sabato 20 settembre 2014

Fantasocialismo

China Mieville

China Miéville è l'autore di "La città e la città", di "Embassytown", e di molti altri romanzi. Scrive anche trattati accademici sul marxismo, e a volte mischia le due cose. Nei suoi romanzi scrive di movimenti operai sovrannaturali e di rivoluzioni industriali interplanetarie, in parte perché si è sempre ispirato ad un secolo di fantascienza che include tematiche socialiste. Qualche anno fa, China Miéville ha steso una lista di 50 opere di fantascienza "che ogni socialista dovrebbe leggere"; è una collezione affascinante che torna indietro ai primi anni del XX secolo, con Alexander Bogdanov, Charlotte Perkins Gilman, e Claude Farrère, e continua fino al presente con Iain M. Banks, Octavia Butler, e Mary Gentle. C'è anche Gregory Maguire, insieme a Jonathan Swift. Di seguito, alla rinfusa:

1 - Iain M. Banks — La guerra di Zakalwe (Use of Weapons) (1990) -
Fantascienza socialista che narra di una società post-carestia. I membri della società della cultura sono i "buoni", in termini narrativi e politici, ma ci sono problemi di colpe inter-culturali e di manipolazione che complicano la storia e la rendono qualcosa di più di una semplice utopia.

2 - Edward Bellamy — "Guardando indietro, 2000-1887" (Looking Backward, 2000–1887) (1888)
Un'utopia comunista autoritaria e naïf. Parla della confusione del protagonista, "moderno", che si trova in un mondo che non contribuito a creare.

3 - Alexander Bogdanov — "La stella rossa" (The Red Star: A Utopia) (1908; trans. 1984)
Questa fantascienza bolscevica spedisce un rivoluzionario su un Marte socialista. Il libro è stato criticato (non senza ragione) per essere proto-stalinista, ma nel complesso è stato ingiustamente diffamato. Tratta assai bene i problemi che una persona incontra quando cerca di adattarsi ad una società che non ha contribuito a creare (vedi Bellamy)

4 - Emma Bull & Steven Brust — Freedom & Necessity (1997)
Bull è una liberale di sinistra e Brust è uno scrittore trotskita di fantasy. Il libro è ambientato nel XIX secolo dei cartisti e dell'agitazione sociale. Definito come "il primo steam-punk marxista", è "un fantasy per giovani hegeliani".

5 - Mikhail Bulgakov — "Il maestro e Margherita" (The Master and Margarita) (1938; trans. 1967)
Straordinario fantasy ambientato nella Mosca degli anni '30, con protagonisti il diavolo, Ponzio Pilato e l'Ebreo Errante. E' insieme una satira ed una critica della Russia stalinista, talmente tagliente da sembrare incredibile il fatto che sia riuscita a passare fra le maglie della censura. Assolutamente eccezionale.

6 - Katherine Burdekin (aka “Murray Constantine”)— "La notte della svastica" (Swastika Night) (1937)
Eccellente esemplio del sottogenere fantascientifico tipo "Hitler ha vinto". La cosa insolita è che sia stato pubblicato dal Left Book Club" (un editore di sinistra) e che quando è stato scritto Hitler fosse ancora al potere, di modo che la paura dei nazisti era attuale.

7 - Octavia Butler — "Sopravvissuta" (Survivor) (1978)
Scrittrice nera americana, recentemente scoperta dal grande pubblico dopo anni di confino nel genere della fantascienza. Il suo romanzo più apertamente politico è Legami di Sangue, mentre più popolare è la serie Patternmaster. "Sopravvissuta" tratta brillantemente le questioni legate al colonialismo ed al razzismo, e lo fa in un contesto fantascientifico.

8 - Julio Cortázar — “Casa occupata" (House Taken Over) (1963?)
Un racconto spaventoso che mette in discussione il concetto di casa come santuario e rifugio. Una sottile descrizione dell'opposizione borghese pubblico/privato e interno/esterno.

