mercoledì 19 dicembre 2012

effetti e cause

hawthornel

L'effetto Hawthorne viene citato sia da esperti del mondo imprenditoriale che da esperti di psicologia, ma assai raramente nello stesso modo. Alcuni dicono che è vero, altri che è reale, però viene male interpretato, ed ancora altri che non esiste e non è mai esistito.
Tutto è cominciato, nel 1920, con un tentativo di aumentare la produttività in una fabbrica, e da allora se ne parla.
La storia, dicevamo, comincia nel 1920, quando viene dato inizio agli studi sulla produttività, nella Hawthorne Works, fabbrica di apparecchiature elettriche con sede in Illinois. Poi, continua per una buona parte del decennio, per mezzo di analisi che investigano praticamente ogni aspetto della vita lavorativa. Vengono cambiati l'orario della pausa, la lunghezza della giornata lavorativa, perfino le condizioni climatiche. L'esperimento più famoso, legato all'effetto Hawthorne, è il cosiddetto "Studi sull'Illuminazione", dove gli analisti aumentano le luci dentro la fabbrica. La produttività aumenta. L'illuminazione viene aumentata ulteriormente. La produttività si incrementa dell'altro. Ancora più luce, e voilà ancora più produttività! Poi le luci vengono abbassate fino a rendere la fabbrica più buia, e scura, di quanto non sia mai stata prima. Sorpresa. La produttività aumenta ancora.
C'erano poche cose che i ricercatori facevano, che potevano diminuire la produttività. Sorprendentemente, si accorsero che una delle poche cose era stata di dare dei piccoli aumenti salariali. Ma ben presto, però, si accorsero, che gli operai si erano riuniti ed avevano deciso di diminuire la produttività, dal momento che pensavano che la combinazione di produttività crescente e piccoli aumenti di salario avrebbe potuto portare al licenziamento di alcuni lavoratori. La riduzione dell'orario complessivo di lavoro, per troppo tempo, faceva diminuire, anch'esso, la produttività; sebbene facesse aumentare la produttività oraria media, dato il minor numero di ore. Per lo più, secondo gli interpreti al tempo degli esperimenti, sembrava che qualsiasi intromissione portasse a far salire la produttività.
Tutto questo per dire che per molti scienziati questo è stato un esempio della distorsione che proviene dal fatto che le persone sanno di far parte di un esperimento. Non importa quanto fossero controllati gli esperimenti fatti dai ricercatori, fatto sta che non potevano controllare il fatto che le persone coinvolte sapevano che si stava sperimentando su di loro. Manager e psicologi, avevano una diversa visione  - o meglio, alcuni differenti punti di vista. Alcuni credevano che la consapevolezza di essere costantemente guardati, faceva essere i lavoratori produttivi. Alcuni pensavano che fosse la conoscenza del fatto di trovarsi dentro un esperimento, a far sentire importante, il proprio lavoro, per gli operai, che lavoravano di più. Altri pensavano che il cambiamento in sé facesse l'effetto di maggior freschezza. Elton Mayo - che era una delle persone che ha coniato il termine "effetto Hawthorne - addirittura pensava che fosse stata la simpatia e la capacità di comunicazione dei ricercatori a rendere più produttivi i lavoratori!
Molti ricercatori contemporanei non considerano l'Effetto Hawthorne più di un mito, e ci vedono parecchi problemi. Per prima cosa, in alcuni casi gli operai ricevevano rapporti sulla produttività, e spesso lavoravano per raggiungere obiettivi di produttività resi noti, che potevano influenzarli assai più che i banali cambiamenti nelle condizioni lavorative. Come per i famosi studi sull'illuminazione, di cui molti dati sono andati perduti o distrutti. Una delle copie dei dati è stata trovata perché era su microfilm, e si è notato che i livelli di illuminazione venivano cambiati di domenica, quando i lavoratori non erano in fabbrica, e il lunedì risultava più produttivo del sabato precedente! Ma il lunedì è sempre più produttivo dell'ultimo giorno della settimana precedente, anche se non si apporta nessun cambiamento. Il risultato più famoso dell'esperimento era, perciò, del tutto fittizio.


fonte: http://io9.com

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