sabato 20 agosto 2011

Torno a Settembre

itaca

Itaca
di Costantino Kavafis

Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile di avventure e di esperienze.
Non temere i Lestrigoni e i Ciclopi o la furia di Poseidone, non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no di certo non incapperai, né nell’irato Poseidone se non li porti dentro se l’anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga. Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente e con che gioia - toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista madreperle e coralli ebano e ambre,
tutta merce fina, anche profumi penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie e impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca - raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni,
e che da vecchio tu metta piede sull’isola, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso, già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

venerdì 19 agosto 2011

il papa in Spagna …

curas_fascistas

Il capo della Chiesa cattolica, Benedetto XVI, ha più volte denunciato quello che ha definito come "laicismo militante" che esiste presumibilmente in Spagna, conseguentemente, dice lui, a quanto è avvenuto durante gli anni trenta in questo paese. Da questa e altre dichiarazioni si deduce che percepisca questa militanza laica come una minaccia per la Chiesa (traducendola in anti-clericalismo) e anche per la società, in quanto rappresenterebbe un'intolleranza alla religione cattolica, impropria in una società democratica, dove tutte le religioni devono essere rispettate, con particolare riguardo a quella cattolica, come è riconosciuto dalla Costituzione del 1978 - la quale dovrebbe rappresentare la maggioranza della popolazione spagnola.
Questa critica del laicismo è sorprendente in quanto dimostra una scarsa conoscenza della storia della Spagna. Una lettura obiettiva del nostro passato dimostra che è stata storicamente la Chiesa cattolica a mostrare ostilità verso il laicismo, avendo inoltre violato i diritti democratici, non solo della popolazione laica, ma anche della maggior parte della popolazione spagnola per tutto il corso della nostra storia. La più alta espressione di tale ostilità ha avuto luogo in quegli anni trenta cui Benedetto XVI si è riferito, ai quali si potrebbe aggiungere l'esperienza anti-laica della Chiesa durante gli anni Quaranta, Cinquanta, Sessanta e Settanta, anni che il papa ignora, e su cui tace.
È importante sottolineare che la Chiesa cattolica ha sostenuto un colpo di stato militare che si è concluso con un processo democratico (e che ha ucciso il maggior numero di spagnoli nella sua storia), che fu oggetto della rabbia delle classi popolari che, vedendo la Chiesa come parte militante del golpe, ha attaccato il clero e le istituzioni ecclesiastiche, senza che tali atti fossero sostenuti dal governo repubblicano democraticamente eletto. La brutale repressione che il golpe mise in atto, sì che poté contare, senza dubbio, sull'appoggio dello Stato dittatoriale di cui la Chiesa fece parte. Il suo scopo era quello di imporre la propria ideologia. Basta leggere il Catechismo Patriottico Spagnolo, pubblicato nel 1939 e di nuovo nel 1951, nel quale si affermava che i nemici della Spagna erano "il socialismo, il comunismo, il sindacalismo, il liberalismo e il laicismo". Benedetto XVI dovrebbe conoscere e riconoscere che una tale convinzione significò l'eliminazione delle persone appartenenti a quelle sensibilità, e questo non causò solo la loro espulsione, l'imprigionamento, la tortura e l'esilio, ma anche la fucilazione, e questo perché "non si devono tollerare gli avvelenatori dell'anima del popolo" (Decreto di depurazione dei funzionari statali del 1939). Nella maggior parte dei tribunali dove si decideva l'eliminazione dei laici, socialisti, comunisti, ebrei e massoni, c'era la Chiesa come parte in causa e testimone. In realtà, in molti di questi tribunali l'informativa della denuncia veniva redatta dai parroci. Tale ostilità della Chiesa fu ancora più marcata verso gli educatori di insegnamento laico. Ci sono stati casi come quello di un prete aragonese che arrivò ad informare le autorità che il maestro del suo paesino era "fucilabile" (citato nel libro "La Dictadura de Franco", di Borja de Riquer, da cui ho estratto i dati sulla repressione durante la dittatura) . L'epurazione dei maestri della scuola pubblica laica fu enorme, venivano accusati di voler instillare i valori laici che inquinano l'anima. Lo scopo di tale repressione era la "ri-cristianizzazione della società", come indicato dall'ultra-destro Ibanez Martin, ministro della Pubblica Istruzione nel periodo 1939-1951.
Questa repressione si estese a tutta l'istruzione pubblica, comprese le università, e tutti i livelli intermedi. Dei 580 professori universitari in Spagna, 20 vennero fucilati, 150 vennero espulsi e 195 andarono in esilio. In alcune università, come quella di Barcellona, il 44% dei suoi insegnanti venne sanzionato. La Chiesa supervisionò e partecipò a ciascuna di queste denunce. Come affermò un'autorità educativa citata da De Riquer, era preferibile "un'università composta da ignoranti, ma buoni, piuttosto che da dottori, però cattivi." Essere cattivo significava avere, tra gli altri valori, quello del laicismo.
Un'altra area in cui si plasmò la militanza anti-laica della Chiesa fu il giornalismo. L'autorizzazione ad essere un giornalista divenne molto restrittiva, secondo criteri definiti dalla Chiesa, dalla Falange (partito fascista) e dall'Esercito. Dei 4.000 giornalisti che richiesero di svolgere la loro professione, tra il 1939-1940, solo 1.800 ottennero il permesso. A tutti gli altri venne negato il permesso di lavorare come giornalisti, in quanto non conformi ai criteri del tribunale politico e religioso che aveva valutato la loro "competenza".

Benedetto XVI dovrebbe conoscere e riconoscere questi fatti ampiamente documentati in Spagna, anche quando sono stati occultati dalla maggior parte dei grandi media radiotelevisivi, influenzati dalla destra spagnola. Questa, come la Chiesa, non ha mai condannato senza riserve la dittatura e gli orrori che sono stati compiuti in teoria in nome di Dio, e, in pratica, in difesa dei loro interessi materiali. La sua enorme opposizione alle forze democratiche è dovuta alla minaccia della perdita di quei privilegi che il regime democratico - come risultato di una transizione imperfetta - gli ha riconosciuto, tra cui il "riconoscimento preferenziale" concesso dalla Costituzione, che contraddice l'aconfessionalità dello Stato e che ha dato origine ad una serie di privilegi ereditati dal precedente regime dittatoriale e che devono essere eliminati. La visita di Benedetto XVI non è un passo avanti lungo questa strada, dal momento che non conosce né riconosce le immense sofferenze che la Chiesa ha imposto alla popolazione spagnola, non chiede perdono al popolo spagnolo, non cede di un millimetro nel pretendere i suoi privilegi. Questa è la Chiesa cattolica.

