giovedì 31 marzo 2011

Camera con vista guerra

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La guerra civile spagnola fu una sorta di attrazione per gli intellettuali degli anni '30. Neruda, Hemingway, Dos Passos, Orwell, Malraux e Carpentier, solo per citarne alcuni, si lasciarono affascinare da un paese "particolare ed isolato" che era diventato il simbolo di una lotta globale, dal momento che incarnava le questioni politiche fondamentali del tempo.
Alcuni, tuttavia, arrivarono in Spagna per motivi che nulla avevano a che fare con la storia scritta a lettere maiuscole, e si ritrovarono presi nel vortice. Il loro genere di testimonianza è assai diverso, ma molto rivelatore. E' il caso di Nancy Johnstone.
Nell'estate del 1934, Nancy (giornalista del “News Chronicle”, la rivista della sinistra britannica), insieme al marito Archie, decide di lasciare Londra e andare a mettere su un piccolo albergo in una città della Costa Brava. Scelgono il paesino di Tossa de Mar, probabilmente perché là si trova una notevole colonia di artisti stranieri che cercano il paradiso perduto, oppure in fuga a causa dell'inquietante affermarsi del nazismo in Germania. Sono per lo più edonisti, vogliono vivere bene e a buon mercato, cosa che sembra assolutamente possibile per molti cittadini europei in Spagna in quel periodo. Il 6 ottobre di quell'anno, il presidente Companys proclama lo stato catalano. I Johnstone seguono gli avvenimenti da Tossa nel mentre che costruiscono il loro albergo. Non sta succedendo niente - dicono ai clienti abituali. Ma si sbagliano. Le elezioni del 1936 danno la vittoria al Fronte popolare e nell'estate esplode la guerra civile. I Johnstone si rifiutano di lasciare il loro paradiso, nonostante le navi britanniche che arrivano per recuperare i cittadini inglesi!
Nancy scrive della sua avventura. Nel 1937, “Faber & Faber”, l'editore per cui scrive anche T.S. Eliot, pubblica "Hotel in Spain" , che arriva a raccontare fino alla fine dell'estate del 1936, quando assistono dalla splendida terrazza, tra l'affascinato e l'inorridito, il bombardamento della vicina Roses. Il secondo libro, "Hotel in flight", arrivava fino alla ritirata repubblicana. Adesso, Miquel Berga ha recuperato questo classico che non avrebbe mai dovuto cadere nel dimenticatoio, e l'editore Tusquets lo ha pubblicato in catalano con il titolo "Un Hotel a la Costa".

Tossa aveva attratto una colonia internazionale composta da artisti, fra cui molti ebrei e di sinistra che erano fuggiti dai nazisti. C'era in questo un certo parallelismo con Ibiza dove, nello stesso periodo, c'era una comunità raccolta intorno a Walter Benjamin. Infatti, nel 1934 la rivista "Art" aveva dedicato un numero speciale a questa colonia di artisti fra cui figuravano Georges Bataille, Arthur Cravan, Marc Chagall, André Masson, Oskar Zügel e Dora Maar.
Nancy non si pone come un intellettuale, lei è solo la padrona dell'albergo, oltre che un'eccellente narratrice che scrive in forma di diario un testo ironico e mordace, preciso e di un'estrema gentilezza nei confronti degli spagnoli. Si informa su tutto ciò che accade, parla delle usanze locali, le feste e i pettegolezzi delle mogli dei pescatori, e tutto con un chiaro intento pedagogico verso i suoi connazionali.
"Un hotel sulla costa" spiega la guerra civile da un punto di vista insolito, a partire dalla vita quotidiana di un piccolo villaggio di pescatori che si va trasformando e deteriorando, via via che la guerra va avanti, in un crescendo magistrale che termina con la fuga verso il confine, con un camion pieno di bambini che i Johnstone avevano adottato, e che dovranno lasciare, una volta in Francia, a Perpignan, solo per reincontrarli di nuovo, solo per breve tempo, in un convento di Besançon.
"Una delle cose fantastiche della vita a Tossa è che non c'è coscienza di classe", scrive Nancy, riferendosi al sistema di classi che vige in Inghilterra. Ed è vero: fin dal primo momento i Johnstone si integrano in una comunità che spalanca le porte, da pari a pari, come il sindaco, o come il proprietario dell'hotel principale del paese che non si cura della concorrenza, fino ai pescatori o a quelli che assume come dipendenti del suo albergo.
La costruzione dell'hotel, i viaggi a Barcellona per risolvere i problemi burocratici, gli aneddoti locali raccolti dalla scrittrice regalano il mosaico divertito di una Catalogna idilliaca cui viene dato il nome di "paradiso azzurro". L'arrivo dei primi clienti è una vera festa per la gente.

Fa parte di questa visione locale la scarsa importanza che, in un primo momento, Nancy dà alla rivolta militare del 18 luglio. Hanno pronto il cartello con su scritto "completo" e si preparano a ricevere la prima ondata di turisti. Il ricorso di quanto fosse stato scarso l'impatto degli eventi del 1934, li porta a pensare che sarà, al più, una tempesta passeggera. Le notizie che arrivano da Barcellona e il rombo dei cannoni su Roses finiscono per imporre un'inevitabile solennità sulla terrazza dove si prende l'aperitivo contemplando il mare. La stagione turistica sta andando alla malora, ma, come scrive Nancy, nell'albergo la vita continua più o meno come al solito, niente sembra in grado di rompere l'incanto di quel paradiso.
I Johnstone rifiutano per ben tre volte di lasciare Tossa. Ogni volta che era arrivato un incrociatore britannico per offrire loro una rotta sicura di ritorno al loro paese. Gli ufficiali venivano sulla spiaggia a cercare di convincere i connazionali che avrebbero dovuto essere terrorizzati dai crimini commessi dall' "orda rossa". Niente di tutto questo, rispondeva Nancy, venite in albergo per un aperitivo.
Questo non significa che non fosse a conoscenza di quanto stava accadendo. In tutto il libro vi sono continue critiche alla stampa conservatrice di Londra. Archie aveva fatto diversi viaggi al fronte per il "Chronicle", e anche i viaggi a Barcellona erano all'ordine del giorno, senza contare che le notizie arrivavano anche per altre vie.
Nancy descrive minuziosamente come Tossa si adatti alle regole della guerra.
Non era facile per gli stranieri che, col peggiorare della situazione del conflitto, rischiavano di diventare capri espiatori per i più sospettosi. A Fritz Marcus, un architetto, vennero trovate nella sua casa una torcia elettrica ed un compasso, e venne messo in prigione. La lanterna, dissero i commissari, serviva per segnalare al nemico ed il compasso per disegnare le mappe. Quando venne rilasciato si unì alle Brigate Internazionali.
Alla fine, il racconto di Nancy prende una piega tragica. Ad un certo momento, la coppia accoglie nell'albergo una trentina di bambini rifugiati che porterà con sé quando prenderà la strada verso la Francia prima dell'arrivo delle truppe di Franco. L'episodio del bombardamento di Figueres, quando si rifugiano nella platea vuota del Teatro Edison, è particolarmente toccante. Poi, a Perpignan, vengono costretti a lasciare i bambini nelle mani delle autorità, anche se torneranno a rivederlioper breve tempo quando vengono a sapere che sono in un convento di Besançon.
La storia dei Johnstone, dopo la fuga dalla Spagna, si biforca. Nancy se ne va in Messico dove scriverà altri due libri: "Sombreros are becoming" e "Temperate zone". Le sue tracce si perdono in Guatemala, nel 1950, dove ha un incidente d'auto, insieme alla sua amica Constancia de la Mora, moglie del capo della aviazione della Repubblica, Hidalgo de Cisneros, che muore. Miquel Berga ha cercato di ritrovarne le tracce, ma tutto quello che è riuscito a sapere è che, probabilmente, aveva contratto un secondo matrimonio. Il che spiegherebbe la mancanza di tracce a causa del cambio di nome.
Archie torna a Londra, ed esercita come giornalista durante la seconda guerra mondiale. Nel 1947 entra a far parte dell'ambasciata britannica a Mosca. Due anni più tardi decide di rimanere, come altri intellettuali della sinistra britannica, e lo rende pubblico in un articolo sulla Pravda. Morirà in URSS.

Due aneddoti

Nel pieno della guerra, anche il governo repubblicano si rende conto dell'utilità che può avere Casa Johnstone, ed invia loro quegli illustri visitatori stranieri che, dopo esser passati da Barcellona, prendono la strada del confine francese. Uno di questi è il poeta W.H. Auden che ha trascorso qualche tempo nell'albergo a metà del 1937, quando lavorava al suo famoso poema, Spagna 1937, che finirà di scrivere al suo ritorno in Gran Bretagna. Si tratta di uno dei suoi pezzi più famosi, scritto in una struttura di quartine in versi liberi, con un ritmo epico, ripetitivo, un vero e proprio inno alla rivoluzione che ebbe un impatto immediato e un grande successo critico. Veniva venduto per le strade di Londra al fine di raccogliere fondi per la causa repubblicana.
Il poema ha una storia politica molto particolare, che spiega perfettamente il tipo di tensione ideologica in cui vivevano gli intellettuali di sinistra del tempo. Auden scrive sulla linea della più pura ortodossia comunista, seguendo le consegne del Partito comunista, quando già alcuni, come Orwell, hanno capito che una dittatura, che sia o no del proletariato, non serve per combattere contro un'altra dittatura. Forse è per questo che Auden poi si pentirà e, nel 1966, vieta che il poema sia incluso nel suo "Collected Shorter Poems 1927-1957", e stabilisce che venga escluso da tutte le edizioni e le antologie della sua opera.

Il paradosso è che i due libri di Nancy Johnstone riceveranno una recensione negativa da parte di Orwell, che li considera eccessivamente positivi, perfino frivoli. Qualche malalingua insinua che questo era dovuto al fatto che, mentre "Hotel in Spain" e "Hotel in flight" vendevano bene, ed erano stati anche pubblicati in America, il suo "Omaggio alla Catalogna", che adesso è un classico, aveva venduto solo poche centinaia di copie.

mercoledì 30 marzo 2011

La dinamite dei decimi di secondo

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Un elenco. Non certo esaustivo, ché di film con argomento la guerra civile
spagnola, ne sono stati prodotti a decine e decine, per non parlare di quei
film in cui la Spagna del 1936 è un importante riferimento nel passato dei
personaggi. E allora, solo una lista di film forse strani e inconsueti,
o semplicemente misconosciuti, un paio fatti anche a caldo, se non
addirittura durante il conflitto.
Come dire, le storie che fanno la storia, che continuano a farla, con il
loro sguardo, con il loro rumore, con il loro colore. Ce n'è bisogno.
Continua ad essercene bisogno.

The Angel Wore Red
Titolo italiano: La Sposa Bella
Anno: 1960
Produzione: U.S.A, Italia
Regia: Nunnally Johnson
Interpreti: Ava Gardner, Dirk Bogarde, Joseph Cotten, Vittorio De Sica, Aldo
Fabrizi, Finlay Currie, Rosanna Rory
Sceneggiatura: Nunnally Johnson (Tratto dal romanzo omonimo dello scrittore
cattolico inglese Bruce Marshall)

1936. Arturo, un giovane sacerdote in crisi di fede, deve fuggire le truppe
repubblicane durante la guerra civile spagnola. I soldati hanno distrutto la
cattedrale e cercano di arrestare lui e un altro sacerdote che custodisce una
reliquia. Secondo la credenza popolare, sarà chi possiede questa reliquia a
vincere la guerra. Nella sua fuga, Arthur incontra una bella donna.
Film assai poco noto, rimane una pellicola di qualità anche se la sua
ambientazione nella guerra civile spagnola non è documentata a sufficienza.
Insieme alla sempre credibile Ava Gardner, va sottolineato il lavoro di Dirk
Bogarde, capace di esprimere i dubbi interiori del suo personaggio.
Memorabile l'interpretazione di Vittorio De Sica nei panni di un generale
repubblicano.

Confidential Agent
Titolo italiano: L'Agente Confidenziale
Anno: 1945
Produzione: U.S.A.
Regia: Herman Shumlin
Interpreti: Charles Boyer, Lauren Bacall, Victor Francen, Wanda Hendrix,
George Coulouris, Peter Lorre
Soggetto: Graham Greene (Romanzo "Confidential Agent")
Sceneggiatura: Robert Buckner

Mentre in Spagna imperversa la guerra civile, il musicista Luis Denard,
viene inviato a Londra dal bando repubblicano con una missione segreta:
deve favorire l'acquisto di forti quantità di carbone. Durante la traversata
della Manica, sulla nave conosce Rose, la figlia del magnate del carbone
con cui deve entrare in contatto. Ma gli agenti falangisti sono sulle sue tracce
e riescono a sottrargli le lettere di presentazione con cui può aggiudicarsi
la partita del prezioso materiale. Ma Luis non si dà per vinto e cerca di
convincere i minatori ad opporsi alla vendita del carbone ai falangisti.
Ma i lavoratori sembrano non credergli e lui è costretto a fuggire per tornare
in Spagna, con al fianco Rose, che lo ama e non è disposta a lasciarlo andare...

Arise, My Love
Titolo italiano: Arrivederci in Francia
Anno 1940
Produzione: U.S.A.
Regia: Mitchell Leisen
Interpreti: Claudette Colbert, Ray Milland, Dennis O'Keefe, Walter Abel, Dick
Purcell, George Zucco, Frank Puglia, Esther Dale
Sceneggiatura: Billy Wilder, Charles Brackett, Jacques Théry, Hans Székely,
Benjamin Glazer

Tom Martin si è arruolato come volontario tra le truppe che in Spagna combattono
contro Franco. Catturato, è condannato a morte ma si salva per l'intervento di
Christine, una corrispondente di guerra che si spaccia per sua moglie e ottiene
la grazia. Scoperti, i due fuggono in Francia e qui si dividono ancora: è infatti
scoppiata la guerra e Tom si arruola come volontario mentre Christine riprende
la sua attività di giornalista. Si riuniranno quando Tom viene ferito e Christine
rinuncia definitivamente al fronte.

Blockade
Titolo italiano: Marco il Ribelle
Anno: 1938
Produzione: U.S.A.
Regia: William Dieterle
Interpreti: Henry Fonda, Madeleine Carroll, Leo Carrillo, John Halliday,
Vladimir Sokoloff, Robert Warwick, Reginald Denny
Sceneggiatura: John Howard Lawson, James M. Cain

Allo scoppiare della guerra civile spagnola, un umile contadino chiamato Marco
organizza un gruppo di resistenza contro i franchisti. Tutto si complica quando
scopre che il padre della sua amata è, in realtà, una spia.


