lunedì 7 marzo 2016

Marx, Engels e gli uranidi

Homo

Il 22 giugno 1969, Friedrich scrive da Manchester al suo amico Karl a Londra:

"Sta dunque tutto qui il successo di Wilhelm [*1], nell'ottenere che la linea androgina e la linea integralmente femminile dei lassalliani si sono riunite! [...] E' un 'invertito' davvero molto curioso quello che mi hai mandato [*2]. Sono davvero delle rivelazioni estremamente contro natura quelle che vi si trovano. I pederasti cominciano a contarsi e si accorgono di costituire una potenza contro lo Stato. Mancherebbe solo l'organizzazione, ma dopo quanto vi è detto, sembra che in segreto esista già. [...] «Guerre aux cons, paix aux trous-du-cul » [in francese nel testo], si dirà d'ora in poi. [...] Del resto è possibile solo in Germania che un tipo del genere si presenti in pubblico a tradurre in teoria quella porcheria e ad invitare: introite [entrate] ecc.. Purtroppo non ha ancora il coraggio di dichiararsi apertamente « tale », e coram pubblico deve ancora sempre operare « dal davanti », seppure non « dal davanti in dentro », come dice in un punto per sbaglio. Ma aspetta che la nuova legge penale della Germania settentrionale abbia riconosciuto i droits du cul [in francese], allora costui canterà un'altra canzone. Per noi, povera gente del davanti, con la nostra puerile inclinazione per le donne, le cose si metteranno ben male allora. Se Schweitzer fosse buono a qualcosa, si tratterebbe di cavare a quello strano galantuomo i nomi degli alti ed altissimi pederasti, cosa che a lui, spiritualmente loro affine, non riuscirebbe certo difficile". (da: Marx-Engels, "Carteggio" )

All'inizio del 21° secolo, anche se il lettore non capisce granché circa questa lettera, nondimeno ne rimane scioccato. Anche noi. Ma l'intelligenza teorica non consiste nel denunciare quei pregiudizi che allora erano moneta corrente, bensì nell'individuare quelli che dominano la nostra epoca. Il fine non è quello di giudicare, ma piuttosto quello di comprendere il presente facendo una piccola deviazione nel passato.
In Germania, intorno al 1860, il movimento operaio è costituito dai nascenti sindacati, ancora fragili, delle numerose associazioni assai effimere che agivano come alleati e come rivali di una borghesia liberale allora ancora priva di un potere politico che veniva esercitato da un regime autocratico.
Inoltre, la questione nazionale "sovradeterminava" la questione sociale. In una Germania non unificata, il Nord è dominato dall'autoritaria Prussia, mentre il resto è composto di piccoli Stati. Da una parte, l'Austria, è un impero "multinazionale", un gigante in declino: l'unità avverrà sotto la direzione prussiana oppure con l'Austria?
E' questo il contesto in cui nasce, nel 1863, la prima organizzazione operaia con una presenza effettiva in un grande partito del paese, l'Associazione Generale dei Lavoratori Tedeschi (d'ora in poi, ADAV), diretta da Ferdinand Lassalle. Il suo programma è quello del lavoro associato, "quando la classe operaia diventa il suo stesso imprenditore". Questi produttori associati estendono gradualmente la loro attività a tutta l'economia, senza la borghesia ma con l'aiuto dello Stato, il quale "ha [...] il dovere [...] di prendere nelle sue proprie mani, per incoraggiarla e svilupparla, la grande questione della libera associazione individuale della classe operaia e di attivarsi in quanto ha il sacro dovere di offrirvi [agli operai] i mezzi e la possibilità di auto-organizzarvi ed auto-associarvi." (Cfr. Lassalle, Lettera aperta agli operai, 1863).
L'ADAV cercava l'appoggio di Bismarck contro la borghesia, e Lassalle stimava talmente il "cancelliere di ferro" da inviargli copia di ciascuno dei propri scritti. Per Marx, "era un non senso credere che lo Stato prussiano potesse intraprendere un'azione socialista diretta" (Marx, Lettera a Kugelmann, 23/2/1865). Al contrario, i socialisti che sostenevano Marx (non senza criticarlo) affermavano di promuovere l'attività autonoma degli operai. Per August Bebel e per Wilhelm Liebknecht - fondatori nel 1869 del Partito Social-Democratico di Germania) - il suffragio universale serviva a rendere politicamente indipendente il proletariato, al fine di poter un giorno esercitare da sé solo il potere politico volto a realizzare il suo programma economico.
Alla morte di Lassalle (ucciso in duello nel 1864), alla guida dell'ADAV gli succede Johann-Baptist von Schweitzer [*3].
Schweitzer (1833-1875), dopo aver studiato diritto e pubblicato un libro sulla religione, si era reso attivo nei circoli operai di Francoforte, era presidente di un club di ginnastica, aveva fondato nel 1861 un'Associazione di Educazione Operaia, e lavorava per federare insieme questi circoli che c'erano in tutta la Germania. Il suo fine era duplice: rafforzare il sentimento nazionale... e favorire la lotta di classe, intesa come opposizione degli operai ai borghesi, cercando nel mentre l'appoggio dello Stato contro tali borghesi. Schweitzer ed i suoi amici non vedevano nessuna contraddizione fra promuovere l'unità e la capacità di difesa del popolo tedesco, e sostenere gli interessi specificamente operai.
Divenuto nel 1862 uno dei pionieri della socialdemocrazia nella regione di Francoforte, Schweitzer viene arrestato. Ci sono due testimoni che l'accusano di aver richiesto, in un parco, un "atto indecente" ad un ragazzo di 14 anni. L'adolescente (o il giovane uomo, dal momento che la sua vera età rimane incerta) è scomparso, di lui si ignora tutto, Schweitzer nega il fatto, tuttavia viene condannato a due settimane di prigione per attentato alla decenza. La società di ginnastica lo ostracizza, e nel 1863 la sezione dell'ADAV di Francoforte rifiuta la sua adesione. Su pressione di Lassalle, che vede in questo infrequentabile un buon acquisto, Schweitzer viene accettato nella sezione di Lipsia [*4]. Ma quando cerca di prendere la parola a Francoforte, Strauss, il responsabile locale dell'ADAV, sancisce:

"Benché molti di noi sappiano bene quali sono le sue capacità, non possiamo utilizzarlo. Qui, è morto!"

La risposta di Lassalle a Strauss:

"L'anormalità attribuita al Dr. von Schweitzer non ha assolutamente niente a che vedere con il suo comportamento politico. [...] Quale rapporto ci sarebbe fra la pratica politica e l'anomalia sessuale?"

Lassalle scrive a Schweitzer:

"Io so soltanto quello che ho letto sui giornali, e ignoro cosa sia vero e cosa non lo sia. Ma se è vero ciò che i giornali hanno detto all'epoca dei motivi della vostra condanna, io so soltanto una cosa: la deplorevole inclinazione, incomprensibile per i miei gusti, che vi viene imputata fa parte di quei delitti che non hanno assolutamente niente a che vedere con il carattere politico di un uomo. In un'organizzazione politica, una simile reazione, contro un uomo del vostro carattere e della vostra intelligenza, prova fino a che punto le idee politiche siano in noi ancora confuse e limitate. Ad ogni modo, per quel che mi riguarda, qualsiasi cosa possono dire i membri della nostra associazione a Francoforte, non nasconderò mai il fatto che ho per voi il più grande rispetto e la massima stima, e vi autorizzo perciò a mostrare questa lettera a chiunque voi desideriate. Ho scritto a Francoforte nel medesimo spirito, non ho per niente nascosto la mia disapprovazione, e spero che questa lettera possa ottenere il risultato desiderato."

