domenica 16 febbraio 2014

Siamo così

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"Nosotros somos así", "Noi siamo così", venne girato nel 1936, nel pieno dell'offensiva fascista contro Madrid. Se ne fece carico, di produrlo, il Sindacato dell'Industria dello Spettacolo della CNT, attraverso la sua casa cinematografica, la SIE Films (la stessa che produsse la gran parte delle pellicole nel corso della guerra civile spagnola). A dirigerlo venne chiamato Valentín Rodríguez González, conosciuto col nome di "Belisario", uno dei più enigmatici e misteriosi personaggi del cinema spagnolo; di lui si sa che aveva partecipato ad alcuni film precedenti, in qualità di cabarettista, sceneggiatore ed autore di canzoni, come si sa che era uno scrittore di romanzi polizieschi, oltre ad un libro dal titolo "Morfina: Reportaje sensacional”, di cui si sono perse le tracce e che durante la guerra si affiliò alla CNT con cui realizzò diversi documentari.
La pellicola in questione, un mediometraggio di trentuno minuti, in pratica è un musical che segue gli schemi classici del cinema commerciale, avvalendosi di una sceneggiatura del tutto semplice, di molte parti musicale, di bambini sulla scena, ecc.. Una sorta di racconto morale per mezzo del quale vengono messe in discussione le gerarchie sociali ed il modello di educazione borghese basato sui pregiudizi di classe. Protagonisti sono i bambini, e fra di loro, Alberto, un bambino borghese che nonostante gli avvertimenti del padre decide di andare a vedere le prove di un saggio realizzato da un gruppo di bambini proletari, allo scopo di disprezzarli e prendersene gioco. Nel corso del film, il padre del bambino borghese viene arrestato con l'accusa di tradimento. I bambini proletari se ne interessano e decidono di intercedere presso i propri genitori membri del comitato che sono in possesso di un documento che lo incrimina. Riescono a fare commutare la pena di morte, prevista, in prigione. Il bambino borghese impara la lezione e chiede loro perdono per il suo comportamento precedente, dando la colpa al padre per averlo educato al disprezzo verso "quelli che stanno in basso". Il film si chiude con un raduno, organizzato dai bambini, ad immagine dei raduni delle organizzazioni sindacali, in cui si parla di ideali, di "vincere o morire". Ci sono striscioni che proclamano rivendicazioni, come nelle manifestazioni, ed una bambina che si fa chiamare "la Pasionaria". Alla fine, in un discorso, Alberto elogia il valore del lavoro e disprezza l'educazione che ha ricevuto e la sua classe. I bambini lo perdonano, mentre uno dei genitori che guarda la scena decide di adottarlo nel periodo in cui il padre starà rinchiuso in carcere.
Nel corso del film, si fanno riferimenti alla guerra civile , come per esempio al 19 luglio con l'organizzazione sindacale che affronta la rivolta militare. La colonna sonora accenna all'Hinno de Riego, mentre sullo schermo appaiono immagini di chiese date alle fiamme. C'è una scena in cui si chiedono, l'un l'altro, come hanno vissuto i primi giorni della guerra civile.
Una pellicola che cerca di coniugare gli schemi tradizionali del cinema commerciale con un messaggio moralizzante diretto soprattutto al pubblico infantile, senza disdegnare gli adulti, con un discorso chiaramente sindacale e proletario, molto schematico, in grado di raggiungere tutti gli strati sociali.

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