El largo invierno
Titolo italiano: Il Lungo Inverno
Anno: 1992
Produzione: Spagna, Francia
Regia: Jaime Camino
Interpreti: Vittorio Gassman, Jacques Penot, Elizabeth Hurley, Jean Rochefort,
Adolfo Marsillach, Asunción Balaguer, Teresa Gimpera, José Luis López Vázquez,
Judit Mascó, Ramón Madaula, Àlex Casanovas, Silvia Munt, José Luis de Villalonga,
Ovidi Montllor, Vicky Peña
Sceneggiatura: Jaime Camino, Román Gubern, Nicolas Bernheim, Manuel Gutiérrez
Aragón, Juan Marsé

Gennaio 1939, a Barcellona. Un giovane uomo arriva in una casa che fu la sua
prima della guerra civile spagnola: il vecchio maggiordomo gli racconta la
storia della sua famiglia, ideologicamente divisa in due parti: prima e
durante la guerra.


The Last Train from Madrid
Titolo italiano: ?
Anno: 1937
Produzione: U.S.A.
Regia: James P. Hogan
Interpreti: Dorothy Lamour, Lew Ayres, Gilbert Roland, Karen Morley, Lionel Atwill,
Helen Mack, Robert Cummings, Anthony Quinn
Sceneggiatura: Elsie Fox, Paul Hervey Fox, Louis Stevens, Robert Wyler

Replica di Grand Hotel, che assembla aneddoti di diversi personaggi in fuga dalla
Spagna degli anni Trenta lacerata dalla guerra. Modesto ma di buona fattura,
con un cast impressionante.


The Prime of Miss Jean Brodie
Titolo italiano: La strana voglia di Jean
Anno: 1969
Produzione: Regno Unito
Regia: Ronald Neame
Interpreti: Maggie Smith, Robert Stephens, Pamela Franklin, Gordon Jackson,
Celia Johnson, Diane Grayson, Jane Carr, Shirley Steedman
Sceneggiatura: Jay Presson Allen

Il severo e inappuntabile collegio femminile "Marcia Blaine" di Edimburgo apre
ufficialmente l'anno scolastico 1932. Nel corpo insegnante si distingue la
signorina Jean Brodie, una matura docente con molte idee sulla vita,
alquanto personali e non tutte ortodosse. Le sue allieve l'adorano, poi la
temono, ma sostanzialmente restano piuttosto turbate. Da un romanzo di
Muriel Spark. Oscar, meritatissimo, per Maggie Smith.


Talk of Angels
Titolo italiano: La Voce degli Angeli
Anno: 1998
Produzione: U.S.A.
Regia: Nick Hamm
Interpreti: Polly Walker, Vincent Pérez, Franco Nero, Frances McDormand,
Ruth McCabe, Marisa Paredes, Francisco Rabal, Penélope Cruz, Ariadna Gil,
Rossy de Palma, Leire Berrocal
Soggetto: Kate O'Brien (romanzo)
Sceneggiatura: Ann Guedes, Frank McGuinness

Nella Spagna sconvolta dalla guerra civile: mentre la lotta tra repubblicani
e franchisti perde i connotati dello scontro manicheo tra libertà e tirannide
per svelare sino in fondo tutte le contraddizioni e gli orrori della guerra,
una giovane governante irlandese arriva a Madrid per insegnare l'inglese alle
tre figlie di un facoltoso uomo d'affari. Lei, Mary, ha lasciato un paese
ancora sconvolto dalle atrocità fratricide della guerra di indipendenza ed
un marito ancora troppo coinvolto nei giochi di una politica assetata di
potere e di vendetta; chiaramente cerca la pace e l'oblio, ma non potrà fare
a meno di farsi coinvolgere dalle passioni che turbinano intorno a lei e
cedere all'amore di un giovane (rigorosamente idealista e anarchico).

Triple agent
Titolo italiano: Agente Speciale
Anno: 2004
Produzione: Spagna, Francia, Grecia, Italia, Russia
Regia: Eric Rohmer
Interpreti: Katerina Didaskalu, Serge Renko, Cyrielle Claire, Grigori Manukov,
Dimitri Rafalsky, Nathalia Krougly
Sceneggiatura: Eric Rohmer

Parigi, 1936. Fiodor è un generale russo che è fuggito dal comunismo e appartiene
alla cerchia di rifugiati che sostengono un ritorno della monarchia. Ha sposato
Arsinoè, una greca che si diletta di pittura, che invece non ha alcuna remora
a frequentare i vicini di casa di chiara ispirazione comunista. La guerra in
Spagna è alla porte e il Fronte Popolare avanza in Francia. Sicuramente Mosca
non vuole sbilanciamenti in avanti verso la Rivoluzione. In questa situazione
apprendiamo dallo stesso Fiodor che il suo mestiere è quello di spia. Ma per
chi? Per i Russi anticomunisti, per i sovietici o per i nazisti? Fino a che
punto è disposto a sacrificare la moglie in questo gioco pericoloso?


Head In The Clouds
Titolo italiano: Gioco di Donna
Anno: 2004
Produzione: USA, Gran Bretagna, Spagna, Canada
Regia: John Duigan
Interpreti: Penélope Cruz, Charlize Theron, Stuart Townsend, Thomas Kretschmann,
Steven Berkoff, David La Haye
Sceneggiatura: John Duigan

In una notte tempestosa del 1933, il diciannovenne irlandese Guy Malyon sta
lavorando alla sua scrivania nel St. John's College di Cambridge, quando,
bagnata fradicia, fa irruzione nella sua stanza la donna più bella che lui
abbia mai visto, la franco-americana Gilda Bessé. Tra i due è amore a prima
vista. Vanno a vivere insieme a Montmartre, ma quando nelle loro vite entra
Mia, una ragazza sfuggita alla Guerra Civile spagnola, e la situazione
sociopolitica precipita, il loro amore subisce uno scossone...
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martedì 29 marzo 2011

Tradire

I cancelli del cielo

Vivian Hallinan

Jack Kevorkian e io credevamo di conoscere tutti i rischi che correvo durante le esperienze di quasi morte controllata che mi ha fatto fare. Oggi, invece, mi sono innamorato di una donna morta! Il suo nome è Vivian Hallinan.
Quella che mi ha fatto venir voglia di conoscerla è stata una parola nel titolo del suo necrologio sul "New York Times": "Vivian Hallinan, 88 anni, decana di una colorita famiglia della Costa Occidentale". Cos'era a rendere "colorita" una persona o addirittura un'intera famiglia? Nell'aldilà avevo intervistato persone che erano state brillanti, influenti, coraggiose, carismatiche o quant'altro. Ma che diavolo significava "colorito"? Mi vennero in mente due sinonimi possibili: "stravagante" o "pittoresco".
Finalmente ho decifrato il codice. "Colorito" – sul "New York Times" – significa incredibilmente bello, elegante e ricco, ma socialista.
Volete che vi faccia un discorsetto "colorito"? Il defunto marito di Vivian, l'avvocato Vincent Hallinan, pieno di soldi fatti trafficando in beni immobili, nel 1952 si candidò alla presidenza degli Stati Uniti per la lista progressista! Fino a che punto si può essere pittoreschi e stravaganti, persino in California?
Ve lo dico io. Vincent fece sei mesi di carcere per la sua clamorosa difesa del leader sindacale Harry Bridges, accusato di essere comunista negli anni del maccartismo. Vivian passò trenta giorni in gattabuia per condotta indegna da parte di una signora durante una dimostrazione per i diritti civili nel 1964.
E sentite questa: i suoi cinque figli maschi erano tutti alla dimostrazione insieme a lei, e uno di essi, Terrence, oggi è procuratore distrettuale a San Francisco!
In paradiso si può avere l'età che si vuole. Mio padre ha appena nove anni. Vivian Hallinan ha scelto di averne per sempre ventiquattro, ed è un pezzo di ragazza che ti lascia senza fiato! Le ho chiesto se le piaceva che la definissero "colorita".
Mi ha detto che avrebbe preferito essere chiamata nello stesso modo in cui Franklin D. Roosevelt era chiamato dai suoi nemici: "Un traditore della sua classe".

- Kurt Vonnegut -

lunedì 28 marzo 2011

nella notte più profonda …

super
Hanno nomi come Dark Guardian, Red Dragon Viper e, probabilmente, sarebbero a loro agio sulle pagine di un fumetto. Solo che, a differenza dei loro omologhi di carta, non riescono a volare, o rendersi invisibili o correre come una locomotiva. Girano armati più che altro di buone intenzioni, alcuni una macchina fotografica, un cellulare. Più che combattere la criminalità, la maggior parte di loro si è dato il compito di aiutare i senzatetto, raccogliere fondi per la beneficenza o, semplicemente, far sapere a chi è in difficoltà che qualcuno presta orecchio ai suoi problemi.
"C'è un eroe in ciascuno" - argomenta Dark Guardian. che per otto anni ha pattugliato le strade di New York, risplendente nella sua uniforme anti-proiettile, di colore blu con "DG" sul petto. "Ciascuno può fare la differenza: noi siamo solo l'esempio più drastico di quel che la gente può fare." Molti di questi "buoni in costume" militano sotto la bandiera del "Real Life Superheroes" (http://www.reallifesuperheroes.org/). Il sito web del gruppo elenca quasi 60 membri con tanto di profilo e fotografia, ma a quanto pare sembra che ci siano un bel po' di aiutanti e fiancheggiatori che stanno dietro le quinte: sono circa 800 a partecipare al forum, organizzare incontri e scambiarsi dritte sui migliori gadget da portarsi dietro, in una sorta di "bat-cintura". C'è perfino un manuale che offre suggerimenti su argomenti che hanno per oggetto l'incolumità del super-eroe e le considerazioni giuridiche.
Sono pochi quelli che hanno attraversato il confine che porta ad essere un vero super-eroe, con risultati spesso dolorosi. E' quel che è accaduto a Phoenix Jones, guardiano di Seattle che, dopo essere diventato un personaggio internazionale, con tanto di apparizione televisiva, sul programma "Good Morning America, trasmesso dall'ABC, il 7 gennaio di quest'anno, è stato preso a calci in faccia, rompendosi il naso, mentre tentava di sedare una rissa, per strada fra due tizi.
Le maschere e le incursioni nel mondo reale della lotta alla criminalità, rendono la polizia comprensibilmente nervosa. Il detective di Seattle, Jeff Kappel ha detto: "Mettetevi nei nostri panni. Noi non sappiamo con chi abbiamo a che fare quando spuntano questi qui". Della stessa idea, il tenente Troy Potts, della polizia di Columbia, Tennessee, che la scorsa estate ha messo in fuga un giustiziere, noto come Viper, avvertendolo che stava violando un'ordinanza che vieta agli adulti di indossare maschere in pubblico.
Però, Dark Guardian avverte che non sempre i poliziotti di quartiere sono contrari a ricevere un piccolo aiuto. E aggiunge che gli agenti non hanno fattouna piega quando, nel 2009, lui e una dozzina di altri sono arrivati a Washington Square, a New York, con megafoni, luci e videocamere, per fronteggiare una ventina di spacciatori. Uno dei cattivi aveva perfino estratto una pistola, ma in breve il trambusto procurato li aveva convinti in fretta a dileguarsi nella notte.
"Gli scarafaggi cercano di allontanarsi dalla loro luce" dice Peter Tangen, un fotografo professionista che ha seguito per anni i "crociati mascherati" durante le loro missioni, e le cui immagini ed interviste sono riportate in un sito web che egli stesso gestisce, insieme, fra l'altro ad un canale Youtube.
Tuttavia, gli scontri fisici e gli alterchi sono una rara eccezione in quella che è la normale routine, ha detto Tange che, fra l'altro è stato anche produttore consulente del docufilm "Superheroes" che è stato proiettato lo scorso mese allo Slamdance Film Festival, a Park City, Utah, e che uscirà a Luglio nel circuito cinematografico.
Diretto da Michael Barnett, "Superheroes" segue per l'arco di un anno il pattugliamento dei vari supereroi. Barnett ha dichiarato che, quando ha cominciato, pensava di trovare delle persone eccentriche in calzamaglia. Invece, si è trovato ad avere a che fare con persone coraggiose ed altruiste, alcune con scarsissime risorse e che, tuttavia, cercavano di fare qualcosa. "Un bel po' di persone si sentono come impotenti, in questi tempi così stressanti. Ogni piccolo aiuto può servire. Dice questo il nostro film."
"Io non vado là fuori con lo scopo di picchiare i cattivi", ha detto Zetaman, un abitante di Portland, Oregon, che indossa un costume blu e nero con una grande Z prima di uscire per la pattuglia e che, di solito, distribuisce cibo e coperte ed altro materiale ai senzatetto della città. "Faccio cose che chiunque può fare."
Vigilante Spider, di San Diego, ha dichiarato su http://www.reallifesuperheroes.com/ che, a dispetto del suo nome, egli si basa sull'utilizzo di luci accecanti ed altri elementi di sorpresa per fermare la violenza.
Ad ogni modo, è difficile riuscire a caratterizzare socialmente coloro che si mascherano con lo scopo di fare del bene. Essi provengono da ogni ceto sociale, hanno caratteristiche fisiche le più diverse ed età compresa fra i sei e i sessant'anni e più. Molti di loro condividono l'amore per i fumetti ed i film sui supereroi, ed hanno una passione che li spinge a portare nel mondo reale quel genere di valori. Alcuni sono disposti a rivelare la propria identità, mentre altri accettano di parlare solo se possono mantenere il loro segreto.
- tratto da www.dailygood.org/more.php?n=4463 -

venerdì 25 marzo 2011

un altro anarchico!

