giovedì 2 febbraio 2012

Una modesta proposta

thomasmalthus

Quando Thomas Carlyle si riferì all'economia, definendola "scienza triste", abbozzò un quadro perfetto delle idee di Thomas Robert Malthus sulla demografia. Nel suo "Saggio sul principio della popolazione", Malthus aveva predetto che la crescita lineare delle risorse alimentari avrebbe portato inevitabilmente al collasso della popolazione, che sarebbe aumentata in modo esponenziale, e indicava l'unica soluzione nell'intervento statale, attraverso la propagazione di malattie e carestie, ed eliminando il sistemi di assistenza per le classi più svantaggiate. Contrariamente a quanto potrebbe sembrare, appellandosi ai cavalieri dell'Apocalisse, Malthus non pretendeva certo di perpetuare lo status quo sociale prevalente, ma cercava di promuovere la sopravvivenza degli individui più forti, quelli meglio in grado di superare la "purga", e l'eliminazione del proletariato meno utile .
Ne "L'invenzione di Morel", di Adolfo Bioy Casares, il protagonista scrive la seguente frase all'inizio del suo diario: "Se entro pochi giorni non muoio annegato, o lottando per la mia libertà, spero di scrivere la mia "Difesa davanti ai sopravvissuti" ed un "Elogio di Malthus". Parimenti, Jorge Luis Borges usa sottilmente l'idea della catastrofe malthusiana in "Tlön, Uqbar, Orbis Tertius" (nella raccolta "Finzioni") facendo un riferimento velato al romanzo di cui sopra, del suo amico e collega. "Come ha ricordato Bioy Casares - spiega Borges - uno degli eresiarchi di Uqbar aveva dichiarato che gli specchi e la copula sono abominevoli, in quanto moltiplicano il numero degli uomini".
Ovviamente, viene da chiedersi come mai questi due geni letterari, di cui molti danno per scontate chiaroveggenza e lucidità, facciano simili riferimenti alle presunte virtù di Malthus, a dispetto del suo ragionamento aberrante e delle sue proposte raccapriccianti, ma la crisi economica attuale e la situazione del mercato del lavoro, rivela e ci fa finalmente capire la bontà delle sua tesi: l'unico modo per porre fine a questa crisi sta nell'ammazzare le persone
Così come Malthus aveva capito che se la natura non è in grado di stabilire un equilibrio tra risorse alimentari e la poplazione, allora bisognava adottare delle misure che portassero alla riduzione del numero di individui, le esecuzioni fatte nel pubblico interesse possono essere il modo più efficace per regolare la curva della domanda e dell'offerta di lavoro. Nel suo saggio dal 1798, il profeta e demografo inglese, che chiaramente era contrario all'utilizzo di metodi contraccettivi, in quanto considerati non-morale, afferma: "Soprattutto, impediremo la cura di quelle malattie che decimano la popolazione; e questi individui compassionevoli, ma che sbagliano di grosso, che credono di portare un grande beneficio all'umanità, studiando il modo di estirpare per sempre alcune malattie, meritano la nostra condanna". Pertanto, considerata l'urgenza con cui deve essere fermata l'attuale crisi economica, si potrebbe sostituire l'omicidio legale, alle misure indirette malthusiane: se il mercato del lavoro non è in grado di assorbire i lavoratori in eccesso, allora lo Stato deve intervenire! A John Maynard Keynes sarebbe piaciuto.
Ed in effetti, il contesto in cui Thomas Malthus elaborò la sua teoria non è poi così diverso dalle circostanze attuali. La necessità, di allora, di trovare un equilibrio tra la popolazione, quantitativamente superiore alle risorse necessarie alla sopravvivenza, e la produzione alimentare, non è poi così diversa dalla necessità, di oggi, di ridurre il divario, considerato sproporzionato e insodetenibile, tra domanda e offerta di lavoro. La "legge di Malthus" predice che la lotta contro la penuria è sterile, e afferma che l'unica cosa sensata da fare è promuovere la calamità, per poter raggiungere, così, un'armonia a lungo termine. Allo stesso modo, se il nostro obiettivo è la piena occupazione, l'unica opzione è quella di ucciderci gli uni con gli altri.

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