martedì 18 ottobre 2011

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makno
Gli insorti di Makhno erano in fuga da settimane. praticamente senza ormai più provviste e rallentati dai propri feriti. Inseguiti, lontano oltre 600 chilometri dalla loro base, dai "Bianchi" di Denikin, che alla fine erano riusciti a circondarli completamente vicino al villaggio di Peregonovka, nell'Ucraina centrale. La mattina del 26 settembre 1919, Denekin lanciò un attacco a tutto campo: gli ordini contemplavano il completo annientamento dei ribelli ucraini. I contadini-soldati erano esausti e senza alcuna via di fuga. Di fronte a loro i reggimenti di cavalleria d'elite. Gli uomini di Machno potevano fare ben poco più che prepararsi a morire. Ma proprio nel momento in cui tutto sembrava perduto, una bandiera nera apparve dal nulla, dietro una collina. Pochi istanti dopo, Nestor Makhno - insieme a 200 dei suoi migliori cavalieri - travolse i fianchi del nemico. Il contrattacco fu una tale sorpresa che gli uomini di Denikin furono presi dal panico. Anche gli insorti rimasero ugualmente sorpresi dal quella "cavalcata delle valkyrie", ma si affrettatorono a reagire, raccogliendo qualsiasi arma venisse abbandonata dal nemico nella sua fuga precipitosa. Incapace di reagire, l'armata bianca fu costretta a ritirarsi. La maggior parte sarebbero morti mentre cercavano di fuggire attraversando a nuoto il fiume Sinyukha. Alla fine della giornata, la rotta, tanto improbabile, da sembrare impossibile, era completa, e il corso della guerra civile era stato alterato.







 Fra il 1917 ed il 1921, il villaggio di Guliai Polie, a est dell'Ucraina, fu al centro di un movimento contadino rivoluzionario che combatté prima contro l'occupazione austro-ungarica (dopo la firma del patto di Brest-Litovsk), poi contro i bianchi e contro l'Armata Rossa guidata da Trotskij, con il quale in precedenza era stato alleato. La figura emblematica di questo movimento era Nestor Makhno, nato a Gulyai Polie e morto in esilio in Francia
.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ora finalmente ho rinunziato a molte cose,
e specialmente allo stato,
come a un pensiero ozioso,
perché ho compreso
che è tutto un accodo,
un accordo di bestie di colore diverso.
[…]
Che gente mai è venuta fuori ora?
Che stirpe mai?
Vigliacco su vigliacco
E codardo su codardo.
[…]
Che importanza ha
A quale ceffo
Affluiscano in tasca i capitali.
Mi fanno schifo gli uni e gli altri.
Tutti loro
Sono una classe di banditi e rapinatori.
[…]
Non è un paese, ma un totale bivacco.
Per gli uni – giacimenti d’oro,
per gli altri – tenebra impenetrabile [*].

S. Esenin (Il paese dei banditi. "Страна негодяев")