venerdì 29 ottobre 2010

Dei che si comportano male

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Ci aveva già provato (e ci era anche riuscito!), a livello alto, Heinrich Heine con i suoi "Dei in esilio". Le divinità dell'Olimpo in fuga e travestiti - quei pochi sopravvissuti - a cercare di sbarcare il lunario, al riparo dall'inumanità dei vari monoteismi. Fino allo strazio di uno Zeus, riparato su un'isola (e dove sennò?), l'isola dei conigli, solo, unica compagnia una capra dal nome consueto. Ed ora, forse più vicino al fumetto di Eddie Campbell, "Bacchus", la cui saga, cominciata in coppia con Alan Moore ne "L'immortalità non è per sempre", ancora continua. Dicevo, più commedia che tragedia alla Heine, di questo libro scritto da una libraia inglese di trent'anni. "Gods Behaving Badly", tradotto come "Per amore di un dio", a firma Marie Phillips, racconta di un pugno di divinità greche e della loro vita nella Londra contemporanea. E di come, alla fine, metteranno ancora una volta il mondo sottosopra. Sembra che ci faranno un film, o qualcosa del genere. Vale bene una lettura!

"Una mattina, mentre portava a passeggio i cani, Artemide vide un albero dove non avrebbe dovuto esserci.
L’albero se ne stava solo soletto in un punto riparato del pendio. A un occhio non allenato, a chi non passava spesso di lì, probabilmente sarebbe sembrato un albero normalissimo. Ma l’occhio di Artemide era tutt’altro che non allenato e lei andava a correre in quella zona di Hampstead Heath ogni giorno. L’albero era un nuovo arrivato: il giorno prima non c’era. E le bastò uno sguardo per notare che si trattava pure di una specie sconosciuta, un tipo di eucalipto che fino al giorno prima non si era mai visto. Era un albero, insomma, che non avrebbe proprio dovuto esistere.
Trascinandosi dietro i bastardi, Artemide si avvicinò all’albero. Ne toccò la corteccia e sentì che respirava. Posò l’orecchio sul tronco e ascoltò il battito del cuore. Poi si guardò attorno. Bene: era presto e non c’era nessuno a portata d’orecchi. Ricordò a se stessa di non arrabbiarsi con l’albero perché non era colpa dell’albero. A quel punto parlò.
"Ciao" disse.
Ci fu un lungo silenzio.
"Ciao" ripeté Artemide.
"Stai parlando con me?" chiese l'albero. Aveva un leggero accento australiano.
"Sì" rispose Artemide. "Sono Artemide." Se l'albero la riconobbe, non lo diede a vedere. Perciò Artemide aggiunse "Sono la dea della caccia e della castità".
Ancora silenzio. Poi l'albero disse: "Io sono Kate. Lavoro alla Goldman Sachs, fusioni e acquisizioni".

Gods cover

PER L'AMOR DI UN DIO
Autore: Marie Phillips
Traduzione di Elisa Banfi
Pagg. 294 € 9.50
Guanda Collana: le fenici tascabili

giovedì 28 ottobre 2010

Que serà, serà …

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Los Angeles 1969 - Nella foto, Terrence P. "Terry" Melcher, il figlio ventisettenne dell'attrice Doris Day, mentre aspetta di essere interrogato dal Grand Jury della Contea di Los Angeles circa il caso Tate. Sharon Tate, un’attrice, e altre quattro persone sono state assassinate, in Agosto, in casa  della Tate. Terry Melcher conosceva Charles Manson, sospettato della strage.

mercoledì 27 ottobre 2010

Comic

comics

New York, 1954 - Nella foto, Charles F. Murphy, l'uomo che ha letteralmente “ripulito” 28 case editrici di pubblicazioni a fumetti. Serio e compunto, tiene una conferenza stampa nel suo ufficio di New York. Dietro di lui, un enorme illustrazione progettata per mostrare come la "Comics Magazine Association of America" abbia applicato l'auto-censura, dopo diversi attacchi contro l'intero settore con l'accusa di aver promosso la delinquenza giovanile. Ha dichiarato che molto di quello che potrebbe essere considerato materiale contestabile è stato eliminato. Murphy ha detto poi ai giornalisti che il suo ufficio ha disposto modifiche in 5.656 tavole, ha respinto 126 storie a fumetti in quanto inadatte e ha bloccato sei inserzioni pubblicitarie, tra cui una per una frusta e un'altra per una scacciacani. Una buona parte del suo lavoro – ha dichiarato - consisterebbe nell'"educare gli artisti di modo da ridurre le curve femminili e per vestire maggiormente le ragazze".

martedì 26 ottobre 2010

Writers!