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"Tra poche ore, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU deciderà di dare inizio agli attacchi aerei contro la Libia. La Francia è già pronta stanotte. Condanniamo questa risoluzione internazionale.E respingiamo totalmente ogni intervento straniero in Libia, da qualsiasi parte, e specialmente quello francese. Quella Francia, che ha venduto a Gheddafi armi per un valore di miliardi, armi che ora vengono usate per colpire i libici, quella stessa Francia che ha continuato a fare affari con Gheddafi fino a 3 settimane fa. Noi condanniamo questo intervento che trasformerà la Libia in un inferno peggiore. Si tratta di un intervento che ruberà la rivoluzione agli stessi libici, una rivoluzione che sta costando loro migliaia di morti fra uomini e donne.
E' un intervento che dividerà la stessa resistenza libica.
Ed anche se queste operazioni riuscissero a far cadere Gheddafi (o ad ucciderlo) come fu per Saddam Hussein, vorrà dire che dovremo agli Americani ed ai Francesi la nostra libertà e possiamo stare sicuri che ce lo ricorderebbero ogni istante.
Come possiamo accettare questa situazione? Come spiegheremo tutte queste vittime alle generazioni future e tutti quei cadaveri ovunque?
Essere liberati da Gheddafi solo per diventare schiavi di coloro che lo hanno armato e lo hanno sostenuto in tutti questi anni di violenza e di repressione autoritaria?
Dopo il primo errore - aver militarizzato la rivoluzione popolare - stiamo commettendo il secondo errore: l'istituzione di una nuova dirigenza o di figuri che provengono dai resti del regime libico della Jamahiriya. Ed il nostro terzo errore si sta realizzando inevitabilmente: chiedere aiuto ai nostri nemici. Spero solo che non commetteremo anche un quarto errore, e cioè l'occupazione e lo sbarco dei marines.
Sarkozy e la Francia sono nostri nemici; e lo sono anche di tutto il Terzo Mondo. Non nascondono il loro disprezzo nei nostri confronti. A Sarkozy importa solo di essere ri-eletto l'anno prossimo.
L'uomo che ha organizzato l'incontro tra Sarkozy ed i rappresentanti del consiglio nazionale ad interim non è altri che Bernard-Henri Lévy, un filosofo ciarlatano, e per coloro che non lo conoscono, si tratta di un attivista sionista francese che si impegna strenuamente a difesa di Israele e dei suoi interessi. Costui è stato visto recentemente in Piazza Tahrir per vigilare che i giovani rivoluzionari non se la prendessero con Israele.
Cosa possiamo dire delle bombe che arrivano?
Che esse non sanno distinguere tra chi è pro-Gheddafi e chi è contro. Le bombe colonialiste, come ben si sa, hanno il solo scopo di difendere gli interessi dei commercianti di armi. Costoro hanno  venduto armi per miliardi ed ora ne chiedono la distruzione... Poi noi compreremo altre armi col nuovo governo ed è una vecchia storia che si ripete. Ma ci sono persone che non sanno imparare senza commettere gli stessi vecchi errori di sempre.
Credo sia tutto molto chiaro: si tratta di un vero errore strategico, un errore che il popolo libico pagherà forse per anni. Forse per un tempo persino più lungo del governo di Gheddafi e della sua famiglia.
Mi appello oggi, in queste ore prima che la Libia comincia a bruciare come una nuova Baghdad, a tutti i libici, a tutti gli intellettuali agli artisti, ai laureati, a chi sa scrivere ed a chi è analfabeta, alle donne ed agli uomini, affinché rifiutino questo intervento militare di USA, Francia, Gran Bretagna e dei regimi arabi che sostengono. Al tempo stesso faccio appello a tutti i popoli perché ci sostengano: faccio appello agli Egiziani, ai Tunisini, ai Francesi, persino ai Cinesi, a tutti i popoli del mondo, perché siano benvenuti il loro appoggio e la loro solidarietà.
Ma per quanto riguarda i governi, tutti i governi, noi non gli chiediamo niente, se non di lasciarci in pace, di lasciarci risolvere il problema con Gheddafi per conto nostro."

Saoud Salem (anarchico libico)
- da http://www.ainfos.ca/it/ainfos08392.html -

Se ti tagliassero a pezzetti …

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"La Rivoluzione non è una dea, ma una puttana. Non è mai stata né pura, né santa, né perfetta." - Così fa dire Richard Brooks a Jack Palance, nel film "I professionisti" .
Già, la rivoluzione. La rivoluzione, quella che è avventata, fa dei passi falsi, spesso sbaglia, come le è accaduto e le accadrà ancora di fare. La rivoluzione. Ciascuno la vorrebbe come la pensa, come la immagina, come gli piace. Ma non lo è mai, non lo è mai stata, non lo sarà mai. Tocca impararlo. Succede che, a vederla per com'è realmente, uno possa anche scappare. Possa pensare di non volerci più avere niente a che fare. Per sempre, per molto, per un po'. Trovarsi qualcun'altro, al suo posto. Succede, a qualcuno, a molti. Per farlo, ci s'iventa motivi. giustificazioni, calunnie. Chi dice, l'avrebbe vista con qualcun altro, chi racconta che è impazzita e non è più lei. Qualcuno arriva a dire che è cambiata, e ora cerca solo un posto al sole, un matrimonio di convenienza e non insegue più l'amore. Soldi e potere, si insinua. Altri ancora, i più, insistono a dire che quella che si vede in giro non è la rivoluzione, ma un'impostore. Incarogniti, le si scagliano contro. E, nel farlo, cercano e trovano sponda e avallo in chi l'ha sempre odiata, la rivoluzione. Chi la corteggiava, lui ragazzino, e chi l'avrebbe voluta da subito in galera, ora vanno d'amore e d'accordo. Un altro amore, un'altra causa. Piccole sordide storie, senza passione! 

(quanto ho scritto, mi è stato suscitato dal leggere un volantino-lettera dal contenuto per-così-dire-pacifista, pubblicato sul sito di un fascista, che lo presenta come scritto da un "energico tenore anarchico", ed in cui si argomenta che Gheddafi starebbe giustamente "difendendo la propria integrità territoriale contro un gruppetto di rivoltosi armati e pagati dallo straniero".)

mercoledì 23 marzo 2011

Ciao Liz

Liz

Oggi, 23 marzo 2011, gli occhi più belli di Hollywood si sono chiusi. Per sempre.

La barricata: chiude la strada ma apre la via

barricades

Dal 15° al 19° secolo, gli europei, quando si ribellano contro i propri governanti assai spesso ammucchiano barili, sanpietrini e qualunque altro oggetto che possa servire a costruire, nelle strade cittadine, una massa inamovibile. Simili strutture, difensive e tattiche allo stesso tempo, vengono innalzate e sorgono così facilmente che danno l'impressione che gli insorti agiscano quasi d'istinto.
Ora, in un libro, "The Insurgent Barricade" (University of California Press), Mark Traugott racconta la storia di quella che per lui è "l'incarnazione più evidente" dello spirito rivoluzionario di quei tempi. Quello che più interessa l'autore, sembra essere la diffusione della "coscienza della barricata". Le barricate mostrano - egli scrive - come il popolo scelga e simboleggi  il suo modo di esprimere il proprio malcontento e le proprie speranze collettive.
Partendo da un concetto sviluppato nel 1970 dallo storico e sociologo Charles Tilly, circa "il repertorio delle azioni collettive", in riferimento alla gamma di tecniche di protesta disponibili in un dato luogo e in un certo momento storico; Traugott si rende conto che, dapprima in Francia e poi in tutta Europa, quando sale il grido "Alle barricate!", i rivoltosi, assai spesso sconosciuti gli uni agli altri, "sapevano perfettamente cosa fare, ed agivano di concerto, con grandissima efficienza, anche senza beneficiare nemmeno della più rudimentale struttura di comando."
Così, quella delle barricate, finisce per essere "una storia, molto più grande e molto più complicata di quanto si possa inizialmente immaginare."
La tecnica di costruzione, generalmente, comporta l'uso di barili (barriques: da cui venne coniato il termine barricata, durante il 16° secolo), in quanto potevano essere fatti rotolare facilmente fino al luogo deputato all'innalzamento della barricata. e poi riempiti di terra e di pietre, quindi rinforzati con tutto quello che ci si poteva procurare: carri, assi, travi dai cantieri edili, sanpietrini della pavimentazione stradale, balaustre strappate agli edifici.
Poi, questa tecnica, praticata per secoli da studenti, esuli e lavoratori itineranti; figure sociali che ne hanno diffuso la conoscenza per tutta l'Europa.
Per quanto eroiche, gloriose, temerarie, le barricate, raramente sono state suicide. Capacità ed impegno collettivo, necessari a raggiungere i risultati desiderati, facevano sì che i rivoltosi, nel frattempo, potessero valutare realisticamente le loro possibilità di successo; ed avevano tutto il tempo per ritirarsi velocemente quando fosse cominciata la carica dei soldati e veniva aperto il fuoco. Spesso, l'unico beneficio in cui gli insorti potevano sperare era dato proprio dalla socializzazione, dalla fraternizzazione e dalla solidarietà fra rivoltosi che insieme avevano costruito una barricata.
Col loro pesante pedaggio di morte e di aspirazioni politiche fallite, l'aspetto simbolico delle barricate ha ispirato artisti ed autori. Ad esempio, Victor Hugo si concentra sulle strutture delle barricate, quando ne "I Miserabili" descrive la rivolta del giugno 1832 a Parigi. Lo stesso fa Gustave Flaubert quando racconta un evento simile ne "L'educazione sentimentale".
Per gli storici, le barricate hanno sempre posto una sfida: in genere non pianificate, oppure organizzate segretamente, intorno ad esse c'è sempre stata poca o punta documentazione, soprattutto perché i principali partecipanti assai spesso finivano ammazzati sulle barricate stesse! Così, Traugott, alla ricerca di un senso pieno della natura, della finalità e della realizzazione delle barricate, piuttosto che basarsi su documenti relativi ad una qualche barricata, passa in rassegna 150 eventi, in Francia ed altrove in Europa. Eventi piccoli e grandi, che hanno avuto successo o che hanno fallito. Dove, magari, alcuni eventi che vengono celebrati come grandi successi, e che hanno contribuito a creare la "leggenda della barricata", non sono poi così "tipici".
Riferendosi anche agli eventi recenti, delle ultime settimane in nord Africa e in medio oriente, Traugott afferma che sì, si è soffermato a chiedersi come riferirli alle barricate. E mentre "lo storico" si rende conto che è azzardato fare parallelismi, "il sociologo" cerca, invece, schemi e generalizzazioni. E questi ultimi abbondano.
Un altro modello, è dato dal ruolo dei media. Così come Facebook, Twitter, ecc. oggi, per gli eventi recenti, "la diffusione della coscienza barricadera si incrementa sensibilmente a partire dal 1840, in seguito ad un paio di cambiamenti importanti, a partire dal debutto della cosiddetta stampa illustrata." Immagini delle barricate di Parigi e di altre città europee.
"Per la prima volta, le persone potevano vedere immagini di eventi in corso" - afferma Traugott - "Questo creava un'enorme capacità di diffondere informazione, oltrepassando le barriere nazionali e linguistiche."
"Il parallelismo con ciò che ora è completamente globale, con ciò che è una forma assolutamente istantanea di trasmissione di informazioni, è assolutamente chiaro."

- Tratto da http://chronicle.com/blogs/pageview/the-barricades-then-the-uprisings-now -

martedì 22 marzo 2011

Non è un pranzo di gala!

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Sembra davvero che proprio non ci sia nessuna via d'uscita. Tutte, e solamente, vie d'entrata. Che ci vuole a dimostrarlo? Basta fare uso di quella sorta di grimaldello che è il "cui prodest?" di Seneca, rivitalizzato nel "a chi giova?", tanto caro agli zdanovisti di casa nostra negli anni '70 del secolo scorso, perché davanti agli occhi ci venga fatta schiudere quella che, in un ulteriore empito di dietrologia, amano chiamare la "verità vera". E quale sarebbe questa "verità vera", unica e assoluta? Che in fondo tutto quanto non fa altro che giovare - e va ricondotto - alla reazione, ed ai quattro o cinque criminali che governano il mondo, e, di volta in volta, alla loro sete di petrolio, alla loro fame di gas, di uranio, e chi più ne ha più ne metta. Sì, certo, hanno luogo delle rivolte popolari, ma (ci rassicurano???) si tratta solo di povere marionette nelle mani del burattinaio di turno che ne muove i fili. Proletariato, o peggio sottoproletariato, sprovvisto di qualsiasi coscienza di classe (gli uffici per il rilascio della licenza della coscienza di classe sono chiusi a tempo indeterminato!). Anzi, poi, nel caso della Libia - ci giurano - non si tratta nemmeno di una rivolta popolare (l'aggettivo "tribale" fa molto effetto: evoca scenari con cannibali pronti a mangiarsi l'esploratore!); ma chi sono questi? armati, che combattono? che hanno preso Bengasi ed eleggono comitati per amministrare la vita quotidiana? come osano spacciarsi per quello che non sono, mentre sono interessati solo ad un colpo di stato? Beduini, come Gheddafi. Magari, sono anche peggio! Non avrebbero dovuto ribellarsi. Così hanno fatto il gioco delle grandi potenze. Facevano meglio a starsene buoni, e anche noi saremmo stati tranquilli, senza guerre - o, peggio, guerre civili - alle nostre porte. La rivolta, l'insurrezione, e anche la rivoluzione, l'avremmo fatta noi, la faremo noi. Al momento giusto, con giudizio, secondo le regole stabilite, con tanto di visto e di nulla osta. A suo tempo.

sabato 19 marzo 2011

A che prezzo

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Come sarebbe stato? Come sarebbe stato se nella Spagna del 1939, le potenze internazionali, Francia, Inghilterra, Stati Uniti, dopo aver fatto finta di niente, rifiutando di aiutare la Repubblica con armi, munizioni, viveri e medicinali, fossero intervenute per salvare la Repubblica stessa dal generalissimo Francisco Franco e dalle sue truppe, per impedire le stragi che di lì a poco sarebbero state perpetrate a danno anche dei civili? Come sarebbe stato? La Repubblica sarebbe stata salva! Ma a che prezzo?
Così, hanno aspettato fino al momento in cui si sarebbe reso inevitabile un intervento armato diretto. Settimane fa, sarebbe stato sufficiente, mandare armi cibo e medicinali. Oggi l'unico modo per fermare Gheddafi, e salvare le vite dei rivoltosi e dei civili dalla repressione che seguirebbe, è l'invasione della Libia.
Ma a che prezzo?

venerdì 18 marzo 2011

La comune non è morta!

