martedì 27 aprile 2010

La Tranquillità

latranquilidad

Era il gennaio del 1901 quando venne terminata la costruzione di un capannone che avrebbe ospitato una taverna chiamata "La Tranquilidad", situata all'angolo di Avenida del Paralelo col calle Conde del Asalto (adesso Nou de la Rambla). La taverna nel 1910 si trasferisce al n. 69 di Avenida del Paralelo, vicino a dove oggi c'è il Teatro Vittoria.
Dall'inizio del secolo, diversi caffè sul Paralelo, specialmente il caffè Español e La  Tranquilidad, erano diventati punto di incontro abituale di anarchici e sindacalisti. Su quei tavoli circolavano
notizie e voci, si decidevano le risposte armate agli ultimi attacchi padronali  Libre, Capitanía e de la patronal, o si cospirava clandestinamente. sulle terrazze accanto del caffè Español, del
Concert Sevilla, del Paralelo y Rosales, sul marciapiede della Avenida Paralelo fra i numeri 64 e 80, tra i calle Ronda Sant Pau e Abad Safont, si discuteva di tutto l'umano e di tutto il divino, più spesso senza altro significato che il calore della discussione tra uomini accesi dai loro ideali.
Proprio sul marciapiede davanti al caffè La Tranquilidad avevano dominio le ideologie più estremiste e si pianificavano le risposte più adeguate agli attacchi padronali, fino all'insurrezione armata o allo sciopero generale.
La contraddizione del nome del caffè-taverna con la realtà dell'atmosfera che si respirava non poteva essere più radicale, dal momento che le continue discussioni, i litigi, le diatribe politiche, le incursioni della polizia alla ricerca di elementi pericolosi o di trasgressori dell'ordine pubblico, che spesso finivano in scontri armati, non potevano dare smentita più decisa al tanto beatifico quanto inappropriato nome di bar della tranquillità.