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La scritta invincibile
(1934) di B.Brecht


Al tempo della guerra mondiale
in una cella del carcere italiano di San Carlo
pieno di soldati arrestati, di ubriachi e di ladri,
un soldato socialista incise sul muro col lapis copiativo:
viva Lenin!

Su, in alto, nella cella semibuia, appena visibile, ma
scritto in maiuscole enormi.
Quando i secondini videro, mandarono un imbianchino con un secchio di calce
e quello, con un lungo pennello, imbiancò la scritta minacciosa.
Ma siccome, con la sua calce, aveva seguito soltanto i caratteri
ora c'è scritto nella cella, in bianco:
viva Lenin!

Soltanto un secondo imbianchino coprì il tutto con più largo pennello
sì che per lunghe ore non si vide più nulla. Ma al mattino,
quando la calce fu asciutta, ricomparve la scritta:
viva Lenin!

Allora i secondini mandarono contro la scritta un muratore armato di coltello.
E quello raschiò una lettera dopo l'altra, per un'ora buona.
E quand'ebbe finito, c'era nella cella, ormai senza colore
ma incisa a fondo nel muro, la scritta invincibile:
viva Lenin!

E ora levate il muro! Disse il soldato.

Bertolt Brecht

lunedì 25 ottobre 2010

Il pizzo come fase della lotta di classe

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"(...) Gli imprenditori, arricchiti ancor più dalla guerra e sfruttando la disoccupazione, la caotica situazione sociale del dopoguerra e l'isterismo anti-comunista che essi stessi fomentavano, dettero il via, verso la metà del 1920, alle grandi campagne di "americanizzazione" dell'operaio americano. In altre parole, cercarono di rompere il controllo dei sindacati sul mercato del lavoro in alcuni rami dell'attività industriale e in alcune città, tentarono di screditare la teoria e la pratica del sindacalismo, di istituire ovunque aziende che assumevano manodopera non sindacalizzata e, quando era necessario, di organizzare gli operai in innocui sindacati aziendali controllati dalla direzione. (...) Gli operai, per avere lavoro, furono costretti a firmare i cosiddetti contratti "yellow dog", con cui si impegnavano a non iscriversi al sindacato. (...) Gli imprenditori parlavano di libertà industriale, un'espressione che significava libertà di sfruttare gli operai. Anche gli operai, ovviamente, dovevano essere liberi, liberi di accettare il loro salario o di andarsene a mani vuote.
(...)
La lotta di classe, diventata sempre più dura con lunghi periodi di disoccupazione e bassi salari, ha spinto o indotto numerosi lavoratori o giovani che in una situazione migliore sarebbero diventati dei lavoratori, a far parte della categoria dei criminali. (...) I criminali, compresi i potentissimi rackeeters (ndr.: quelli che prendono il pizzo) sono reclutati in gran parte da quelle classi che maggiormente soffrono per la miseria, per l'occupazione instabile e malsana e per altre pessime condizioni di vita e lavoro. (...) L'operaio dotato di maggior intelligenza che lavora in un'industria dove l'occupazione è instabile e periodica e il salario e le condizioni di lavoro non sono troppo buone, si rende presto conto del fatto che se continua a lavorare come fa, solo sei mesi all'anno, non arriverà da nessuna parte e che quando diventerà precocemente vecchio e la sua salute sarà rovinata, l'industria, con tutta naturalezza, si laverà le mani di lui. Può essere intimamente onesto e rispettoso della legge come tutti, ma quando si trova senza lavoro e senza soldi è già disposto a consultare un amico contrabbandiere e ad essere iniziato al racket.(...)"

da: Louis Adamic - Dynamite -

venerdì 22 ottobre 2010

Estraneità

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"Crediamo di avere l'idea dello strano e dell'estraneo, mentre in realtà l'abbiamo solo di ciò che ci è familiare. Non pensiamo la lontananza, bensì la prossimità che della lontananza è la misura."

- Maurice Blanchot - L'infinito intrattenimento -

giovedì 21 ottobre 2010

Convergenze editoriali

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"L'estremismo, malattia infantile del comunismo" a firma di Lenin, sarà il primo volume dei classici ad essere pubblicato nell’Italia liberata dal fascismo, al Nord, dal PCI, nel giugno del 1945. 
A proposito del libro di Lenin, c’è da riportare una notizia quantomeno curiosa. Otto Ruhle, in una sua testimonianza, asseriva che la brochure de "L'estremismo" rimase in vendita nelle librerie di Berlino anche dopo il 1933, anno della presa del potere da parte dei nazisti.

