lunedì 26 gennaio 2015

Ombre Rosse

arco

L'arco, il Nord America e la complessità sociale
di Christophe Darmangeat

"Il propulsore vi darà la società senza ricchezza; l'arco, la società complessa e stratificata." (liberamente adattata da Karl Marx)

Nell'immaginario occidentale, gli Indiani d'America rappresentano il prototipo per eccellenza della società di cacciatori con l'arco. I western, uno dopo l'altro, hanno stampato l'idea di un continente nordamericano popolato interamente da allegri selvaggi che vivevano in tepee, che galoppavano a dorso di cavallo e che scagliavano frecce contro le mandrie dei bisonti. Ora, questo cliche corrisponde solo ad una realtà molto limitata, sia nello spazio che nel tempo.

Tutti gli indiani non vivevano affatto in un western.
La prima cosa da dire è che il cavallo è stato un elemento di importazione piuttosto recente, dal momento che è arrivato solo con i primi conquistadores, all'inizio del XVI secolo. E bisognerà aspettare ancora per un buon secolo prima che quegli animali tornati allo stato selvaggio (i mustang) siano catturati e montati dai nativi. Se gli indiani sono diventati eccellenti cavalieri, questo è accaduto da molto poco tempo; fino ad allora non disponevano di alcuna cavalcatura (né di alcun animale da tiro) e, per mancanza di specie disponibili, avevano soltanto addomesticato il cane.
Ma il cavallo non è il solo falso dell'America indiana "tradizionale". Lungi dal vivere dappertutto di caccia e di raccolta, gli Indiani avevano sviluppato l'agricoltura su un parte molto grande del loro territorio. Tutto il bacino del Mississippi (dai Grandi Laghi fino al Golfo del Messico), su quasi tutte le terre situate sulla sua riva orientale, e in più una larga zona del Sud Ovest (corrispondente grosso modo agli attuali Nuovo Messico, Arizona e Colorado), erano luoghi di pratiche agricole anche molto avanzate, come, per esempio, un'irrigazione sistematica.
Infine, il nomadismo non era affatto generale. La sedentarietà riguardava sicuramente le tribù che praticavano l'agricoltura. Ma la sedentarietà era anche la realtà di numerosi popoli che vivevano nelle regioni dove abbondavano le risorse per la caccia, per la pesca e per la raccolta, che venivano fatte oggetto di uno stoccaggio sistematico. La costa Nord-Ovest, quella lunga zona situata fra le Montagne Rocciose e l'Oceano Pacifico, è anch'essa un esempio classico di questo - la risorsa principale era il salmone. Più a Sud, la California offre ugualmente molti esempi che rientrano in questa categoria. All'altra estremità del continente, nel sud della Florida, fioriscono gli incredibili villaggi permanenti dei pescatori Calusa.
In un certo numero di casi, la sedentarietà, che si appoggiasse o meno sull'agricoltura, aveva portato queste società verso quello che i neo-evoluzionisti americani chiamano "la complessità", e che si caratterizza per l'emergere di una stratificazione sociale a volte molto marcata o per un'architettura monumentale. La civiltà del Mississippi ha lasciato migliaia di tumuli che hanno richiesto una spesa colossale di lavoro sociale. Il suo più grande agglomerato, Cahokia, vicino all'attuale Saint Louis, ne conta da solo più di un centinaio; al suo apice, nel XIII secolo, aveva dai 20mila ai 30mila abitanti.

