lunedì 31 marzo 2014

Lampi di futuro

claustrofobia

Se ci basiamo sui presupposti che Marx utilizza nel terzo volume del Capitale, il tempo di lavoro superfluo non dovrebbe esistere sotto il capitalismo. Allo stesso tempo, il modo di produzione del capitalismo, è quello di produzione di plusvalore, cioè tempo di lavoro che è superfluo per la società. Ciò significa che quando ci troviamo di fronte al lavoro superfluo, nella giornata di lavoro sociale, dovrebbe scoppiare una crisi ed il tempo di lavoro superfluo si dovrebbe svalutare.
Per quasi settant'anni, il capitalismo ha continuato ad andare senza eliminare il tempo di lavoro superfluo. Praticamente, tutta l'accumulazione, a partire dalla seconda guerra mondiale, ha assunto la forma di capitale superfluo, e quando questa massa di capitale superfluo si dovesse svalutare, sprofonderà con sé l'intero modo di produzione. Il capitalismo, come modo di produzione, nei fatti, è già morto; quello che vediamo in vita è solo la forma di accumulazione di capitale superfluo. Tutti gli sforzi da parte dello Stato (fascista) sono volti, nel presente, a cercare di impedire la svalutazione del capitale in eccesso. Alla fine, lo sforzo fallirà e la svalutazione che è stata procrastinata per settant'anni esploderà in un pugno di giorni, o di settimane, al più. Abbiamo già assistito ad un evento del genere, con il crollo dell'Unione Sovietica; e se un capitale pianificato a livello centrale può implodere in poche settimane ...
Quasi tutti i marxisti sostengono che la fine del capitalismo non coincide con il comunismo. Il capitalismo - afferma Postone - non può semplicemente crollare, senza che questo non apra la strada ad una sorta di barbarie. Robert Kurz argomenta, in risposta, che laddove il capitalismo crolli senza una rivoluzione, avrà corso quello che Postone definisce barbarie; o che a mio avviso si potrebbe anche definire "fascismo". La descrizione della barbarie, così come viene fatta sia da Postone che da Kurz, assomiglia sorprendentemente al nostro presente e vede un paesaggio di megalopoli occupate da una popolazione proletaria superflua, controllata "poliziescamente" dallo Stato. Sull'economia politica della barbarie, non abbiamo alcuna letteratura, ragion per cui non sappiamo bene con che cosa stiamo avendo a che fare. Così, non sappiamo qual è la differenza tra la barbarie ed il socialismo: entrambi sembrano condividere l'implicazione che il capitalismo è crollato, ma il socialismo assume che la classe operaia abbia preso il potere. Ragion per cui, va assunto, quanto meno, che nella barbarie la classe operaia non è andata al potere. Quindi, il capitalismo non c'è più, e il proletariato non sta governando. Allora, a questo punto chi sta esercitando il potere?

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Nella sua critica al Programma di Gotha, Marx parla di un periodo di trasformazione rivoluzionaria in cui si passa dal capitalismo al comunismo. Sappiamo che il socialismo coincide a quel periodo di trasformazione, quando la trasformazione avviene sotto il governo del proletariato. Potrebbe benissimo essere che la barbarie coincida con la trasformazione sotto il governo del capitale! Un periodo di transizione, durante il quale il proletariato non è in grado di assumere il potere, ma il capitalista non è più in grado di continuare a detenerlo. Un genere di formulazione che appare negli scritti di Lenin, quando si riferisce al "dualismo di poteri". Del resto, anche il socialismo si è rivelato barbarie in un sistema in cui il capitalismo era crollato ma il proletariato non esercitava alcun ruolo, arrivando a porre così la questione se ci sia davvero o no, il comunismo, alla fine del cammino, o se sia la barbarie, lo stato permanente dell'umanità; o se la barbarie, come tutti gli altri modelli, abbia una sua traiettoria.
La traiettoria del socialismo comincia con l'abolizione del lavoro salariato e con lo stabilire il principio secondo cui "chi non lavora, non mangia!" Viene abolito il lavoro salariato, ma il livello di sviluppo delle forze produttive non consente che sia il lavoro stesso, ad essere abolito. Viene istituita una forma di Stato in cui l'accesso alle forme di consumo viene fatta dipendere dal contributo in lavoro. Questa è la traiettoria del socialismo, alla fine il bisogno e la richiesta di lavoro dovrebbe sparire, e la società passerebbe al regno di "ciascuno secondo i suoi bisogni".
E la barbarie? Il fatto che il lavoro salariato non viene abolito ne farebbe conseguire che non ci può essere alcuna transizione verso il comunismo e che siamo impigliati per sempre in un inferno di schiavitù salariale che non produce più valore. Sarebbe uno stato permanente, la fine della storia ...
Ma anche la barbarie, come il capitalismo, dovrebbe poter essere sottoponibile ad un'analisi critica. Il lavoro perde progressivamente ogni sostanza, cioè la sua capacita di produrre valore. Il denaro si svaluta sempre più fino ad arrivare a zero. Lo Stato è costretto ad assumere il controllo di sempre più attività economica e l'occupazione ristagna sempre di più. Potrebbe assomigliare ad una traiettoria, tutto questo.

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