- Vicenç Navarro -

fonte: tradotto da http://www.vnavarro.org/?p=6069

giovedì 18 agosto 2011

Ci pensa lui, alla crisi!

sarkozy

Nicolas Sarkozy:

"Capo di stato mediocre, è stato in passato mediocre studente, un mediocre laureato. Ma nessuna traccia di questa mediocrità nel suo curriculum. E per una buona ragione: lo ha personalizzato, il birbone!
Il nostro sovrano illuminato sarebbe ufficialmente titolare di un master in diritto privato, un certificato di idoneità alla professione di avvocato, di una laurea magistrale in scienze politiche con lode e avrebbe studiato presso l'Institut d'Etudes Politiques de Paris.
La maggior parte di questi titoli di studio sembrano essere falsi.
Un'inchiesta, condotto da Alain Garrigou, professore di scienze politiche a Nanterre, lo dimostrerebbe.
Sfogliando l'annuario di ex studenti di Sciences Politiche, ha constatato che Sarkozy non compare, il che significa che non ha condotto a termine gli studi.
E la sua Laurea magistrale in Scienze politiche? Perché non ce n'è alcuna traccia negli archivi di Parigi X Nanterre?
Perché il candidato Sarkozy appare nel verbale della prima sessione, rinviata per non essersi presentato alla prova scritta d'esame.
E il certificato di idoneità alla professione di avvocato? Ottenuto sul filo con il punteggio di 20/40 (7/20 nel primo turno e il 13/20 al secondo turno)
Ma vale ricordare, per completare il quadro, i voti ottenuti al liceo dal candidato 18.917 nel 1973 (Giuria 80, liceo Molière):

    7/20 nella prova scritta di francese e 12/20 all'orale (è per questo che si esprime sempre in un idioma approssimativo)
    9/20 in filosofia
    8/20 in matematica
    10/20 in inglese ("magnifical» esclamò un giorno in presenza della regina d'Inghilterra)
    11/20 in economia .

Con 142 punti su 300, il candidato 18.917 venne bocciato e dovette andare al ... ripescaggio.

Non c'è da stupirsi dunque dei commenti sprezzanti che escono dalla bocca di questo allievo mediocre e risentito, che ha tanto sofferto perché non gli è mai stato riconosciuto, "il vero valore" dai suoi insegnanti."

fonte: http://wikipedia.un.mythe.over-blog.com/article-les-articles-apologetiques-de-wikipedia-sur-les-sarkozy-70730034.html

mercoledì 17 agosto 2011

Lavorare stanca

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Aspetti psicologici del lavoro nell'antica Grecia
di Jean-Pierre Vernant

Il lavoro è un fatto umano multi-dimensionale: la sua analisi richiede degli studi su più livelli. C'è una storia tecnica, economica, sociale, psicologica del lavoro. Qui vogliamo riferirci a quest'ultima, nella Grecia antica. Noi immaginiamo il lavoro in quanto forma particolare dell'attività umana. Ci interroghiamo del suo posto nell'uomo, sui suoi significati, sul suo contenuto psicologico. Nondimeno, la nostra prospettiva rimane storica. Così come non abbiamo il diritto di applicare al mondo greco le categorie economiche del capitalismo moderno, siamo in grado di proiettare sull'uomo della città antica la funzione psicologica del lavoro così come è oggi concepita .
Per noi, tutte le attività di lavoro, così diverse nel concreto, rientrano in un unico tipo di comportamento: lo vediamo come un'attività cui siamo costretti, regolata, il cui effetto concerne direttamente gli altri e che mira a produrre dei valori utili al gruppo. Questa unificazione della funzione psicologica lavora in congiunzione con il dispiegamento di quello che Marx chiama, nella sua analisi economica, il lavoro astratto. Infatti, affinché le varie attività si integrino l'un l'altra al fine di comporre una funzione unitaria psicologico, bisogna che l'uomo, nelle forme specifiche di ciascuna attività, possa assumere la sua propria attività come lavoro in generale. Questo è possibile solo attraverso un'economia pienamente mercantile, dove tutte le forme di lavoro hanno lo scopo di creare prodotti in vista del mercato. Pertanto, non si fabbricano degli oggetti per soddisfare le esigenze di chi li usa. Tutta la produzione, agricola o industriale, porta anche alla produzione di una merce, non destinata ad un particolare individuo, ma a delle operazioni di compravendita. Attraverso il mercato, tutti i lavori in tutta la società sono in relazione tra di loro, confrontati l'uno all'altro, resi uguali. Di qui due conseguenze. In primo luogo, l'attività lavorativa cessa di mettere in rapporto, più o meno direttamente, il produttore e il consumatore: attraverso la circolazione generale dei suoi prodotti, il lavoro prende la forma di uno scambio generalizzato all'interno del corpo sociale preso nel suo insieme; esso sembra dunque costituire il legame per eccellenza tra i diversi agenti sociali, diventa il fondamento delle relazioni sociali. In secondo luogo, questo confronto universale dei prodotti del lavoro sul mercato, mentre trasformano i vari prodotti, tutti differenti dal punto di vista del loro utilizzo, in merci tutte comparabili dal punto di vista del loro valore, trasforma anche il lavoro umano, sempre diverso e particolare, in un'unica attività lavorativa, generale ed astratta.
Al contrario, nella tecnica e nell'economia dell'antichità, il lavoro appare ancora sotto il suo aspetto concreto. Ogni operazione è definita in funzione del prodotto che va a fabbricare: che sia una scarpa, che sia un piatto. Il lavoro non viene immaginato dal punto di vista del produttore, come espressione di un unico sforzo umano che crea il valore sociale. Non si trova dunque nella Grecia antica, una grande funzione umana, il lavoro, che copre tutti i mestieri, ma una pluralità di mestieri diversi, ognuno dei quali forma un tipo specifico di azione volta a produrre la sua propria opera.

martedì 16 agosto 2011

Lo Spettacolo è … un furto!