L'arco: un elemento di recente importazione
Ma c'è un altro aspetto, forse ancora più inaspettato, per cui l'America del Nord obbedisce solo imperfettamente ai suoi cliché: gli è che l'arco, quest'accessorio, per eccellenza, dell'indiano, in fin dei conti è stato solo un'innovazione molto recente. E' piuttosto difficile stimare l'antichità dell'arco: le materie organiche che formano l'arma, la corda e i corpi delle frecce si conservano molto male; più spesso si ritrovano solo le punte dei proiettili, che rimane difficile attribuire a delle frecce piuttosto che a delle zagaglie lanciate per mezzo di propulsori.
Eppure, se ci troviamo d'accordo nel pensare che in Europa gli archi più antichi risalgono almeno a 10mila anni prima della nostra era (cioè a dire all'inizio del Mesolitico), l'arco sembra che faccia la sua comparsa nell'America del Nord solo intorno al 3mila a.C.. Non è un'invenzione locale, ma un elemento di importazione, diffusosi lentamente a partire dall'Asia: le tracce più antiche si trovano perciò, naturalmente, in Alaska (la situazione appare differente in America del Sud, dove l'arco è stato senza dubbio inventato localmente - ma anche qui, si manca di certezze). In seguito l'arco si diffonde molto lentamente. Il suo utilizzo si estende poco a poco, nelle zone artiche, forse nella misura in cui gli antenati degli attuali Inuits si sostituiti ai precedenti occupanti; la costa orientale ci arriva intorno al 1500 a.C.. Manca qualsiasi elemento per conoscere il ritmo della progressione verso il sud. Tutta la zona detta subartica è troppo povera di resti archeologici per fornire informazioni affidabili. Bisogna scendere ancora un po' di più verso il sud - più o meno, lasciare il territorio dell'attuale Canada e addentrarsi negli Stati Uniti - per trovare elementi più affidabili. Qui, sono passati numerosi secoli; l'arco non sembra apparire nel Grande Bacino (ad Ovest, tra le Montagne Rocciose e la Sierra Nevada) che verso l'anno 200 della nostra era. Sulla costa Ovest e nelle Grandi Pianure - la regione dei Western - si diffonde solo verso il 500; tocca la costa Est verso il 600, ed il sud-est nel 700, forse l'800. Gli indiani del Nordamerica sono quindi degli arcieri tutto sommato recenti; per la maggior parte della loro storia, hanno cacciato (o si sono fatti la guerra) con il propulsore.

arco diffusione
L'arco e la complessità sociale
Tornando al presente, all'emergere delle società dette complesse. Numerosi sono coloro ad essere stati colpiti dalla coincidenza per cui, nelle zone a priori senza influenze le une sulle altre, queste emergono in un ristretto lasso di tempo. Per parlare solo delle più emblematiche (e anche se si tratta di processi che si sono sviluppati minimo per diversi decenni), si situa la comparsa della civiltà Anazasi (nel su-ovest) e di quella dei Calusa, verso l'anno 800, quella dei Chumash della California verso l'anno 900 e quella del Mississippi verso l'anno 1000.
Tradizionalmente, vengono invocate due spiegazioni per questa fioritura: un cambiamento climatico ed una crescita della popolazione. Ma, similmente a quel che concerne la rivoluzione neolitica nel vicino Oriente, queste due tesi si prestano a numerose obiezioni - di cui qui non parlo, ci tornerò negli eventuali commenti o in un prossimo post.
Gli è che, negli ultimi anni, alcuni ricercatori hanno suggerito un'altra via di ricerca, facendo notare che, sull'insieme del territorio, la comparsa delle società complesse segue da vicino l'introduzione dell'arco. Secondo loro, non si può trattare di una semplice coincidenza: siamo di fronte ad un rapporto di causa ed effetto. Si sono perciò fatte due grandi ipotesi:
1 - l'arco avrebbe consentito un progresso nelle capacità di sfruttamento dell'ambiente, migliorando considerevolmente il rendimento della caccia. . E' il tipo di ragionamento più strettamente "marxista" (sottolineo le virgolette): un progresso tecnico, accrescendo le forze produttive, avrebbe indotto il cambiamento, se non dei rapporti di produzione, quanto meno delle forme sociali. Quest'ipotesi si presta nondimeno ad una evidente obiezione: non si vede bene come il miglioramento del rendimento della caccia potesse accrescere significativamente le capacità di produzione agricola o della pesca e, dunque, l'arco come avrebbe potuto avere un impatto sull'organizzazione sociale dei  popoli agricoltori (Mississippi, Anasazi) o pescatori (Calusa).
2 - L'influenza dell'arco si sarebbe giocata intorno alla superiorità militare che esso conferiva ai suoi possessori. Una volta adottato da certi popoli, esso avrebbe costretto i loro vicini a formare degli insiemi più grandi (e, indirettamente, socialmente più differenti) al fine di potersi difendere. Quest'ipotesi, che si può definire militare, non sembra affatto assurda. Essa si presta nondimeno, fra le altre, all'obiezione per cui le società complesse non formano un continuum. Appare perciò difficile spiegare la loro comparsa a causa della pressione dei vicini.

