sabato 24 ottobre 2015

Legni storti

berlin

Il legno storto della teoria
- Isaiah Berlin: un pensatore problematico del liberalismo del 19° secolo -
di Robert Kurz

Il pensiero liberale non appartiene soltanto ai rappresentanti della libertà radicale del mercato, che attualmente sta esalando gli ultimi respiri, anche se con ciò i problemi della crisi mondiale capitalista rimangono irrisolti. Isaiah Berlin, di cui si avvicina il centenario della nascita, è stato uno dei rappresentanti di quel liberalismo, il quale nei paesi di lingua inglese viene percepito come "di sinistra", in quanto si preoccupa più dei diritti delle minoranze di quanto si preoccupi dei diritti dei grandi gruppi industriali e commerciali. Per Berlin, il concetto mutevole di libertà aveva acquistato sostanza a partire dalla sua opposizione alle ideologie dottrinarie del 20° secolo, che egli aveva sperimentato, per così dire fisicamente, nella sua sofferta condizione di ebreo immigrato in Inghilterra proveniente dalla Russia e dalla Lettonia. Berlin non intese legarsi a nessuna dottrina, neanche a quella di un capitalismo del tutto sfrenato.
Come tutti i pensatori di un liberalismo più politico che economico, aderì all'idea di una libertà astratta dell'individuo, senza riflettere sulle condizioni storiche e sociali di un tale programma. Per questo condivise anche la cecità del liberalismo nei confronti del carattere totalitario della macchina capitalista, incapace di essere domata solo per mezzo delle istituzioni politiche della democrazia. Anche se voleva fare giustizia della teoria marxista, nel suo primo libro, non poté, in ultima analisi, percepirla in maniera differente di come si presentava nell'ambito dell'impressione che ne forniva lo stalinismo, cosa che glielo fece comprendere, a somiglianza di molti altri intellettuali, come conseguenza delle idee di Marx - quando era proprio Marx ad avere in mente un'altra libertà dell'individuo, che non doveva essere statalizzato, ma bensì liberato dalle coazioni di una finalità autotelica dell'economia, così come dalla relativa amministrazione statale degli esseri umani.
Un tratto caratteristico di Berlin risiede nel fatto di diffidare, nel solco della tradizione scettica ed anti-dogmatica di Montaigne, in linea di massima di tutte le idee, considerandole allo stesso tempo necessarie. Si riteneva un adepto dell'Illuminismo, senza però condividerne la "fede superstiziosa nella ragione", ma anche senza storicizzare tale ragione come ragione specificamente capitalista, Ad ogni modo non era riuscito a farlo neanche il marxismo. Viceversa, Berlin voleva comprendere il contro-illuminismo romantico, in quanto necessario contrappeso alla ragione dottrinale, seppure ne condannasse i suoi effetti dottrinali nel 19° e nel 20° secolo. Ciò potrebbe ricordare la metafisica postmoderna dell'ambivalenza e della contingenza, per cui tutte le teorie sono un po' corrette ed un po' errate. Ma il paradosso di un "relativismo assoluto" si deve considerare veramente dogmatico soltanto sulla base della filosofia di Berlin. D'altra parte, egli ha inteso relativizzare il suo "pluralismo morale" attraverso il postulato dei valori universali, che dovevano valere in egual misura per tutte le persone. Questo dilemma si riferisce al fatto per cui tutta la filosofia morale si risolve in una quadratura del cerchio, dal momento che non fa alcuna luce sulle proprie premesse sociali.

Dall'altro lato, lo scetticismo nei confronti di una divinazione della ragione moderna ci ricorda anche Adorno, il quale a modo suo diffidava di una "derivazione" del mondo a partire dal mero concetto teorico, ed intendeva pensare "contro il concetto con l'aiuto del concetto", per poter tener conto di quello che non si dissolve nella logica dell'identità di un pensiero suppostamente illuminato. Berlin aveva molto apprezzato l'espressione kantiana di "legno storto dell'umanità". Trasposta sul piano della riflessione critica, si può parlare anche di "legno storto della teoria", la quale deve conoscere i suoi limiti senza rinunciare a sé stessa. Risulta che Adorno abbia sembra volto tale idea contro le aporie della ragione moderna che si trovano in Kant ed in Hegel. La pluralità liberale di Berlin finì per rimanere bloccate su queste aporie. Nel criticare il monismo di Marx, non si rese conto che esso è negativo e che critica la falsa unità identitaria del mondo capitalista a partire dai suoi fondamenti. Una società plurale, nella quale le persone "possono essere differenti senza paura" (Adorno) potrebbe essere resa possibile soltanto attraverso un superamento dei dettami imperiali dell'economia, che lo Stato può soltanto rendere esecutivi.

La distinzione berliniana fra "libertà negativa" e "libertà positiva" è diventata famosa. La prima va intesa come mera libertà da una coazione esterna, la seconda come libertà di una vita autodeterminata. Dal momento che Berlin non è riuscito a decifrare la coazione interna della società feticista del capitalismo, tale differenziazione è diventata interessante per il pensiero neoconservatore del radicalismo economico. Se le persone si trovano imprigionate nella "auto-responsabilità" proprio sotto le coazioni della concorrenza universale, e sono sollecitate a concepirsi come "capitale umano", con il fine della "auto-valorizzazione", allora il concetto berliniano di libertà patisce una strumentalizzazione brutale. Il più delle volte, i predicatori di un'etica talmente repressiva non conoscono l'origine dei loro slogan.

Isaiah Berlin rimane così un pensatore problematico del liberalismo del 20° secolo. La libertà dell'individuo, messa a fuoco anche da Marx nella sua critica radicale dell'economia, non viene realizzata. Si rende così evidente il fatto che le idee dell'epoca passata hanno superato la loro data di scadenza. Questo vale tanto per il liberalismo politico, quanto per il marxismo tradizionale, i quali hanno rappresentato solo un'opposizione dentro l'involucro comune del sistema produttore di merci. Il totalitarismo del mercato ed il totalitarismo dello Stato costituiscono i due poli di questa "valorizzazione del valore" (Marx) autonomizzata, non accessibile a nessun valore di ordine morale, che va a sbattere contro il suo limite storico interno nel bel mezzo della nuova crisi dell'economia mondiale. Mentre il desiderio di libertà e di autodeterminazione, costretto a correre disperatamente fra questi due poli, finirà per crollare a terra, morto.

- Robert Kurz - pubblicato su EXIT!, maggio 2009 -

fonte: EXIT!

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