gunter

In una breve “Nota di servizio per la storia dell'Internazionale Situazionista”, Guy Debord nel novembre 1989 ricorda che il contenuto delle cosiddette “Tesi di Amburgo” non fu né trascritto né in seguito pubblicato sulla rivista, ma fu volutamente segretato.
Debord nella “Nota” conserva ancora il velo di mistero sulle conclusioni a cui erano giunti i situazionisti nel 1961 discorrendo in alcuni bar di Amburgo al ritorno dalla V conferenza dell'I.S. tenutasi a Goteborg dal 28 al 30 agosto. Tuttavia, poiché vuole lasciare qualche indizio, ricorda che il “riassunto” di quelle conclusioni poteva essere ricondotto ad una formula: “L'I.S. deve ora realizzare la filosofia”. Quindi in quei bar scelti casualmente della città tedesca si era deciso di chiudere con le ricerche artistiche e di iniziare quell'operazione che condusse, secondo Debord, al movimento del maggio 1968.
Alcune coincidenze autorizzano a pensare che il “segreto” nascosto nelle tesi di Amburgo coincida con la formulazione del concetto di “spettacolo”. Questo termine, con il significato conferitogli dai situazionisti (per comprenderne compiutamente la complessità si dovrà attendere la pubblicazione della “Società dello spettacolo”), appare infatti in un fascicolo dell' “Internazionale Situazionista” nel 1962 all'interno di una recensione dedicata alla rivista “Dissent”. Quest'ultima, a sua volta, aveva pubblicato in traduzione inglese Günther Anders, nella cui opera “Die antiquiertheit des Menschen” del 1956 si trovava un'analisi della società e dei mezzi di comunicazione di massa che anticipavano il più famoso libro di Debord.
“Le plagiat est nécessaire, le progres l'implique” scriveva Debord, sulla scia di Lautreamont e dei surrealisti. Jean-Pierre Voyer ritiene ora che Debord abbia plagiato il concetto di spettacolo e ne abbia celato agli occhi del mondo il vero autore.
Io ritengo che Debord nel 1989, con quella “nota” sopra citata, abbia voluto lasciare un indizio che permettesse di svelare il segreto delle tesi di Amburgo mantenendo il nascondimento di Anders.
Perché questa decisione soltanto nel 1989? Perché ormai i tempi erano maturi per un parziale disvelamento. L'anno prima Jean-Pierre Baudet si era finalmente imbattuto nel volume di Anders ed aveva involontariamente scoperto il détournement occulto. Ecco da dove risaliva alla luce, da quale oscuro locus solus proveniva il concetto di spettacolo! Baudet non ebbe, in quel momento, il coraggio di tirarne tutte le conseguenze. Debord si accorse dell'impaccio in cui si trovava il suo seguace e freddamente lo minacciò intimandogli di non proseguire oltre su quella pericolosa china.
Si deve aggiungere che l'espressione “spectacle arrangé” (“arrangiertes schauspiel” in tedesco) compare una sola volta in tutto il volume di Anders, ma ciò non impedisce a Voyer (più determinato di Baudet a demolire una peraltro mai vantata pretesa di assoluta originalità di Debord) di formulare la sua condanna definitiva.
Senza voler giustificare l'atteggiamento risentito di Debord verso l'ingenuo Baudet (obbligatorio in un certo senso, quando l'allievo giunge a scoprire i trucchi del mestiere del maestro), se si vogliono cercare le premesse del concetto di spettacolo si dovrà risalire presumibilmente non solo al volume di Anders (verso il quale è debitore non confesso anche Jean Baudrillard, per esempio) ma a una galassia di eventuali e altrettanto probabili letture (Brecht, Benjamin, Adorno, Horkheimer, Fromm, Marcuse, E. Bloch, W. Reich, Lukacs, Korsch, Luxemburg, Orwell, Rosemberg, McLuhan, Huizinga, Rizzi, Bataille, Riesman, Murnford, Gabel, Kojève, Nietzsche, Stirner e, perché no, anche la science fiction americana), di cui solo alcune furono pubblicizzate da Debord, che, non va dimenticato, teorizzava il plagio e il détournement.
In realtà, come si scopre leggendo il “Relevé des citations et détournements de la Societé du spectacle” edito da Farandola nel 2002, in tutta l'estensione del testo di Debord si trovano disposte, come truppe ben disciplinate in un campo di battaglia, soprattutto, decine e decine di citazioni di Hegel e di Marx, esplicite ed implicite, celate e dichiarate.
Forse vorrà dire qualcosa. Si potrebbe ripetere che il plagio era necessario, il progresso della critica lo implicava?
Infine una doppia domanda: perché nessuno in Germania (dove è noto che si parla il tedesco ma dove vi erano anche numerosi lettori di debord) si è accorto del plagio? Ed in Francia, nel frattempo (dal 1967, anno de “La societé du spectacle”, al 1988 passano più di vent'anni), nessuno, a parte Baudet, aveva imparato a leggere il tedesco?
Il “segreto” del plagio di Debord è sempre stato sotto gli occhi di tutti.

lunedì 15 agosto 2011

Country Music

walmart

Reginald Spears, appassionato di musica country, è stato arrestato, nel fine settimana, per manomissione  di merce al nuovo California Super Walmart. I dettagli della sua infrazioni sono uniche, per usare un eufemismo.
Lena Johnston, che stava svolgendo il terzo turno alla cassa, aveva notato Spears mentre frugava nella sezione CD di musica country, e riempiva un carrello della spesa con almeno 100 dischi, prima di lasciare il reparto. La cassiera pensava che si trattasse solo un appassionato sfegatato di musica finché non si accorgeva, 15 minuti dopo, che era tornato con lo stesso carrello e aveva cominciato di nuovo a muoversi fra gli scaffali dei CD, mentre si guardava intorno sospettoso e guardingo.
La Johnston si avvicinò a Spears e gli chiese se avesse deciso di non effettuare più quell'acquisto massiccio di musica che sembrava dapprima volesse fare. Spears rispose: "Sì, sì uh, sì signora", e cominciò a sudare copiosamente. In breve cominciò ad apparire spaventato, e poco dopo rimise a casaccio il resto dei suoi CD sugli scaffali, prima di allontanarsi.
La cassiera andò a dare un'occhiata alla sezione country, e si accorse che era piena di CD privi della confezione di cellofane  che Spears aveva evidentemente portato da casa sua. A questo punto Spears viene fermato dalla sicurezza, senza incidenti, prima che possa lasciare il negozio.
"Ho guardato sullo scaffale e dove ci doveva essere Rascal Flatts, quell'uomo trasandato aveva messo Flatt & Smugs o qualcosa del genere (n.d.t.: si dovrebbe trattare di "Flatt & Scruggs") ... e Taylor Swift era stata sostituita da Tanya Tucker. Credo che abbia sottratto tutti i loro nuovi CD e  abbia provato a sostituirli con la sua vecchia roba." - ha commentato, perplessa, Lena Johnston.
Appena uscito su cauzione, Reginald Spears ha raccontato una storia molto diversa. "Non ho rubato niente. Ho detto ai poliziotti che potevano recuperare tutta quella merda country-pop nei bidoni della spazzatura, che è il posto dove dovrebbe stare!" - ha detto Spears. "Stavo solo cercando di dare alla gente di qui un po' di fottuta cultura, così ho portato fin qui la mia intera collezione per regalarla. Naturalmente, ne conservo una copia completa, "rippata" sul mio computer portatile. Le mie capacità di comunicare lasciano un po' a desiderare, ma non sono stupido. "
"Ci potete credere che non avessero un CD di Jerry Reed in tutto il loro negozio??" - ha continuato a dire - "Beh, per 15 meravigliosi minuti nello scorso Venerdì sera, lo hanno avuto."
Le accuse di taccheggio contro Spears sono state ritirate, ma lui deve ancora affrontare quelle per danno e manomissione di merce.
Da parte sua, Reginald sta prendendo in considerazione un'azione legale contro il negozio.
Spears ha spiegato: "Hanno buttato tutti i miei CD nel cassonetto e li hanno rotti, quei figli di puttana! Voglio il loro culo per distruzione di proprietà e per crudeltà mentale. Stavo solo cercando di aiutare questa città ... Sono un patriota, perdio! "

