giovedì 28 gennaio 2016

Il dito nel naso

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"La cosa migliore che si possa sperare è che gli uomini non abbiano alcun odore. Ora, Alessandro - dal soave sudore - non solo non puzzava ma profumava naturalmente. Secondo Plutarco, aveva un temperamento ardente, simile al fuoco, che cuoceva e dissipava l'umidità del corpo. Montaigne è affascinato da questo genere di osservazioni che colleziona dagli storici. Non è interessato a grandi eventi, alle battaglie, alle conquiste, bensì agli aneddoti, ai tic, alla mimica: Alessandro inclinava la testa da un lato, Cesare si grattava il capo con un dito, Cicerone si infilava le dita nel naso. Questi gesti non controllati, che sfuggono alla volontà, ci dicono di un uomo molto più di quanto ci raccontino le gesta della sua leggenda." - Antoine Compagnon - Un'estate con Montaigne - Adelphi, 2014 -

Non c'è niente di più freudiano di questi "tic" e di questi "gesti incontrollabili". Del resto, "una disciplina come la psicoanalisi si costituisce intorno all'ipotesi secondo cui dettagli apparentemente insignificanti possono rivelare fenomeni profondi di notevole importanza" (Ginzburg). Vite e gesti si uniscono in una sorta di "paradigma indiziario" che si dipana a partire dall'intuizione di Aby Warburg secondo la quale "Dio è nei dettagli". Insomma, da Plutarco a Vasari fino all'uomo della folla di Edgar Allan Poe. Si formulano giudizi sull'uomo, e sulla società, a partire da dei "sintomi".

Hollywood - che una volta si trovava sempre un passo avanti - nel 1935 produce un film, firmato da John Ford (e chi altri?) sui "gesti non controllati". "The Whole Town's Talking" ("Tutta la città ne parla"), con Edward G. Robinson che interpreta due personaggi: Jones, un tranquillo impiegato modello, e "Killer" Mannion, rapinatore di banche ed omicida, appena evaso dalla prigione. Sul giornale, la notizia della fuga è accompagnata dalla foto di Mannion: l'impiegato e l'assassino sono identici. Jones viene arrestato al posto di Mannion e la polizia non intende dare ascolto alla sua insistente e disperata difesa: "Mi chiamo Arthur Ferguson Jones! Sono un membro dell'YMCA! [N.d.T.:  Young Men's Christian Association]". Dopo ore, alla fine, viene creduto e rilasciato, insieme ad una lettera firmata dalle autorità che certifica la sua identità. Si tratta di Jones, e non di Mannion, c'è scritto. Naturalmente, Mannion va a casa di Jones e si impossessa della lettera. (Sì, lo so, è la stessa trama del film con Paolo Villaggio, "Fracchia, la belva umana"!)

Questa dinamica va più o meno avanti per tutto il film, fino al confronto finale. La performance di Robinson, nello svolgere entrambi i ruoli, è impeccabile e poggia su una differenziazione fra Mannion e Jones che consiste nel mettere in atto un dettaglio minimo, quel "gesto non controllato", quel "tic" di cui si diceva. Più volte, Jones, quando si trova a dover maneggiare documenti, giornali, una lettera, il menù del ristorante, compie il gesto di inumidirsi il dito con la lingua. Ma, nel finale del film, quando Mannion cerca di convincere Jones a cadere nella sua ultima trappola, è Mannion ad inumidirsi il dito, e non Jones.
Forse Mannion ripete un gesto che è di Jones, o forse si tratta di un gesto che, a quanto pare, non è di nessuno dei due, ma è piuttosto dell'attore, di Robinson. Un corto circuito nell'impostura di un'impostura.

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