mercoledì 20 ottobre 2010

Senza Mercato

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Ecco, per poter vedere un buon western, di questi tempi, bisogna andarsi a cercare un horror! Per quanto possa sembrare paradossale, è proprio così. Con questo "The Burrowers", J.T. Petty riesce a confezionare un prodotto che definire eccellente è poco. Ambientato nei territori del Dakota durante il 1879, tre anni dopo la disfatta di Custer a Little Big Horn, si apre con le tenere immagini di un corteggiamento, giocate su un registro quasi onirico. A spezzare il sogno, l'attacco alla piccola fattoria isolata, i morti, la ragazza scomparsa. Coffey, immigrato irlandese, innamorato, sul teatro della tragedia. A lui, si uniscono Clay, allevatore, barba bianca, mascella squadrata e buon senso, e Parcher, un altro allevatore. Si mettono in caccia, niente eroismi. Qui, la sopravvivenza prevale sull'onore. Il reparto di cavalleria, cui si uniscono, è comandato da Henry Victor, un sadico alla Custer che odia i Sioux e tutti gli indiani. La realtà storica piano piano prende forma, si colora di sangue. L'immigrato irlandese, Coffey, e Callahan, nero dall'improbabile cognome irlandese che fa il cuoco per i militari senza essersi arruolato, per poter restare libero di andarsene quando vuole, sono a disagio con la violenza fatta agli indiani, mentre considerano la loro "insufficienza" in questo mondo di frontiera. Il film, quasi impercettibilmente cambia registro, ma non troppo, mentre si scopre e si comincia a parlare di una tribù misteriosa, the burrowers, gli scavatori di tane...Ma non sembra che importi poi molto. C'erano prima ... Quasi un simbolo, tenue, diafano ... E una storia di fantasmi la si può raccontare anche intorno ad un fuoco, fra i boschi e la prateria, nel Dakota del 1870.
Poi, mentre scorrono i titoli, una canzone, "All the Pretty Little Horses", una ninna-nanna che risale alla guerra civile americana, la canta Grant Campbell, ma come si può facilmente evincere appartiene al repertorio di Nick Cave.

Volendo, lo si può vedere in streaming ( http://italia-film.com/film-horror/4404-the-burrowers.html ), con i sottotitoli italiani, oppure lo si può scaricare in rete. Non credo che mai nessuno lo importerà. Non ha mercato.

The Burrowers (2008) di J.T. Petty
con Doug Hutchison, Clancy Brown, William Mapother, Sean Patrick
Thomas, Karl Geary, Jocelin Donahue, Laura Leighton, Stan Burd, David
Busse, Trip Davis.
Prodotto in USA. Durata: 96 minuti.

martedì 19 ottobre 2010

Vecchi Wobblies

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E' il 31 marzo del 1921, quando Big Bill Haywood lascia gli Stati Uniti. Si imbarca ad Hoboken, di fronte a Manhattan, diretto a Riga, in Lettonia, Unione Sovietica! Davanti alla statua della libertà, scrive: “Salutando la vecchia megera con la sua fiaccola levata, pensai: ‘Addio, per troppo tempo mi hai voltato le spalle. Me ne vado nel paese della libertà’”.
Di lì a non molto, incontrerà Lenin e gli chiederà - la sua preoccupazione - se le industrie sovietiche siano dirette e amministrate dagli operai. ‘Sì, compagno Haywood, è questo il comunismo’- sarebbe stata la risposta di Lenin. Un po' troppo sempliciotti, questi americani. Sempre.
Più tardi, un paio d'anni dopo, in un'intervista rilasciata al corrispondente del New York Times a Mosca, riassumerà:  “Il problema di noi vecchi wobblies è che noi sappiamo come dargliele ai crumiri, alle guardie delle miniere e alla polizia, o fare discorsi di battaglia ad una folla di scioperanti, ma non la sappiamo così lunga come i russi su queste cose ideologiche. Questi russi danno un mucchio d’importanza alla teoria ideologica e, se non stanno attenti, finiremo per fare a pugni uno di questi giorni”.
Il vecchio wobbly morirà nel 1928, senza aver trovato il paese della libertà! Verrà cremato, e una metà delle sue ceneri verranno sepolte sotto le mura del Cremlino, accanto a quelle di John Reed.
L'altra metà viaggerà verso gli Stati Uniti, fino a Chicago, nel cimitero di Waldheim. Verrà sotterrata ai piedi del monumento ai martiri di Chicago, con Lucy Parsons, Emma Goldman, Elizabeth Gurley Flynn, Joe Hill.