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Sono passate due settimane dal 18 marzo 1871, dalla proclamazione della Comune di Parigi. E' il 3 aprile quando i i comunardi tentano l'assalto a Versailles, presidiata dall'esercito agli ordini del ministro Thiers. Ed è sul colle di Chatillon che vengono circondati e costretti alla resa. Sono più di mille quelli che vengono fatti prigionieri. Uno di loro, catturato con il fucile ancora fumante, dopo che aveva sparato l'ultimo colpo, e con la camicia imbrattata di polvere e insanguinata del sangue dei suoi compagni che gli sono caduti accanto, viene ben presto portato in isolamento. Sui quarant'anni, non troppo alto di statura, la barba lunga, continua ad incitare i compagni a ribellarsi alle angherie dei guardiani del campo. Di lì a poco, per impedire che venga deportato in Nuova Caledonia, verrà messa in atto una mobilitazione che vedrà l'adesione di personaggi come Charles Darwin.
Quell'uomo si chiama Eliséee Reclus. Geografo e scienziato di fama internazionale. Anarchico e rivoluzionario. Un uomo.

giovedì 17 marzo 2011

la bellezza

Poum Socors

Sorprendente. E bello!
Un manifesto del POUM, realizzato a Barcellona nel 1936. In tre colori, illustrazione di Casals, sotto la sigla del Partido Obrero de Unidad Marxista si legge, in catalano, "Socors Roig. Ajut de reraguarda".
Diversamente dalla gran parte dei manifesti della Guerra civile spagnola più noti, reca in sé qualcosa di tragico e di grande. Di insopprimibile.

mercoledì 16 marzo 2011

Pistol-packing Mamas

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Viers Mill Village, 1950 - Le casalinghe di Viers Mill Village, alla periferia di Washington DC, sono state terrorizzate, ogni notte per 3 settimane, da una banda di quattro uomini armati. Fino ad oggi! Brandendo fucili, pistole, coltelli e mazze da baseball, le massaie hanno avuto ragione dei teppisti, i quali invocavano pietà quando la polizia ha raggiunto il terreno dello scontro. Nella foto, la signora Mary Schultz, impugna una .45, la signora Doris Young, impugna un coltello da macellaio, la signora Martha Newell con un fucile, e la signora Warren Leigh, che brandisce una mazza da baseball.

da http://tsutpen.blogspot.com/2011/03/aftermath-usa-15.html

Repubbliche

commune

Dalla Neue Rheinische Zeitung, n°233 del 28 Febbraio 1849

La costituente italiana non è un'Assemblea nazionale di Francoforte. Gli italiani sanno che non si può realizzare l'unità di un paese spezzettato in principati feudali se non distruggendo il principume. Essi hanno apero la danza nel 1848; l'aprono nel 1849. Ma quale progresso, da allora! In Italia non c'è più nessun Pius nonus, come in Francia non c'è più nessun Lamartine. Il periodo fantastico della rivoluzione europea, il periodo dei sogni dorati, della buona volontà e degli svolazzi retorici, è stato degnamente concluso da bombe incendiarie, massacri in grande stile, deportazioni in massa. Note austriache, note prussiane, note russe, sono state le risposte migliori, le più coerenti, ai proclami lamartineschi.
Dall'alto del tripode pitico della loro saggezza e pazienza, i tedeschi sogliono guardare con disprezzo alla superficialità italiana. Un parallelo fra il '48 italiano e il '49 tedesco fornirebbe la risposta più schiacciante a questa pretesa, tanto più se si considera che l'Italia rivoluzionaria era tenuta in scacco dalla Germania e dalla Francia, mentre nulla si opponeva alla libertà di movimento della Germania rivoluzionaria.
La Repubblica di Roma! è la prima parola del dramma rivoluzionario del '49.

- Karl Marx -

martedì 15 marzo 2011

bandiere e nazioni

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"Era l'estate del 1797. Nell'aprile di quell'anno si erano avuti i moti di Spithead, seguiti in maggio da una seconda, ancora più grave, rivolta della flotta al Nore. Quest'ultimo episodio è conosciuto - senza nessuna esagerazione nell'epiteto - come il "grande ammutinamento". Era in verità una minaccia per l'Inghilterra più pericolosa di quanto non lo fossero allora i proclami del Direttorio francese con i suoi eserciti vittoriosi e il suo proselitismo. Per l'Impero britannico l'ammutinamento del Nore fu quello che sarebbe uno sciopero dei vigili del fuoco in una Londra minacciata da un incendio globale. In tale momento di crisi - nel quale il regno avrebbe ben potuto anticipare la famosa parola d'ordine che, pochi anni più tardi, avrebbe annunciato lungo il fronte delle navi da guerra quanto in quella circostanza l'Inghilterra si aspettava dagli inglesi - sui pennoni delle navi a tre ponti e delle settantaquattro all'ancora nella rada - una flotta che costituiva il braccio destro dell'unica potenza allora libera e conservatrice del Vecchio Mondo -, i marinai a migliaia innalzarono con grida di evviva i colori britannici sui quali erano stati cancellati la croce e il simbolo dell'unione: una cancellazione che trasmutava la bandiera del diritto riconosciuto e della libertà sancita nell'avversa rossa meteora della rivolta senza freni né limiti. Il giusto scontento, nato da reali motivi di lagnanza nella flotta, era divampato in un incendio irrazionale, scatenatosi dalle scintille vive che dalla Francia in fiamme erano state portate dai venti al di là della Manica."

HERMAN MELVILLE - da "BILLY BUD" -

lunedì 14 marzo 2011

Se mi batti, ti lascio andare

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La partita a scacchi con la morte, sì, quella giocata fra Antonius Block e la morte, ne "Il settimo sigillo" di Bergman. Addirittura! Certo, Yannick è solo un ragazzotto che commette l'imprudenza di entrare, non invitato, a casa di qualcuno che evidentemente non vuole intrusi, per lavarsi il taglio fattosi cadendo dalla biciletta, per non investire un gatto. E Beaulieu non è la morte, è solo un tassista pazzo che ha ritenuto di doversi arruolare ad un inesistente "esercito dei giusti"; è solo una morte in tono assai minore che si accanisce contro pedofili, spacciatori ed altri personaggi di piccolo cabotaggio che popolano l'invivibile quartiere residenziale della cittadina quebecchese scritta da Patrick Senecal e girata da Eric Tessier. Eppure ... Eppure sembra esserci la stessa inconoscibilità. L'inconoscibilità di un'epoca dove non ci sono certezze, e dove allo specchio di Bergman si sostituisce la videocamera che Yannick si porta dietro: era appena stato ammesso ad una scuola di cinema. L'inconoscibilità di una situazione che non sembra avere senso e che Yannick cercherà di comprendere attraverso il bianco e nero degli scacchi. Lo stesso cercherà di fare la morte vestita da tassista, che a scacchi non è mai stato battuto! Ma gli scacchi sono un gioco pericoloso, dove, nello sforzo di prevedere la mossa dell'altro, si finisce per condividerne i pensieri. Dove, per vincere la partita, si rischia di assumere la visione che l'altro ha della realtà. E, alla fine, la scacchiera diventa una prigione da cui non si riuscirà più ad evadere, una prigione in cui ci si entra da soli, di propria volontà.

Il film si trova facilmente in rete, sottotitolato

5150, Rue des Ormes
Nazione: Canada Anno: 2009
Regia: Eric Tessier
Interpreti:
Marc-André Grondin, Normand D'Amour, Sonia Vachon, Mylène St-Sauveur,
Élodie Larivière, Catherine Bérubé, Normand Chouinard, Louise
Bombardier, Pierre-Luc Lafontaine

venerdì 11 marzo 2011

arrivano

roma 14 dicembre 2010

Aspettando i Barbari

Cosa stiamo aspettando, riuniti nella piazza?
Oggi, stanno arrivando i Barbari
Perché tutto questa inerzia al Senato?
Perché i Senatori non approvano alcuna legge?
Perché i barbari arrivano oggi.
Che leggi dovrebbero votare i Senatori?
Quando i Barbari verranno, la faranno loro, la legge.
Perché il nostro Imperatore, alzatosi all'alba,
è seduto alle porte della città, solenne,
sul suo trono e con la corona in testa?
Perché i Barbari arrivano oggi,
e l'Imperatore attende di ricevere il loro capo.
Ha perfino preparato una pergamena da consegnargli,
con cui gli vengono conferiti molti nomi e molti titoli.
Perché stamani i nostri due consoli ed i nostri pretori
sfoggiano le loro rosse toghe ricamate?
Perché si sono adornati di braccialetti d'ametista
e di anelli scintillanti di smeraldi;
e perché oggi brandiscono i loro costosi scettri
finemente cesellati d'argento e d'oro?
Perché i Barbari arrivano oggi,
e simili oggetti luccicanti abbagliano i Barbari.
Perché i nostri eminenti oratori non tengono i loro soliti discorsi?
Perché i Barbari arrivano oggi.
e i Barbari non apprezzano l'eloquenza, né i lunghi discorsi.
E perché, all'improvviso, questa inquietudine e questa confusione?
Come sono diventate serie le facce!
Perché le strade e le piazze si stanno svuotando così in fretta,
e rientrano tutti a casa, con un'aria così assorta?
Perché è scesa la notte, e i Barbari non sono arrivati.
E qualcuno è giunto fin dalle lontane frontiere
per dire che non c'è alcun Barbaro ...
E ora, che sarà di noi, senza i Barbari?
Dopo tutto, erano una soluzione.

Constantine Kavafis

giovedì 10 marzo 2011

una storia senza tempo

robert-heinlein

La storia comincia in un bar, ed è il barista a raccontarla. Siamo nel 1970, il giovane che è entrato nel bar ha un curioso nomignolo, "ragazza madre". Se lo porta dietro da quando ha cominciato a scrivere delle storie su una rivista. Una di quelle riviste femminili, lui ci tiene una specie di rubrica, dal punto di vista di una ragazza madre, per l'appunto.
Il barista è interessato alla sua storia, così il giovane spiega il motivo per il quale riesce a comprendere così bene il punto di vista femminile. Il fatto è che  quando era nato, nel 1945,era una bambina. Cresciuta in un orfanotrofio, all'età di 18 anni, sebbene fosse un'adolescente piuttosto brutta, era stata sedotta, messa incinta e abbandonata da un uomo più vecchio di lei. Durante la gravidanza, i medici scoprirono che era un ermafrodito, e le complicazioni sorte durante il parto di una bambina la costrinsero ad un cambiamento di sesso. Poco tempo dopo sua figlia appena nata venne rapita, e da allora non era mai più stata ritrovata, e lei dovette abituarsi ad essere un uomo e a sopravvivere come tale. Impreparata a qualsiasi lavoro, aveva usato la sua abilità naturale e, alla fine, aveva cominciato a scrivere.
Il barista, impressionato da questa storia, decide di raccontarle la propria, di storie, e guida il giovane in una stanza sul retro del bar dove gli mostra una ... macchina del tempo. Insieme viaggiano verso l'anno 1963, e qui il giovane incontra una ragazza, se ne innamora, la seduce e la mette incinta, quindi la abbandona. Nel frattempo, il barista si sposta avanti nel 1963, di 11 mesi, per rapire una bambina che poi trasporta in un orfanotrofio, nell'anno 1945. Quindi, ritorna al 1963 e va dal giovane che sta cominciando a capire quel che è successo, e gli dice: "Ora sai chi è lei, e se ci pensi su saprai anche chi sei ... e se ti scervelli abbastanza capirai chi è la bambina ... e chi sono io."
Poi, il barista prende il giovane e lo deposita davanti ad un avamposto del "Temporal Bureau" (un polizia segreta che viaggia nel tempo e cambia gli eventi storici per proteggere la razza umana): Ha appena arruolato sé stesso!
Finalmente, il barista fa ritorno al 1970, chiude il bar e se ne va a letto, nella sua base, in un anno del futuro. Prima di addormentarsi contempla a lungo la cicatrice lasciatagli dal taglio cesareo, eseguito quando ha dato alla luce la sua bambina, suo padre, sua madre ...

( da All you Zombies -  di Robert Heinlein)

mercoledì 9 marzo 2011

Il Postino

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“L'Architettura in quanto arte esiste solo se evade dalla sua nozione utilitaristica di base: l'Habitat. È abbastanza automatico constatare che in questa disciplina, in cui tante opere sono state limitate da un'intenzione utilitaristica (buildings giganteschi per alloggiarvi più persone possibili o cattedrali per  pregare), l'orientamento allo stesso tempo gratuito e influente di cui parlo è da qualche tempo annunciato dal meraviglioso palazzo ideale del Postino Cheval, certamente più importante del Partenone e di Notre Dame messi insieme;”

- Guy Debord -  «Manifesto per una costruzione delle situazioni» - 1953

martedì 8 marzo 2011

chiamiamo comunismo …

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India - 31 dicembre 2010 - Tirupur, nello stato di Tamil Nadu (estremo sud dell'India), 8.000 fabbriche tessili, di cui 3.000 subappaltate. Le imprese hanno semplificato il lavoro in modo che un numero molto limitato di lavoratori inesperti possa essere intercambiabile e super-sfruttato grazie all'enorme serbatoio di manodopera agricola disponibile in questa regione. Il lavoro viene svolto in turni che vanno da 12 a 16 ore, le retribuzioni variano da 2,35 a 4 dollari al giorno. Inoltre, ci sono problemi di alloggio, ed il 70% deve vivere con 2 dollari al giorno. Negli ultimi due anni quasi 1.000 adulti tra 20 e 40 si è suicidato, per sfuggire alle condizioni precarie di super-lavoro, ai debiti e alle vessazioni dei datori di lavoro e degli usurai.

Corea del Sud - 1 dicembre 2010 - I lavoratori precari della Daewoo stanno ancora lottando per far rispettare una legge che, a determinate condizioni, deve dare loro il beneficio di un contratto a tempo indeterminato.

Bangladesh - 8 gennaio 2011 - 1.700 lavoratori di una fabbrica di abbigliamento ad Ashulia in sciopero per i salari, hanno occupato la fabbrica e hanno bloccato le strade circostanti. L'attacco della polizia ha provocato dei feriti. E' stato raggiunto un accordo per un leggero aumento di salario.

23 gennaio 2011 - 400 dipendenti (167 a tempo pieno e 240 precari hanno occupato l'azienda chimica Advanced Chemical Industries Siddhigenj vicino a Dhaka. Sono stati sgomberati dalla polizia: 1 morto e 100 feriti .

31 gennaio 2011 - 20.000 contadini armati di bastoni, forconi e machete manifestano contro la costruzione di un nuovo aeroporto nella periferia di Dhaka, bloccando la strada di accesso, incendiando un commissariato e attaccando la polizia schierata a protezione del sito. 50 i feriti. Ucciso un poliziotto, decine di arresti.

7 febbraio 2011 - un altro giorno di sciopero generale politico (ad Hartal) proclamato dal partito di opposizione BNP con l'obiettivo della riduzione dei prezzi: 8 bus in fiamme.

Allo stesso tempo, uno sciopero dei portuali ha paralizzato il principale porto di Chittagong.

Cile - 20 gennaio 2011 -  Il governo ha annunciato un aumento del prezzo del carburante del 17%. Disordini sono scoppiati nel sud della Patagonia, nella regione di Punta Arenas (dove il carburante gioca un ruolo fondamentale per gli spostamenti e per il riscaldamento), paralizzando il traffico (bloccando strade, porti ed aeroporti. La risposta della polizia è di 2 morti e 200 arresti. Dopo sette giorni di proteste, viene dato l'annuncio di un contributo finanziario per 18.000 famiglie a basso reddito. E' stato dichiarato lo stato di emergenza facendo riferimento ad una legge di Pinochet, con l'invio di militari e con la triplicazione di tutte le sanzioni per disturbo dell'ordine pubblico.

Cina - 10 gennaio 2011 - Sciopero di 100 conducenti di autobus urbani che hanno bloccato il deposito di Shenzhen chiedendo il pagamento dei loro stipendi.

