lunedì 18 marzo 2013

Casablanca

Casablanca
Rick solleva gli occhi, distogliendoli dalla scacchiera. Quando vuole sfuggire il mondo senza che lo si venga a sapere, si siede al suo tavolo, convenientemente riservato, e da lì guarda, osserva il viavai delle persone che vagano per le sale fumose del suo locale. Il caldo è soffocante, spesso e denso, come i sogni di libertà che si possono leggere, quasi incisi sulla fronte, di ogni uomo e di ogni donna in quella città perduta sulla costa atlantica dell'Africa. E' così, per tutti ma non per Rick. I suoi sogni sono altra cosa. Ha combattuto nella guerra civile spagnola, da lì a Parigi, dove ha aspettato sotto la pioggia, fino alla disperazione, un amore che non seppe, né poté, arrivare in tempo. Adesso tutto quanto è solo scoramento.
Rick gioca da solo. Elabora gli schemi delle partite e soppesa la bontà delle sue idee. Sessantaquattro caselle e trentadue pezzi; le regole sono chiare, non possono essere infrante! Basta una pedina in meno e il gioco si trasforma in un dramma dove la morte fa capolino. Rick osserva quel mondo in miniatura, sopra il quale sperimenta le sue strategie e le sue tattiche. Le giocherà dopo, più tardi, al culmine della vicenda, quando l'aereo si alzerà in volo, portandosi via lontano, molto lontano, i fantasmi del suo passato.
Torna a guardare la scacchiera e pensa che "nel gioco degli scacchi" - come sosteneva Lasker - "le menzogne e l'ipocrisia non sopravvivono a lungo."

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