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Dal 1918 al 1923, durante gli anni più duri del "pistolerismo" tra i padroni e i sindacalisti del Único, erano frequenti. fra la clientela, le lotterie di "pipa". La "Pipa" non era un attrezzo di legno per il fumo, ma un revolver "Star" per difendersi dagli assassini del Libre e dalla polizia di Martínez Anido. Allora, per quarantacinque pesetas, era possibile acquistare una pistola che in caso di necessità immediata poteva essere pagata anche al prezzo di una peseta alla settimana. Ce n'era un approvvigionamento quasi inesauribile di "Stars", fabbricate durante gli anni della Grande Guerra per rifornire l'esercito francese, che a causa della mancanza di controllo da parte del governo aveva un abbondante e fiorente mercato nero.
La pistola semiautomatica Star, conosciuta come "la sindacalista" veniva utilizzata dai lavoratori del Sindacato Unico (CNT), mentre invece era la Browning ad esser prevalente tra gli assassini del Sindacato Libre, fra il Somaten e le bande di vigilantes e polizia, anche se non erano troppo chiari i confini tra questi ultimi, tutti coordinati tutti dal capo della polizia, e generosamente finanziati dal padronato, in un esercizio di terrorismo di stato, molto chiaro e
palese, che trovò la sua massima espressione nella pratica della "ley de fugas”. La cosiddetta legge di fuga consisteva nel crivellare di colpi i prigionieri in corso di trasferimento o rilasciati dalla prigione, adducendo a pretesto la fuga o la provocazione da parte del detenuto; la cosa includeva anche una sarcastica "ignoranza" di quanto accadeva nelle prigioni relativamente al detenuto che veniva legalmente rilasciato.
La "Federación Patronal" ed il "Fomento del Trabajo" finanziavano il terrorismo contro i lavoratori organizzato dal generale Milans della Capitaneria Generale, mobilitando un esercito di informatori che elaboravano il cosiddetto archivio Lasarte, dove si raccoglievano tutte le informazioni possibili sui lavoratori che dovevano essere controllati o eliminati.
Il 23 febbraio 1923, Juan Garcia Oliver, nel corso di una riunione nel bar La Tranquilidad, insieme ai delegati di vari gruppi di affinità anarchica, espose la tattica della cosiddetta "ginnastica rivoluzionaria", che venne approvata con la nomina di un Comitato di
Coordinamento, formato da Aurelio Fernandez e Ricardo Sanz. Il 10 di marzo era stato assassinato il dirigente della CNT Salvador Seguí, in Calle Cadena, appena fuori del bar La Trona. Nel settembre 1923 il colpo di stato di Primo de Rivera instaurò una ferrea dittatura che
dava carta bianca al peggior nemico del movimento operaio, Martinez Anido, che mise fuorilegge la CNT costringendola ad entrare in clandestinità.
Già dagli anni Trenta gli attivisti anarchici avevano fatto del bar La Tranquilidad un assiduo luogo di incontro notturno, dopo una giornata di lavoro. Non era difficile incontrare nello stesso bar, all'ora di pranzo, i fratelli Badia, pistoleros e futuri organizzatori della polizia catalana, fanatici anti-sindacalisti, che mangiavano un enorme insalata di cipolle, bevendo da enormi caraffe, i revolver appoggiati sul tavolo in modo arrogante e provocatorio.
Marti, il titolare del bar, era un ex militante della CNT, che lasciava che si servissero gratis bicchieri di acqua di rubinetto, e concedeva che si rimanesse seduti ai tavoli a titolo gratuito. Le retate erano continue e frequenti, dal momento che quello era il primo posto, in caso di incidenti, ad essere visitato dalla polizia.
Nel dicembre del 1933, Durruti venne arrestato al bar La Tranquilidad, dal momento che pochi giorni dopo l'insurrezione di Alto Llobregataveva aveva convocato, molto ingenuamente, una riunione proprio nella ben nota taverna.
Alle quattro e mezza del mattino del 19 luglio del 1936, le truppe della caserma Bruc, a Pedralbes, erano uscite in strada, lungo l'Avenida 14 aprile (oggi, Diagonal) diretti al centro della città. I lavoratori, appostati nei pressi della caserma, avevano l'ordine di dare l'allarme, e di non attaccare i soldati fino a quando non si fossero allontanati dalla caserma stessa. La tattica del Comitato Confederale di Difesa aveva stabilito che sarebbe stato più facile battere le truppe per la strada, piuttosto che se fossero rimaste asserragliate nelle caserme.
Alle quattro e mezza del mattino del 19 luglio, il reggimento di cavalleria di Montesa, stanziato in Via Tarragona, dopo uno scontro a fuoco di venti minuti con le guardie d'assalto, occupò la plaza de España, e si schierò lungo la Gran Vía fino a plaza Universidad, e alle Rondas de San Antonio, de San Pablo e al Paralelo, con l'obiettivo di riunirsi alla sua divisione presso i Cantieri Navali. Il primo squadrone occupò la plaza de España con una sezione di mitragliatrici, fraternizzando con la Guardia d'assalto della caserma situata nella stessa piazza. Le guardie d'assalto e lo squadrone di cavalleria concordarono un curioso patto di non aggressione, e nel corso della mattinata lasciarono uscire dalla caserma della guardia d'assalto dei rinforzi diretti al Cinco de Oros e  alla Barceloneta, senza che fossero disturbati, mentre si lasciava il controllo della  plaza de España ai militari ribelli. Nel calle de Cruz Cubierta, la commissione difesa aveva eretto una barricata che chiudeva la strada. Le truppe ribelli disponevano di due pezzi d'artiglieria, piazzati vicino alla fontana nel centro della plaza de España. I militari sparavano contro la barricata. Una scena raccapricciante, con pezzi di carne umana che pendevano dagli alberi,dai lampioni e dai fili della tranvia, la testa di una donna decapitata scagliata ad un centinaio di metri di distanza. I comitati di difesa continuavano a difendere la barricata. Il secondo squadrone, con una sezione di mitragliatrici, cui si era unito un gruppo di fascisti, era inchiodato in calle Valencia, ma aveva raggiunto il suo obiettivo, che era quello di dominare la Piazza dell'Università e di occupare l'edificio universitario, sulle cui torri erano state piazzate le mitragliatrici. La missione del terzo squadrone era quella di dominare il Paralelo, con l'obiettivo di collegare il reggimento con la Capitaneria. Arrivati all'altezza della Brecha de San  Pablo, non riuscirono però a superare una barricata monumentale, fatta di sacchi di sabbia e ciottoli, che disegnava un doppio rettangolo, dal chiosco situato di fronte a El Molino fino al centro della avenida del Paralelo. Un intenso fuoco di sbarramento impediva il passaggio.
Le truppe golpiste riuscirono ad occupare la sede del sindacato del legno, in calle del Rosal, e a prendere le barricate, abbandonate dai militanti operai quando i militari avevano minacciato di fucilare sul posto le donne e i bambini del barrio. I franchisti installarono tre mitragliatrici, una di fronte al bar La Tranquilidad, la seconda sul tetto di un edificio adiacente a El Molino e la terza sulla barricata della Brecha de San Pablo.
Escofet, il commissario dell'ordine pubblico, aveva perso il controllo del Paralelo, dal momento che le guardie d'assalto, inviate dal Barceloneta, erano state sconfitte. I militari avevano conseguito una prima vittoria e controllavano tutto il paseo de Colón, dal Correos fino alla Dogana. così come controllavano tutto il Paralelo, cosa che permetteva loro di rimanere collegati con la plaza de España e con la caserma di calle Tarragona.
Erano le otto del mattino.
Il terzo squadrone aveva speso due ore per prendere la barricata difesa dal Comitato di Pueblo Seco e dai militanti del sindacato del legno. Ma i lavoratori continuavano a tenere inchiodate le truppe dall'altra parte della Brecha, sparando dai balconi degli edifici vicini e dai vicoli. Alle undici del mattino, il terzo squadrone era riuscito a prendere possesso dell'intero spazio della Brecha, dopo tre ore di combattimento.
Il tentativo, da parte delle truppe di stanza nella plaza de España, di portare rinforzi alle truppe che combattevano nella Brecha era stato bloccato all'altezza del Cinema Avenida, sul Paralelo. La
pressione crescente dei comitati di difesa di Sants, Hostafrancs, Collblanc e La Torrassa, non solo era riuscita a fermare l'avanzata, ma aveva anche conseguito l'obiettivo di circondare e spaventare le truppe accampate nella plaza de España.
Gli anarchici decisero di contrattaccare sulla Brecha, indirettamente, dal Conde del Asalto e altri punti, ma senza alcun risultato. Agli attaccanti, si unirono una decina di guardie d'assalto, le quali, insubordinandosi agli ufficiali che combattevano insieme ai militari, avevano deciso di unirsi alle forze popolari.
Antonio Ortiz, con un piccolo gruppo che si era impadronito di quattro mitragliatrici prese ai Cantieri Navali, riuscì ad attraversare la strada, portandosi dall'altra parte della Ronda de San Pablo, e ad innalzare rapidamente una barricata in grado di tenerlo al riparo dal fuoco delle tre mitragliatrici installate nella Brecha. Intanto, gli anarchici avevano piazzato, sul tetto del bar  Chicago (lo stesso edificio che è oggi sede della Caixa de Catalunya), le mitragliatrici che proteggevano, con le loro raffiche, l'assalto diretto alla Brecha, condotto dal caffé Pay-Pay in calle San Pablo, dal caffé de las Flores, dal calle de las Tapias e dai due estremi di calle Aldana.
Il capitano che comandava le truppe venne abbattuto dai colpi di Francisco Ascaso, il più avanzato degli attaccanti che avanzavano, allo scoperto, correndo, Un tenente che cercava di rilevare il comando al capitano caduto, di modo da poter continuare a resistere, venne abbattuto da un caporale della sua stessa truppa.Era la fine del combattimento di strada. A mezzogiorno la maggior parte dei soldati erano passati dalla parte della CNT.
I pochi combattenti rimasti, del terzo squadrone, si erano rifugiati all'interno de El Molino, dove si arresero alle due del pomeriggio, circa. In questo punto cruciale della città, gli anarchici, tra i
quali Francisco Ascaso, Juan García Oliver, Antonio Ortiz e Ricardo Sanz, avevano sbaragliato l'esercito, dopo oltre cinque ore di combattimento.
Garcia Oliver non smetteva di gridare "sì che si può con l'Esercito!"
Mentre Ascaso brandiva il fucile, sollevandolo alto, sulla testa, saltando per la gioia.
Tra i tanti anonimi combattenti vittoriosi alla Brecha, stava il militante del Sindacato Unico del Legno Quico Savaté, che anni più tardi sarebbe diventato il più famoso e temuto dei maquis.
La Brecha di San Pablo era il primo luogo in tutta la città dove la CNT e il popolo in armi avevano sconfitto, senza nessun aiuto significativo al di fuori del proletariato, la rivolta dell'esercito; anche se non sarebbe stato l'ultimo episodio rivoluzionario, quello, a Barcellona. In trentadue ore la gente di Barcellona aveva battuto l'esercito in tutta la città. Quasi tutte le chiese e conventi, alcuni fino alla notte del 19 luglio, vennero dati alle fiamme, sotto attento
controllo!
Oggi, al numero 69 del Paralelo, forse c'è un supermercato, o un negozio di souvenir. Chissà!
Nessuna indicazione di un bar chiamato La Tranquilidad. Nessun ricordo del fatto che, proprio lì, gli operai di Barcellona sbaragliarono l'esercito e il fascismo. Nessuna lapide. Bene!
Ma se passi davanti a El Molino, ricordalo, e ricordalo ad altri.
Meglio la memoria, di classe, che una vecchia targa di metallo, arrugginita!

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