domenica 25 maggio 2014

La giornata dell’esorcismo

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Il voto
di Bernard Charbonneau

Il voto è sempre stato un rito di partecipazione, e soprattutto, lo diverrà sempre più, segnatamente nei grandi paesi dove non esiste l'istituto del referendum e dove si vota per dei politici e per dei partiti, piuttosto che per questa o quella politica. L'universo mi oltrepassa, ed oggi è la società oggettivata nello Stato: la pace, la guerra, l'economia, la finanza - che mi dominano ogni giorno sempre di più. Ogni giorno il mondo si appesantisce e si complica, sia che la tecnica lo renda tale, sia che me lo dica la scienza. Ogni giorno un evento cade dal cielo, e la mia vita sfugge un po' più al mio pensiero e al mio potere. Politicamente sono libero, ma sono altri che hanno stabilito il luogo e la natura del mio lavoro, e sono loro che si occupano del mio tempo libero. Potrò scegliere il capo dello Stato, ma scelgo sempre meno il pane che mangio, la casa che abito, dal momento che è la scienza economica a deciderlo. Io non controllo affatto il mio destino che è un torrente - produzione, inquinamento, informazione, popolazione - continuamente in piena. Rimane la guerra o la pace. Ma non è mai stato convocato il popolo sovrano, a votarla. Che angoscia! In fondo, io non so niente e non posso niente. Per fortuna, ogni quattro anni, divento improvvisamente onnisciente ed onnipotente: io voto. In generale, non posso scegliere che fra due beni, o fra due mali. Ma posso scegliere quello minore; decido fra il rosso e il bianco, se Dupont o Durand farà la bomba atomica, se sarà l'uno o l'altro che mi manderà ad insegnare grammatica strutturale ad Hirson ... Infine, io conto - almeno per uno; non sono più un individuo, sono il Popolo ... Conto perché ci credo; è un atto fondamentale, decisivo. Ho votato anch'io - sono un intellettuale critico - anche se non ci credo e se la cosa non ha alcuna importanza. Ormai è fatta. Chi vincerà? I pro o i contro, i Blu o i Verdi? La suspense è al massimo. E' finita; ho votato, ho fatto all'amore con la Francia, ho fatto pipì nell'urna e ora mi sento meglio. Ho fatto il mio dovere ed ora posso pensare ad altre cose: a risparmiare qualche soldo o ad andare in vacanza. Ho votato, uff! Ho fatto in tempo, ho delegato i miei poteri.
Più la società evolve, più l'individuo vora; e più si vota, più questo gesto si svalorizza. E allora perché voto? - Per il voto. Si tratta di un rito d'esorcismo che ricostruisce il mondo - la società, lo Stato - l'opera della libertà degli individui. Ma improvvisamente questa diventa la scelta della società, dello Stato. Mi integro; non mi accontento di subire, scelgo. La festa elettorale è un rito di partecipazione come lo è la messa: è per questo che chi rifiuta questa società blindata nello Stato ha il dovere civico di astenersi. Altrimenti da suo schiavo, diventa suo complice ...
Il voto è un rito di fondazione. Il giorno in cui la società smetterà di crederci, essa sarà cambiata.
 
- Bernard Charbonneau - (1910-1996) -

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