Lassalle chiede a Schweitzer di rappresentarlo per l'anniversario dell'ADAV a Francoforte, mantiene con lui delle relazioni di amicizia e lo fa nominare nel comitato direttivo dell'ADAV.
Un anno più tardi, dopo la morte improvvisa di Lassalle, Schweitzer diviene il capo dell'organizzazione. Offre la presidenza a Marx, che ovviamente rifiuta. Tuttavia, Marx, Engels e Liebknecht accettano di collaborare al Social-Democratico, il giornale diretto da Schweitzer che non è l'organo dell'ADAV.
In una lettera a Marx del 15 febbraio 1865, Schweitzer afferma di riconoscere l'autorità di Marx "sulle questioni teoriche", ma non su "le questioni pratiche della tattica immediata", che non possono essere comprese se non a condizione di essere "al centro del movimento". Quando una settimana più tardi il Social-Democratico, con un articolo a firma di Schweitzer, fa l'elogio di Bismarck, Marx si ritira dal giornale, seguito da Liebknecht. Schweitzer, scrive  Marx il 18 febbraio 1865, è "incorreggibile (probabilmente in segreta intesa con Bismarck)". Quattro giorni dopo, Engels risponde: "Il gaglioffo ha il compito di comprometterci e quanto più uno pratica con lui, tanto più affonda nel letamaio". Marx rincara la dose il 10 marzo trattando Schweitzer da "merda di cane": "Devi far pervenire qualche motto di spirito su questo tipo a Siebel, che poi lui, da parte sua, dovrà propagare su diversi giornali" [*5]. Sapendo quali voci compromettevano Schweitzer dopo lo scandalo del 1862, non c'è alcun dubbio sulla natura dei "motti di spirito" sollecitati da Marx. Il capo dell'ADAV sentiva odor di zolfo, e la "questione" continuava a riemergere.
Nel novembre del 1865, Schweitzer viene condannato ad un anno di prigione per i suoi attacchi contro il governo: un'amnistia lo libererà il maggio successivo. Nel 1867, presidente dell'ADAV, eletto nel nuovo parlamento del Reichstag della Germania settentrionale, è uno dei primi deputati in Europa a richiamarsi al socialismo. Nel 1867, pubblica un riassunto del Capitale in dodici articoli. Marx scrive a Kugelmann il 17 marzo 1868 che il suo "nemico personale" lo copre di elogi, ed ammette con Engels che Schweitzer, "malgrado qualche errore qua e là, ha studiato le cose a fondo, e sa dove situare il centro di gravità." Tuttavia, quando Schweitzer dichiara a Marx di considerarlo come "il capo del movimento operaio europeo", l'autore del Capitale vede in questo una manovra. Quest'uomo ha bisogno, scrive ad Engels, "di un suo movimento operaio": non basta essere "incontestabilmente il dirigente operaio più intelligente e più energico attualmente in Germania", bisogna anche "scegliere fra la setta e la classe."
Come ha potuto un uomo - descritto da Franz Mehring, pur con indulgenza, come sofferente per una "grande impopolarità [...] nei circoli operai" e "molto poco amato dagli operai" - rimanere a capo di una delle prime organizzazioni di lavoratori in Germania, la più numerosa e meglio strutturata? Probabilmente perché il suo programma di cooperative sostenute dallo Stato, questo "socialismo dall'alto", rispondeva alle aspirazioni dei proletari di allora.

Marx scrive a Schweitzer il 13 ottobre del 1868:

"Io riconosco assolutamente l'intelligenza e l'energia con le quali agite nel movimento operaio [...] vi ho sempre trattato come un uomo del nostro partito, e non ho mai fatto parola sui nostri punti di divergenza. E pur tuttavia questi punti di divergenza esistono. [...] Dopo un sonno di quindici anni, il movimento operaio in Germania è stato svegliato dal suo torpore da Lassalle - ed è questo il suo merito imperituro. Nondimeno ha commesso dei grandi errori [...]Il [preso come] punto centrale della sua agitazione: l'aiuto dello Stato, al posto dell'azione autonoma del proletariato. [...] affermava che questa formula fosse realizzabile a breve termine. Or dunque, lo Stato in questione non era nient'altro che lo Stato prussiano. Cosa che lo obbligava a fare delle concessioni alla monarchia prussiana, alla reazione prussiana (partito feudale) e perfino ai clericali." (https://www.marxists.org/francais/marx/works/1868/10/km18681013.htm)

Nonostante la sua benevolenza, Mehring considera la direzione di Schweitzer dell'ADAV come una "dittatura morale", più che come una dittatura tout court, il cui presidente è "a capo di una setta limitata" di un partito che evolve sempre più in maniera negativa. Alla lunga, l'ADAV si rivela inadatto per la crescita di un movimento sempre più autonomo, spinto dalla logica della lotta di classe ad affrontare i borghesi e quindi uno Stato che reprime gli scioperi, proibisce le riunioni e persegue i militanti.
In particolare, anche quando favorisce la formazione dei sindacati, Schweitzer appoggia dei raggruppamenti dispersi o dissidenti senza cercare di ricomporre la classe in un blocco come farà in seguito la socialdemocrazia tedesca. Verso la fine degli anni 1860, l'ADAV comincia a trovarsi in stallo rispetto alla realtà del movimento sociale, subisce una scissione, seguita da una riunificazione nel giugno 1869.
E' questa la crisi di cui parla la lettera di Engels citata all'inizio. Egli definisce i dissidenti che sono ritornati nel partito come appartenenti alla "linea femminile" in quanto influenzata da Sophie von Hatzfeldt, detta "la contessa rossa" (1805-1881), in opposizione alla linea "androgina", quella di Schweitzer, alludendo alle voci sull'orientamento sessuale del dirigente dell'ADAV. Dopo il 1862, in effetti, l'incidente di Francoforte, arricchito ed aggravato, dà luogo a commenti e maldicenze che Engels gode a far circolare.
"Omofobia"? Sia l'accusa che il termine sarebbero anacronistici.