25 gennaio 2011-Wuzhou - 100 lavoratori edili dimostrano per il pagamento dei loro stipendi: a loro si uniscono  centinaia di altri lavoratori, ma sono violentemente attaccati dalla polizia: 20 feriti.

Canada - 31 gennaio 2011 - 10.000 lavoratori manifestano ad Hamilton (Ontario) in solidarietà con i 900 lavoratori della cartiera di U. S. Steel occupata da 11 settimane, dopo aver respinto un nuovo contratto contenente una riforma del sistema pensionistico.

Messico - 28 dicembre 2010 - 600 dipendenti comunali e 182 lavoratori precari licenziati hanno occupato il municipio di Tampico e le strade circostanti.

Bolivia - 30 dicembre 2010 - Un decreto del 26 dicembre aveva imposto un aumento del 80% del prezzo del carburante (già pesantemente tassato e oggetto do contrabbando dai paesi vicini); rincaro compensato solo da un aumento del 20% degli stipendi dei funzionari e da altri aiuti economici. Questo non ha impedito l'esplosione di rabbia soprattutto tra coloro che avevano salutato l'elezione di Morales alla presidenza. Lo sciopero generale del 30 dicembre, si è trasformato in una sommossa e in una grande rivolta sociale. Morales ha annullato il suo decreto il 31 dicembre, ma il problema persiste con i tentativi di ripristinare gradualmente gli stessi aumenti.

India - 20 gennaio 2011 - Nello Stato di Gujarrat (a nord-ovest, vicino al confine pakistano) intorno a Surat City, 700.000 immigrati sono sfruttati nel settore della tessitura, pagati a cottimo, per metri di tessuto al giorno. Dopo 5 giorni di sciopero (molti feriti e 80 arresti), il sindacato ha ordinato loro di riprendere il lavoro, dopo un accordo che ha concesso un aumento di 0,2 dollari per ogni metro di tessuto fatto. Ma molti si sono rifiutati di riprendere il lavoro. Temendo rappresaglie, molti di questi immigrati preferiscono tornare alle loro campagne per timore di ritorsioni e di violenze fisiche che possono portare alla morte. Le fabbriche sono state chiuse per 15 giorni ed i centri tessili nelle vicinanze sono anch'essi in sciopero.

12 febbraio 2011 - In sciopero per i salari e condizioni di lavoro dal 28/12/2010, nello Stato del Madhya Pradesh (India centrale) i 3.500 infermieri degli ospedali pubblici si sono visti applicare una legge del tempo dell'Impero Britannico sullo stato di emergenza che ha permesso l'arresto di 200 di loro e la sospensione altri 14.

2 febbraio 2011- Nello Stato del Manipur (nord ovest) sono stati arrestati 120 insegnanti di un liceo, su 600 in sciopero (alcuni della fame) per salari e condizioni di lavoro migliori.

Vietnam : serie di scioperi, all'approssimarsi della festa del Tet per indennità e ferie supplementari.

25 gennaio 2011 - 600 operai della fabbrica coreana di confezioni Ba Sao Garment Company, a Da Nang (regione centrale), in sciopero per il pagamento dei salari e delle indennità per il Tet. Anche per una migliore qualità dei pasti e per le garanzie sociali

23-24 dicembre 2010 - Stesse rivendicazioni anche nella fabbrica di elettronica taiwanese Neo-Neon di Thai Binh City. 1.000 lavoratori in sciopero. Anche 23.000 lavoratori di due impianti sud coreani di fabbrica di abbigliamento e scarpe nella provincia di Dong Nai, in sciopero per i salari

11 gennaio 2011 - 1700 lavoratori dell'industria conserviera thailandese nella provincia di Long An hanno ottenuto un aumento delle indennità dopo una giornata di sciopero.

Cina - 13 gennaio 2011 A Wuhan, nella fabbrica di abbigliamento che è stata privatizzata dopo essere stata dichiarato fallito per appropriazione indebita, i 1500 lavoratori sequestrano un dirigente venuto a negoziare il compenso per il loro licenziamento.

Francia - Marsiglia

I lavorati delle Poste del secondo distretto di Marsiglia sono tornati al lavoro dopo uno sciopero di 138 giorni (dal 7 ottobre 2010), in lotta per il mantenimento di un livello di occupazione stabile, hanno ottenuto che la direzione non faccia ricorso al lavoro interinale.

lunedì 7 marzo 2011

The e muscoli

cranston

Lo scritto che segue è di Maurice Cranston (nella foto) e mette in scena un dialogo immaginario fra Marx e Bakunin, come avrebbe potuto benissimo avvenire un giorno, a Londra. O altrove.

