giovedì 22 maggio 2014

Ho sonno!

luce

Le luci dell'Illuminismo. Il simbolismo della modernità e l'eliminazione della notte.
di Robert Kurz

Dopo più di 200 anni, siamo sempre abbagliati dalla luce dell'Illuminismo borghese. La storia della modernizzazione è ubriaca delle metafore che evocano la luce. Il gran sole della ragione ha il compito di scacciare l'oscurità della superstizione e rendere così visibile il disordine del mondo, per poter alfine costruire la società secondo criteri razionali. L'oscurità non viene percepita come l'altra faccia della verità, ma come l'impero del Male. Già gli umanisti del Rinascimento polemizzavano con i loro avversari, trattandoli da "oscurantisti". Nel 1832, Goethe, sul suo letto di morte, avrebbe esclamato: "Più luce". Un classico deve andarsene in bellezza. I romantici si difendevano dalla fredda luce dalla ragione, volgendosi sistematicamente verso la religione. Di fronte alla razionalità astratta, sostenevano un'irrazionalità non meno astratta. Piuttosto che sbronzarsi con le metafore ispirate dalla luce, si ubriacavano di oscurità, come Novalis nel suo "Inno alla notte". Ma questo semplice rivolgimento del simbolismo dell'Illuminismo, in realtà passava a lato del problema. I romantici non hanno affatto superato un unilateralismo che giudicavano sospetto, hanno semplicemente occupato l'altro polo della modernizzazione, divenendo così dei veri e propri zeloti "oscurantisti" di un pensiero reazionario e clericale. Ma il simbolismo della modernizzazione può essere criticato con altri mezzi, denunciando l'irrazionalità paradossale della stessa ragione capitalista. Poiché, in realtà, le moderne metafore dell'Illuminismo odorano del puzzo di bruciato del misticismo. Un al di là, fonte di luce intensa, così come lo rappresenta la ragione moderna, evoca la descrizione degli imperi degli angeli, illuminati dallo splendore divino, oppure i sistemi religiosi dell'Estremo Oriente, da dove ci proviene il concetto di "illuminazione". Anche se si suppone che la luce della ragione moderna sia quaggiù, essa ha un carattere maledettamente trascendentale. La luminosità celeste di un dio impenetrabile, si è secolarizzata nella banalità mostruosa del fine in sé capitalista, la cui cabala materiale è l'accumulazione insensata del valore economico. Non si tratta affatto della ragione, ma di un non-senso superiore, e quel che brilla è lo splendore di un assurdità che ferisce gli occhi.
La ragione irrazionale dell'Illuminismo vuole portare tutto alla luce. Ma questa luce non è solo un simbolo che appartiene al mondo del pensiero, essa ha anche un significato socio-economico reale. Ed è esattamente questo ad esser stato fatale al marxismo ed al movimento operaio: essersi sentiti i veri eredi dell'Illuminismo e della sua metafora sociale della luce. L'Internazionale, l'inno del marxismo, parla di un meraviglioso avvenire socialista su cui "il sole brillerà sempre". Un caricaturista tedesco ha preso questa frase alla lettera, mostrando "l'impero della libertà" dove degli uomini sudati sollevano la testa verso il sole e sospirano: "ecco, sono tre anni che brilla, e non vuole saperne di andarsene a dormire". Non è solo una semplice battuta. In un certo senso, la modernizzazione ha fatto davvero "della notte, il giorno". In Inghilterra - che, come si sa, è stata pioniere dell'industrializzazione - l'illuminazione a gas venne introdotta all'inizio del XIX secolo, per poi diffondersi, in seguito, per tutta l'Europa. Entro la fine di quello stesso secolo, era già stata rimpiazzata dall'elettricità. E' noto da tempo che la confusione fra il giorno e la notte dovuta alla luce fredda dei soli artificiali turba il ritmo biologico degli esseri umani e provoca disturvi mentali e fisici. Eppure, non esiste più alcuna difesa contro questa violenta illuminazione planetaria. Karl Marx, lui stesso un erede dell'Illuminismo, aveva constatato  che l'attività senza tregua della produzione capitalista era "sproporzionata". Questa sproporzione non poteva, per principio, tollerare nessun tempo buio. Perché il tempo del buio è anche quello del riposo, della passività e della contemplazione. Il capitalismo esige l'estensione della sua attività fino all'estremo limite fisico e biologico. Per quel che riguarda il tempo, questo limite è determinato dalla rotazione della Terra sul proprio asse, dunque dalle 24 ore della giornata astronomica che ha una parte chiara (di fronte al sole) e una parte oscura (girata dall'altra parte rispetto al sole). La tendenza del capitalismo è quella di estendere la parte attiva a tutta la giornata astronomica, nella sua totalità. La parte notturna disturba questa tendenza. Così, produzione, circolazione