fonte: http://artoftheprank.com/

domenica 14 agosto 2011

Rifiuti Tossici

Roubini-Marx

Discariche di rifiuti tossici per il Credito
by Robert Kurz

Chiunque abbia conservato un po' di capacità di memoria potrebbe essersi chiesto dove sia andata a finire l'enorme massa di crediti irrecuperabili. Questi debiti non sono mai stati pagati e, al contrario, ogni forma immaginabile di debito ha continuato a crescere. Il gioco di far finta di pagare i vecchi prestiti per mezzo di quelli nuovi, e quelli nuovi per mezzo di quelli ancora più recenti, è finito da tempo, nel settore privato. E, a causa della loro enorme grandezza, i famosi "toxic assets" non potevano essere ammortizzati interamente (salvo alcune operazioni cosmetiche fatte dalle banche). Secondo le parole dei guru finanziari, questo avrebbe causato la "fusione del nucleo" del sistema finanziario globale. Ai fini contabili delle banche è stato permesso loro di gettare a mare i rifiuti tossici. Ma nulla è stato detto a proposito della "banche cattive", che dovevano fare affidamento sulle garanzie statali per compensare temporaneamente il crollo del "sistema bancario ombra" dopo lo scoppio della bolla immobiliare. La speranza ufficiale e l'aspettativa erano che le garanzie statali potessero rapidamente ripristinare la "fiducia" in modo che i titoli, a lungo senza valore, riuscissero ancora una volta a spuntare un prezzo decente. La condizione era che il settore immobiliare statunitense, dove era cominciata la crisi, si riprendesse con forza. Nulla da dire su questo. Ma le garanzie dello Stato non erano pagabili. Non potevano essere pagati, per il semplice motivo che questo avrebbe causato la "fusione del nucleo" nel bilancio statale. Perciò, dove sono andati a finire i rifiuti tossici del sistema finanziario? Sono finiti nella discarica finale: le banche centrali. Come tutti sanno, queste banche stanno attualmente inondando il mondo di dollari, euro, ecc., al fine di dare ossigeno ad un'economia mondiale clinicamente morta. Non sono ancora al punto di stare buttando il denaro con gli elicotteri, ma stanno praticando l'estensione del credito, alle banche commerciali, a tassi di interesse bassissimo, o addirittura senza alcun interesse. Proprio come per ogni prestito, le banche devono fornire "garanzie". E dove sono queste garanzie? In queste pile di carta tossica, che le banche centrali accettano con gioia, come se fossero gioielli della corona. Nemmeno tre anni sono passati dal crollo dei mercati finanziari, ed ora le finanze pubbliche di un numero crescente di paesi saltano in aria, dopo essere state sovraccaricate di politiche anti-crisi. Fondamentalmente, quello che è successo ai bond privati sta ora succedendo ai titoli pubblici di stato. Un parte crescente, e difficile da controllare, del debito è stata trasferita su bilanci ombra. Come accaduto in precedenza con i mutui per la casa, le partecipazioni al debito sovrano si sono trasformate in rifiuti tossici. E le banche centrali con entusiasmo acquistano anche questi. Allora, le banche asiatiche stanno comprando meno buoni del tesoro degli Stati Uniti? Non importa, dal momento che la stessa Federal Reserve americana se li accaparra, come grano in tempo di carestia. Inoltre, la crisi del debito sovrano europeo avrebbe continuato ad aggravarsi, nonostante tutti i pacchetti di salvataggio, se la Banca centrale europea non avesse cominciato a comprare mucchi di titoli senza valore provenienti dai paesi in crisi. Ironicamente, le banche centrali, guardiane della presunta stabilità finanziaria, sono diventate discariche di rifiuti tossici per il sistema finanziario globale. Sono esse la sede definitiva di questi beni, la loro ultima dimora, perché non esiste nessun ente, che si cela dietro le banche centrali, in grado di liberarle da questo peso. La facciata della normalità eretta dopo il 2008 si basa su un avventurismo politico che ha creato soldi da "garanzie" basate su un debito che non può essere pagato.

