lunedì 14 gennaio 2013

censure

Wilcock 1961 - Recortado

Ma per chi di idee ne ha molte, le potature del censore (non totalitario, cioè, non la potatura totale e definitiva, che è un’altra canzone) non saranno mai una  tragedia. Si è visto per esempio il caso di un film girato quasi interamente davanti a un ottuso censore spagnolo, il quale ordinava senza posa di sopprimere questa o quella inquadratura e per ogni cosa che gli veniva vietata il regista ne inventava una migliore. L’ultima scena dell’opera doveva infine presentare i due protagonisti finalmente congiunti nell’amplesso amoroso, e anche questo particolare tradizionale il pubblico ufficiale ebbe a trovare spinto, sicché il regista esplose adirato: «E  allora che vuole che facciano, che li metta a giocare a carte?». Il censore approvò subito questa idea, e anche il regista la trovò buona, e così venne dato al film un finale molto più intelligente di quello previsto nel copione. Ma naturalmente la Spagna non è un paese totalitario, dove il buon regista invece di girare un film sarebbe o morto o in campo di concentramento.

- Juan Rodolfo Wilcock - "Il Reato di Scrivere" -

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