e distribuzione delle merci devono funzionare 24 ore su 24, perché "il tempo è denaro". Il concetto di "lavoro astratto" nella produzione moderna di merci non include quindi solamente la sua estensione assoluta, ma anche la sua astrazione astronomica: un processo analogo a quello della modifica della misura dello spazio. Il sistema metrico è stato instaurato nel 1795, dalla Rivoluzione francese e si è esteso alla stessa velocità dell'illuminazione a gas. La misura dello spazio, che si basava sulle parti del corpo umano (piede, pollice, ecc.), tanto differenziate e molteplici quanto le culture umane, vennero sostituite dalla misura astronomica astratta che si voleva corrispondente ad un quarantamilionesimo della circonferenza della Terra. Quest'unificazione della misura dello spazio corrispondeva all'economia meccanicistica del mercato moderno, analizzato e sostenuto da Adam Smith (1732-1790). La messa in moto della macchina mondiale economica del capitale era correlata alla rappresentazione dell'universo e della natura vista come una grande ed unica macchina, dove le misure astronomiche diventavano il suo  codice comune. Questo non riguardava solo lo spazio, ma anche il tempo. A misura astronomica, misura dello spazio astratto, corrispondeva l'ora astronomica, la misura del tempo astratto, ed insieme sono anche le misure della produzione capitalista delle merci. E' questo tempo astratto che ha permesso di estendere alla notte, la giornata di "lavoro astratto", e di rosicchiare il tempo del riposo. Il tempo astratto può essere staccato dalle cose e dalle condizioni concrete. La maggior parte delle vecchie misurazioni del tempo, come le clessidre o gli orologi ad acqua, non dicevano che ora fosse, ma venivano regolati su dei processi concreti, per misurarne la durata. Li si potrebbero pargonare a quei piccoli gadget che suonano quando l'uovo è cotto. Qui, la quantità del tempo non è affatto astratta, ma orientata su una certa qualità. Il tempo astronomico del "lavoro astratto", al contrario, è staccato da qualsiasi qualità. La differenza diventa evidente quando, per esempio, si legge nei documenti del Medioevo che i tempi di lavoro dei servi sul latifondo duravano "dall'alba a mezzogiorno". Ciò vuol dire che i tempi di lavoro non erano solo più brevi in assoluto, ma anche relativamente, perché variavano secondo le stagioni ed erano più brevi in inverno che in estate. L'ora astronomica astratta, al contrario, ha permesso di fissare l'inizio del lavoro "alle sei", indipendentemente dalla stagione e dal ritmo biologico dell'essere umano. E' per questo che il capitalismo è anche l'epoca delle sveglie, questi mostri che strappano le persone dal loro sonno con un segnale stridente, per spingerli verso il loro posto di lavoro, illuminato artificialmente. Ed una volta che l'inizio del lavoro è andato indietro, dentro la notte, si è potuto anche, dall'altra parte della giornata, spingerlo avanti. Questo cambiamento ha anche un carattere estetico. Allo stesso tempo che la razionalità economica astratta "dematerializza" in qualche modo l'ambiente, dal momento che la materia, e il suo contesto, devono sottomettersi ai criteri della redditività, essa anche de-dimensiona e de-proporziona. Se i vecchi palazzi ci appaiono più belli e piacevoli di quelli moderni e se constatiamo che in rapporto agli edifici "utilitaristi" di oggi, essi hanno qualcosa di irregolare, questo è perché sono stati costruiti utilizzando le misure basate sui corpi umani e le loro forme sono state adattate al loro ambiente. L'architettura moderna, al contrario, utilizza le misure dello spazio astronomico e utilizza delle forme "decontestualizzate", staccate dall'ambiente. La stessa cosa avviene col tempo. Anche l'architettura moderna del tempo è de-proporzionata e de-contestualizzata. Non è solo lo spazio ad essere divenuto brutto, ma anche il tempo.
Nel XVIII secolo,e all'inizio del XIX, il prolungamento, tanto assoluto quanto relativo, del tempo di lavoro, attraverso l'introduzione dell'ora astronomica astratta, venne vissuto come una tortura. Le persone si sono a lungo difese disperatamente contro il lavoro di notte legato all'industrializzazione. Veniva considerato immorale lavorare prima dell'alba i dopo il tramonto. Quando, nel Medioevo, dovevano eccezionalmente lavorare di notte, dovevano essere nutriti abbondantemente e remunerati come dei principi. Il lavoro di notte era un caso raro. Uno dei grandi "meriti" del capitalismo è quello di essere riuscito a fare della tortura del tempo, la misura normale dell'attività umana. La diminuzione del tempo di lavoro assoluto, avvenuto dopo gli inizi del capitalismo, non ha mai cambiato