Scrive Marx, nel 1844:

"Nel rapporto con la donna, in quanto essa è la preda e la serva del piacere della comunità, si esprime l’infinita degradazione in cui vive l’uomo per se stesso: infatti il segreto di questo rapporto ha la sua espressione inequivocabile, decisa, manifesta, scoperta, nel rapporto del maschio con la femmina e nel modo in cui viene inteso il rapporto immediato e naturale della specie. Il rapporto immediato, naturale, necessario dell’uomo con l’uomo è il rapporto del maschio con la femmina." (K. Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844).

"Niente di quel che è umano mi è estraneo", amava citare Marx. Volendo trattare di cosa consista l'umanità, queste righe del 1844 ignorano qual che non veniva ancora chiamata omosessualità.
Quarant'anni più tardi, il testo di Engels è dichiaratamente ostile: nella famiglia ateniese, "[... ] ma le mogli, avvilite, si vendicarono sugli uomini e anche  li avvilirono a tal punto che essi sprofondarono nella ripugnante pederastia e avvilirono i loro dèi e sé stessi col mito di Ganimede." (F.Engels, "L'origine della famiglia, della proprietà private e dello Stato", 1884) [*6].

Quanto all' « invertito » di cui parla Engels, si tratta dell'autore di un opuscolo che Marx gli aveva inviato, Karl-Maria Ulrichs (1825-1895), uno dei primi difensori e teorici dell'omosessualità, intervenuto anche al processo di Schweitzer. Tra il 1864 ed il 1879, pubblica una serie di opuscoli che espongono la teoria del "terzo sesso", quello degli "Uranidi", caratterizzati da una "anima femminile in un corpo maschile". Nel 1867, presenta questa tesi al Congresso dei Giuristi Tedeschi, senza successo. Per quanto ci interessa qui, gli atteggiamenti di Marx e di Engels oscillano fra l'indifferenza e l'avversione.

La guerra del 1870 accelererà gli sviluppi politiche.
A partire dal fatto che l'ADAV faceva appello allo Stato per sostenere la causa operaio, era logico che se ne volesse il supporto in caso di conflitto militare. Il Partito Social-democratico di Germania reagì in maniera differente. Al Reichstag della Germania settentrionale, il 19 luglio, mentre gli eletti lassalliani (fra i quali Schweitzer) votavano i crediti di guerra, August Bebele e Wilhelm Liebknecht si astenevano, ma questa loro posizione viene censurata dal loro stesso partito. Entrambi vengono arrestati per tradimento nel dicembre del 1870. L'opposizione alla guerra varrà loro delle condanne alla prigione, così come ad altri socialisti e militanti operai. Alle successive elezioni, nel marzo 1871, tutti i candidati socialisti vengono battuti.
Dopo la guerra, il percorso dell'ADAV raggiunge la sua fine. Non c'è più posto per la speranza di una "economia operaia" in seno al capitalismo finanziata con i fondi pubblici. Schweitzer annuncia a marzo la sua decisione di non dirigere più l'ADAV. Dà le dimissioni, e verrà addirittura espulso dall'ADAV nel maggio 1872, ripudiato dai suoi.

Con l'avvio di una nuova carriera, Schweitzer diventa un drammaturgo stimato ed apprezzato. Già nel 1858, era stato l'autore di un "Alcibiade", in cui gli eroi preferiscono l'amore di uno schiavo a quello di una donna. Allo stesso modo dei suoi romanzi precedenti, le sue opere teatrali sono un "messaggio", ma scrive anche sia per scopi alimentari che propagandistici. Nel 1872, sposa Antonie Menschel, sua antica fidanzata. Sebbene si sia ritirato dalla vita politica, approva pubblicamente prima il riavvicinamento poi la fusione, a Gotha, fra l'ADAV ed il Partito Social-democratico di Germania [*7]. La direzione del nuovo Partito privilegia i lassalliani che sono tre sui cinque membri del comitato di direzione, ed il suo programma fa mostra di lassallismo, dal momento che rivendica la creazione di cooperative "sotto il controllo democratico del popolo dei lavoratori", ma sovvenzionato dallo Stato. Due mesi più tardi, Schweitzer muore di polmonite, lasciando la sua vedova in mezzo ai debiti. Nessun lavoratore partecipa ai suoi funerali.

