mercoledì 17 agosto 2011

Lavorare stanca

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Aspetti psicologici del lavoro nell'antica Grecia
di Jean-Pierre Vernant

Il lavoro è un fatto umano multi-dimensionale: la sua analisi richiede degli studi su più livelli. C'è una storia tecnica, economica, sociale, psicologica del lavoro. Qui vogliamo riferirci a quest'ultima, nella Grecia antica. Noi immaginiamo il lavoro in quanto forma particolare dell'attività umana. Ci interroghiamo del suo posto nell'uomo, sui suoi significati, sul suo contenuto psicologico. Nondimeno, la nostra prospettiva rimane storica. Così come non abbiamo il diritto di applicare al mondo greco le categorie economiche del capitalismo moderno, siamo in grado di proiettare sull'uomo della città antica la funzione psicologica del lavoro così come è oggi concepita .
Per noi, tutte le attività di lavoro, così diverse nel concreto, rientrano in un unico tipo di comportamento: lo vediamo come un'attività cui siamo costretti, regolata, il cui effetto concerne direttamente gli altri e che mira a produrre dei valori utili al gruppo. Questa unificazione della funzione psicologica lavora in congiunzione con il dispiegamento di quello che Marx chiama, nella sua analisi economica, il lavoro astratto. Infatti, affinché le varie attività si integrino l'un l'altra al fine di comporre una funzione unitaria psicologico, bisogna che l'uomo, nelle forme specifiche di ciascuna attività, possa assumere la sua propria attività come lavoro in generale. Questo è possibile solo attraverso un'economia pienamente mercantile, dove tutte le forme di lavoro hanno lo scopo di creare prodotti in vista del mercato. Pertanto, non si fabbricano degli oggetti per soddisfare le esigenze di chi li usa. Tutta la produzione, agricola o industriale, porta anche alla produzione di una merce, non destinata ad un particolare individuo, ma a delle operazioni di compravendita. Attraverso il mercato, tutti i lavori in tutta la società sono in relazione tra di loro, confrontati l'uno all'altro, resi uguali. Di qui due conseguenze. In primo luogo, l'attività lavorativa cessa di mettere in rapporto, più o meno direttamente, il produttore e il consumatore: attraverso la circolazione generale dei suoi prodotti, il lavoro prende la forma di uno scambio generalizzato all'interno del corpo sociale preso nel suo insieme; esso sembra dunque costituire il legame per eccellenza tra i diversi agenti sociali, diventa il fondamento delle relazioni sociali. In secondo luogo, questo confronto universale dei prodotti del lavoro sul mercato, mentre trasformano i vari prodotti, tutti differenti dal punto di vista del loro utilizzo, in merci tutte comparabili dal punto di vista del loro valore, trasforma anche il lavoro umano, sempre diverso e particolare, in un'unica attività lavorativa, generale ed astratta.
Al contrario, nella tecnica e nell'economia dell'antichità, il lavoro appare ancora sotto il suo aspetto concreto. Ogni operazione è definita in funzione del prodotto che va a fabbricare: che sia una scarpa, che sia un piatto. Il lavoro non viene immaginato dal punto di vista del produttore, come espressione di un unico sforzo umano che crea il valore sociale. Non si trova dunque nella Grecia antica, una grande funzione umana, il lavoro, che copre tutti i mestieri, ma una pluralità di mestieri diversi, ognuno dei quali forma un tipo specifico di azione volta a produrre la sua propria opera.

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