatura non si farà attendere; se non quella sportiva, quanto meno quella economico-sociale. Poi, la marea di auto-soddisfazione nero-rosso-dorata, apparentemente aperta al mondo, rischia di trasformarsi in aggressione. La strada per la guerra imperiale nazionale è interrotta, ma le emozioni canalizzate nella nazione possono trasformarsi in qualsiasi momento in un amplificatore del razzismo verso l'interno. Per la critica sociale e della società, vale il fatto che dev'essere finalmente senza patria, come in realtà la socialdemocrazia non è mai stata. Va dichiarata l'opposizione al patriottismo e all'imbandierimento.

- Robert Kurz - Pubblicato su Neues Deutschland, 30.06.2006 -

fonte: EXIT!

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