mercoledì 26 ottobre 2011

Algebra

algebra

In termini semplici, i leader europei si stanno sbattendo per rattoppare un buco di 4.000 miliardi di euri(1.000 miliardi di euri da ricapitalizzare nelle banche più 3.000 miliardi da debito) per mezzo di una pezza fatta di € 250.000.000.000 (i fondi europei)) . In termini algebrici, il loro compito consiste nel risolvere un sistema di due equazioni a tre incognite. Qualunque sia l'alchimia che impiegheranno, a meno che non aggiungano i numeri mancanti, oppure l'equazione mancante, non riusciranno ad arrivare ad una soluzione senza violare le regole della matematica che si insegna alle scuole primarie.
Il compito dei nostri leader è reso ancora più difficile da due assiomi che insistono sui paesi in surplus, timorosi davanti al rischio di "importare", dai paesi in deficit, una maggiore inflazione e tassi di interesse più elevati:

    Assioma n° 1: nessuna parte dei 4mila miliardi che mancano verrà stampato dalla BCE.
    Assioma n° 2: non proverranno da una qualche forma di unione fiscale che porti ad un eurobond solido garantito dagli stati membri.

Sulla base di questi due assiomi, l'Europa è chiamata a risolvere due equazioni a tre incognite. Un'equazione fissa il debito esistente (in primo luogo quello di Italia e Spagna), mentre l'altra fissa le perdite potenziali del settore bancario. Per quanto riguarda le tre incognite si ha:

    X = percentuale dei tagli da attuare in Grecia
    Y = la somma impegnata per aiutare Italia, Spagna ed altri.
    Z = il capitale complessivo da pompare nel settore bancario.

Non sorprende che questo 'sistema' di equazioni non può essere risolto, ameno di non fissare arbitrariamente una delle variabili. La Germania ha cercato di fissare il taglio greco, X, al 60% circa. Purtroppo, la BCE e la Francia hanno cominciato ad urlare (contro-proponendo che venga invece fissata una grande Y), mentre gli americani e il FMI (memore di come le banche europee abbiano minacciato di scatenare un altro 2008 sul settore finanziario globale) hanno insistito su un più ampio Z. In breve, la determinazione di ognuna delle tre variabili ha portato ad un impasse politico.
Dopo aver fallito la loro prova di algebra, i nostri leader si sono dedicati a cercare dei modi per "stirare" l'aritmetica. L'idea più luminosa che è venuta fuori è stata quella di trasformare la EFSF (Careers - Organisation - Operations - Key figures
European Financial Stability Facility) in un'agenzia che assicuri gli acquirenti delle nuove obbligazioni (presumibilmente emesse da Italia e Spagna) contro le perdite pre-specificate (ad esempio 20%; in modo che 20 centesimi di assicurazione possano "convincere" gli investitori, che temono un 20%  di taglio al debito italiano, ad acquistare felicemente un 1 € obbligazionario italiano).
Il primo problema con questo trucco è che non si aumentano a sufficienza i fondi dell'EFSF (lasciando intatti i due terzi del monte debiti). In secondo luogo, poiché gran parte dei fondi EFSF sono garantiti da Italia e Spagna, questo regime assicurativo avrebbe chiesto alle "vittime dell'incidente" di auto-assicurarsi ex post. (Un po' come Dexia, quando presta ai suoi azionisti i soldi per comprare ... parti della Dexia!)
C'è una soluzione? Sì, c'è. Basta introdurre un'equazione supplementare. Esempio: aggiungere un piano di riconversione del debito, sotto l'egida della BCE.
La BCE non stampa i soldi (rispettando così l'assioma n° 1) e, invece, prende in prestito dai mercati internazionali delle obbligazioni a 20 anni, a proprio nome (rispettando così l'assioma n° 2). Poi, utilizza il denaro preso in prestito al servizio del debito esistente della zona euro e, contemporaneamente, crea il meccanismo con cui gli stati membri provvedono a far fronte a questo debito (entro i prossimi venti anni). Nel frattempo, all'EFSF, liberato dalla sua funzione di salvataggio, viene assegnato il solo compito di ricapitalizzare le banche. Se necessario, può essere rinforzato a piacimento in quanto, proprio come per TARP America, i contribuenti tedeschi possono stare tranquilli che l'EFSF pagherà tutti i suoi conti, con gli interessi, una volta che le azioni delle banche (che verranno date in cambio delle iniezioni di capitale dell'EFSF) verranno rivendute al settore privato (dopo il recupero delle banche).
La soluzione esiste. Ma solo a condizioni di scegliere l'algebra, al posto dell'alchimia.

- Yanis Varoufakis -

 

fonte: http://yanisvaroufakis.eu/2011/10/24/fixing-europes-impossible-algebra/

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