venerdì 7 marzo 2014

Lettera da lontano

canute

 Era il mese di aprile del 1937, quando Canute Frankson, di origine giamaicana, lasciò la sua casa a Detroit per unirsi alla Lincoln Brigade, nella guerra contro i fascisti di Francisco Franco. Tre mesi dopo il suo arrivo in Spagna, Frankson scrisse una lettera ad un suo amico rimasto a caso, cercando di spiegargli perché lui, un "negro", avesse scelto di partecipare ad "una guerra fra bianchi, i quali per secoli ci hanno tenuto in schiavitù". Frankson tornerà a casa poco di più di un anno dopo e, purtroppo, morirà di lì a poco in un incidente stradale.
 
Albacete, Spagna
6 Luglio, 1937

Mio caro amico:

Sono sicuro che tu adesso stia ancora aspettando una dettagliata spiegazione su che cosa questa lotta internazionale abbia a che fare con la mia presenza qui. Dal momento che questa è una guerra fra bianchi che per secoli ci hanno tenuti in schiavitù, hanno accumulato ogni tipo di insulto ed abuso nei nostri confronti, ci hanno segregato e ci hanno linciato; perché io, un Negro, che per tutti questi anni ha combattuto per i diritti del mio popolo oggi mi trovo qui in Spagna.
Perché non siamo più una minoranza isolata che combatte senza speranza contro un immenso gigante, perché, mio caro, ci siamo uniti e siamo diventati parte attiva di una grande forza progressista, sulle cui spalle poggia la responsabilità di salvare la civiltà umana dalla distruzione pianificata da parte di un piccolo gruppo di degenerati resi pazzi dalla loro bramosia di potere. Perché se noi schiacciamo il fascismo qui, salveremo il nostro popolo in America, ed in altre parti del mondo, da una malvagia persecuzione, dalla segregazione e dalla macelleria di cui il popolo ebraico ha sofferto e sta soffrendo sotto il tallone del fascista Hitler.
Tutto ciò che dobbiamo fare è pensare al linciaggio della nostra gente. Possiamo volgerci a guardare indietro alle pagine di storia americana tinte col sangue dei Negri, maleodoranti dei corpi bruciati della nostra gente impiccata agli alberi; resa amara dai gemiti dei nostri cari torturati, i cui corpi, orecchie, dita, piedi sono stati tagliati come souvenir - corpi vivi in cui sono stati infilati attizzatoi arroventati. Tutto a causa di un odio creato nelle menti di uomini e donne dai loro padroni, gli stessi che ci tengono tutti sotto i piedi mentre succhiano il nostro sangue, mentre vivono negli agi, sfruttandoci.
Ma questa gente che ulula come lupi assetati del nostro sangue, dobbiamo odiarla? Dobbiamo tenere accesa la fiamma che loro spinti dal proprio padrone costantemente alimentano? Questi uomini e queste donne sono responsabili del programma dei loro padroni, e delle condizioni che li spingono fino a tale degrado? Io penso di no. Sono solo utensili nelle mani di padroni senza scrupoli. Queste persone sono affamate quanto noi. Vivono nelle baracche e indossano stracci, come noi. Anche loro vengono derubati dai padroni, e lo loro facce sono immerse nella sporcizia di un sistema decaduto. Sono nostri simili. Molto presto, noi e loro ci capiremo. Presto, molti Angelo Herndon sorgeranno dalle loro file, e dalle nostre, e insieme ci guideranno contro coloro che vivono delle ferite della nostra carne. Noi li schiacceremo. Noi costruiremo una nuova società - una società di pace e di abbondanza. Non ci sarà nessuna differenza di colore, nessuna legge Jim-Crow, nessun linciaggio. E' questo il motivo per cui, mio caro, sono qui in Spagna.
Sui campi di battaglia della Spagna, combattiamo per la salvaguardia della democrazia. Qui, stiamo gettando le basi per fondare un mondo di pace, e per la liberazione del mio popolo, e e della razza umana. Qui, dove siamo impegnati in una delle più aspre battaglie della storia umana, qui non c'è differenza di colore, non c'è discriminazione, ne odio di razza. C'è solo un odio, ed è l'odio per il fascismo. Noi sappiamo chi sono i nostri nemici. Il popolo spagnolo è con noi. Sono persone amabili. Ti dirò più avanti di loro.
Avevo promesso di non fare prediche, ma tutto indica che questa mia somiglia più ad un sermone, che ad una lettera scritta ad un vecchio amico. Ma come posso evitarlo, dal momento che mi trovo faccia a faccia con questa situazione? Sono consapevole della goffaggine del mio tentativo di scriverti una lettera intima, ma la tua conoscenza della mia serietà e della mia sincerità, insieme alla tua intelligenza e pazienza ti faranno capire e ti faranno essere tollerante. Più tardi, dopo che avrò superato quest'ostacolo, potrò sicuramente scriverti più intimamente. La coscienza della mia responsabilità riguardo le mie azioni mi sottopone ad un terribile sforzo. Perché penso di causarti un bel po' di fastidio.
Non devi pensare, neanche per un momento, che la fatica di questa terribile guerra, o le molte miglia fra di noi, abbiano cambiato i miei sentimenti nei tuoi confronti. La nostra amicizia ha avuto un grandissimo significato, e ancora significa moltissimo per me. L'apprezzo perché è sempre stata un'amicizia fatta di un devoto reciproco interesse. E farò qualsiasi cosa sia in mio potere per riuscire a mantenerla.
Nessuno sa quando morirà, anche nelle condizioni più favorevoli. Così io, un soldato in servizio attivo, devo saperlo ancora meno quanto possa essere vicino alla morte. Ma finché ne rimarrò fuori ti terrò aggiornato dei fatti. A volte, quando sono al fronte, le pallottole cadono decisamente vicine. Allora penso che sia solo questione di minuti. Poi torno qui alla base e mi sembra di cominciare a vedere la vita sotto una nuova angolatura. In qualche modo sembra essere meravigliosa. Ho pensato a te, a casa mia, a tutti i miei amici, allora mi sono messo a lavorare febbrilmente, come mai prima. Ognuno di noi deve dare tutto quello che ha affinché questa bestia fascista possa essere distrutta.
Quando questo sarà finito, spero di poter condividere con te la mia felicità. Sarà una felicità che non avrebbe potuto essere ottenuta in nessun altro modo diverso da quello di servire una causa così meritevole. Spero che l'evidente torto che ti ho fatto possa essere compensato col servizio che sto dando alla causa della democrazia. Spero che tu stia bene, e che tu voglia e possa perdonarmi, se non l'hai già fatto. Il mio sincero desiderio è che tu sia felice, e quando questo finirà ci incontreremo di nuovo. Ma se una pallottola fascista dovesse fermarmi, non devi preoccuparti. Se sarò cosciente prima di morire, non penso che avrò paura. Di una cosa sono certo: sarò contento di aver fatto la mia parte.
Arrivederci. Fino a qualche data futura. Non si sa quando ci sarà tempo per poterti scrivere. C'è così tanto da fare, e così poco tempo per farlo. Con amore.

Salude
Canute

Fonte: "Madrid 1937: Letters of the Abraham Lincoln Brigade From the Spanish Civil War"

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