9 - Philip K. Dick — "Un oscuro scrutare" (A Scanner Darkly) (1977)
Si poteva scegliere uno qualsiasi dei suoi libri. Questo, come tutti gli altri, tratta di identità, di potere e di tradimento, qui più direttameti collegati alle strutture sociali, di quanto lo siano in altri lavori (vedere anche "In senso inverso" e "La svastica sul sole"). Incredibilmente commovente.

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10 - Thomas Disch — "Il prete" (The Priest) (1994)
Spietatamente anticlericale. Un'opera di dark fantasy contro la chiesa cattolica (dedicata, fra gli altri, al Papa ...)

11 - Gordon Eklund — "Tutti i tempi possibili" (All Times Possible) (1974)
Studio sui mondi alternativi, che prende in esame un ipotetico movimento di estrema sinistra in un USA alternativa.

12 - Max Ernst — "Una settimana di bontà" (Une Semaine de Bonté) (1934)
Il romanzo-collage surrealista definitivo. Un succedersi di immagini che coinvolge il lettore nel decifrarle. Una sorta di giallo alla cluedo (chi? dove? con che cosa?), con personaggi che sembrano usciti da garbati cataloghi commerciali e che si trovano impegnati in una storia di piccole morti e di grandi avventure.

13 - Claude Farrère — Useless Hands (1920; trans. 1926)
Cupo darwinismo sociale, ed un prototipo dell'argomento: "addio alla classe operaia". La rivolta delle "mani inutili", operai senza lavoro, viene vista come patetica davanti alla tecnologia inesorabile. Un libro reazionario, freddo e interessante.

14 - Anatole France — "Sopra la pietra bianca" (The White Stone) (1905; trans. 1910)
In parte una confutazione della febbre razzista del "pericolo giallo di quei tempi. Un libro sul "pericolo bianco" e sull'ascesa del socialismo. Altrettanto interessante è "La rivolta degli angeli", che prende in esame l'oramai usurato tema di un Lucifero, dalla parte del diritto, che si ribella ad un dio dispotico.

15 - Jane Gaskell — "Strarno male" (Strange Evil) (1957)
Scritto dall'autore all'età di quattordici anni, con tutti i difetti che questo può comportare, rimane un'opera straordinaria. Una fiabva crudele intrisa di sessualità, di riflessioni su Tom Paiane e Marx, con uno sconvolgimento rivoluzionario descritto in maniera simpatetica, ma senza sentimentalismo. In azione uno dei cattivi più inquietanti mai letto.

16 - Mary Gentle — "Il tramonto degli dei" (Rats and Gargoyles)  (1990)
Ambientato in una città che demolisce il concetto di "feudalism light" della maggior parte del genere fantasy, racconta le avventure di un'insolita protagonista femminile, in una città in preda alla lotta di classe, alla corruzione e all'oppressione.

17 - Charlotte Perkins Gilman — “La carta da parati gialla" (The Yellow Wallpaper) (1892)
Opera fondamentale di una pensatrice radicale. Un racconto spaventoso che mostra come in una relazione "affettuosa", possa esistere la più crudele oppressione femminile, allo stesso modo in cui esiste in un'altra relazione più ostentamente violenta. Da leggere anche le sue utopie femministe/socialiste, “Moving the Mountain” (1911) e "Herland" (1914).

18 - Lisa Goldstein — "Gli anni fantastici" (The Dream Years) (1985)
Un viaggio nel tempo avanti e indietro fra la Parigi del 1920 del movimento surrealista e quella del 1968, durante la rivolta.

19 - Stefan Grabinski — The Dark Domain (1918–22)
Un brillante horror di uno scrittore polacco che in maniera insolita inserisce inquietudine e minaccia dentro i simboli della modernizzazione industriale della Polonia: treni, elettricità, ecc.. La consapevolezza dell'instabilità quotidiana, lo pone altrove rispetto agli scrittori tradizionale e nostalgici di storie di fantasmi.

20 - George Griffith — The Angel of Revolution (1893)
Alquanto datato, ma insolito nella misura in cui gli eroi sono rivoluzionari terroristi, assai diversi, ad esempio, dagli anarchici di Chesterton.

