lunedì 1 settembre 2014

Questione di classe

giulatesta

"Gli individui non più sussunti sotto la divisione del lavoro sono stati immaginati dai filosofi come ideale, sotto il nome « l’uomo », e l’intero processo che abbiamo delineato è stato da loro concepito come il processo di sviluppo « dell’uomo », così che ad ogni grado della storia passata si è sostituito « l’uomo » agli individui esistenti e lo si è rappresentato come la forza motrice della storia. L’intero processo fu dunque inteso come processo di auto alienazione « dell’uomo », e ciò deriva essenzialmente dal fatto che l’individuo medio del periodo posteriore è sempre stato sostituito a quello del periodo precedente e la coscienza posteriore a quella degli individui precedenti. Con questo capovolgimento, che astrae senz’altro dalle condizioni reali, fu possibile trasformare l’intera storia in un processo di sviluppo della coscienza."
- Karl Marx - da "L'ideologia tedesca" -

La questione appare essere che Marx non pensava che il proletariato fosse capace di comportarsi come una classe; e se il proletariato è incapace di comportarsi come una classe allora gran parte della strategia politica marxista del XX secolo è sbagliata, in quanto presuppone il contrario: in quanto essa assume che la classe operaia possa agire come una classe, possa acquisire coscienza in quanto classe ed abbia un interesse di classe da far valere. Se nessuna di queste ipotesi è vera, si spiegano molte cose a proposito degli accadimenti politici dello scorso secolo, compreso l'emergere del fascismo, a partire dal fatto che la "rivoluzione proletaria" si basava sulla premessa di un evento esterno, e non dato, alla relazione capitalista: lo sviluppo di una coscienza politica tra la classe operaia.
Gli argomenti in proposito, sono quelli espressi da Marx nella sua prima spiegazione del materialismo storico: nel primo libro de "L'ideologia tedesca" viene delineato il concetto di rapporto fra individuo, classe e comunità; in particolare viene tracciata quello che è l'emergere delle classi all'interno della società borghese. I membri di quella che sarebbe diventata poi la borghesia emergono dal conflitto con la classe dominante, la nobiltà terriera.
Lo sviluppo delle forze produttive e, in particolare, dei mezzi di comunicazione, aveva reso possibile, in base alle istanze locali di questa classe nascente, di riconoscersi gli uni con gli altri e far valere gli stessi interessi contro un nemico comune. Le condizioni dei borghesi si trovavano in contraddizione con le relazioni esistenti e con il modo di produzione determinato per mezzo di tali relazioni. Tutte queste condizioni, condivise dai borghesi, erano comuni a tutti loro, indipendentemente da ciascuna individualità.
Quest'ultimo è un argomento che viene più volte sottolineato: le condizioni della classe borghese erano indipendenti dagli individui. Il fatto che le condizioni materiali della classe borghese esistessere a prescindere degli individui che componevano la classe è di enorme importanza. I borghesi hanno creato le condizioni per liberarsi dalle relazioni dominanti e lo hanno fatto per mezzo del loro antagonismo con tali relazioni.

"Le stesse condizioni, la stessa opposizione, gli stessi interessi dovevano far sorgere in complesso anche gli stessi costumi dappertutto."

Le condizioni materiali dei borghesi emergono gradualmente, e la classe stessa si separa lungo la linea della divisione del lavoro, assorbendo parte della classe dei possidenti e trasformando la classe dei senza proprietà, insieme ad una parte dei possidenti, in proletari. In questo modo, la proprietà già esistente viene trasformata in capitale, industriale o commerciale.
A questo punto, Marx ed Engels, fanno un'affermazione decisamente importante, circa la vita interna di una classe:

"I singoli individui formano una classe solo in quanto debbono condurre una lotta comune contro un’altra classe; per il resto essi stessi si ritrovano l’uno di contro all’altro come nemici, nella concorrenza."

E' un punto fondamentale: ogni classe è classe solo in quanto porta avanti una battaglia comune contro un'altra classe. Il suo carattere come classe viene determinato esclusivamente dal suo conflitto contro altre classi. In assenza di un tale conflitto, qualsiasi classe, nella società, è solamente un massa di concorrenti ostili l'uno all'altro. Questo punto di vista sulle classi, nell'opera di Marx, è un filo che si dipana attraverso tutte le sue opere, per tutta la sua vita. E' talmente importante che appare nel terzo volume del Capitale, dove Marx scrive:

" Appena non si tratta più di ripartire i profitti ma di suddividere le perdite, ciascuno cerca di ridurre il più possibile la propria quota parte della perdita e di riversarla sulle spalle degli altri. La perdita per la classe nell’insieme è inevitabile, ma quanto di essa ciascuno debba sopportare, in quale misura debba assumersene una parte, diventa allora questione di forza e di astuzia e la concorrenza si trasforma in una lotta fra fratelli nemici. L’antagonismo fra l’interesse di ogni singolo capitalista e quello della classe capitalistica si manifesta allora nello stesso modo come nel periodo di prosperità si era praticamente affermata l’identità di tali interessi per mezzo della concorrenza."