lunedì 18 ottobre 2010

Inattualità

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"Quando Giuseppe figlio di Matatia (il futuro Giuseppe Flavio) fu governatore della Galilea e della provincia di Gamala, tentò di consolidare la resistenza ebraica contro i romani organizzando le truppe degli insorti secondo gli stessi schemi propri dell'esercito occupante. Con ben minori ragioni le organizzazioni della classe operaia da molto tempo hanno preso a modello le strutture avversarie. Partiti e sindacati di classe subiscono l'indubbio potere fascinatorio della controparte capitalistica e intendono fronteggiarla trasformandosi in organi formalmente similari a quelli che la caratterizzano. Non si tratta di una più o meno accettabile scelta strategica. Una delle più temibili conquiste del capitalismo consiste proprio nell'aver conferito un valore simbolico di forza e di potere alle sue strutture: valore simbolico al riconoscimento del quale non sfuggono neppure molti di coloro che si propongono di abbattere il capitalismo."

- Furio Jesi - Spartakus -

sabato 16 ottobre 2010

Buone Notizie dalla Francia

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Il «problema» delle pensioni è una grande truffa, volta a farci ingoiare misure il cui obiettivo è affatto semplice: farci sgobbare di più, più a lungo, e pagarci di meno... per meglio riempire le tasche dei padroni. Reagire è naturale...

Non si tratta di difendere un sistema pensionistico marcio, o di salvaguardare pretese «conquiste» che ci costringono a lavorare 40 anni, con la sola speranza di potere, alla fine, crepare in santa pace: sprecare la vita a guadagnarsi da vivere. Si tratta di difendersi contro questa nuova offensiva dello Stato e dei capitalisti.

Da che mondo è mondo, la migliore difesa è l'attacco; dunque, riprendiamo il controllo dei nostri interessi!

Scavalchiamo i cani da guardia! Basta coi sindacati, che cercano di controllare il movimento a forza di manifestazioni straccione e pallose, per apparire responsabili e seri, e andare poi negoziare le briciole coi ministri! Basta coi partiti, che pensano soltanto alle loro elezioni e che, se fossero al governo, attuerebbero le stesse riforme!

Reagiamo!
Non seguiamo più le regole del loro gioco!

Lo sciopero è un'arma a nostra disposizione per bloccare l'economia e colpire i nostri nemici là dove fa più male: nel portafoglio.

Lo sciopero non libera solo tempo, ma anche cervelli; per riflettere, discutere, organizzarsi e agire collettivamente, al di là delle categorie professionali: comitati di sciopero, Assemblee Generali interprofessionali, Assemblee Generali di lotta, comitati di quartiere, gruppi di affinità, azioni dirette, picchettaggi, occupazioni, e tutto ciò che si può immaginare per uscire dal quadro sclerotizzato che ci viene imposto.

A noi, il compito di passare all'offensiva e di essere incontrollabili!
È questo che fa paura al potere.
È questo che può farlo vacillare.

Per un movimento reale che abolisca lo stato di cose presente, rompiamo gli argini!

Lavoratori, disoccupati, studenti, liceali...

CONTRO LO STATO, I PADRONI, I PARTITI, I SINDACATI!

TUTTI IN PIAZZA!

La lotta è classe contro classe!
Scioperi, picchetti e tutto ciò che è necessario...

[Dal sito Des Nouvelles Du Front; trad. it. Lmjf]

venerdì 15 ottobre 2010

Panegirico

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“E fino alla fine del mondo dello spettacolo, il mese di maggio non tornerà più senza che ci si ricordi di noi”

- Guy Debord -

giovedì 14 ottobre 2010

fiammate, umide come i sogni …

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Cinque note su come mi guadagno da vivere - di Jean Patrick Manchette