21 - Imil Habibi — "Il pessottimista" (The Secret Life of Saeed the Pessoptimist) (1974; trans. 1982)
Habibi era un membro del partito comunista palestinese, un veterano delle lotte anti-britanniche degli anni '40, ed è anche stato membro del Knesset (parlamento monocamerale di Israele) per molti anni. Questo affabile e surreale libro racconta la vita di un palestinese in Israele (con situazioni surreali ed alieni).

22 - M. John Harrison — Viriconium Nights (1984)
Una scrittura brillante che esprime l'alienazione del quotidiano moderno con una forza terribile. Un fantasy che mette a nudo senza pietà la natura alienante del desiderio di una fuga fantastica, e mostra come una tale fantasia rimane per sempre irraggiungibile. Una punizione  per il personaggio e per i lettori che si lasciano coinvolgere dal fantasy.

23 - Ursula K. Le Guin — "I reietti dell'altro pianeta" (The Dispossessed: An Ambiguous Utopia) (1974)
Il ibro più apertamente politico di tutta l'eccellente opera di questa scrittrice anarchica. Un'analisi delle relazioni tra un mondo capitalista ricco e sfruttatore ed un mondo comunista povero, quasi arido, seppur tecnologico.

24 - Jack London — "Il tallone di ferro" (Iron Heel) (1907)
Un capolavoro di London: in un mondo socialista del 27° secolo, alcuni studiosi trovano dei documenti che descrivono un'oligarchia fascista negli Stati Uniti, e la rivolta del proletariato.

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25 - Ken MacLeod — "Il piano clandestino" (The Star Fraction) (1996)
Un trotskita inglese, di tendenze fortemente libertarie, le cui eccellenti opere analizzano senza fanatismi la politica di sinistra; come, per esempio, in "The Stone Canal", dove si discute delle disrtorsioni del marxismo. Qui, viene scelto "Il piano clandestino" perché vede come protagonisti degli eroi di sinistra immersi in una realtà virtuale; un appello ai rivoluzionari sotto forma digitale.

26 - Gregory Maguire — "Strega" (Wicked) (1995)
Brillante fantasy revisionista su come i vincitori scrivono la storia. La perdente dalla cui parte viene raccontata la storia, è la strega cattiva dell'ovest, una combattente per una politica di emancipazione nel dispotico impero di Oz.

27 - J. Leslie Mitchell (Lewis Grassic Gibbon) — Gay Hunter (1934, ripubblicato 1989)
Scritto dall'autore marxista di alcuni classici della letteratura scozzese vernacolare, come "A Scots Quair" e "Spartacus", questo romanzo dimostra che la propaganda può essere un'arte. Grande fantascienza. Forse un po' troppo ingenuamente naif, ma tuttavia eccellente.

28 - Michael Moorcock — Hawkmoon (1967–77, ristampato in un'edizione unica nel 1992)
Moorcock è un anarchico di sinistra erudito ed un gigante della letteratura fantasy. Quasi tutto quel che ha scritto è interessante, ma Hawknoon viene scelto qui in onore a quello che Moorcock stesso ha detto di questo libro: "Con spirito consapevolmente in contrasto con lo sciovinismo dell'epoca, scelsi un tedesco come eroe, ed un inglese come cattivo". Vi si trovano anche diversi riferimenti satirici, e battute da decifrare, circa la politica degli anni '60 e '70.

29 - William Morris — "Notizie da nessun dove" (News From Nowhere) (1888)
Un'utopia socialista (ingenuamente pastorale), scritta in risposta a Bellamy (vedi sopra), che insolitamente non si tira indietro dall'affrontare la difficile questione politica dei mezzi per ottonere la desiderata rivoluzione utopistica-proletaria.

30 - Toni Morrison — "Amatissima" (Beloved) (1987)
E' noto che Beloved è un libro magnifico a proposito della razza, lo schiavismo e il senso di colpa; ma è generalmente meno condiviso il fatto che si tratti diu un fantas. Lo è! E' una storia di fantasmi che senza l'elemento fantastico perderebbe metà della sua forza.

