martedì 22 gennaio 2013

modelli economici

kurz

Nell'ideologia economica dell'Occidente, per lungo tempo si sono apparentemente affrontati due campi: quello degli USA, neoliberale, radicalmente orientato sul mercato, e quello dell'Europa, politico industriale, conosciuto anche sotto il nome di "capitalismo renano", a base di Keynesismo e di Welfare. Gli ideologi del mercato scommettevano su una politica dell'offerta (tagli della spesa a tutti i costi, in particolare della spesa salariale), mentre quelli dello Stato scommettevano su una politica della domanda (crescita dei consumi per mezzo della spesa pubblica e dell'innalzamento dei salari). Una trentina d'anni fa, il modello europeo aveva perduto qualsiasi credito, nella misura in cui l'accrescimento della spese pubblica aveva aperto la strada all'inflazione, mentre la crescita ristagnava, malgrado tutto. Il crollo del socialismo di stato sembrava confermare questa crisi. A questo punto, il concetto statunitense di ultraliberismo poteva intraprendere la sua marcia trionfale, mentre gli europei, in particolare i socialdemocratici guidati da Schröder et Blair, si affrettavano a seguirne l'esempio.
Il grande « successo » della rivoluzione neoliberista consisteva, come tutti sanno, nel far nascere delle bolle finanziarie senza precedenti, che incoraggiassero per più di un decennio la congiuntura deficitaria mondiale. Quando arrivò il crack del 2008, e mise fine a quest'epoca, l'atterraggio fu brutale. I governi europei, una « grande coalizione » con a capo la Germania, fecero ricadere la colpa sull'America e la sua dottrina neoliberale - come se essi non avessero, da parte loro, imposto a forza la medesima politica. A volte, si aveva l'impressione che ci fosse stato un cambiamento e che, su entrambe le coste dell'Atlantico, per mezzo di piani di salvataggio e programmi di rilancio, ci si fosse allineati al modello europeo. Ma i limiti del finanziamento pubblico non tardarono ad apparire sotto forma di crisi del debito. Fece ritorno il tradizionale antagonismo, più bruciante che mai, tranne che i ruoli si erano invertiti: almeno a prima vista, gli USA e la loro élite economica scommisero sull'intervento statale al fine di stimolare il mercato, mentre l'Europa, sotto l'ala della Merkel, si orientò verso dei programmi di austerità draconiana.
Ma la verità è che non c'era più un modello economico chiaro; al contrario, le due parti cercavano di uscirne con l'inganno. Sia negli USA che in Europa, da una parte si votavano i programmi di rigore finanziario sulla spesa, mentre da un'altra parte le banche centrali si impegnavano a far sì che il denaro continuasse a scorrere.  Gli Stati venivano esortati a risparmiare, le imprese ad investire. Solamente che, anche se annaffiate da denaro a buon mercato, le banche non accordavano più prestiti, se non in modo risibile, preferendo mettere i soldi nelle banche centrali. Dall'altra parte, le imprese avevano del tutto smesso di reclamare dei crediti per poter fare grossi investimenti, ed erano tornate alla buona vecchia politica che consiste nel ridurre drasticamente i costi. Senza la spesa pubblica non funziona più niente, ma essa deve essere ridotta comunque ad una porzione congrua. E se è anche vero che le bancghe centrali sottoscrivono le obbligazioni di Stato, non lo fanno per sostenere una domanda reale, ma semplicemente per frenare il deprezzamento di quei titoli, al fine di salvare le banche che li detengono.
Tale politica ipocrita ha portato un ritorno della stagnazione ancora più grave di quella precedente, ma stavolta non durerà. Per il momento, gli USA sembrano voler privilegiare la strada inflazionistica e l'Europa di Merkel la strada della recessione e di un terrorismo finanziario da Stato d'urgenza. Né l'una, né l'altra strada funzionerà. Chi vuole salvare il sistema finanziario non ha altra scelta che lasciar deperire la domanda, e chi vuol salvare la domanda si vede costretto a rovinare il sistema finanziario. L'intreccio assurdamente contraddittorio dei due modelli economici indica che i loro fondamenti capitalisti comuni si sono oramai sgretolati.

- Robert Kurz - da "Neues Deutschland"  6 febbraio 2012

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