- 1 -
Nel romanzo poliziesco classico, la criminalità disturba l'ordine della legge, che è fondamentale venga ripristinato per mezzo della scoperta del colpevole e la sua eliminazione dal campo sociale.
L'inchiesta può anche svelare i desideri maligni di quasi tutti i personaggi, ma questi desideri sono inerenti alla natura umana, considerata con rassegnazione da parte dell'autore e del suo investigatore. Nella misura in cui questi desideri non comportano un passaggio all'azione (criminosa), la miglior soluzione consiste nello stendere un velo su di essi. E così l'investigatore privato è un eroe più appropriato di di un poliziotto ufficiale. Allo stesso modo il suicidio del colpevole è la forma più elegante della sua eliminazione, una forma che permette di evitare la pubblicità di un processo e di un'esecuzione, e che in ogni caso non aggiunge alcun supplemento di colpa alle tristi, varie e necessarie incarnazioni del male. L'investigatore, da solo, porterà la responsabilità per il male fatto al colpevole, il peso del senso di colpa legato alla sua azione necessaria - e lo porterà anche a consumare occasionalmente cocaina o a giocare a scacchi o forse a suonare il violino, in modo da poter a sopportare meglio il male eterno e (dimostrando la propria umanità) e a sacrificarsi ad esso.
- 2 -
Nel romanzo criminale violento e realista di tipo americano (il noir) l'ordine della legge non è buono, ma è transitorio ed in contraddizione con se stesso. Formulato in modo diverso, il male domina storicamente. Il dominio del male è sociale e politico. Il potere sociale e politico è esercitato da bastardi. Più precisamente, da capitalisti senza scrupoli, alleati o identici ai gangster riuniti nelle organizzazioni, che hanno sul libro paga politici, giornalisti ed altri ideologhi, così come la giustizia, la polizia, ed altri seguaci. E questo in tutto il territorio dove queste persone, divise in clan, combattono tra di loro con tutti i mezzi possibili per ottenere il controllo dei mercati e profitti. Possiamo riconoscere qui una immagine della società capitalistica in generale più o meno analoga a quella che troviamo nella critica rivoluzionaria. Questo è ovvio.
- 3 -
Meno ovvio, ma sicuro, è il fatto che il noir si caratterizza per l'assenza o per la debolezza della lotta di classe e per la sua sostituzione con l'azione individuale (che è, per inciso, senza speranza). Mentre i bastardi e gli sfruttatori di fatto detengono il potere sociale e politico, gli altri - gli sfruttati, la massa delle persone - non sono più il soggetto della storia, ed in ogni caso appaiono nel romanzo noir solo in ruoli minori, più o meno socialmente emarginati - i tassisti, le minoranze razziali (i neri, i chicanos), i vagabondi, i disoccupati, gli intellettuali declassati, il personale di servizio (ma anche, in numero sorprendente, nelle figure dei lavoratori, da sempre particolarmente maltrattati, prima o durante l'azione del romanzo, da parte dei boss, dai pezzi grossi e dai loro scagnozzi).
Qui la lotta di classe non è assente nello stesso modo in cui lo è nel romanzo poliziesco. Gli è semplicemente che qui gli sfruttati sono stati sconfitti e sono costretti a soffrire sotto il regno del male. Questo regno è il campo del romanzo noir, un campo in cui e contro il quale si danno luogo le azioni del protagonista. Quando questo eroe non è di per sé un bastardo che lotta per la sua piccola porzione di potere e di denaro (come nel caso dei primi romanzi di James Hadley Chase), quando (come nel caso di Hammett e Chandler) sa cosa sono bene e male, egli non è altro che la virtù in un mondo senza virtù. Egli può riparare qualche torto, ma non riparerà mai il torto generale di questo mondo, lui lo sa, e questa è la fonte della sua amarezza.
- 4 -
Possiamo vedere che la grande stagione del romanzo noir si colloca nel periodo finale della contro-rivoluzione trionfante (approssimativamente fra il 1920 e il 1950), e soprattutto raggiunge il suo culmine sotto i vari fascismi e durante la guerra. La definizione del romanzo noir come principalmente antifascista, seppur stranamente, non sembra possa essere confutata. (Questo si spiega asserendo che il romanzo noir può facilmente essere accusato di fascismo, o può dare luogo a derivazioni od imitazioni fasciste. Fascismo e antifascismo sono naturalmente le forme complementari per mezzo delle quali la contro-rivoluzione inchioda il proletariato alla sua condizione.)
- 5 -
La fine della controrivoluzione ed il ritorno all'offensiva proletaria decretano, nel lungo periodo, la fine di tutto per le professioni intellettuali. Tra le altre cose, il romanzo noir sparirà presto, un fenomeno che rappresenta una quantità notevole di cose prive d'importanza. Ancora per un po' potrà accendere le sue ultime fiammate (umide, come i sogni), amalgamandosi con il cinema, la musica pop, e tutta la rimanente merce culturale, nella pietosa messinscena della rivolta individuale finale, cioè nella pietosa messinscena dell'arretratezza e anche dell'impazienza del giovane ladro, del pazzo, del terrorista (le definizioni non si limitano a quelle riportate in questa lista). Ma ben presto il movimento verso il comunismo dissolverà ogni arretratezza e soddisferà ogni impazienza.