31 - Mervyn Peake — The Gormenghast Novels (1946–59)
Una descrizione austera del ritualismo che muore e della necessaria trasformazione. Non date retta a chi dice che il terzo libro sia deludente.

32 - Marge Piercy — "Sul filo del tempo" (Woman on the Edge of Time) (1976)
Una donna chicana (americana di origini messicane), rinchiusa in manicomio, entra in contatto con il messaggero di una futura utopia nato dopo una "piena rivoluzione femminista".

33 - Philip Pullman — "La bussola d'oro" (Northern Lights) (1995)
Pullman ci ha deluso. Questo libro è presente qui perché affronta complessità politico-morali con un sobrio rispetto nei confronti dei suoi giovani lettori e dei suoi personaggi. Esplora la libertà ed i meccanismi sociali, e la questione circa l'utilizzo di mezzi malvagi per arrivare all'emancipazione. Solleva la più grande questione possibile e non tratta con condiscendenza i lettori facendo credere loro che ci siano risposte semplici. E' il secondo libro della trilogia "La Lama Sottile", ed è un libero di passaggio perfettamente adeguato. Poi, nel terzo libro, "Il cannocchiale d'ambra", qualcosa va storto: ci sono parti eccezionali, ma c'è un sentimentalismo, un formalismo, deludenti. La bussola d'oro invece rimane un capolavoro.

34 - Ayn Rand — "Il tema", "L'uomo che apparteneva alla Terra", "L'Atlantide" - (Atlas Shrugged) (1957)
Conosci il tuo nemico! Questa panoplia portentosamente nicciana ha avuto enorme influenza sulla fantascienza americana. Rand era una oggettivista ossessiva, una individualista liberale pro-capitalista, il cui odio per il socialismo e per qualsiasi forma di "collettivismo" è visibile in questo romanzo importante e influente, per quanto disgustoso e pesante.

35 - Mack Reynolds — "La sindrome della furia" (Lagrange Five) (1979)
Per 25 anni, Reynolds è stato un attivista del Partito socialista laburista americano. La sua prospettiva radicale sulle questioni politiche, è riflessa in tutte le sue opere. Questo libro esamina una quasi-utopia e lo fa senza sentimentalismi. Di grande interesse anche "Tomorrow might be different" (1960) e "Genoa-Texcoco: zero a zero" (1960), che esaminano esplicitamente la relazione fra capitalismo e stalinismo.

36 - Keith Roberts — "Pavana" (Pavane) (1968)
Questi racconti, collegati fra di loro, sono ambientati in un presente dove Elisabetta I venne assassinata e così la Spagna conquistò la Gran Bretagna. Viene esaminata la vita in un mondo in cui un cattolicesomo feudale militante agisce in funzione di controllo e di restrizione delle funzioni sociali e produttive. Però Roberts non era affatto di sinistra, e con l'energia che il suo rivoltarsi nella tomba produrrebbe, per essere stato incluso in questa lista, si potrebbe illuninare tutta la Francia.

37 - Kim Stanley Robinson — The Mars Trilogy (1992–96)
Probabilmente il centro di gravità più potente per la fantascienza di sinistra degli anni '90. Un'analisi tentacolare e riflessiva sulla varietà di relazioni sociali che alimentano e portano al cambiamento rivoluzionario. Ci sono anche delle battute su Gramsci, in italiano).

38 - Mary Shelley — Frankenstein, or the Modern Prometheus (1818)
Non è un avvertimento a "non pasticciare con cose che dovrebbero essere lasciate stare" (che satebbe un messaggio reazionario e anti-razionalista), ma un monito che riguarda la necessità di maneggiare le forze che vengono liberate e sul fatto che non c'è nelle persone nessuna natura "innata", ma la natura è socialmente costruita.

39 - Lucius Shepard — "Settore Giada" (Life During Wartime) (1987)
Un orrorifica visione di una futura guerra (malcelata sotto il travestimento del Vietnam). Dentro alla feroce analisi della verità della guerra e della politica estera statunitense, Shepard investiga anche le relazioni tra fantascienza, fantasy e realismo magico, ed utilizza i loro mezzi comuni per volgersi a guardare alla realtà con passione.

