martedì 14 febbraio 2012

Terzo round

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Nonostante i suoi epici scontri con Robinson e le vittorie tremende contro Bell, Lester o Janiro, la seconda moglie di LaMotta dichiarò che il marito era un tipo elegante, e lui la premio con un manrovesci che le sfigurò il volto. Jake LaMotta viveva all'inferno. Ad ogni incontro, era come se ci lasciasse la pelle, era il favorito del pubblico e sul ring mostrava un atteggiamento proprio di un kamikaze. Però non gli veniva data l'opportunità di combattere per il titolo. Il giornalismo di New York lo aveva soprannominato "il campione senza corona", e dire che il solo Robinson si era dimostrato capace di affrontarlo con successo! Angelo Dundee, allenatore di Muhammad Ali, diceva che LaMotta era "un guerriero, qualcuno con una determinazione spaventosa. Sapeva come vincere e sapeva come ottenere dal pubblico tutto quello che voleva. Era un pericolo pubblico! ".
E nessuno voleva che un pericolo pubblico diventasse campione del mondo. LaMotta fu uno dei pochi pugili a non avere manager ("Non mi fido di nessuno"), per quanto ascoltasse i consigli del fratello e dell'allenatore Al Silvani. Si rifiutò sempre di andare da coloro che potevano dargli la possibilità di diventare campione. La mafia.

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