Fonte: http://linternationale.blogspot.com/2011/08/real-debt-crisis.html

RobertKurz

venerdì 12 agosto 2011

Cronaca

Carlota con Virgilio Leret e hijas


La prima cronaca della guerra civile spagnola venne scritta da una donna, Carlota O'Neill. Cinque pagine in cui la giornalista descrive la sanguinosa battaglia che fu combattuta presso la base di Hidros de Atalayón, a Melilla, il 17 Luglio 1936. Un testo che non venne mai pubblicato, ma che costò il carcere alla sua autrice. La cronaca rimase agli atti giudiziari fino a quando la figlia, Carlota Leret O'Neill, non l'ha recentemente recuperata.
"Mia madre era una bohemienne, una romantica". 
L'inizio della guerra la a Melilla, dove si era recata per trascorrere l'estate insieme al marito, il capitano dell'Aviazione Virgilio Leret, e alle due giovani figlie, Mariela e Carlota. Il capitano Leret doveva tenere un corso estivo presso la base aerea, e aveva ottenuto che la sua famiglia trascorresse con lui quei mesi, su una chiatta ormeggiata al largo della base. Carlota vi si trasferì con le figlie il 1° luglio.
Nella sua cronaca, Carlota O'Neill descrive il luogo dove stanno passando l'estate: "La mia casa eventuale è una barca, ancorata a circa duecento metri dalla base, l'acqua ci circonda da tutte le parti e per andare a terra dobbiamo utilizzare una scialuppa. Alle nostre spalle il Monte chiamato Atalayon. Stiamo di fronte ad un quartiere operaio formato da dodici case, abitate da altrettante famiglie di operai che lavorano nelle officine della base, e di marinai. L'emozione e la gioia è costante, in queste case semplici, per i 34 bambini che ci vivono. E' stata anche installata una scuola, dove un soldato competente fa lezione ai ragazzi. Un po' a sinistra sorge, bianca ed elegante, silhouette della base con la sua torre metereologica, vedetta costante degli uomini dell'aria".
Venerdì 17 luglio la famiglia si godeva una giornata tranquilla. Ma alle cinque del pomeriggio, i soldati corsero ad avvertire il capitano. Leret afferrò la sua pistola e andò alla base. L'unità militare conosciuta come "i regolari", formata dalle famose truppe more e sotto il comando di Francisco Franco, si era ribellata. Quella notte, morirono 200 persone nella terra del protettorato spagnolo in Marocco.
Dalla chiatta, Carlota e le sue figlie assistono alla prima battaglia della Guerra Civile. "Le venne d'istinto", spiega la figlia, ricordando quei momenti che non ha dimenticato. "Era una scrittrice, aveva la formazione di una giornalista, si accorse che quello era un momento molto interessante, storico e pensò che ne era testimone. Questo giustifica la sua fretta di scrivere. Sarebbe stato un fallimento completo, farlo maldestramente". Così la mattina di Sabato 18 luglio, mette giù le pagine dal titolo "Come le forze dei regolari presero la base di Hydro Atalayon", e cambiarono la sua vita. Carlota O'Neill scrive: "L'urlo acuto della sirena mette in subbuglio tutta la base. Sono le 6 del pomeriggio. Un altro grido di aiuto arriva dai soldati, dalle classi, dai marinai e dagli operai..."
Carlota è una testimone eccezionale di quel che le accade intorno e annota nella Cronaca: "I mariti, come un sol uomo, lividi in volto, sono andati alla base. Le donne appena si ritrovano da sole urlano e gridano, disperate, chiamando i figli." Nella sua autobiografia, Carlota O'Neill spiega: "Ho concepito l'idea di conservare, in una nota, quello che avevo visto dal 17 luglio, alle cinque del pomeriggio. Ho pensato che, un giorno, avrebbe potuto interessare a qualcuno." E aggiunge: "Il manoscritto originale è conservato, in questo momento, presso il tribunale di Ceuta, per uno dei processi che mi hanno intentato."
L'autrice non si limitò a descrivere l'attacco, ma riesce a porre il lettore nello stesso luogo dove lei si trova, lo rende partecipe dei suoi sentimenti e delle sue sensazioni: "Ci rifugiamo nella cabina. Dai portelli, cogli occhi pieni di terrore, fissiamo la base. Nel frattempo, a pochi metri, vediamo avanzare l'esercito delle bestie feroci, le facce tragiche e le uniformi dei regolari che hanno insanguinato le Asturie."
La tensione è enorme e la situazione della piccola Carlota,vicino a lei, è privilegiata: "C'è un silenzio terribile, una calma tragica, mentre questi uomini dalla barba ispida e dagli occhi di fuoco procedono, non sembra che camminino, avvicinandosi, quasi braccando le mura della base." E continua: "Gli eventi si svolgono a velocità vertiginosa. Hanno cominciato a sparare. Gli uomini trincerati nella base, scarsi di numero, dal momento che la metà dei soldati è in congedo estivo. Le truppe indigene comandate da ufficiali ribelli intensificano il diluvio di piombo".
La giornalista descrive "il suono dei proiettili" mescolato con "voci di donne" e "grida dei bambini e le grida gutturali delle truppe selvagge". Combattente repubblicana, non può fare a meno di ricordare "le immagini tenebrose degli episodi delle Asturie". Il feroce scontro a fuoco continua, insistente. "Quanto tempo? Lo ignoriamo completamente. Se non fosse che temiamo di fare letteratura, diremmo che sembrano secoli le ore trascorse nella stiva." Infine, lei, la sua cameriera e le bambine decidono di lasciare la stiva della nave. La sua cronaca si conclude con alcune parole profetiche: "Il pericolo è ancora in piedi."
Queste pagine non vennero mai pubblicate, però servirono a condannarla. I regolari presero la base di Melilla, il 17 luglio. Secondo gli storici, quello fu il giorno che cominciò la guerra. Il capitano Leret cercò in tutti i modi di salvare la base e i suoi uomini, ma tutto era contro di lui. Anche gli aerei della Repubblica avevano i motori fuori uso. Nel testo, Carlota lamenta questa situazione: "Se ci fosse anche un paio di idrovolanti in volo! Ma niente, in mare fluttuano sconsolate, le grandi boe dove fino a pochi mesi fa ammaravano gli aerei oggi chiusi negli hangar, le ali insterilite e senza motore." Senza possibilità di difesa, il capitano Leret si arrese, e venne fucilato il giorno successivo. Carlota non lo seppe che sette mesi dopo, mentre era in carcere.
Ciò che aveva scritto, la spedì direttamente in prigione. Dopo la battaglia, Carlota e le sue figlie cercano di trasferirsi a Melilla, in casa di un sottufficiale amico di Virgilio. "Ci disse: figlie mie, rimanete qui, io vado a cercare aiuto e torno subito. E non tornò.", racconta Carlota Leret. La rivedemmo solo quattro anni dopo.
E' rinchiusa nel carcere di Victoria grande. Mesi dopo, arriva il giudice con le pagine manoscritte. Vuole che Carlota le legga. Lei legge, ma il suo istinto di sopravvivenza le fa saltare alcuni degli epiteti più duri, quelli dedicati alle truppe golpiste, adducendo che non riesce a decifrare la sua calligrafia scritta in fretta. Durante il processo la cronaca viene completamente trascritta. La sentenza la condanna "come l'autore del delitto di aver insultato l'esercito" ad una pena di "sei anni di carcere correzionale".

Carlota trascorse quattro terribili anni in carcere, insieme a un centinaio di donne che venivano chiamate "le rosse". Molte vennero fucilate, altre morirono per malattie e fame. Carlota sopravvisse. Tornata a Madrid riuscì a recuperare le sue figlie. Una volta fuori, si mantenne grazie alla scrittura finché riuscì ad arrivare, prima in Venezuela e poi in Messico, dove riprese la sua carriera nel giornalismo. Un giorno decise di tornare in Spagna, durante la democrazia. Secondo sua figlia, "non le piacque". "La Spagna è stata ingrata con lei. La dimenticarono", si lamenta.

giovedì 11 agosto 2011

Hooligans!

Marx - rebel with cause

Una sera, Edgar Bauer, che conosceva Marx dai tempi di Berlino e non era ancora il suo nemico personale [...], era venuto in città dal suo eremo di Highgate allo scopo di "fare un giro di birra". Il problema era che bisognava prendere "qualcosa" in ogni locale tra Oxford Street ed Hampstead Road - compito assai difficoltoso, anche limitandosi al minimo, considerando l'enorme numero di bar e pub esistenti in quella parte della città. Tuttavia ci mettemmo all'opera imperterriti, e riuscimmo a raggiungere la fine di Tottenham Court Road senza incidenti.
Attratti dalle grida che uscivano da un locale, entrammo e ci ritrovammo nella festa privata di un club. Ci rivolgemmo ad alcuni degli uomini che partecipavano alla festa, ed essi, a loro volta, facendo sfoggio della vera ospitalità inglese, invitarono noi "forestieri" ad unirci a loro. Ben presto, naturalmente, la conversazione sfociò verso la politica - eravamo stati riconosciuti, facilmente, come rifugiati tedeschi, e gli inglesi, gente fatta come ai vecchi temoi, voleva farci divertire un po', considerata la loro abitudine di insultare i principi tedeschi e i nobili russi. Per loro, "russo" significava nobiltà prussiana. Russia e Prussia vengono spesso confusi in Inghilterra, e non solo a causa della loro somiglianza di nome. Per un po', tutto andò liscio. Bevemmo parecchio, facendo un'infinità di brindisi. Poi, all'improvviso, accadde l'inaspettato ...
Edgar Bauer, ferito da qualche osservazione casuale, rovesciò il tavolo e si mise a ridicolizzare gli snob inglese. Marx iniziò a tessere un elogio entusiasta della scienza tedesca e della musica - nessun altro paese, cominciò a dire, sarebbe stato in grado di produrre maestri della musica come Beethoven, Mozart, Haendel e Haydn, e gli inglesi che non avevano musica erano in realtà molto inferiori al tedeschi, cui solo le loro miserabili condizioni politiche ed economiche avevano impedito loro di compiere qualsiasi grande opera pratica, ma avrebbero ben presto surclassato tutte le altre nazioni. Non lo avevo mai sentito parlare in inglese così fluentemente.
Per parte mia, avevo dimostrato, con parole drastiche, che le condizioni politiche in Inghilterra non erano affatto meglio che in Germania [...] l'unica differenza era che noi tedeschi sapevamo quanto i nostri affari pubblici fossero miserabili, mentre gli inglesi non lo sapevano, da questo era evidente che sorpassavamo gli inglesi in intelligenza politica.
Le fronti dei nostri ospiti avevano cominciato ad incupirsi [...], e quando Edgar Bauer passò all'artiglieria pesante e cominciò ad alludere all'ipocrisia inglese, si udì un "maledetti stranieri!", ben presto ripetuto più volte, e più forte. Vennero pronunciate parole minacciose, le teste cominciarono a scaldarsi, pugni branditi in aria e - fummo abbastanza sensibile da scegliere la parte migliore del coraggio e ad effettuare, non del tutto senza difficoltà, una ritirata dignitosa abbastanza passabile.
Ora ne avevamo avuto abbastanza del nostro "viaggio della birra", per il momento, ed allo scopo di raffreddare il nostro sangue che si era riscaldato, demmo inizio ad una marcia veloce, fino a quando Edgar Bauer non inciampò su alcune pietre. "Evviva, un'idea!" E in ricordo degli scherzi da studente pazzo prese una pietra, e Clash!, una lanterna a gas volò in schegge. Le sciocchezze sono contagiose - Marx ed io non restammo indietro, e finimmo col rompere quattro o cinque lampioni - erano, forse, le 2 del mattino e di conseguenza le strade erano deserte. Ma il rumore, tuttavia, aveva attirato l'attenzione di un poliziotto che con rapida risoluzione aveva dato il segnale ai suoi colleghi, fischiando. E subito arrivarono i controsegnali, altri fischi. La posizione era diventata critica.
Fortunatamente realizzammo subito qual era la situazione, e fortunatamente conoscevamo la zona. Corremmo via, inseguiti da tre o quattro poliziotti, a distanza dietro di noi. Marx mostrò un'attività che non gli avrei mai attribuito. E dopo il selvaggio inseguimento durato alcuni minuti, riuscimmo a prendere una strada laterale e da lì buttarci in un vicolo - un cortile tra due strade - e seminare i poliziotti. Ora eravamo al sicuro. Non avevano una nostra descrizione ed eravamo arrivati a casa, senza altre avventure.

Fonte : Karl Marx: Memorie biografiche , di Wilhelm Liebknecht

mercoledì 10 agosto 2011

Il fiume dell’utopia

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“Dopo Marx, volere l'utopia è una cosa sola con il suo rifiuto. Le visioni del meglio hanno finito per coincidere con quelle del peggio. Ed è assai più che un sospetto, oramai. Se, da una parte, è vero che il pensiero non penserebbe se non pensasse ...l'utopia, è anche vero, d'altra parte, che l'utopia è diventato un vecchio arnese, già a partire dal suono stesso della parola. Appena la dici, l'utopia, già ti titrovi ad ammettere il tuo ritardo - imperdonabile - rispetto al concetto espresso. Come se qualcosa continuasse a rimanere fuori, sempre e per sempre.”

Philip José Farmer

martedì 9 agosto 2011

Politica Estera!

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“Ogni informazione sulla situazione in Khiva, in Persia, a Bukhara e in Afghanistan conferma il fatto che una rivoluzione sovietica in questi paesi debba causarci maggiori difficoltà al momento presente … Fino a quando la situazione nell’Occidente non sarà stabilizzata e fino a quando le nostre industrie e i nostri sistemi di trasporto non saranno migliorati, un’espansione sovietica in Oriente potrebbe dimostrare di essere non meno pericolosa di una guerra in Occidente … una potenziale rivoluzione sovietica in Oriente è oggi a nostro vantaggio principalmente come un importante elemento nelle relazioni diplomatiche con l’Inghilterra. Da ciò concludo che:
1) in Oriente noi dobbiamo dedicarci ad un lavoro politico e educativo … e al tempo stesso consigliare ogni cautela possibile in azioni mirate a richiedere il nostro aiuto militare, o che potrebbero richiederlo,
2) dobbiamo continuare con ogni possibile canale a nostra disposizione per arrivare ad un’intesa con l’Inghilterra riguardo all’Oriente”.
 
LEON TROTSKY, Circolare segreta a Lenin, Zinoviev e altri, Giugno 1920

lunedì 8 agosto 2011

Cane Nero

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Mettendo insieme vecchi filmati girati da Joan Salvans, cineasta amatoriale figlio di un industriale catalano di Terrassa, il regista ungherese Péter Forgács produce "El Perro Negro", uno sguardo affascinato sulla vita politica e sociale della Spagna, a partire dal 1929 ed arrivando fino alla Rivoluzione Spagnola del 1936.
Altre parole non servono.



El Perro Negro - Stories from the Spanish Civil War - Film by Peter Forgacs from Peter Forgacs on Vimeo.

venerdì 5 agosto 2011

Storie in Viaggio

storie

Le grandi storie raramente sono isolate.
Anche se l'Iliade e l'Odissea, di Omero, sono i poemi epici fondanti l'antica Grecia, e anche se tendiamo a pensare al lavoro di Shakespeare come al culmine della cultura elisabettiana, entrambi i bardi si sono ispirati ad antichi testi, e sono stati, a loro volta, di ispirazione per gli artisti venuti dopo di loro.

Questa mappa geografica (e storica) traccia la progressione attraverso quattro potenti storie . Curiosamente, i quattro racconti scelti per questa mappa seguono tutti una traiettoria più o meno simile: nate sulle rive orientali del Mediterraneo, si impongono in Europa attraverso la letteratura, la pittura, la musica e la danza e, attraversando l'oceano, in America, con la cinematografia.

I quattro racconti si possono così riassumere:
a) Un uomo si innamora della sua creazione femminile (Pigmalione);
b) Un re uccide involontariamente il padre e sposa la madre (Edipo);
c) Un uomo vende la sua anima al diavolo in cambio di potere e conoscenza (Faust);
d) Un mitico mostro marino terrorizza i mari (Leviatano).