Dialogo immaginario tra Marx e Bakunin
di MAURICE CRANSTON

BAKUNIN - Lo sfruttamento regna a Londra dappertutto. In questa grande citta, piena zeppa di miseria, squallore, vicoli scuri e sordidi, nessuno si azzarda ad innalzare una barricata. No, Marx, questo non è posto per un socialista.
MARX - Pero è quasi l'unico posto dove siamo tollerati. Io sono qui da quindici anni.
BAKUNIN - Peccato che non ci siamo incontrati a Paddington Green. Sono vissuto lì più di quindici mesi. Guardando ieri il tuo biglietto da visita, mi è venuto in mente che le nostre vie non si sono incrociate dai lontani giorni di Parigi.
MARX - Dovetti abbandonare Parigi nel 1845.
BAKUNIN - Già, prima del sollevamento di Dresda, quando cadde - per dirla così - in mano al nemico. Mi tennero in carcere per dieci anni. Poi mi deportarono in Siberia. Come sai bene, riuscii a scappare e ad arrivare a Londra. Ora mi si permette di vivere in Italia. Ritornerò a Firenze la prossima settimana.
MARX - Molto bene, finalmente puoi muoverti.
BAKUNIN - Io mi muovo sempre. Non sono un rivoluzionario discreto come te. Le corone d'Europa mi banno sempre costretto agli spostamenti.
MARX - Le corone d'Europa hanno espulso anche me da diversi paesi. E la povertà mi ha costretto ad abbandonare diverse case.
BAKUNIN - Ah, la povertà! Io giro sempre senza un soldo, chiedendo prestiti agli amici. Devo aver vissuto con denaro prestato lunghi periodi della mia vita eccetto che in carcere. Ed ho cinquant'anni. Però non penso mai al denaro. E' da borghesi pensare al denaro.
MARX - Sei fortunato. Non hai famiglia da mantenere.
BAKUNIN - Devi sapere che mi unii con una donna in Polonia. Comunque è certo che non abbiamo avuto figli. Ancora the? Io, si. Un russo non può vivere senza the.
MARX - Voi russi siete molti, Bakunin; per esser esatti molti nobili russi. Deve essere difficile, dato il vostro temperamento, capire il proletariato.
BAKUNIN - E cosa mi dici di te stesso, Marx? Non sei figlio di un ricco borghese? Tua moglie non è una von Westphalen, figlia del barone von Westphalen e sorella del ministro degli interni di Prussia? Devi confessare che tutto questo è di dubbia origine plebea.
MARX - Ii socialismo ha bisogno degli intellettuali tanto quanto della classe operaia. E poi, ho conosciuto molte persecuzioni e fame in fredde e insonni notti di esilio.
BAKUNIN - La notte in carcere e più lunga e fredda. Sono cosi abituato alla fame che ora quasi non la sento.
MARX - Credo che la peggiore delle cose sia vedere i propri figli consumarsi per la mancanza di denaro necessario per nutrirli come si deve.
BAKUNIN - Credo di sì; essere condannato a morte non è cosi brutto come si potrebbe pensare. In un certo modo lo presi bene, come qualcosa di ridicolo
MARX - Da quando sono a Londra ho vissuto in appartamenti ammobiliati, a poco prezzo e schifosi. Ho dovuto chiedere prestiti e comprare a credito; mi sono dovuto impegnare gli abiti per pagare l'affitto. I miei figli hanno dovuto imparare ad evitare i creditori dicendo loro che non sono in casa. Tutti noi, mia moglie, i miei figli ed una vecchia domestica, viviamo ammonticchiati in due stanze e in queste non ho un mobile decente e pulito. Cerco di lavorare sullo stesso tavolo su cui mia moglie cuce e i miei bambini giocano; rimaniamo delle ore senza luce né mangiare perché manca il denaro per comprarlo. Mia moglie si sente spesso male e anche i miei figli, ma non mi arrischio di chiamare un medico perché mi è impossibile pagare le visite e le medicine delle sue ricette.
BAKUNIN - Però, mio caro Marx, nemmeno il tuo collaboratore Engels? Io ho sempre creduto...
MARX - Engels è molto,molto generoso,però non sempre gli è stato possibile aiutarmi, Credimi, ho avuto tutti i tipi di disgrazie, La peggiore l'ho avuta otto anni fa, quando mio figlio Edgard morì all'età di sei anni. Francis Bacon dice che la gente importante ha tanti contatti con la natura ed il mondo, sono tante le cose che la preoccupa, che ha l'abitudine di passare sopra a queste perdite. Io, Bakunin, non faccio parte di questa gente importante. La morte di mio figlio mi ha prostrato così profondamente che oggi sento la sua perdita così dolorosamente come lo stesso giorno della catastrofe.
BAKUNIN - Se è il denaro che necessita, Alexandre Herzen ne ha in abbondanza. Io sono ricorso a lui molte volte. Non vedo perché non dovrebbe aiutarti.
MARX - Herzen è un riformatore borghese dei più superficiali. Non ho tempo per trattare con certa gente.
BAKUNIN - Se non fosse stato per Herzen non avrei potuto tradurre il vostro Manifesto del partito comunista in russo; e questo due anni fa.
MARX - Una traduzione tardiva, comunque ti ringrazio. Se hai intenzione di tradurmi ora Miseria della filosofia...
BAKUNIN - No, caro Marx, io non metto questo testo a fianco dei tuoi più riusciti lavori. E poi è troppo duro con P.J.Proudhon.
MARX - Proudhon non è socialista. E' un ignorante, un tipico autodidatta della classe inferiore, un parvenu in economia che fa una grande ostentazione di qualità che non possiede. La sua boriosa ciarlataneria pseudoscientifica è veramente intollerante.
BAKUNIN - Ammetto che Proudhon e limitato, però è cento volta più rivoluzionario di tutti i socialisti dottrinari e borghesi. Ha il pregio di dichiararsi ateo. Soprattutto è in lotta per la libertà contro l'autorità, per il socialismo, che deve essere completamente libero da ogni tipo di regolamentazione governativa. Proudhon è un anarchico riconosciuto.
MARX - In altre parole, le sue idee assomigliano inolto alle tue.
BAKUNIN - Sono stato influenzato da lui, ma secondo me Proudhon non va mai abbastanza lontano. Non capisce che, in determinate circostanze, la distruzione è in sé stessa una forma di creazione. Io sono un rivoluzionario attivo. Proudhon è un socialista teorico come te.
MARX - Non capisco quello che vuoi dire con "socialista teorico ", Bakunin; pero oso definirmi un socialista attivo quanto te.
BAKUNIN - Mio caro Marx, non alludo a nulla di irrispettoso. Al contrario, ricordo che fosti espulso dall'Università di Bonn per un duello fatto con le pistole. Perciò riconosco che potresti essere un soldato della rivoluzione se, qualche volta, potessimo strapparti alla biblioteca del British Museum e portarti sulle barricate. Quando ti definisco socialista teorico voglio dire che sei un teorico del socialismo come Proudhon. Io non potrei mai scrivere un lungo trattato filosofico dell'importanza del tuo e di quello di Proudhon. Io non supero i limiti del pamphlet.
MARX - Tu sei un uomo educato. Non potresti scrivere per il popolo come fa Proudhon.
BAKUNIN - E va bene. E' vero che Proudhon e figlio di un contadino ed è autodidatta; e vero che io sono figlio di un grande latifondista ed indovino quello che stai pensando: che ho studiato filosofia hegeliana all'Università di Berlino.
MARX - Non avresti potuto avere preparazione migliore. E, da un socialista della tua cultura, ci si potrebbe aspettare qualcosa di più che non imbracciare un fucile sulle barricate e dar fuoco all'opera di Dresda.
BAKUNIN - Mi sopravvaluti Marx, Non incendiai personalmente l'Opera di Dresda; e inoltre a Dresda non lavorai come anarchico. Come ti ricorderai, i fatti in questione sono legati alla Dieta Sassone, quando questa votò una costituzione federale per la Germania. Ii re di Sassonia non voleva saperne di unificazione e sciolse la Dieta. Il popolo si senti oltraggiato e, nel maggio di quell'anno cominciò ad innalzare barricate nelle vie di Dresda. I leaders del parlamento, che erano ovviamente borghesi liberali, occuparono ii Municipio e proclamarono un Governo Provvisorio.
MARX - Certamente, io penso, questa causa non poteva entusiasmare un uomo come te, così contrarlo ad ogni forma di governo.
BAKUNIN - Il popolo non aveva preso le armi contro ii re. Si era solamente sollevato. Questo rappresentava qualcosa. Poiché mi trovavo per caso a Dresda, mi misi al servizio della rivoluzione. Dopo tutto io conoscevo la tattica militare, La borghesia liberale sassone non aveva nessuna conoscenza di tale tecnica. Con un paio di ufficiali polacchi formai lo Stato Maggiore degli insorti.
MARX - Soldati di fortuna, no? Tuttavia non foste fortunati.
BAKUNIN - No, non durò più di qualche giorno. Il re ottenne rinforzi dalla Prussia e dovemmo sgomberare da Dresda. Come hai detto alcuni dei nostri uomini incendiarono l'Opera. Io volevo far saltare ii Municipio con noi dentro, ma i polacchi nel frattempo erano scomparsi e l'ultimo dei liberali sassoni volle trasportare ii governo a Chemnitz. Non potevo certo disertare e mi portarono via come un agnello al mattatoio. A Chemnitz ii borgomastro ci sorprese nel sonno.
MARX - E così dunque, Bakunin, fosti incarcerato per la causa dell'unità germanica e per aver cercato di mettere in piedi con la forza un governo liberale. La cosa è divertente.
BAKUNIN - Ho rischiato di essere fucilato per questo. Ma l'esperienza ha fatto di me un'altro uomo. Certo ho imparato molto da te, Marx, Dissentivo dalle tue opinioni nel 1848. Devo riconoscere che eri più avanti di me. Ammetto che le fiamme del movimento rivoluzionaria europeo mi diedero alla testa e che ero attratto dal lato negativo piuttosto che da quello positivo.
MARX - Mi congratulo del fatto che hai utilmente approfittato degli anni di forzata riflessione.
BAKUNIN - C'è però un punto sul quale io avevo ragione e tu, Marx, sbagliavi. Come slavo desideravo la liberazione della razza slava dal giogo germanico; e volevo che questo avvenisse grazie ad una rivoluzione; cioè mediante la distruzione dei regimi esistenti in Russia, Austria, Prussia,Turchia e attraverso la riorganizzazione del popolo dal basso versa l'alto, in completa libertà.
MARX - Il che significa che non hai ancora abbandonato ii tuo vecchio panslavismo. Sei lo stesso vecchio patriota russo di Parigi.
BAKUNIN - Che cosa intendi tu per "patriota russo"? Sii franco Marx. Credi ancora che io sia una specie di agente del governo russo?
MARX - Non l'ho mai creduto ed uno dei motivi per cui sono venuto aggi all'appuntamento è quello di chiarire completamente questo sfortunato sospetto.
BAKUNIN - Però questa voce fu pubblicata, per la prima volta, sul Neue RIeinische Zeitung, quando tu ne eri ii direttore.
MARX - Questo l'ho già chiarito da tempo. La voce ci arrivò dal nostro corrispondente a Parigi al quale George Sand disse che eri una spia russa. Dopa pubblicammo la rettifica di George Sand e anche la tua per intero. Non potevamo fare di più. Anche io mi sono personalmente scusato.
BAKUNIN - Però non sei riuscito a far tacere la voce; persino dopo che fui trasferito da una prigione austriaca ad una russa, dopo che sono rimasto per anni ed anni in isolamento totale e dopo essere stato deportato in Siberia. Tu Marx non sei mai stato in carcere. Tu non sai cosa significa sentirsi sepolti vivi; dover confessare a sé stessi ogni ora del giorno e della notte: "Sono uno schiavo, sono annientato". Sentirsi pieno di devozione e di eroismo per la causa della libertà e vedere tutto ii tuo entusiasmo spezzato da quattro mura nude. E questo non è la cosa peggiore; veramente la cosa peggiore è uscire dalla galera ed essere perseguitato dall'infame calunnia di essere agente dello stesso tiranno che ti ha condannato.
MARX - Lascia perdere, ormai nessuno si ricorda più di questa faccenda.
BAKUNIN - Ma via, caro Marx, la voce torna a circolare fresca come una rosa, qui nella stessa Londra. E' stata stampata in uno di quei fogli pubblicati da Denis Urquhart, un inglese amico vostro, mi dispiace doverlo dire.
MARX - Urquhart è un fissato, adora sistematicamente tutto quello che è turco e odia tutto ciò che è russo. Non è molto assennato.
BAKUNIN - Ma tu scrivi sulla sua stampa e parli dalla sua tribuna, mio caro Marx.
MARX - Sembra un po' eccentrico. E poiche condivide i miei punti di vista su Palmerston - o almeno lo crede -, mi offre la possibilità di pubblicare i miei lavori. Si tratta di propaganda. E paga qualcosa, come fa il New York Times. Ma stai pur certo, Bakunin, che la ricomparsa di questa stupida voce mi ha schifato più che a te. Lascia che ti assicuri, una volta per tutte, che non ho mai avuto niente a che fare con questa disgustosa faccenda. Non finirò mai di deplorarlo.
BAKUNIN - Sinceramente accetto le tue scuse, Marx.
MARX - C'e qualcosa però che onestamente devo dirti. Considero ii tuo panslavismo completamente contrario agli interessi del socialismo ed esso puo condurre ad una sinistra crescita del potere russo in Europa.
BAKUNIN - Ii panslavismo - cioè ii panslavismo democratico - costituisce una parte del grande movimento europeo di liberazione.
MARX - Assurdo, assurdo.
BAKUNIN - Dimostrami questa assurdità, mia caro Marx. Giustifica la tua affermazione.
MARX - Ii momento culminante del panslavismo fu nei secoli ottavo e nono, quando gli slavi del sud occupavano ancora tutta l'Ungheria, l'Austria e minacciavano Bisanzio. Se non poterono difendersi allora per conservare la propria indipendenza, quando i loro due nemici - i tedeschi ed i magiari- si stavano combattendo tra di loro, come potrebbero farlo ora, dopo mille anni di oppressione e di mancanza di coscienza nazionale? Quasi tutti i paesi europei hanno delle minoranze, delle comunità disgregate, vestigia del passato, sopraffatte dalle nazioni che sospingono lo sviluppo storico. Tu sai, vero, che Hegel definiva queste minoranze "ciarpame etnico".
BAKUNIN -.In altre parole disprezzi questi popoli e non li consideri degni del diritto di vivere.
MARX - A me non interessa il linguaggio dei diritti. L'esistenza di questi popoli è una vera provocazione contro la Storia. Per questo sono in ogni caso reazionari. Pensa ai gaelici della Scozia, sostegno degli Stuart dal 1640 al 1745; pensa ai bretoni in Francia, favorevoli ai Borboni dal 1792 al 1800. 0 i baschi in Spagna; e guarda anche l'Austria nel 1848. Chi fece allora la rivoluzione? I tedeschi ed i magiari; e chi procurò le armi che permisero agli austriaci reazionari di sconfiggere la rivoluzione? Gli slavi. Cli slavi attaccarono gli italiani, entrarono in tromba a Vienna e restaurarono la monarchia asburgica. Gli slavi mantennero al potere gli Asburgo.
BAKUNIN - Sì, pero erano slavi dell'esercito dell'imperatore. Sai benissimo che il movimento panslavista e democratico e fermamente contrario agli Asburgo, ai Romanoff e agli Hoenzollern.
MARX - Ah, li ho letti i vostri manifesti, Bakunin! so quello che vorreste ottenere.
BAKUNIN - Allora saprai ciò per cui lavoro: l'abolizione di tutte le frontiere artificiali in Europa e la creazione di limiti tracciati dalla volontà sovrana dei popoli stessi.
MARX - Questo mi suona bene. Ma ignori semplicemente i veri ostacoli che si ergono sulla strada di ognuno di questi schemi: i vari livelli di civilizzazione raggiunti dai differenti popoli europei.
BAKUNIN - Ho sempre tenuto conto delle difficolta, Marx. Ed ho detto che l'unico modo per superarle è una politica legata al concetto federativo. Lo Slavo non è nemico del Tedesco o del Magiaro democratico. Noi offriamo loro un'alleanza fraterna sulla base della libertà, la fratellanza e l'uguaglianza.
MARX - Queste sono belle parole. Di fronte ai fatti non hanno alcun significato. Ed i fatti sono tanto semplici quanto brutali. Ad eccezione della vostra stessa Russia, dei polacchi e forse degli slavi della Turchia, la maggior parte degli slavi non hanno futuro. Perché questi altri slavi non hanno i requisiti per l'indipendenza storica, geografica, economica, politica e industriale. Mancano, insomma, di civilizzazione.
BAKUNIN - E i tedeschi ce l'hanno? Sarebbe questa la civilizzazione? Credi che la loro grande civilizzazione dia il diritto ai tedeschi di dominare l'Europa e di commettere crimini contro gli altri?
MARX - Quali crimini? Più consulto la Storia, più mi convinco che l'unico crimine commesso dai tedeschi e dai magiari contro gli slavi fu quello di evitare che si convertissero in turchi.
BAKUNIN - Beh, caro Marx, io ho sempre detto della Germania quello che Voltaire diceva di Dio:" Se non esistesse bisognerebbe inventarlo". Non c'è niente di più efficace dell'odio per la Germania, per mantenere vivo il panslavismo.
MARX - Questo dimostra ancora una volta che il tuo infelice panslavismo è reazionario. Insegni alla gente l'odio contro i tedeschi invece di quello verso ii loro nemico: la borghesia.
BAKUNIN - Le due cose vanno di pari passo. Questa è la mia evoluzione dopo il rozzo nazionalismo della mia gioventù. Oggi io sostengo che la libertà è una menzogna per la grande maggiaranza dei popoli se questi vengono privati di educazione, ozio e pane.
MARX - Come sai, Bakunin, ti considero un amico e non esito a definirti socialista, anche se...
BAKUNIN - Anche se...che cosa?
MARX - Insomma, tu rifiuti decisamente quello che io chiamo politica.
BAKUNIN - Certo, a me non interessano il Parlamento, i partiti, le assemblee costituenti e le istituzioni rappresentative. L'umanità ha bisogno di qualcosa di più elevato: un nuovo mondo senza leggi né Stato.
MARX - L'anarchia?
BAKUNIN - Si, l'anarchia. Dobbiamo sovvertire il modo di far politica e l'ordine morale del giorno d'oggi. Occorre cambiarlo dal basso verso l'alto. Voler cambiare solamente le istituzioni esistenti è vera utopia.
MARX - Io non voglio modificarle. Io dico semplicemente che i lavoratori dovrebbero impossessarsene.