40 - Norman Spinrad — "Il signore della svastica" (The Iron Dream) (1972)
Un romanzo di fantascienza scritto da Adolf Hitler... E' questa la divertente, inquietante, feroce condanna dell'estetica fascista che forma molte opere di fantascienza e di fantasy, espressa da Spinrad. Cosa sarebbe accaduto se Hitler fosse diventato uno scrittore di fantascienza pulp a New York? Non un libro su questa possibilità, ma un suo libro. Coraggioso e spietato.

41 - Eugene Sue — "L'ebreo errante" (Le Jeuf Errant) (1845)
Grande libro di Sue, socialista radicale, sulle avventure della famiglia dell'ebreo errante della leggenda. Gli elementi simbolici di fantasia sono: l'ebreo è l'operaio espropriato e la sua compagna è la donna oppressa. Marx odiava Sue come scrittore, ma è un libro importante.

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42 - Michael Swanwick — "Cuore d'acciaio" (The Iron Dragon’s Daughter) (1993)
Grande opera che distrugge completamente gli aspetti sentimentali del genere fantasy. Dall'interno del genere, con fate, elfi e compagnia bella, Swanwick esamina la rivoluzione industriale, la guerra del Vietnam, il razzismo ed il sessismo, ed i sogni di evasione del genere fantasy. Un vero grande anti-fantasy.

43 - Jonathan Swift — "I viaggi di Gulliver" (Gulliver’s Travels) (1726)
Un attacco spietato all'ipocrisia ed alla falsità, che non cede mai la fantasia alla satira: i due elemeti si alimentano perfettemente l'un l'altro.

44 - Alexei Tolstoy — Aelita (1922; trans. 1957)
Un parente lontano dell'altro Tolstoj. La versione "riveduta e corretta" è meno buona, scritta nell'ambiente severa dello stalinismo. Un ufficiale dell'Armata Rossa va su Maere e fomenta una ribellione dei marziani. Un buon libro, provocatorio ma interessante, anche in termini di esportazione della rivoluzione.

45 - Ian Watson — Slow Birds (1985)
Un autore di sinistra che in quest'antologia inserisce una fredda demolizione della Thatcher e del tatcherismo. Il suo punto di vista sull'oppressione, cognitiva e politica, permea tutta la sua scrittura austera e cerebrale.

46 - H.G. Wells — "L'isola del Dr. Moreau" (The Island of Dr Moreau) (1896)
Come molte delle opere di Wells, è un miscuglio destabilizzante di nozioni progressiste e reazionarie. E' innanzitutto una delle più grandi storie horror di tutti i tempi. Un'analisi pesante del colonoliasmo, della scienza, dell'eugenetica, della repressione e della religione: un fantasy che riecheggia La Tempesta di SHakespeare.

47 - E. L. White — Lukundoo (1927)
Una delle più straordinarie espressioni (quasi del tutto inconscia) di ansia coloniale e senso di colpa di tutta la storia della letteratura.

48 - Oscar Wilde — "Il principe Felice, e altre storie" (The Happy Prince and Other Stories) (1888)
Storie fantastiche per bambini scritte da un autore socialista e romantico. Segnate da un'acuta mancanza di sentimentalismo e da un profondo e sovversivo cinismo, che nulla tolgono alla loro capacità di essere intensamente commoventi.

49 - Gene Wolfe — "La quinta testa di Cerbero" (The Fifth Head of Cerberus) (1972)
Wolfe è un repubblicano religioso, ma la sua prospettiva tragico-cattolica lo porta ad una comprensione della realtà sociale profondamente sincera e cruda. Questo libro è una riflessione assai triste e densa su colonialismo, identità ed oppressione.

50 - Yevgeny Zamyatin — "Noi" (We) (1920; trans. 1924)
Un bolscevico che, agli inizi degli anni 1920, si guadagnò una diffidenza quasi ufficiale con questa visione destabilizzante e distopica di un totalitarismo assoluto. Visione che, oggi, viene considerata, in retrospettiva, come una critica allo stalinismo, sebbene sia un giudizio fuorviante ed astorico.

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