Sorprendentemente, alla loro origine, (c) e (d) sono vicini di casa - se siamo willling a trascurare l'intervento di quasi due millenni interi.
Le quattro storie, in seguito, le ritroviamo fianco a fianco nei grandi centri culturali d'Europa: Londra, Parigi, Roma, e la (politicamente più frammentata) Germania.
In America, i due contenitori principali di questi racconti provenienti dal Mediterraneo orientale sono New York e Los Angeles.
Altre destinazioni più eccentriche sono Uttar Pradesh, Tokyo e Pittsfield, Massachusetts.

giovedì 4 agosto 2011

Duelli e Salsicce

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Otto von Bismarck, adirato per le continue critiche che gli venivano mosse dallo scienziato Rudolf Virchow, ordinò al suo entourage di convocarlo e di sfidarlo a duello. "In quanto parte sfidata, ho diritto alla scelta delle armi", disse Virchow, "e pertanto scelgo queste". A questo punto, mostrò, tenendole bene in alto, due salsicce di grandi dimensioni. "Una di queste è stata infettata con germi mortali IS; l'altra è sana. Lascio a Sua Eccellenza decidere quale vuole mangiare, ed io mangerò l'altra." Quasi immediatamente gli venne recapitato un nuovo messaggio in cui il cancelliere diceva che aveva deciso di annullare il duello.

mercoledì 3 agosto 2011

Soldi Rossi

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Montserrat Capdevilla aveva ricevuto un regalo insolito il giorno delle sue nozze. Suo padre, che aveva perso tutto durante la Guerra Civile, aveva potuto dare alla figlia solo un ricevuta, come dote. Montserrat non sapeva che dieci anni di sogni e di illusioni della sua famiglia erano stati sequestrati e rinchiusi in quella ricevuta. Una ricevuta rilasciata dalla Banca di Spagna nel 1938, quando Franco aveva vietato "la circolazione della carta-moneta emessa dal nemico" e Joan Capdevila, il padre di Montserrat, fu costretto a consegnare il suo denaro repubblicano, 1265 pesetas, tutto quello che gli era rimasto per affrontare la lunga guerra. Joan sperava che un giorno glielo avrebbero restituito in valuta autorizzata dalla dittatura. Ma non fu così.
La ricevuta che Joan diede a sua figlia era la prova di un saccheggio perpetrato dal regime, che costringeva migliaia di cittadini a consegnare il denaro che portava il sigillo della Seconda Repubblica. Il denaro rosso, come lo chiamava Franco.
Montserrat adesso ha 81 anni, ma sta ancora lottando per ottenere la sua dote. E come lei, più di 2.000 famiglie conservano ancora una ricevuta logora e ingiallita. Molte altre l'hanno persa, o magari ignorano che si trova, dimenticata, in un cassetto. Si tima che Franco sequestrò 3.500 milioni di pesetas repubblicane (pari a 5.300 milioni di euro). Coloro che ancora conservano la ricevuta da 75 anni, si sono uniti in un'Associazione(APIGF), presiedutA da Montserrat, e reclamano che venga loro restituito il denaro legalmente emesso che venne rubato da Franco.
"Non chiediamo la carità, vogliamo solo ciò che è nostro", spiega Lidia Jimenez, figlia di Montserrat e portavoce dell'APIGF. "Franco ha sepolto la democrazia a colpi di leggi che ha decretava a suo piacere. Vietare "il possesso della carta moneta in circolazione dal nemico" è stato uno dei suoi primi ordini lanciati da Burgos. In base al decreto del 27 agosto 1938, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 17 settembre dello stesso anno, la pena sarebbe stata la morte per aver commesso un reato di contrabbando. Così la società civile e le municipalità sono andate nelle banche a consegnare i loro soldi repubblicani e ricevere, in cambio, denaro autorizzato dal regime. Ma il denaro non venne dato. La banca diceva che quando ci sarebbe stata sufficiente moneta a corso legale in circolazione, allora avrebbero potuto restituire l'importo pagato, ma non è mai successo", dice Lidia.
Nonostante il saccheggio, le famiglie riuscirono a sopravvivere. "Ricominciammo con niente. Mio padre dovette consegnare 6.000 pesetas, i risparmi di una vita. Ed eravamo nel bel mezzo della guerra senza denaro né cibo", dice Conchita Oriol, 84 anni. "Abbiamo davvero sofferto la fame. Mia madre era sola, ma siamo sopravvissuti grazie alla solidarietà dei vicini", dice Maria Casals, 71 anni. Dei soldi che ora reclamano, non ne hanno bisogno come allora . "Ma lo facciamo anche perché siamo più vecchi e abbiamo bisogno di aiuto", conclude Conchita.
Il regime utilizzò i risparmi dei cittadini soprattutto per finanziarsi. "Coi nostri soldi curavano i feriti di guerra", si lamenta Germain, membro dell'APIGF, che conserva una ricevuta di suo nonno per 4.000 pesetas. Con il denaro rosso vennero pagate le pensioni alle vittime del bando nazionale e si fecero affari con l'estero, presso cui le banconote della Seconda Repubblica rimasero valide fino al 1939. Franco non solo sequestrò i beni dei cittadini. Fece lo stesso con i partiti politici ed i sindacati. Si finanziò col loro patrimonio e li spogliò dei loro immobili. Ma con la transizione e le leggi di riparazione, si potrebbe recuperare qualcosa di quello che venne rubato da Franco.
"Vogliamo che il patto venga mantenuto. Non stiamo chiedendo qualcosa che non ci appartiene. Questa gente sta per morire e non possono godersi i soldi che un giorno hanno guadagnato con il loro lavoro e la loro e fatica ", dice Lidia. La Legge della Memoria Storica, approvato su istanza del governo socialista nel 2007, non contempla il risarcimento individuale.
"I partiti si sono dimenticati della società civile. Chiediamo giustizia sociale ", dice Lidia. L'APIGF, che dipende dal Memorial Democratico mantiene i contatti con tutti i gruppi parlamentari perché la sua storia è legata al Congresso. Nel 2009, è stato fatto un primo passo per fare approvare una proposta per compensare le espropriazioni franchiste. Ma il PP e il PSOE si sono opposti.
"Se necessario, andremo alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo", dice Laura Cervera, storica e vittima delle espropriazioni. La disperazione ha fatto sì che molte famiglie si sono recate alla Banca di Spagna con la ricevuta in mano. "Se ce l'hanno tolto, ce lo devono restituire", dice Germain. Ma le agenzie si rimettono al decreto franchista. "Sorprendentemente tuttora in vigore," esclama Germain.
"Pensavamo che la democrazia avrebbe rimesso tutto a posto, ma nessuno offre una soluzione", si lamenta Conchita. Anche così, i membri dell'APIGF continueranno a lottare. E se no, lo faranno i loro figli e nipoti. " Lo faremo le nostre famiglie , che sono riusciti a farci crescere nonostante abbiano sofferto l'umiliazione costante del regime franchista."