niente. Al contrario, nel XX secolo, il lavoro a turni si è esteso sempre di più. Sfruttando il lavoro di due o tre squadre, si è reso possibile far funzionare le macchine senza mai fermarle, interrompendo il loro funzionamento solo per brevi pause, al fine di poterle regolare, per la manutenzione e per la pulizia. Lo stesso avviene per gli orari di apertura di grandi magazzini e supermercati, che devono avvicinarsi il più possibile alle 24 ore. In molti paesi, come gli Stati Uniti, non esiste più alcuna regolamentazione per la chiusura e su molti negozi troneggia il cartello "Aperto 24 ore su 24". Dopo che la tecnologia microelettronica di comunicazione ha globalizzato il flusso finanziario, la giornata monetaria di un emisfero si prolunga direttamente in quella dell'altro emisfero. ""I mercati finanziari non dormono mai", recita la pubblicità di una banca giapponese.
La luce della ragione moderna, è l'illuminazione del lavoro notturno. Parallelamente alla globalizzazione della concorrenza, l'imperativo sociale esterno diventa per l'individuo, coercizione interiorizzata. Come la notte, anche il sonno diventa suo nemico, poiché dormendo, si priva delle opportunità e si ritrova senza difesa di fronte all'attacco dell'Altro. Il sonno dell'uomo dell'economia della merce diventa breve e leggero come quello di una bestia selvaggia, e ciò avviene proporzionalmente alla sua "volontà di riuscire". Ci sono dei seminari per manager dove si possono apprendere metodi per minimizzare il sonno, e certe scuole di self-management oggi pretendono seriamente che "l'uomo d'affari non dorme mai", proprio come i mercati finanziari. Ma la sottomissione degli uomini al "lavoro astratto", e alla sua misura astronomica del tempo, non è possibile senza un controllo totale. Questo controllo globale richiede una sorveglianza ed un'osservazione generale che ha bisogno della luce, un po' come avviene nel corso di un interrogatorio, dove il poliziotto punta una lampada in faccia al suo prigioniero. Non per niente la parola "Aufklärung" (Illuminismo), in tedesco ha un secondo significato: il riconoscimento del nemico. Una società in cui ciascuno è il nemico dell'altro e di sé stesso - perché tutti devono servire lo stesso Dio secolarizzato che è il Capitale - diventa, per necessità logica, un sistema totale di sorveglianza e di auto-sorveglianza. In un universo meccanicista, anche l'uomo dev'essere una macchina ed essere trattato meccanicamente. A tal fine, le luci dell'Illuminismo, lo hanno ammaestrato e reso "trasparente". Nel suo libro, "Sorvegliare e punire", il filosofo Michael Foucault mostra come questa "visibilità" sia diventata una trappola storica. All'inizio del XX secolo, il capitalismo esercitava la sorveglianza totale per mezzo di una "pedagogia da casa di correzione", inventata dal filosofo utilitarista Jeremy Bentham (1748-1832), un sofisticato sistema di organizzazione, di punizione e persino di architettura applicato alle prigioni, alle fabbriche, agli uffici, agli ospedali, alle scuole e ai riformatori. La società delle merci non è la sfera della libera comunicazione, bensì quella dell'osservazione e del controllo, come nell'utopia negativa "1984" di George Orwell. Mentre nelle dittature, questo controllo e questa sorveglianza sono esteriori e vengono esercitati da degli apparati burocratici di Stato e dalla polizia, in democrazia il controllo viene interiorizzato, gestito dai media commerciali. I riflettori dei campi di concentramento sono diventati i fari di un mostruoso parco dei divertimenti. Qui, non si discute liberamente, si guarda la luce. Nella democrazia commerciale, questo sistema è diventato talmente raffinato che gli individui obbediscono spontaneamente agli imperativi capitalisti, e seguono ciecamente il percorso che è stato tracciato per loro, come fossero dei robot programmati. Contraddicendo alla sua propria esigenza sociale, il marxismo, integrandosi al pensiero meccanico dell’Illuminismo ed al suo perfido simbolismo della luce, è divenuto un protagonista del "lavoro astratto". Tutto ciò che nel marxismo è stato dispotico, proviene dal liberalismo moderno e illuminato. Quanto ai romantici, che vogliono rendere giustizia al lato oscuro della verità, non sono stati affatto i cantori dell'emancipazione sociale, bensì della Reazione. Solo se liberati da questa prigionia reazionaria, la notte, il sonno ed il sogno potranno diventare le parole d'ordine di una critica sociale emancipatrice. La resistenza contro il Mercato totale potrebbe nascere quando, radicalmente, le persone si arrogheranno il diritto a dormire fino a tardi.

- Robert Kurz - 22 marzo 2004 -

fonte: Critique Radicale de la Valeur

Nessun commento: