lunedì 1 marzo 2010

poche parole



Clarens, Vaud, 26 settembre 1885.

Compagni,
domandate ad un uomo di buona volontà, che non vota e che non si candida, di spiegare le sue idee sul diritto di voto.
Il tempo che mi accordate è molto breve, ma dal momento che, sul voto elettorale, ho delle convinzioni molto precise, quello che ho da dire lo posso fare in poche parole.

Votare significa abdicare; nominare uno o più padroni per un periodo più o meno lungo, significa rinunciare alla propria sovranità. Che si tratti di un monarca assoluto, di un principe costituzionale o di un semplice mandatario con una piccola quota di potere, il candidato che portate al trono o alla poltrona sarà un vostro superiore. Andate ad eleggere degli uomini che saranno al di sopra della legge, dal momento che essi sono incaricati di redigerle, le leggi, e che la loro missione è quella di farvi obbedire.

Votare significa essere ingannati; significa credere che degli uomini come voi, all'improvviso acquisiscano, al suono di un campanello, la virtù di sapere tutto, e tutto comprendere. I vostri mandatari hanno da legiferare su tutto, dai fiammiferi alle navi da guerra, dalla potatura degli alberi allo sterminio delle popolazioni. Vi dovrà sembrare che la loro intelligenza possa crescere in ragione dell'immensità del ruolo cui sono chiamati. La storia insegna che si verifica il contrario. Nelle assemblee sovrane, fatalmente prevale la mediocrità.

Votare significa evocare il tradimento. Senza dubbio, gli elettori credono nell'onestà di coloro ai quali danno il loro voto - e forse è così il primo giorno, quando i candidati sono ancora nel fervore del primo amore. Ma ogni giorno ha il suo domani. Quando l'ambiente cambia, l'uomo cambia con esso. Oggi, il candidato s'inchina davanti a voi, e persino troppo; domani si tirerà su, e persino troppo. Aveva mendicato il voto, vi darà degli ordini. L'operaio, diventato capo-squadra, può rimanere quello che era prima di ottenere il favore del capo? L'ardente democratico forse non impara ad inchinarsi quando il banchiere lo degna di un invito nel suo ufficio, quando i valletti del re gli fanno l'onore di intrattenerlo nell'anticamera? L'atmosfera di simili corpi legislativi è malsana da respirare; se si inviano i propri mandatari in un contesto di corruzione, non ci si stupisca se ne risultano poi corrotti.

Non abdicate, pertanto, e non mettete il vostro destino in mano a degli uomini forzatamente incapaci, e futuri traditori. Non votate mai! Invece di affidare i vostri interessi ad altri, difendeteli da voi soli; invece di nominare degli avvocati per proporre una linea d'azione futura, agite! Le occasioni non mancano agli uomini di buona volontà. Scaricare su altri le responsabilità derivanti dalla propria condotta, denota mancanza di coraggio.

Vi saluto dal profondo del cuore, compagni.

Élisée Reclus.

(Lettera a Jean Grave)

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