Johann-Baptist von Schweitzer è un dimenticato della storia. La memoria militante e teorica ha mantenuto la Critica del programma di Gotha scritto da Marx, il suo successivo attacco alla "malattia parlamentare" che dilagava nel partito [*8], e la progressiva integrazione del SPD nella società tedesca, fino ad accettare nel 1914 la guerra.
Soltanto oggi appaiono sia la differenza che l'apparentamento fra l'ADACV e la socialdemocrazia "marxista": due modi opposti di promuovere il lavoro.
"Si abbandona il punto di vista dell'azione di classe per tornare a quello dell'azione della setta", rimprovera Marx al progetto del programma di Gotha. Marx ha sempre anteposto e contrapposto il "movimento reale" alla setta. Ma di cosa si tratta in realtà? La socialdemocrazia della fine del 19° secolo evitava il settarismo ed entrava in sintonia col "movimento reale" di una classe operaia... allora dominata dal riformismo.
Il suo programma minimo era quello di ottenere dal capitale il più possibile per il lavoro, eventualmente attraverso una cogestione sindacal-padronale. Il suo programma massimo era una società del lavoro associato, generalizzato, democratico e pianificato. L'ascesa della potenza del movimento operaio sindacale e politico, per Marx, preparava un tale avvenimento.
L'associazione autonoma del lavoro aveva conosciuto un inizio di messa in pratica nella prima metà del 19° secolo, soprattutto in Francia. Dopo il 1848, la pressione della grande industria rendeva obsoleto il sogno di "produttori associati" trionfanti in maniera progressiva sull'economia borghese, ed era assurdo volergli dar corpo grazie alle sovvenzioni statali. Quel che Marx non poteva prevedere, è che i socialisti post ed anti lassalliani si attendessero anch'essi il sostegno dello Stato: è nella logica riformista il domandare al potere pubblico di garantire (e di regolamentare) quello che le lotte operaie avranno vinto nella lotta contro i padroni.

In tutto questo, per tutti i protagonisti, che vedevano soltanto una questione sociale o politica, la "questione sessuale" rimaneva una cosa a parte. Nella persona di Schweitzer, Lassalle sosteneva uno dei suoi partigiani, e Marx ed Engels non avevano riguardi quando si trattava di scegliere le armi da usare contro un avversario. Affare privato per l'uno, fonte di scherno e di piccole calunnie per gli altri, per tutti loro un modo per negare una questione che allora non poteva essere posta. Il concetto di "omosessualità" non esisteva ancora.
In effetti, è proprio nel 1869 - data in cui Engels scrive la prima lettera qui citata - che vengono inventati e teorizzati, da Karl-Maria Kertbeny, i termini eterosessualità ed omosessualità. Ma questa è un'altra storia.

- G. D. - pubblicato nel febbraio del 2016 su DDT21 -

Note:

[*1] - Wilhelm Liebknecht (1826-1900), padre di Karl Liebknecht.
[*2] - Parlando di 'invertito', Engels allude ad un opuscolo di K.-M. Ulrichs che Marx gli ha inviato. Se ne dirà dopo.
[*3] - Hubert Kennedy, Johann Baptist von Schweitzer, The Queer Marx Loved to Hate, 1995: http://www.marxmail.org/schweitzer.pdf.
[*4] - Fra le sue qualità, Schweitzer aveva avuto quella di aver scritto un romanzo politico, giudicato da Lassalle come buona propaganda, che aveva pubblicato a sue spese.
[*5] - Karl Siebel (1836-1868), amico di Marx, contribuì alla diffusione de Il Capitale in Germania.
[*6] - In questo testo, come nel passaggio dei Manoscritti del 1844, la difesa delle donne serve come punto di partenza e di giustificazione per ignorare (o, in Engels, per denunciare) l'omosessualità maschile.
[*7] - Nel 1890, il SAPD diviene Partito Socialdemocratico di Germania (SPD), nome che porta ancora.
[*8] - Lettera circolare di Marx ed Engels ai dirigenti socialdemocratici del settembre 1879.

fonte: DDT21 Douter de tout… pour tenir l'essentiel

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