fonte: http://www.publico.es/espana/389577/esperanza-en-un-recibo

martedì 2 agosto 2011

Commento sonoro

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Si parte, seguendo le tracce. Un nome, un libro. Una prefazione. Quella a "Mi rifiuto di rispondere". Un libretto che riporta le domande rivolte a Dashiell Hammett, nel quadro della caccia alle streghe scatenata da McCarthy contro Hollywood. Le domande, dicevo, perché le risposte sono praticamente solo quella che dà il titolo al libro. Ma nella prefazione si argomenta che tutta la storia, McCarthy, i processi, e Dalton Trumbo che tiene duro ed Elia Kazan che se la canta e tutto quanto il resto, be', tutto è cominciato l'8 luglio del 1937!
Ed è cominciato alla Casa Bianca, quando Joris Ivens, il regista, insieme ad Ernest Hemingway, viene invitato a cena dal presidente Roosvelt. Hanno appena girato un film, i due, insieme ad altri, e i rulli di quei film li portano con loro. Fra quegli altri che hanno girato il film c'è anche Lilian Hellman - compagna di Hammett - e c'è anche Orson Welles, ma di lui ne parleremo dopo.
I quattro - c'è anche la moglie del presidente - finita la cena, dopo il dessert, arrivano i primi superalcolici e i sigari e si dispongono a guardare il film. Terra Spagnola. Il film è bello. Ci sono i 1500 contadini di Fuentedueña che irrigano e coltivano i terreni sul fiume Tago, i terreni espropriati ai latifondisti. Le scene contadine si alternano a quelle dei combattimenti, sulla strada che da Valencia porta a Madrid. A far da collegamento narrativo, Julian, un giovane contadino che si è arruolato nel V reggimento, a Madrid.
Ivens ha messo insieme un documento appassionato e militante. Il regista non ha voluto che il film fosse troppo educativo o troppo politico. Si è avvalso nel suo lavoro di un nutrito gruppo di intellettuali americani, come si diceva più su, fra cui anche Dorothy Parker e John Dos Passos. E poi c'è il commento sonoro, ovviamente scritto da Hemingway. Però, però ... Sembra che il presidente Roosvelt, che è stato uno dei primi a visionare la pellicola, se non il primo, ne abbia visto un'altra versione. Una versione con il commento letto da Orson Wells che sembra venisse giudicato troppo pomposo e ridondante (credo, avesse fatto dei notevoli aggiustamenti al testo un po' piatto di Hemingway) e così alla fine si optò per una lettura fatta dallo stesso Hemingway, scarna e con voce monotona.
Solo che le cose, per arrivare a questa soluzione, non andarono in maniera propriamente liscia! Tant'è che i due cercarono di chiarire le rispettive posizioni nel modo che era loro più confacente ed appropriato. A pugni. Ne parla lo stesso Welles in "Cahiers du Cinéma". Calci, cazzotti e sedie spaccate sul groppone. Nel frattempo, mentre i due si azzuffavano, sullo schermo scorrevano le immagini della battaglia di Madrid. Magari, le immagini del maggio 1937 a Barcellona, sarebbero state più appropriate, come sfondo, e come metafora. I due pesi massimi, ammaccati, si riconciliarono davanti ad una bottiglia di whiskey.
Ah, del film ne esiste anche una versione francese, con un commento diverso, letto e scritto da Jean Renoir.

The Spanish Earth - 1937
Directed by Joris Ivens
Commentary by Ernest Hemingway
Photography by John Ferno
Music by Marc Blitzstein and Virgil Thomson
Narrator Orson Welles
Sound Director Irving Reis
Film Editor Helen Van Dongen

lunedì 1 agosto 2011

come passa il tempo!

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Il primo agosto di novantaquattro anni fa, a Butte, nel Montana, sei uomini mascherati fecero irruzione nella stanza d'albergo dove dormiva Frank Little, lo tirarono fuori dal letto e lo trascinarono fuori, dove venne legato al paraurti di una macchina, poi, alla periferia della città, lo torturarono un altro po', prima di impiccarlo ad un traliccio ferroviario. Sul cadavere martoriato, qualche ora  più tardi, la polizia trovò un biglietto, scritto in lettere rosse: "Gli altri prendano nota. Primo e ultimo avviso."L'assassinio di uno dei dirigenti più attivi degli "Industrial Workers of the World" più dinamico ed efficace sarebbe stato l'inizio di una caccia al rosso a livello nazionale, che ben presto si sarebbe trasformata in una vera e propria caccia alle streghe.

Frank Little era andato a Butte per aiutare i lavoratori in sciopero della Compagnia del Rame di Anaconda ad organizzarsi, ma furono i suoi discorsi incendiari contro la guerra ad attrarre l'attenzione. L'America era entrata in guerra solo quattro mesi prima, e le convinzioni di Little non erano popolari, neanche tra i suoi compagni. Sebbene la maggior parte dei membri degli IWW, o Wobblies, erano ideologicamente contrari alla guerra, vista come nient'altro che l'ennesimo esempio di profitto capitalista a scapito dei lavoratori, pochi osavano essere coraggiosamente schietti, come Little. Anche uno dei fondatori degli IWW, "Big Bill" Haywood sosteneva che il Wobblies doveva sottacere il suo parere sulla guerra per il bene e per la crescita dell'organizzazione. E così Frank Little si ritrovò all'estrema sinistra di un'organizzazione già di estrema sinistra!
"Meglio andarsene in un tripudio di gloria, piuttosto che cedere", diceva. "O siamo a favore di questo macello capitalista, o siamo contro. Sono pronto ad affrontare un plotone di esecuzione piuttosto che abbozzare! "

Nella sua determinazione a reprimere i dissidenti contro la guerra, il governo degli Stati Uniti individuò e prese di mira gli IWW - arrivando a diffondere voci che l'organizzazione fosse sovvenzionata dalla Germania - e l'omicidio di Frank Little fu quello che ebbe conseguenze devastanti per il movimento radicale. Pochi giorni dopo il linciaggio, le autorità del Montana dichiararono la legge marziale controchi si opponeva alla guerra, i compagni di Little vennero arrestati con l'accusa di 'spionaggio', e sia i minatori in sciopero che i sindacalasti vennero schiacciati. Fuori dal Montana, la morte di Little fu l'apristrada per una serie di leggi federali palesemente non democratiche, in particolare i cosiddetto "Atti di spionaggio e sedizione", che ben presto sarebbero stati introdotti ovunque, al fine di bandire ogni forma di dissenso. Inoltre, il governo si servì del pretesto bellico per avviare una campagna di repressione contro il movimento operaio, campagna che culminerà nel 1920 con i "Palmer Raids".

Al di là del folklore Wobbly, Frank Little è in gran parte dimenticato. Nato in Oklahoma da padre bianco e madre Cherokee nel 1879 - a favorire la leggenda del "mezzo bianco, mezzo indiano, come tutti gli IWW" - per i primi diciassette anni del ventesimo secolo, prima del suo assassinio all'età di 38 anni, si possono trovare tracce della sua nstancabile attività in ogni lotta operaia americana. Un uomo d'azione in prima linea, ha lasciato pochi scritti. Naturalmente, suoi assassini non sono mai stati assicurati alla giustizia.