Tutta la comprensione di quelle che sono le Classi nella società capitalista viene meno nel momento in cui dimentichiamo che la vita interna di ciascuna classe è determinata dall'ostilità e dalla concorrenza. Una "fraternità ostile", è il termine più adatto per poter pensare una classe nella società borghese. E questo ha un'importanza fondamentale al fine della comprensione, in quanto significa che, a causa dell'infuriare della concorrenza dentro ciascuna classe, gli interessi della classe nel suo insieme, vista come un intero (per esempio, le condizioni materiali comuni a tutti i membri della classe), assumono una forma che è indipendente dalla classe.

"D’altra parte la classe acquista a sua volta autonomia di contro agli individui, cosicché questi trovano predestinate le loro condizioni di vita, hanno assegnata dalla classe la loro posizione nella vita e con essa il loro sviluppo personale, e sono sussunti sotto di essa. Questo fenomeno è identico alla sussunzione dei singoli individui sotto la divisione del lavoro e può essere eliminato soltanto mediante il superamento della proprietà privata e del lavoro stesso. Abbiamo già accennato più volte come questa sussunzione degli individui sotto la classe si sviluppi in pari tempo in una sussunzione sotto idee di ogni genere, ecc."

Quello che chiamiamo classe, non è, in alcun modo, la somma degli individui membri di quella formazione sociale, bensì una cosa che è materialmente indipendente da quei membri. La classe è un'astrazione indipendente nella quale i membri individuali vengono sussunti, e le loro vite vengono determinate da essa. E se questo è cio che è una classe, il proletariato non può comportarsi come classe nello stesso modo in cui si è comportata la borghesia, la quale era in contraddizione con le esistenti relazioni e con il modo di produzione determinato da quelle relazioni, semplicemente perché non è così per il proletariato. Semplicemente, non è in contraddizione, il proletariato è un prodotto delle condizioni esistenti dei rapporti borghesi di produzione. E' un prodotto della borghesia, allo stesso modo in cui lo è, ad esempio, la grande industria. Come classe, il proletariato "non ha alcun interesse particolare da far valere nei confronti della classe dominante".
Il problema, però, sta nel fatto che anche se non ha interessi da far valere contro la classe dirigente e non si trova in contraddizione con le esistenti condizioni, nondimeno rimane caratterizzata internamente come "fraternità ostile", come qualsiasi altra classe della società borghese. Inoltre, è una fraternità ostile di concorrenti che non entra mai in conflitto con la sua classe dirigente. In questo modo, il carattere competitivo delle relazioni intra-classe assume piena espressione: non c'è limite a quest'ostilità e non c'è niente da mediare o limitare.
Gli argomenti usati da Marx erano rivolti a spiegare perché questa classe - il proletariato - segnava la fine della società divisa in classi, e dello Stato stesso. Proprio in quanto questa classe non ha alcun interesse da far valere in quanto classe, metterà fine allo Stato (del resto, la borghesia ha rovesciato la classe dominante dell’ancient regime, senza aver avuto bisogno di un partito di avanguardia, mentre, secondo alcuni marxismi, per qualche inesplicabile ragione, il proletariato non potrebbe riuscirci!). Ma i proletari non possono vincere nessuna lotta di classe proprio per la stessa ragione per la quale rappresentano la fine delle classi e della società di classe. Marx ha mostrato come il capitalismo sarebbe crollato, non importa come finisce la lotta di classe, anche se finisce con la completa sottomissione dei proletari alla borghesia. Il proletariato non mira a rovesciare la classe dirigente, ma mira a porre fine alla competizione. E questo ha implicazioni positive e negative: implica sindacati così come implica razzismo e ostilità contro gli immigranti. Entrambe sono perfette espressioni della coscienza del proletariato e possono facilmente coesistere fianco a fianco all'interno della classe nel suo insieme.
Che è come dire che la coscienza politica del proletariato è del tutto incoerente, e che una strategia puramente politica per superare il capitalismo non può che fallire, necessariamente!

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