mercoledì 28 aprile 2010

Macroché?

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Il macroscopio è una macchina prodigiosa! Permette di mettere a fuoco ogni minimo particolare di un qualsiasi pianeta orbitante intorno ad una qualunque stella, non importa quanto questa sia vicina o lontana. Quando i terrestri, guidati da un gruppo di scienziati adolescenti, allevati in vitro nel corso di un esperimento finalizzato a creare dei geni, cominciano a studiare la proprietà dei "macroni", il nostro pianeta è messo maluccio: l'inquinamento è arrivato al punto di non-ritorno; dovunque ci sono ghetti all'interno dei quali l'umanità è praticamente regredita a livelli animaleschi.
Il romanzo di Piers Anthony - scritto nel 1969 - è quanto di più barocco ci sia, nella produzione fantascientifica moderna.
All'inizio il macroscopio viene usato per scandagliare la galassia, alla ricerca di altre specie intelligenti. Ma quello che si riesce a ottenere non è poi granché: il terzo pianeta di Sirio distrutto da una guerra atomica, il quinto pianeta di Beta Cygni prosciugato dall'inquinamento atmosferico (anche lì!), uno strano mondo dove si erge solitaria una stele, soffocata da una gigantesca vegetazione, probabilmente mutata in seguito a strani e pericolosi esperimenti, ma questo è solo l'inizio. Va detto che quello che si vede attraverso il macroscopio non è - come dire - contemporaneo all'osservatore.
L'immagine continua a viaggiare attraverso la luce, e soffre del limite di velocità. Il vantaggio è tutto per gli avventurosi Oblomov che possono esplorare l'universo senza alzarsi dalla poltrona. Ma c'è un ulteriore vantaggio, quello legato allo sviluppo di una sorta di network inter-galattico, dove l'impossibilità di incontrarsi fisicamente garantisce dall'intolleranza e da eventuali antagonismi e competitività.
Scienza, arte, tecnologia. Una sorta di televisione macronica universale che trasmette di tutto. Niente pubblicità e niente canone!
Solo che i geniali giovanotti responsabili del progetto - furbi come sono - ci mettono assai poco a capire che è solo l'inizio, quello messo in atto, solo un primo stadio di qualcosa destinato ben presto a cambiare. Dentro questo club di geni, c'è un'assenza. Il genio più grande di loro tutti, Schon. Schon è sparito da un pezzo, cancellando ogni traccia. E' riuscito a cancellare - quando aveva ancora otto anni - perfino il ricordo di sé, dalla mente dei custodi di quello straordinario gruppo di bambini. Gli altri bambini, ora cresciuti, lo ricordano. E sanno della sua incredibile potenza, e della sua spietatezza. Solo uno di loro, Ivo, il poeta, la pecora nera, è rimasto in contatto con Schon. Ma non c'è niente da fare, non possono altro che chiamare Schon al momento in cui si rendono conto che, oltre a quelle che la macchina sfrutta, vi sono delle correnti macroniche superiori. Schon si presenta. Poi scompare, poi ricompare, poi scompare di nuovo. Insomma, per farla breve, Schon altri non è che lo stesso Ivo che si nasconde dietro il suo basso QI per dissimulare la sua identità. In seguito, si verrà a sapere che non è affatto la prima civiltà macronica, quella che si è sviluppata! Forse è addirittura la quarta!!
Le navi più veloci della luce - contrariamente a quanto supponevano i genialotti - possono essere costruite; e nel tempo dei tempi è stato fatto, e questo ha causato un'enorme catastrofe. Ma la velocità è solo l'antipasto. C'è dell'altro. L'immortalità, la resurrezione e altre galassie da visitare per chi si annoia. Così Ivo e gli altri cominciano ad andare a zonzo da una stella all'altra. Sembrano cercare qualcosa. Qualcosa che ancora sfugge alla loro comprensione. E lo trovano, alla fine. Scoprono che è stato un raggio macronico extra-galattico, il responsabile della decadenza e del declino, anzi dell'annientamento della precedente civiltà macronica. Un raggio macronico accoppiato ad un raggio mortale. Il raggio - che di per sé era una benedizione - trasformato in una maledizione! Ma c'è ancora una sorpresa. Il raggio non è solo una sorta di trasmissione televisiva a lunga distanza. E' un essere vivente. Un individuo di una specie che si è spiritualizzata fino a trasformarsi in pura energia. In una sorta di spirito universale. I raggi operano per tutto l'universo e sono missionari, allenatori sportivi, mamme cosmiche! Inguaribili romantici che vogliono spiritualizzare tutto l'esistente. Bella prospettiva!
Il romanzo si chiude con Ivo/Schon, abbracciato alla sua pupa, che contempla le stelle attraverso l'oblò di un'antica nave aliena in rovina, alla deriva nello spazio da qualche milione di anni, commentando qualcosa a proposito del Signore che sa quello che fa l'artista, mentre l'artista non lo saprebbe. O qualcosa del genere.

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