mercoledì 13 novembre 2013

il denaro e la guerra

argent
Nel criticare l'idea per cui l'emergere della «moderna totalitaria economia di mercato» sarebbe il prodotto di un «processo di civilizzazione» (Norbert Elias) e risulterebbe così dalla «combinazione di un commercio mite con l'industrioso spirito borghese e con un certo numero di audaci invenzioni e scoperte scientifiche che avrebbero permesso il miglioramento del benessere degli uomini», Robert Kurz pensa che l'origine del capitalismo «in epoca premoderna» sia invece «di natura militare-economica».
L'idea di una contiguità fra la genesi del capitalismo e l'«economia politica delle armi da fuoco», già delineata all'inizio del ventesimo secolo sia da Weber che da Sombart (ma non approfondita da questi due militaristi), è stata ripresa nel corso degli anni '80 da Karl Georg Zinn, con il suo "Kanonen und Pest", e da Geoffrey Parker con "The Military Revolution: Military Innovation and the Rise of the West, 1500-1800". L'invenzione del cannone e delle armi da fuoco, nel XIV secolo, avrebbero innescato una « rivoluzione militare » che ha provocato, a sua volta, degli sconvolgimenti sociali (obsolescenza dei cavalieri), una «prima modernizzazione» ed una vera e propria «corsa agli armamenti».
« E' diventato subito chiaro che l'invenzione della armi da fuoco non avrebbe portato solamente ad un semplice cambiamento della tecnologia militare. Ben presto, gli sconvolgimenti si sarebbero fatti sentire anche a livello dei rapporti sociali.» Da una società senza alcuna struttura militare, o quasi, con un impatto superficiale dove ciascun soggetto aveva le sue proprie armi (« La guerra poteva contare su una logistica decentrata »), si passa ad un « apparato militare che inizia a staccarsi dall'organizzazione sociale », dove gli eserciti diventano un'istituzione permanente e dominante (« le dimensioni degli eserciti aumentano notevolmente in tutta Europa e, fra il 1500 ed il 1710, più Stati vedono il loro effettivo militare moltiplicarsi per dieci »), con una conseguente militarizzazione violenta delle strutture sociali.
« La guerra diventa un mestiere », con i suoi « assassini a tempo pieno in grado di procurarsi sostentamento con i propri strumenti di morte ». Strumenti che finiscono per dominare i loro utilizzatori. La guerra diviene un Moloch insaziabile, ad un livello mai raggiunto dall'umanità. Ed è in questo quadro che, secondo Kurz, « l'avvento del denaro, come potenza anonima » viene reso possibile. L'economia della guerra perpetua e la crescente autonomia strutturale degli eserciti, portano al boom del denaro.
La razionalità capitalistica è stata da subito militare: morte dei valori cavallereschi, calcolo della redditività staccato da ogni bisogno sociale, salari intercambiabili e l'obiettivo di un'accumulazione astratta del capitale. I primi capitalisti furono i finanzieri di guerra, come Fugger, o i capitani mercenari. Il principio astratto di accumulazione, insieme al suo corollario (il sistema di libera impresa dell'economia moderna), non avrebbero mai potuto sorgere direttamente dalla società urbana medievale di mercanti ed artigiani.
Secondo Kurz, « i mercenari, all'inizio della società moderna, si ritrovano totalmente liberi dai vincoli di riproduzione materiale ». Sono i primi lavoratori astratti. « Poco importa contro chi, e perché, si è in guerra, in quale settore della produzione venga investito il denaro, o quale genere di lavoro venga svolto; dal momento che c'è un bottino da guadagnare, importa poco il numero di mondi che vengono distrutti. » I mercenari, sono i primi salariati e, quindi, i primi disoccupati: vanno a formare formidabili orde di vagabondi, di ladri, di assassini!
Il bottino e i prestiti concessi dai finanzieri non bastano mai ...
Allora bisogna assoggettare l'insieme delle strutture sociali al dominio del denaro. Una tassazione monetaria, senza alcun rapporto con la quantità delle colture, si traduce in un'enorme miseria (il carico fiscale, fra il XV ed il XVIII secolo, aumenta del +220%). Gli esattori percepiscono le somme in cambio di una somma forfettaria, e quando questo non basta più lo stato moderno mette in campo i suoi propri apparati di produzione, manifatture e piantagioni, dove l'obiettivo è l'accumulazione e dove viene impiegata la forza lavoro dei detenuti e degli orfani.
La conquista delle Americhe, il commercio transatlantico con i suoi giganteschi programmi di costruzione navale, le guerre europee, la repressione delle rivolte, dalla guerra dei contadini in Germania ai Luddisti in Inghilterra, sono le estensioni di questa dinamica.
« L’economia politica delle istituzioni militari » - argomenta Kurz - « diviene indipendente dai suoi obiettivi iniziali, dando alla luce il capitalismo».

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