(tradotto da)
Jean-Patrick Manchette – Les Nouvelles littéraires, no. 2565, December 30, 1976

mercoledì 13 ottobre 2010

mezzanotte

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"Sanno quello che siamo e cosa sono essi stessi… Nessuno è più pratico, più cinico e più lesto a risolvere tutto con l’omicidio, dei plebei privilegiati che sopravvivono alle rivoluzioni… Nasce una nuova piccola borghesia con i denti aguzzi, che ignora il significato della parola coscienza, si prende gioco di ciò che ignora, vive di energie e di slogan d’acciaio e sa molto bene di averci rubato le vecchie bandiere… E’ feroce e vile. Noi siamo stati implacabili per trasformare il mondo, loro lo saranno per conservare il bottino. Noi davamo tutto, anche quello che non avevamo, il sangue degli altri assieme al nostro, per un futuro sconosciuto. Loro sostengono che ogni cosa è compiuta purché non gli si chieda niente; e per loro ogni cosa è realmente compiuta visto che hanno tutto. Saranno inumani per vigliaccheria"

- Victor Serge, E’ mezzanotte nel secolo, Edizioni e/o, Roma 1980, p.122 -

martedì 12 ottobre 2010

Passeggiando …

kafka

Incontriamo un corteo di operai che sfila, diretto ad un meeting, striscioni e bandiere al vento.
Allora Kafka mi fa: "Queste persone sono così fiere, così sicure, così felici. Sono padroni della strada e pensano di essere padroni del mondo. In realtà si sbagliano, e alla grande! Già, dietro di loro, marciano i segretari, i professionisti, i politici, tutti i sultani dei tempi moderni, ai quali loro stanno spianando la strada che conduce al potere."
- Voi non credete nel potere delle masse?
- Lo vedo, questo potere delle masse: è informe e sembra invincibile, eppure non smette di essere continuamente vinto e addomesticato. Al termine di tutti i rivolgimenti realmente rivoluzionari, ci aspetta sempre un Napoleone Bonaparte.
- Non credete che la rivoluzione russa possa estendersi?
Dopo un lungo silenzio, Kafka risponde: "Più un'inondazione si estende, meno profonde si fannno le sue acque, e sempre più torbide. La rivoluzione evapora e rimane solo il limo di una nuova burocrazia. Le catene dell'umanità torturata sono forgiate con le scartoffie".

- da Gustav Janouch, Conversazioni con Kafka -

lunedì 11 ottobre 2010

Miti e Leggende

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Di Domenico Tempio (Miciu Tempio), catanese e poeta, si parla poco, o punto.
Eppure, in vita, nella sua Catania dove era nato nel 1750, era famoso. Dopo, è stato ricordato, quando lo è stato, solo per i suoi componimenti poetici che gli hanno valso l'attributo di "poeta pornografico". La sua opera maggiore, in due volumi", "La Caristia", racconta in venti canti ed in quartine di settenari la sommossa che divampò a Catania a cavallo fra il 1797 ed il 1798. Gli affamati, finalmente protagonisti, si mettono in scena ed irrompono, nella storia e nel poema, con le loro vite e con il desiderio di un mondo nuovo. Ognuno di quei "pezzenti rivoluzionari" racconta la propria triste storia, e tutte insieme - queste storie - danno unità e genuinità al poema. Solo un piccolo e breve aneddoto, riferito alla figura dell'uomo e del poeta, anticlericale proprio in forza del fatto che era rimasto chiuso in seminario per anni, destinato dal padre ad una carriera ecclesiastica che non avvenne mai. Leggenda vuole che la chiesa, negli anni, tentasse un riavvicinamento, commissionandogli un lavoro che celebrasse la natività. Dell'opera perduta, e ovviamente rifiutata, si conosce - tramandato a voce nei licei dell'isola - solo l'incipit. Una cosa del genere, fra l'italiano e il dialetto:

C'erano templi e c'erano palazzi
pi 'ffari nasciri lu re di la natura
Ma quali minchie, ma quali cazzi
'Appi a nasciri 'nna na mangiatura.

venerdì 8 ottobre 2010

Sidney Falco

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E' la solita domanda cretina, quella che ti fai, più o meno ad alta voce, non appena cominciano a scorrere le prime immagini - e già la tentazione di fartela ti era venuta davani ai titoli! Uno si chiede, ma perché??? Perché nessuno riesce più a fare film come questo? Magari la risposta, semplice, sarebbe che non li fanno più perché li hanno già fatti, ma lasciamo perdere. Il film è un capolavoro, nella trama, nella realizzazione, nella recitazione, nella fotografia, nella musica perfetta ad accompagnare le immagini. The Sweet Smell of Success. Il dolce profumo del successo. Che ci vleva a tradurre il titolo, pari pari? E invece no, dovevano dargli un titolo scemo, in italiano, come al solito. Piombo Rovente. Sì, lo so, il piombo non è quello dei western o dei film di gangster, è quello delle macchine da stampa ... Ad ogni modo, Alexander Mackendrick firma un capolavoro, e Tony Curtis e Burt Lancaster gli danno le gambe su cui farlo camminare. Un addetto stampa dal nome che sembra un destino, Sidney Falco, e un giornalista titolare di una rubrica che fa il bello e il cattivo tempo, fa salire e sbatte giù dai piedistalli, insomma ... roba attuale, per un film girato nel 1957!
Hunseker (Lancaster) ha una sorella di 19 anni, cui è legato da un affetto morboso, e Sidney Falco (Tony Curtis) ha un debito, oltre ad essere "una torta farcita di arsenico". Il piano è quello di creare le condizioni affinché il chitarrista jazz, di cui è innamorata la sorellina, si levi di mezzo. E va fatto con ogni mezzo, per questo c'è Falco! "Il gatto è nel sacco, è il sacco è nel fiume" - garantisce Falco. Ma forse non è proprio così ....

Nemmeno una nomination, per questo capolavoro, nemmeno per James Wong Howe, che fotografa Manhattan come se fosse una jungla paranoica. Chi non l'ha mai visto, questo film. lo cerchi, in dvd, su emule, dovunque, lo cerchi e lo guardi. E anche se l'ha già visto, ed è passato qualche tempo, lo riguardi e si gusti tutta la scena in cui Falco/Curtis tenta di corrompere un giornalista, ricattandolo, per costringerlo a pubblicare una notizia falsa ...

Sweet Smell of Success
(titolo italiano: Piombo rovente, USA, 1957)
Regia: Alexander Mackendrick
Sceneggiatura: Clifford Odets, Alexander Mackendrick e Ernest Lehman (dal soggetto di Ernest Lehman) Musiche originali: Elmer Bernstein Fotografia: James Wong Howe Montaggio: Alan Crosland Jr.
Interpreti principali: Burt Lancaster, Tony Curtis, Susan Harrison, Martin Milner, Sam Levene, Barbara Nichols Durata . 96’

giovedì 7 ottobre 2010

Avvoltoi e non

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(nella foto) Nel giugno del 1962 è in corso il rinnovo dei contratti di alcune categorie di lavoratori, tra cui quella dei metalmeccanici. Per i giorni 7, 8 e 9 luglio è stato proclamato uno sciopero, ma la UIL e il SIDA — il sindacato aziendale della FIAT - siglano un accordo separato con la direzione della FIAT, col quale, in cambio di poche lire, non vengono toccati alcuni degli elementi più scottanti, tra cui ritmi e carichi di lavoro, la dura disciplina aziendale ecc. Insomma, il solito bidone. I due sindacati, forse resi spavaldi dal fatto che in FIAT avevano raccolto il 63% dei consensi nelle elezioni delle Commissioni Interne, pensano che questa ennesima fregatura passi senza colpo ferire, E invece no, Il sabato mattina, 7 luglio, lo sciopero prende corpo in un clima teso (picchetti, caccia e botte ai crumiri, ecc.); al pomeriggio cominciano a radunarsi sotto la sede della UIL, in piazza Statuto,  centinaia di manifestanti, molti iscritti alla UIL, che fischiano, urlano contro il sindacato; due  sindacalisti, riconosciuti in un bar, vengono picchiati e cominciano a volare sassi contro la sede del sindacato. Da qui prendono il via gli scontri e la successiva, dura, repressione. Le forze “di sinistra”  condannano i “giovani teppisti” di piazza Statuto; anche i Quaderni Rossi, culla dell’operaismo, si  uniscono al coro di condanna. E fin qui, la storia …


Sì, in effetti, qualche somiglianza c'è. Qualche parallelo si può fare, fra la critica - così come sta montando oggi  - nei confronti della CISL e del suo risibile segretario, e gli "antichi" fatti di Piazza Statuto, nel 1962, a Torino.
Tutti - ora come allora - sono d'accordo nel proclamare che simili episodi di INTOLLERANZA non possono essere ... TOLLERATI! Divertente, no? Da ogni parte, si tuona che la CGIL non deve più TOLLERARE la FIOM, in quanto la FIOM non TOLLERA la CISL. Per parte sua, la FIOM argomenta che non TOLLERA più che la si accusi di non-TOLLERARE, perché la FIOM TOLLERA, oh se TOLLERA. E così via ...
In questo quadro, ovviamente, ci sono quelli che tollerano di meno e quelli che tollerano di più.  Come Gad Lerner che tollera la FIOM, ma non tollera gli avvoltoi, come li definisce. Gli avvoltoi – sono parole sue - sarebbero "personaggi dell'area antagonista, estranei al mondo del lavoro". Una  definizione nella quale, qualche tempo fa, ci sarebbe rientrato perfino Carletto Marx. Non c'è che dire! E nel suo argomentare contro gli avvoltoi, si lascia scappare anche un ricordo, proprio, di  quella Piazza Statuto, facendo professione di TOLLERANZA, però! Perché, a suo dire, "anticipava una lunga stagione di lotte unitarie, grazie alle quali i lavoratori raccolsero una quota significativa di benefici del miracolo economico italiano". Mentre, adesso, per l'ex LC adesso in veste di Cassandra, "evidenziano solo la debolezza e la lacerazione di un sindacalismo che pare predestinato a gestire una fase di arretramento del lavoro salariato".
E gli avvoltoi che volano - si sa - certe cose non riescono a vederle. Forse, per vederle, bisogna strisciare. Poi, per quello che non si riesce a vedere subito, ci sono le telecamere!