Di fronte ai problemi sollevati da queste spiegazioni, è stata esplorata un'altra pista - per esempio, nel 2013, da P. Bingham, J. Souza e J. Blitz: quella detta della "coercizione sociale". Essa consiste nel dire che la dimensione di una società è limitata a priori dalle possibilità di conciliare (il più sovente con la forza) gli interessi e le aspirazioni degli individui non legati da strette relazioni di parentela. Aumentando l'efficacia e la disponibilità di violenza in seno ai gruppi umani, l'arco avrebbe permesso di stabilire dei gruppi più numerosi.
Confesso di essere sufficientemente scettico circa una tale ipotesi - per esempio, non sono convinto che la dimensione attuale dei raggruppamenti umani sia del tutto dovuta alle capacità di armamento che permetterebbero di legare gli individui che non giocano affatto al gioco sociale (descrivo qui, con parole mie, gli argomenti di Bingham ed altri). Ho anche la sensazione molto netta che dopo molti millenni, almeno, l'armamento non serve principalmente per impedire i comportamenti egoisti, ma semmai a preservare tali comportamenti contro l'interesse sociale generale - intendo parlare del ruolo dello Stato come difensore della classe dominante. Naturalmente, si vede che il problema oltrepassa la questione dei comportamenti individuali, a partire dai quali è ben difficile cercare di spiegare le strutture sociali.
Comunque, tutta questa discussione ha il merito di puntare il dito sul problema più generale delle relazioni fra tecnica, capacità produttive ed organizzazione sociale, sottomettendo un ulteriore caso alle nostre concezioni teoriche. Vorrei concludere senza alcuna risposta definitiva, ma con quattro punti:

1 - Quello che governa su questo problema, è l'ipotesi della determinazione dell'avvento dell'arco. Il ragionamento della forma delle punte dei proiettili è molto indiretto e, mi sembra, molto fragile. Non è quindi impossibile che l'arco abbia penetrato il continente molto più anticamente (o, perché no, più recentemente) di quando indicano le date - in ogni caso, che la sua coincidenza con l'emergere di forme sociali stratificate sia molto meno stretta di quanto le date riportate ci lasciano intendere.

2 - Così come per quanto riguarda la coincidenza apparente fra arco e complessità sociale, si può essere colpiti dal ritmo ineguale con l'arco avrebbe penetrato il continente. La sua diffusione, in partenza, sarebbe stata molto lenta: quindici secoli per coprire la zona artica, senza nessuna penetrazione verso la zona più temperata. Poi, in un paio di secoli, forse tre o quattro, si sarebbe diffuso sulla totalità del territorio. Quel quasi stallo iniziale appare intrigante quanto la rapida diffusione nel periodo recente.

3 - Credo che esista un contro-esempio molto evidente per quel che riguarda il legame fra arco e complessità sociale: si tratta della costa Nord-ovest, dove la stratificazione sociale sarebbe apparsa nel secondo millennio prima della nostra era, ossia duemila anni prima dell'arrivo presunto dell'arco (sì, naturalmente, se l'arrivo è datato correttamente). Se queste date venissero verificate, ciò indicherebbe che l'arco può tutt'al più essere una causa fra tante della complessità sociale, ma una causa né necessaria, né sufficiente.

4 - Più in generale, appare chiaro che l'evoluzione sociale è una risultante complessa e, per il momento, molto malintesa, dell'interazione fra più fattori; se così non fosse stato, la variabile unica capace di spiegare in maniera soddisfacente la più parte delle situazioni, sarebbe stata identificata da molto tempo. Ora, tutti i candidati sono stati uno ad uno bocciati. Che la tecnica sia uno di questi fattori, ed uno dei più decisivi, così come lo sottolineava Marx, mi sembra incontestabile. Ma nessuno di questi fattori agisce da solo e la relazione fra tecnica e forme sociali non si lascia per niente comprendere attraverso una semplice formula generale. Capire meglio queste relazioni è senza dubbio una delle questioni più difficili (ma è anche la più essenziale e la più stimolante) dell'antropologia sociale.

- Christophe Darmangeat -

Riferimenti:

    John H. Blitz, « Adoption of the Bow in Prehistoric North America », North American Archaeologist, vol. 9(2), 1988.
    Paul M. Bingham, Joanne Souza, John H. Blitz, « Social Complexity and the Bow in the Prehistoric North American Record », Evolutionnary Anthropology 22, 2013.
    Bruce Owen, « Bows and Spearthrowers in Southern Peru and Northern Chile: Evidence, Dating, and Why it Matters. », 63rd Annual Meeting of the Society for American Archaeology, Seattle. 

fonte: Blog de Christophe Darmangeat

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