martedì 1 aprile 2014

Negativi

goya

Nel suo libro su Goya, Todorov insiste sulla centralità del corpo morto (spezzato, violato, violentato) nelle stampe del pittore, soprattutto quelle sui "disastri della guerra". L'avanzata di Napoleone ( e la resistenza spagnola, non meno crudele) è condensata nelle immagini che tratteggiano i corpi morti nei campi; una sensazione, ed una percezione, che anni dopo, con Balzac, raggiungerà la geografia delle città.
Così, commentando le fotografie scattate nel 1920 da Eugène Atget, Walter Benjamin parlerà di quell'ambiente propizio al crimine che è la geografia della città, Parigi e le sue strade deserte. Benjamin condensa tutta la storia della modernità in una "immagine negativa": la città che dispiega tutta la sua potenza per ricevere il corpo morto, la città con la sua vocazione al crimine. Kusniewicz, nel suo "Il re delle due Sicilie" (che, contrariamente a quel che si potrebbe immaginare, è il nome di un reggimento dell'esercito asburgico!), si immette nella linea tracciata da Goya e colloca al centro del conflitto per eccellenza, quello della prima guerra mondiale, il corpo morto di una zingara. L'impero austro-ungarico, punto di incontro e patchwork di idiomi e di ideologia, "immagine negativa" anche per Joseph Roth e Sándor Márai, che continuano a girare intorno a quella che è un'irrimediabile assenza.
Ma è nel 1931 che Fritz Lang gira M., il mostro di Dusseldorf che moltiplica i corpi morti, legando la geografia della città ad un'idea di finzione intesa come elaborazione e ricostruzione del reale (il film è ispirato a diversi fatti reali in una sorta di documentalismo che lo lega alla fotografia di Atget). La polizia, utilizzando i suoi metodi (il sempre più ricco arsenale di "paradigma indiziario", scienza, geometria, chimica), è incapace a trovare l'assassino; così si mobilita la malavita: ladri, trafficanti, mendicanti, si uniscono per chiudere il cerchio intorno al ricercato. Un potere parallelo, una struttura sotterranea che vive ai margini della società e che, improvvisamente, appare in tutta la sua evidenza. E' questo, anche, il tema della letteratura argentina del XX secolo, soprattutto di quella che ha sentito il flusso proveniente dagli anarchici del 1919: Roberto Arlt, o Ernesto Sabato che nella costruzione di "Sopra eroi e tombe" richiama il film di Lang, nel suo riferirsi ad una notizia di cronaca e nella mobilitazione del sottomondo (la santa setta dei ciechi: nel film di Lang è un cieco a scoprire il criminale riconoscendo il suo modo di fischiare).

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