martedì 25 marzo 2014

Ritorno a Yalta

yalta

Si ritiene che sia stato George Orwell, ad aver coniato il termine "guerra fredda". Era il 19 ottobre del 1945, e mentre molti intellettuali occidentali brindavano insieme all'alleato sovietico che aveva contribuito a sconfiggere il nazismo, Orwell, in un saggio intitolato "Noi e la bomba atomica", cercava di richiamare l'attenzione sui pericoli che derivavano dall'energia nucleare che ora poteva essere controllata da un'elite politica per beneficiare di uno status quo che gli sarebbe derivato dal timore della distruzione totale: "E' possibile che non stiamo andando verso una spartizione generale, ma verso un'epoca terribile come quella degli imperi schiavisti dell'antichità" - metteva in guardia Orwell - "Eppure poche persone hanno considerato le implicazioni ideologiche, ovvero il tipo di visione del mondo, il il tipo di credenze e la struttura sociale che prevarrebbero in uno Stato che fosse non-conquistabile e che si trovasse in uno stato permanente di 'guerra fredda' con i suoi vicini."
Un mese prima, era il mese di febbraio del 1945, a Yalta (curiosamente, nella penisola di Crimea), Stalin, Roosevelt e Churchill avevano definito quale sarebbe stato il destino del mondo dopo la seconda guerra mondiale. L'americano credeva che si potesse confinare il russo, salvo il fatto che l'occupazione sovietica dell'Europa dell'Est mandò in frantumi quell'illusione. La seconda riunione dei "tre grandi" ebbe luogo nel mese di agosto del 1945, a Postdam, nella Germania occupata. Ora c'era Truman, al posto di Roosevelt, e fu in un antico palazzo prussiano che prese la decisione di sganciare la bomba nucleare su Hiroshima e Nagasaki, per dare il colpo di grazia al Giappone e, contemporaneamente, cercare di spaventare la Russia.
In mezzo a queste due riunioni, quella della cortina di ferro di Yalta e quella dell'era atomica di Postdam, si consolidano i tre fattori principali della guerra fredda: 1) tensione permanente fra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, ma senza combattimento diretto; 2) zone di influenza ben definite sotto l'egemonia totale di Washington e di Mosca; 3) paura di un'ecatombe mondiale basata su un fordimabile arsenale nucleare.
I realisti - curvi ad analizzare la politica internazionale contando i soldati - si eccitano, oggi, a considerare il ritorno della guerra fredda, e su una cosa hanno senz'altro ragione: solo la Russia può annettersi di fatto un territorio di ventisettemila chilometri quadrati senza che niente cambi e senza che succeda niente! Putin, l'ultimo capo del KGB sovietico, sta seguendo i passi di Stalin, per recuperare l'eredità  sovietica ed il glorioso passato associato allo status di superpotenza, ricreando così le condizioni cui si riferiva Orwell.

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