mercoledì 6 ottobre 2010

Filosofie

chesterton

G.K. Chesterton scrisse una volta: "La parola 'buono' ha molti significati. Per esempio, se un uomo dovesse uccidere la madre sparandole da una distanza di mezzo chilometro, lo definirei un buon tiratore, ma non necessariamente un buon uomo".

E' l'avverbio "necessariamente" che mostra quanto Chesterton possedesse una vera mente filosofica.

da "Platone e l'Ornitorinco", di T. Cathcart e D. Klein

martedì 5 ottobre 2010

Nuova Grinta

true-grit
I fratelli Cohen scelgono il western, era ora! "True Grit", Vera Grinta, recita il titolo, considerato che il film proclama di essere una versione più fedele del romanzo di Charles Portis da cui, a suo tempo, venne girato "Il Grinta", che valse anche un Oscar, come miglior attore protagonista, a John Wayne.
Qui, il ruolo che fu del Duca tocca ad un Jeff Bridges testardo ed ubriaco, assunto dalla figlia quattordicenne della vittima, che si mette in caccia del ricercato di turno. Matt Damon, Texas ranger, anche lui sulle tracce dell'assassino, si aggregherà, formando un improbabile trio. Sulle note di una colonna sonora, realizzata da Carter Burnwell, che usa e rielabora vecchi inni protestanti, a sottolineare i principi morali della protagonista. E la voce di Johnny Cash in 'God's gonna cut you down', fra gli altri. Arriverà a gennaio, in Italia. Maledizione!

lunedì 4 ottobre 2010

España

Denis_Catala_Francisco

C'è una scena, ne "La Grande Fuga", quando James Coburn, dopo essere praticamente scappato in bicicletta dal campo di concentramento, arriva a Parigi e, grazie ai maquis francesi, viene accompagnato alla frontiera con la Spagna, dove viene preso in consegna da uno spagnolo che gli farà attraversare il confine.
" España? " - chiede Coburn. "España!" - è la risposta che riceve.
Mi piace pensare che quello spagnolo fosse Francisco Denís Diéz, detto "Catala'". Militante del sindacato dei trasporti di Barcellona, e commissario nella Colonna Durruti, ferito nella battaglia di Montsech, aveva riparato in Francia alla fine della guerra. Ma sarebbe ritornato in Spagna molte, moltissime volte. A partire dal 1943, aveva organizzato una rete che consentiva il passaggio attraverso i Pirenei. Il Catala' entrerà in Spagna, per l'ultima volta, il 29 maggio del 1949. Verrà arrestato il  3 giugno nei pressi di Gironella. Portato alla caserma di Lerida, per non correre il rischio di parlare sotto tortura, ingoierà una pasticca di cianuro.

venerdì 1 ottobre 2010

tamburi nella notte

plak21

"Un cane andò in cucina
e si accostò al fornello
Allora col coltello
Il cuoco lo sgozzò.

Ciò visto gli altri cani
Scavarono una fossa
E sulla terra smossa
Scrissero con la coda:

Un cane andò in cucina ..."


Così canta Andreas Kragler, in "Tamburi nella Notte" di Brecht. In una Berlino diventata campo di battaglia contro la borghesia, da campo trincerato della borghesia che era! La rivolta e Kagler, un reduce della guerra, creduto morto, che torna. Torna e si scopre ... tradito.
Si getta nell'insurrezione, vaga nella notte insieme agli altri ribelli. Gruppi di insorti, e in mezzo Kragler, animato da spirito di distruzione, pubblico e privato. Si tirerà indietro, alla fine, rifiutando di immolarsi, scaglierà il tamburo contro la luna che era solo un lampione e luna e tamburo, insieme, finiranno nel fiume, secco.
Ma la rinuncia nasce dallo stesso "vivere la morte ogni giorno" che porta alla rivolta. Una mitologia della sconfitta che ci accomuna, che accomuna la Berlino della Luxemburg alla Comune di Parigi e alla Spagna del 1936. Battaglie perdute cui si vorrebbe aver partecipato!