BAKUNIN - Dovrebbero essere totalmente abolite.Lo Stato corrompe sia i nostri istinti e la nostra volontà, che la nostra intelligenza. Tl principio fondamentale di un vero socialismo è il sovvertimento della società.
MARX - Per me è una curiosa definizione di socialismo.
BAKUNIN - A me non interessano le definizioni,Marx. In questo siamo completamente diversi. Io non condivido la tua idea che un qualunque sistema prefabbricato può salvare il mondo. Io non ho un sistema. Io sono un ricercatore. Credo nell'istinto tanto quanto nel pensiero.
MARX - Senza una politica non sarai mai un socialista.
BAKUNIN - A me non manca. E se averla significa disporre le cose punto per punto, ti dirò qual è il mio programma: in primo luogo eliminare le leggi fabbricate dall'uomo.
MARX - Ma tu non puoi eliminare le leggi. Tutto 1'universo è governato da leggi.
BAKUNIN - Naturalmente non possiamo eliminare le leggi naturali. Sono d'accordo con te che gli uomini possono ampliare la propria libertà estendendo la conoscenza delle leggi naturali che reggono l'universo. L'uomo non può fuggire la natura e sarebbe assurdo chiederlo. Ma non è questo che io propongo. Io dico che dovremmo abolire le leggi fatte dalla mano dell'uomo, le leggi artificiali. In altre parole: le leggi politiche e giuridiche.
MARX - Non puoi pretendere seriamente che la società non imponga delle leggi ai suoi membri.
BAKUNIN - La società non ha bisogno di imporre leggi. L'uomo è per natura un essere socievole. Fuori dalla società può essere una bestia o un santo. Le leggi della società capitalistica lo rendono competitivo, possessivo, portano allo scontro tra uomini. La libertà sara possibile solo quando tutti gli uomini saranno uguali. Ecco perché non ci può essere libertà senza socialismo.
MARX - Su questo sono completamente d'accordo con te.
BAKUNIN - Dici di essere d'accordo,Marx. Ma quando dico che non ci può essere libertà senza socialismo intendo anche sottolineare che il socialismo senza libertà è schiavitù e brutalità.
MARX - Io non ho mai difeso il socialismo senza libertà.
BAKUNIN - Sì, amico Marx, sì. Tu difendi la dittatura del proletariato.
MARX - La dittatura del proletariato è anche parte della libertà, parte del processo di liberazione.
BAKUNIN - Io, quando parlo di libertà, penso all'unica libertà degna di questo nome, quella che consiste nel pieno sviluppo di tutte le potenzialità naturali, economiche e morali latenti nell'uomo; una libertà che non deve ammettere nessuna restrizione, eccetto quelle fissate dalle leggi della natura. Difendo una 1ibertà che non è la libertà della maggioranza, ma è, invece, la libertà di tutti. Voglio una libertà che trionfi sulla forza bruta e sul principio d'autorità.
MARX - Ascolto le tue parole, Bakunin, ma ignoro il significato che tu attribuisci loro. Una cosa è certa, il fatto che mai si riuscirà a forzare l'avvento del socialismo, o a realizzare qualcosa di decisivo in politica, se non partendo dal principio d'autorità.
BAKUNIN - Il socialismo ha bisogno del principio delia disciplina, ma non dell'autorità. Non la disciplina imposta dall'esterno, ma una disciplina sentita e meditata, che l'uomo impone a se stesso e che non contraddice il principio di libertà.
MARX - A quanto pare non hai imparato molto dalle tue esperienze di ribellione, Bakunin. Questi movimenti non potrebbero maturare senza un principio d'autorità. Ci vogliono i capitani perfino nell'esercito dell'anarchismo.
BAKUNIN - E' chiaro che, nel momento dell'azione militare, in piena battaglia, i ruoli si distribuiscono secondo le attitudini di ognuno, valutate e determinate dal movimento in tutte le sue componenti. Alcuni uomini dirigono e comandano, altri eseguono. Ma nessuna funzione rimane fissa e pietrificata. Non esistono ordini gerarchici: il leader di oggi deve trasformarsi nel subordinato di domani. Nessuno si innalza sopra gli altri, e se lo deve fare per un breve periodo, è solo per poi ridiscendere, come le onde del mare, al giusto livello dell'uguaglianza.
MARX - Bene, Bakunin: se ammetti che questa direzione e questo comando sono necessari durante la battaglia, allora forse saremo d'accordo sulle altre cose. Io ho sempre sostenuto che la dittatura del proletariato sarà necessaria solo durante i primi passi del socialismo. Non appena la societa senza classi sara più matura, lo Stato non sara più necessario. Per usare un termine del mio collega Engels: "Lo Stato andrà estinguendosi".
BAKUNIN - Non vedo segni di questo indebolimento dello Stato nel Manifesto del partito comunista che tu ed Engels avete scritto. Si tratta di un pamphlet ingegnoso, e non l'avrei tradotto se non fosse per questa ammirazione che mi ispira. Ma rimane il fatto che dei dieci punti del programma socialista da voi tracciati in quelle pagine, non meno di nove propugnano un rafforzamento dello Stato: lo Stato deve possedere tutti i mezzi di produzione, controllare il commercio ed il credito, imporre il lavoro forzato e riscuotere le imposte, monopolizzare la terra, dirigere i trasporti e le comunicazioni, regolare anche le scuole e le università.
MARX - Se non ti piace questo programma, vuol dire che non ami il socialismo.
BAKUNIN - Ma questo non è socialismo, Marx! Questa e la forma più compiuta di statalismo, lo Stato elefantiaco dei tedeschi, inseparabile dalla ghigliottina. Socialismo significa controllo dell'industria e dell'agricoltura da parte degli stessi lavoratori.
MARX - Uno Stato socialista è uno Stato proletario. Entrambi devono controllare direttamente le cose.
BAKUNIN - Questa è la tipica illusione borghese, la teoria democratica secondo la quale il popolo può controllare lo Stato. Nella pratica è lo Stato che controlla il popolo e più forte è lo Stato, più forte è il suo dominio. Guarda quello che sta succedendo in Germania. Man mano che lo Stato cresce, la corruzione che accompagna ogni politica centralista si impadronisce della gente, anche della più onorata. E più ancora: ii monopolio capitalistico cresce alla stessa velocita dello Stato. MARX - La crescita del monopolio capitalistico prepara ii terreno per ii socialismo. Il motivo per cui la Russia è tanto lontana dal socialismo e che incomincia appena ad emergere dal feudalesimo.
BAKUNIN - Il popolo russo è più vicino al socialismo di quanto tu non creda, mio caro Marx. In Russia i contadini hanno una loro tradizione rivoluzionaria ed hanno un grande ruolo da svolgere nella liberazione del genere umano. La rivoluzione è profondamente radicata nell'anima del popolo. Nel XVII secobo i contadini si ribellarono nel Sud-Est. E nel XVIII secolo Pugaciov diresse una rivolta contadina nella valle del Volga che durò due anni. I russi non fuggono la violenza. Essi sanno che ii frutto vivo del progresso umano è macchiato di sangue. E nemmeno fuggono il fuoco. L'incendio di Mosca che segnò l'inizio del disastro di Napoleone, fu una cosa genuinamente russa. Sono i roghi sui quali la razza umana deve purgarsi dalle scorie della schiavitù.
MARX - Questo suona in modo molto drammatico, amico mio; ma concretamente la questione consiste nel fatto che il socialismo dipende dall'emergere di un proletariato con coscienza di classe, E questo ce lo possiamo aspettare solo dai paesi altamente industrializzati come l'Inghilterra, la Germania e la Francia. I contadini sono i meno organizzati e i meno disposti tra tutte le classi sociali alla rivoluzione. I contadini sono più indietro del lunperproletariat delle città. Sono semplici barbari o trogloditi.
BAKUNIN - Questo dimostra la nostra profonda differenza, Marx. Per me il fiore del proletariato non consiste, come tu credi, negli strati alti, nei lavoratori specializzati delle fabbriche che sono, in ogni caso, semiborghesi o che vogliono diventare tali. Ho conosciuto questa gente nel movimento operaio in Svizzera, e ti posso assicurare che sono pieni di tutti i pregiudizi sociali, di tutte le aspirazioni e pretese tipiche della classe media. I tecnici sono i meno socialisti tra i lavoratori. Secondo me, Marx, il fiore del proletariato è la grande massa, i milioni di diseredati, disgraziati e analfabeti da te denominati con disprezzo lumpenproletariat.
MARX - Evidentemente, non sei andato molto a fondo nel concetto di proletariato. T1 proletariato, non sono i poveri. C'è sempre stata gente povera. Ii proletariato è qualcosa di nuovo nella storia. Non è né la povertà, né la disgrazia, a rendere gli uomini proletari. E' la loro indignazione contro la borghesia, la loro sfida, il loro coraggio, la loro risoluzione a metter fine alla loro condizione. Il proletaniato si crea solamente quando questa indignazione, questa coscienza di classe si somma alla povertà. Il proletariato è la classe con finalità rivoluzionarie, la classe che punta alla distruzione di tutte le classi, la classe che non può emancipare se stessa senza emancipare ii genere umano nel suo insieme.
BAKUNIN - Ma se il vostro socialismo non elimina le classi, Marx! Anzi ne creerà due: quella dei dirigenti e quella dei diretti. Ci dovrà essere un governo con molto più potere di quelli conosciuti finora. E il popolo sarà destinato ad essere governato. Da un lato, ci sara l'intellighenzia, la più dispotica, arrogante e cocciuta classe che mai sarà esistita e che comanderà in nome della conoscenza; dall'altra lata vi sara la semplice massa ignorante che dovrà obbedire.
MARX - I legislatori e gli amrinistratori dello stato socialista saranno i rappresentanti del popolo.
BAKUNIN - Ecco un'altra illusione liberale: in particolare, che il governo risultante da una consultaziane elettorale popolare passa rappresentare la volontà del popolo. Persino Rousseau constatò il profondo errore di quest'idea. Le intenzioni profode delle elites al governo si trovano sempre in contrasto con i fini istintivi dell'uomo comune. Raramente possono evitare di adattare un atteggiamento da padrone a da governante poiché guardano la società dall'alto delle lora opinioni.
MARX - La democrazia fallisce perche le istituzioni politiche sono sempre manipolate dal potere finanziario della borghesia.
BAKUNIN - La sedicente democrazia socialista sarebbe viziata da altre pressioni. Un parlamento composto esclusivamente da lavoratori, gli stessi lavoratori, gli stessi socialisti convinti di oggi, si trasformerebbe da un giorno all'altro in un parlamento aristocratico. Questo è sempre successo. Metti gli estremisti nelle poltrone dello Stato e li trasformerai in conservatori.
MARX - Per questo hai ragione.
BAKUNIN - La ragione principale è che lo Stato democratico è un controsenso vivente. Lo Stato è per sua essenza autorità, dominio e percià disuguaglianza. Per definizione democrazia è uguaglianza. Quindi, Democrazia e Stato non possono coesistere. Proudhon non fù mai cosi chiaro che quando affermò che il suffragio universale è controrivoluzionarlo.
MARX - Una verità aritmetica esemplare, prodotto tipico della mentalità giornalistica di Proudhon. Certo è che i lavoratori sono spesso troppo oppressi dalla miseria e si lasciano influenzare con troppa facilità dalla propaganda della borghesia per poter usare il voto in modo giusto. Ma ii suffragio universale può essere sfruttato con finalità socialiste. Possiamo entrare nella politica ed aiutare a fare ciò che è democratico di nome e di fatto. Non possiamo raggiungere tutti i nostri obbiettivi con mezzi parlamentari. Però possiamo raggiungere gran parte di essi.
BAKUNIN - Nessuno Stato, nenmeno la repubblica del rosso più vivo, può dare al popolo quello di cui ha bisogno: la libertà. Tutti gli Stati, compreso ii vostro Stato socialista, caro Marx, si basano sulla forza.
MARX - Che alternativa c'è alla forza?
BAKUNIN - L'istruzione, il chiarimento.
MARX - Ii popolo manca d'istruzione.
BAKUNIN - Può essere educato.
MARX - Chi l'aiuterà se non lo Stato?
BAKUNIN - La società deve educarsi da sé. Disgaziatamente tutti i governi del mondo hanno lasciato ii popolo in uno stato tale di profonda ignoranza che sarebbe necessario fare le scuole non solo per i bambini, ma anche per gli adulti. Ma queste scuole devono essere libere da qualunque tipo d'autorità. Non devono essere scuole nel senso convenzionale della parola, dovrebbero essere accademie popolari, nelle quali gli alunni con una certa esperienza potrebbero anche insegnare ai loro maestri in certi campi e non solo imparare. In questo modo svilupperebbero una specie di fraternity intellettuale fra di loro.
MARX - Finalmente ammetti due modi di insegnamento. Non penso che l'insegnamento debba essere un grande problema una volta in piedi la società socialista.
BAKUNIN - Sì, la prima questione è emancipazione economica; il resto verrà in seguito.
MARX - Niente verrà da sé, a meno che lo Stato socialista non lo voglia. La Storia è qui per dimostrarlo. La gente più istruita d'Europa, oggi - i francesi ed i tedeschi - devono la loro educazione ad un solido sistema statale nel campo dell'istruzione pubblica. Nei paesi in cui lo Stato non si occupa dell'educazione scolastica, un popolo è irrimediabilmente analfabeta.
BAKUNIN - Qui in Inghilterra i grandi collegi ed università sfuggono al controllo dello Stato.
MARX - Ma sono dominati dalla Chiesa anglicana, il che è peggio ancora e che comunque e parte dello Stato.
BAKUNIN - I collegi di Oxford e Cambridge sono gestiti da societa indipendenti e tradizionali.
MARX - Conosci poco la vita inglese, Bakunin. Entrambi i collegi hanno dovuto essere riformati radicalmente da leggi promulgate dal parlamento. Lo Stato è dovuto intervenire per salvarli daila completa decadenza intellettuale. E sono molto indietro se li confrontiaino con l'Universita' tedesca.
BAKUNIN - Ma la loro esistenza dimostra che gli studenti possono controllare 1 propri collegi. E non c'è nemmeno alcun motivo per supporre che i lavoratori non saprebbero amministrare le proprie fattorie e fabbriche con lo stesso procedimento.
MARX - Verrà ii giorno, non ce' dubbio, che succederà in quel modo, ma intanto, uno stato operaio deve sostituire i propietari borghesi.
BAKUNIN - Questa e la grande differenza tra noi due, Marx. Tu credi che bisogna organizzare i lavoratori per la conquista dello Stato; io voglio organizzarli per distruggerlo, o se preferisci un termine più raffinato, per liquidare lo Stato. Tu vuoi utilizzare le istituzioni politiche; io voglio che il popolo Si organizzi in federazioni liberamente e spontaneamente.
MARX - Cosa significa federarsi spontaneamente?
BAKUNIN - I lavoratori si organizzeranno da sé. Associazioni di produttori basate sul mutuo appoggio si organizzeranno per distretti, e questi distretti a loro volta, si alleeranno con unita più ampie. Tutto il potere verrà dalla base.
MARX - Questi progetti sono completamente chimerici. Sono una copia dei falansteri e una dodicesima edizione della Nuova Gerusalemme proposta da idealisti utopici. Sono spropositi, ma disgraziatamente non inoffensivi, perché introducono una concezione falsa di socialismo che puo prendere il posto di quella vera.E poiché produce una divergenza nell'attenzione degli uomini rispetto al conflitto immediato, il suo effetto è conservatore e reazionario.
BAKUNIN - Se una cosa non puoi rimproverarmi, Marx, è di deviare l'attenzione degli uomini dal conflitto immediato. Inoltre, penso come te che ci siano solo due partiti al mondo: il partito della rivoluzione e quello della reazione. I socialisti pacifisti, con le loro società cooperative e i loro paesi modello appartengono al partito della reazione. Disgraziatamente ii partito della rivoluzione è gia diviso in due frazioni: i difensori dello stato socialista, di cui sei un rappresentante e  socialisti libertari, tra i quali mi riconosco. La tua frazione ha molti seguaci, naturalmente, in Germania, e anche qui in Inghilterra. Ma i socialisti in Italia e in Spagna sono tutti libertari. Ebbene, il problema è questo: quale tendenza prevarrà nel movimento operaio internazionale.
MARX - La tendenza genuinamente socialista, e non l'ala anarchica.
BAKUNIN - Il vostro lo chiamate socialismo genuino perché vi ingannate sulla natura della dittatura popolare. Non vi rendete conto del pericolo di arivare ad una nuova schiavitù seguendo ii modello di altri Stati.
MARX - Tu presupponi che siccome lo Stato è sempre stato strumento della classe che opprime, continuerà ad esserlo sempre. Non riesci ad immaginare la possibilità di un diverso tipo di Stato?
BAKUNIN - Riesco ad immaginarne uno così diverso da non poter rispondere a questo nome. C'è posto per questo nelle linee proposte da Proudhon: un semplice ufficio, una banca centrale al servizio della società.
MARX - Dovrebbe in definitiva essere così in una societa socialista. Verrà il giorno in cui ii governo del popolo cedera il passo all'amministrazione delle cose. Ma prima che lo Stato si autodistrugga, deve essere rafforzato.
BAKUNIN - Questo non solo è paradossale, ma è anche contradditorio.
MARX - Che ci vuoi fare se è così! Tu conosci Hegel quanto me. Sai che la logica della Storia è la logica della contraddizione. Quanto affermiamo, lo neghiamo. BAKUNIN - L'argomento e buono in quanto hegeliano, ma è cattivo in quanto storico. Non riuscirai mai a distruggere lo Stato ampliandolo. Io sono tuo discepolo, Marx. Più passa il tempo e più sono certo della tua convinzione di aprire la via per il grande cammino della rivoluzione economica, e di invitare altri a seguire le tue orme. Ma mai ho capito né accettato nessuna delle tue proposte autoritarie.
MARX - Se sei anarchico, non puoi essere mio discepolo. Ma forse sarebbe meglio individuare a grandi linee il tuo errore. In primo luogo, ti riferisci al principio di autorità come se fosse sbagliato in qualunque momento e luogo. Questo è un punto di vista superficiale. Viviamo in un'era industriale. Le moderne industrie e officine, in cui centinaia di lavoratori controllano macchine complicate, hanno sostituito i modesti attrezzi degli artigiani individuali. Persino l'agricoltura sta per essere dominata dalla macchina. L'azione combinata sostituisce l'azione individuale indipendente.L'azione combinata implica organizzazione, e organizzazione implica autorità. Nel mondo individuale ii piccolo artigiano poteva essere padrone di sé stesso. Ma nel mondo moderno deve esserci direzione e subordinazione. Se intendi resistere ad ogni tipo di autorità, sei condannato a vivere nel passato.
BAKUNIN - Io non mi oppongo ad ogni tipo di autorita, Marx. Nel campo delle calzature, mi affido all'autorità del calzolaio; nel campo della costruzione, a quella dell'architetto. In quanto alla salute, all'autorità dei medici. Ma non posso permettere che il calzolaio, l'architetto o il medico impongano su di me la loro autorità. Accetto i loro consigli amichevolmente; rispetto la loro esperienza e le loro conoscenze, ma mi riservo il diritto di critica e di censura. Non mi accontento di consultare una sola autorità; ne consulto diverse e confronto i loro punti di vista. Non considero nessuno infallibile. Riconosco che non posso sapere tutto. Nessuno può conoscere tutto. Ragione per cui non esiste un uomo onnisciente ed universale. La mia ragione mi proibisce di accettare un'autorità fissa, costante ed universale.
MARX - Ma se tu elimini l'autorità dalla vita economica e politica, nulla potra realizzarsi in modo efficiente o in alcun modo. Per esempio, come potrebbe funzionare il treno se non ci fosse qualcuno con il potere di sgombrare le linee, e se nessuno decide a che ora devono partire i treni? Nessuno che eviti gli incidenti, nessuno che disponga chi deve occupare i vagoni?
BAKUNIN - I ferrovieri possono eleggere i guardiani e i casellanti e obbedire liberamente alle loro istruzioni. Per quanto concerne chi deve guidare le macchine e chi deve occupare i vagoni di prima classe, questa è una questione che ogni socialista deve porsi. Secondo il mio socialismo ii pubblico potrebbe alternarsi nel lavoro e godere delle comodità per un mutuo accordo. Ma secondo il tuo tipo di socialismo, Marx, immagino di vedere i fuochisti delle vecchie locomotrici caricare le macchine, e una nuova classe di passeggeri privilegiati, gli amministratori dello Stato socialista, fumare un imponente sigaro nei vagoni di prima classe.
MARX - Ascolta, Bakunin, io non sono più innamorato di te dello Stato. Ogni socialista è d'accordo sul fatto che lo Stato politico scomparira non appena ii trionfo del socialismo lo avrà reso inutile. Ma tu vuoi che lo Stato politico scompaia bruscamente, per lasciare gli operai senza nessun tipo di direzione, di disciplina e di controllo responsapile. Il quid della questione e che voi anarchici non avete nessun piano per ii futuro.
BAKUNIN - Proprio perché non possiamo prevedere esattamente quello che ci riserverà il futuro, non ho fiducia, Marx, negli schemi dettagliati. Quando gli istinti egoisti lasceranno il posto agli istinti fraterni credo che i problemi tecnici di produzione e di distribuzione saranno risolti di comune accordo e per la buona volontà del popolo stesso.
MARX - I tuoi dubbi, Bakunin, sono in parte psicologici e di ordine morale. Sono anche intellettuali. Credi erroneamente che lo Stato abbia creato il Capitale o che i capitalisti abbiano accumulato il capitale grazie allo Stato. Questo accentua le semplicità dei tuoi punti di vista..Tu credi che basti eliminare l'ostacolo dello Stato affinche il capitalismo scompaia da se. La verita e molto diversa: eliminiamo ii capitale, eliminiamo la concentrazione dei mezzi di produzione nelle mani di pochi e lo Stato non tarderà a cessare di essere un male.
BAKUNIN - Il male risiede nella vera natura dello Stato. Tutti gli Stati sono la negazione della libertà.
MARX - Adottando questo atteggiamento emotivo ed estremistico verso lo Stato, pregiudichi enormemente la causa dei lavoratori. Utilizza la tua influenza, Bakunin, per consigliare ai lavoratori l'astensione elettorale.
BAKUNIN - Io consiglio agli operai di fare qualcosa di più che non intervenire nelle elezioni. Li spingo alla lotta.
MARX - Li porti alla lotta nell'incertezza della vittoria, e questa è un'altra responsabilità. Ho appena detto che i tuoi errori erano essenzialmente di tipo morale. Uno di questi è che manchi di calma. Ti piace lottare sulle barricate, anche per una causa nella quale non hai fiducia, perchè questo soddisfa la tua inveterata inclinazione all'azione violenta, per pura eccitazione. Disdegni la vera attività politica perché richiede pazienza, ordine, riflessione.
BAKUNIN - Tutta la mia vita la dedico all'attivita' politica.
MARX - Dedichi la tua vita alla cospirazione politica, che non è la stessa cosa.
BAKUNIN - Passo tutta la mia vita tra gli operai. Organizzazione, propaganda, educazione.
MARX - Educazione per cosa?
BAKUNIN - Per la rivoluzione. Certamente io non concepisco che i lavoratori sprechino le lora energie nelle false istituzioni rappresentative del cosiddetto governo. MARX - Posso capire che queste idee hanno dei seguaci in Italia e in Spagna, tra avvocati, studenti e altri intellettuali. Ma i lavoratori non vorranno persuadersi che le faccende politiche dei loro rispettivi paesi sono loro estranei. Dire ai lavoratori che devono astenersi dalla politica, è lanciarli nelle braccia dei preti e dei borghesi repubblicani.
BAKUNIN - Mio caro Marx, se hai letto i miei scritti pubblici, saprai che continuamente ed appassionatamente mi scaglio contro entrambi. La Chiesa e i repubblicani. Le tue stesse opinioni, confrontate alle mie, sono più moderate.
MARX - Mio caro amico, non volevo mettere in dubbio il tuo sincero odio per entrambi: i preti ed i repubblicani, ma non capisci che puoi finire per fare il loro gioco.
BAKUNIN - Tu vuoi scherzare, mio caro Marx.
MARX - No, parlo sul serio. In primo luogo, esaminiamo la tua propaganda sulla libertà. Sei più che chiaro nel dire che l'unica libertà nella quale credi è la liberta individuale. Di fatto, è la stessa libertà invocata dai teorici borghesi come Hobbes, Locke e Mill. Quando pensi alla libertà, credi che nessuno dovrebbe essere comandato da nessuno. Concepisci ogni uomo separatamente, in possesso di tutti i suoi diritti, minacciato dalle istituzioni sociali e collettive quali lo Stato. Non arrivi mai a pensare, come ogni vero socialista, l'umanità come un insieme, oppure l'uomo come creatura inseparabile dalla società.
BAKUNIN - Una volta ancora, dimostri di non avermi ascoltato, di non aver capito quello che mi hai sentito dire.
MARX - Pretendo di averti capito meglio di quanto non ti sia capito tu stesso. Non concependo lo Stato altrimenti che come apparato generatore di oppressione, dimostri la tua incapacità di concepire l'uomo altrimenti che come un'unità isolata, ognuno con la sua volonta personale, i suoi desideri ed i suoi interessi. Questo è quello che credono i teorici del pensiero liberale borghese. E voi anarchici avete la stessa concezione dell'essere umano nella società. Ii vostro anarchismo altro non è che un liberalismo portato all'estremo, ad un estremo isterico, aggiungerei. La vostra filosofia è essenzialmente egoista. Avete una concezione dell'io, e della libertà dell'io, imparentata alla metafisica del capitalismo.
BAKUNIN - Non m'interessa la metafisica.
MARX - E, tuttavia, l'anarchismo porta a conclusioni metafisiche, da qualunque lato lo prendi. Ed ha anche la stessa etica, molto simile all'etica cristiana:" Mutuo appoggio", vi sento ripetere. Posto in termini cristiani convenzionali, potrebbe essere tradotto:" Ama il tuo prossimo"," Sacrificati per gli altri". Tuttavia, il vero socialismo non ha bisogno di precetti perche non riconosce l'isolamento dell'individuo. In una società socialista l'uomo non e più estraniabile dal suo vicino o da sé stesso.
BAKUNIN - Dato che lo Stato è la causa deli'estraneità, è ovvio che il rimedio sarà quello di eliminarlo.
MARX - Ma non possiamo eliminarlo finché non saranno cambiate le condizioni che rendono lo Stato una necessaria escrescenza della società.
BAKUNIN - Non appena i lavoratori riuniranno la forza necessaria per rimuoverlo, lo Stato cesserà di essere necessario.
MARX - Ammetti che attualmente sia una necessità?
BAKUNIN - E' necessario per una societa basata sulla proprietà privata. Quando la proprietà privata sarà stata distribuita, quando il socialismo avrà trionfato... MARX - Un socialismo preoccupato della ridistribuzione della proprietà è un vero modello di volgarità. Spero, Bakunin, che tu non sia di quelli che pensano che il socialismo consiste nella libera ridistribuzione individuale.
BAKUNIN - Questo è, infatti, uno dei suoi obiettivi.
MARX - Amico mio, le finalita del socialismo sono molto più radicali di tutto ciò. Ii suo fine è quello di produrre una completa trasformazione della natura umana, una trasformazione dell'io, la creazione di un uomo nuovo. La volontà individuale legata alla società. Ognuno liberato della propria alienazione. Dici che ii tuo fine è la libertà: ii socialismo ci darà una libertà quasi sconosciuta nella passata esperienza del genere umano.
BAKUNIN - Fai della vita una cosa troppo misteriosa.
MARX - E tu la rendi una cosa volgare. Contemplando ii mondo, Bakunin, ti immagini che oggi certa gente sia libera, e altra oppressa
BAKUNIN - Io non mi immagino questo. E' la realtà. La minoranza è libera: i ricchi.
MARX - Debbo dirti che nessuno e libero nel mondo attuale. Neppure i borghesi più ricchi. Moralmente parlando, ii capitalista, in quanto uomo, è uno schiavo del sistema quanto i lavoratori. Questo ci permette di affermare, facendo onore alla verità, che l'emancipazione del proletariato rappresenta l'emancipazione del genere umano.
BAKUNIN - Ma la cosa principale resta in piedi. Ii ricco può fare quello che gli piace, mentre al povero manca ii necessario.
MARX - Ma la scelta del ricco è regolata e ristretta dalla cultura borghese, dal sistema che nega il volere di ognuno. Inoltre, la teoria della libertà definita dal "fai quello che ti piace" è molto limitata.
BAKUNIN - In ogni caso, è meglio della teoria della libertà definita dal "fai quello che devi fare". E' quello che dicono i preti: la libertà è servire la Chiesa. 0 quello che dice Hegel: la libertà è obbedire allo Stato. Personalmente preferisco la nozione umana più piena secondo la quale la libertà significa:" Fai quello che vuoi".
MARX - Hai appena definito la libertà come realizzazione piena delle potenzialità umane; questo e molto vicino al socialismo. L'entità socialista sarà libera in quanto uomo trasformato.
BAKUNIN - Sì, ma se non è permesso all'uomo di svilupparsi da sé, non riuscirà ad esprimere il meglio che ha in sé.
MARX In termini borghesi e liberali, Bakunin, stai tradendo la tua filosofia liberale e borghese. Infatti, non e questo per caso quello che dicono Adam Smith ed i suoi accoliti? Lasciate soli gli uomini e ognuno darà di sé il meglio. L'uomo economico col proprio incentivo per l'autoperfezione. Cosa significa la frase "Laissez-noue faire..."
BAKUNIN - Allora continui ad ignorare ii fatto che i liberali si basano sulla proprietà privata e la competenza economica, mentre io sostengo che tutto deve essere messo in comune...
MARX - Ma se tu parti dal presupposto che ogni uomo deve avere il diritto privato alla libertà illimitata, arriverai alla conclusione che ci sarà sempre qualcuno che vorrà sottrarre qualcosa del bene comune, pretendendolo come suo. Non ci può essere libertà individuale senza proprietà individuale. Che cosa risponderesti ad un uomo che rivendica ii diritto alla proprietà? Più che rispondere, cosa faresti, in mancanza di uno stato o di un altro strumento di autorità socialista capace di controllare i recalcitranti e gli antisociali?
BAKUNIN - Ma tu stesso hai affermato che l'uomo socialista sarà un uomo nuovo, cambiato! Egli avrà abbandonato i suoi impulsi antinaturali egoisti e possessivi, generati dalla societa borghese.
MARX - Ii mio uomo socialista sarà cambiato,Bakunin. Ma non riconosco in nessun modo il tuo uomo socialista. Tu concepisci gli uomini come individui, ognuno col suo piccolo impero di diritti. Io penso all'umanita come ad un insieme. La libertà, come io la concepisco, è la liberazione del genere umano; non la libertà dell'individuo.
BAKUNIN - E' nuovamente ii punto di vista di Hegel sulla 1ibertà; l'idea secondo la quale agire liberamente è agire moralmente, e agire moralmente è agire in accordo con la ragion di Stato.
MARX - Hegel non ha sbagliato tutto. Solo un essere razionale può essere libero, perché solo un essere razionale può decidere di fronte ad un'alternativa. Un'opzione irrazionale non è libera decisione. Agire liberamente significa agire razionalmente. E agire razionalmente implica la conoscenza della necessità della natura e della Storia. Veramente non c'è antitesi tra necessità e libertà.
BAKUNIN - Non stiamo parlando di libero arbitrio, Marx. Stiamo parlando di libertà politica. Non c'è in questo nessuna difficoltà metafisica. La libertà politica dipende dal fatto di sopprimere l'oppressione politica. Non è necessario nessun tipo di iniziazione filosofica per parlarne. Un bambino di nove anni può osservare ii mondo e vedere chi sono gli oppressi e chi gli oppressori.
MARX - E un bambino di nove anni potrebbe supporre che la situazione avrebbe rimedio solo sopprimendo bruscamente lo Stato. E potrebbe anche diventare anarchico. La giovane età gli perdonerebbe la sua pazzia.
BAKUNIN - C'è la pazzia del filosofo, come c'è la pazzia della gioventù. Tutto il tuo astruso ragionamento sulla liberta può portarti solo dove arrivarono Rousseau e Hegel: a credere che gli uomini possono essere costretti ad essere liberi.
MARX - Infatti, possiamo costringere gli uomini ad essere liberi, nel senso che puoi costringerli ad agire razionalmente. 0 comunque, a evitare che agiscano in modo irrazionale.
BAKUNIN - Una libertà che possa essere imposta all'uomo non è degna di essere chiamata libertà.
MARX - Quello che conta è la realtà non gli uomini.
BAKUNIN - Va bene, allora guarda la realtà. Se parli di obbligare gli uomini ad essere liberi, devi pensare a due tipi di gente: quelli che costringono e quelli che sono costretti. E questi sono i due tipi di persone che formano la società cosiddetta senza classi del socialismo autoritario: i dirigenti ed i diretti, quelli che stanno in alto e quelli che stanno in basso.
MARX - E' ovvio che certe persone devono essere superiori ad altre. Come ti dicevo prima, una società socialista deve essere'regolata, specialmente durante i suoi primi passi. L'alternativa è la torre di Babele, un mondo nel quale nessuno sa cosa fare o cosa aspettare, un mondo senza ordine e senza sicurezza, senza fiducia in un ordine fisso. Anarchia vuol dire caos, e il caos mi terrorizza. Se il caos ti attira, Bakunin, è perche sei attratto dall'incanto della vita bohemienne. Dopo la rigidità della tua vita giovanile, in seno ad una famiglia previlegiata e nelle scuole militari, si capisce che il disordine bohemienne ti attira. Ma, se così e, ti accorgerai che in realtà la boheme è un bel tributo all'ethos borghese, pur superandolo e oltraggiandolo di proposito.
BAKUNIN - Tu parli, Marx, di "socialismo volgare", ma hai tu stesso una nozione volgare del significato dell'anarchismo'. Per le menti non preparate la parola "anarchia" significa caos e disordine. Ma un uomo colto deve sapere che la parola "anarchia" è una traduzione fonetica dal greco che significa semplicemente mancanza di governo. E' pura superstizione il credere che l'assenza di governo significhi caos e disordine. Le nazioni più ordinate dell'Europa attuale non sono quelle in cui ii governo pesa più fortemente sul cittadino, ma piuttosto quelle in cui tale pressione ha raggiunto il grado minimo. Non riesco a capire quello che dici dei bohemiens. La verità è che il disordine non mi attira assolutamente.
MARX - Tu parli con veemenza di sangue, fuoco e distruzione.
BAKUNIN - E' solo zelo per la lotta. Forse sono più impaziente di te per quanto riguarda l'avvento della rivoluzione; ma ti posso assicurare che noi anarchici desideriamo quanto te l'ordine socialista.
MARX - Questo desiderio è inutile, perché non potete trovarlo fuori dallo Stato socialista. La vostra rivoluzione porterà sangue, fuoco, distruzione, questo sì; ma non molto di più.
BAKUNIN - E la tua rivoluziome, Marx, ci porterà qualcosa di molto peggio: la schiavitù.
MARX - Bene, amico mio, immagino che sia una buona cosa l'essere stati entrambi perseguitati dalla borghesia; sennò, se continuassimo a chiaccherare, potremmo smettere entrambi di essere socialisti.
BAKUNIN - Vado a cercare dell'altra acqua calda. Ii the si e raffreddato.

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