martedì 9 marzo 2010

altri 8 marzo

cotxedato

L'8 marzo del 1921 viene assassinato a Madrid il presidente del Consiglio dei Ministri spagnolo Eduardo Dato Iradier, per mano di Lluís Nicolau Fort, Pere Mateu Cusidó i Ramon Casanelles Lluch, operai metalmeccanici della CNT.
Lo stato si era reso responsabile della repressione antisindacale, diretta dal governatore civile di Barcellona, Severiano Martínez Anido, che aveva causato numerosi morti nella capitale catalana. Dal gennaio 1921 si comincia ad applicare la cosiddetta "legge di fuga", la quale consisteva nel liberare un detenuto per abbatterlo subito dopo con la scusa che stesse fuggendo: tre anarcosindacalisti ne sono vittime il 20 gennaio.
Il Comitato Regionale della Catalogna della CNT, costituito da Ramon Archs Serra (segretario), Joan Pey, Andreu Nin Pérez, Gener Minguet Alberti, aveva deciso di uccidere Dato come risposta alla dura repressione di Martinez Anido.
L'azione venne finanziata da Evarist Fàbregues Pàmies, imprenditore simpatizzante del movimento anarchico, che fornì 5.000 pesetas per le spese.
Joan Pey, Medí Martí Augé, Jaume el Pelao, Espinal e Joan García Oliver erano i membri della commissione che si recò a Madrid al fine di creare un Comitato Cotonieri che, unitamente al governo di Dato, doveva investigare sul problema del deficit delle fabbriche tessili, a causa dei prezzi elevati del cotone d'importazione. La commissione era solo un pretesto al fine di studiare sul terreno le possibilità di condurre a termine l'azione e ottenere informazioni sulle abitudine del capo del governo, così come sugli edifici, le vie di fuga e la topografia di quello che sarebbe stato lo scenario dell'attentato che andavano a pianificare. Garcia Oliver delineò il disegno.
Il 20 febbraio del 1921, il nucleo anarchico che doveva eseguire l'azione acquista, per 5.100 pesetas, una motocicletta Indian con sidecar grigio, dotata di un motore di 7 cv, targata 84-M-846 - che venne cambiata in M-410, per poter realizzare l'attentato - in un negozio di Calle Trafalgar, a Barcellona, e va a mettersi in contatto con altri anarchici a Madrid, dove va ad installarsi per eseguire l'azione, città che non conoscono.
Sulla strada per Madrid, gli attivisti hanno un incidente a La Muela (Saragozza), dal quale ne escono incolumi, però la moto subisce un danno per cui dev'essere riparata da Pere Mateu, meccanico di professione.
Si richiede il supporto di Veremundo Luis Díez (Luis Bataille Díaz), Ignacio Delgado Oroz e Mauro Bajatierra Morán - che era già stato implicato in due attentati contro il re Alfonso XII - per comprare le armi ad Eibar e portarle a Madrid; di José Miranda Lorenzo che va a prendere un appartamento nella capitale; di Tomás de la Llave López Laguna, per occuparsi della motociletta; e di d'Adolfo Díaz Herráez e di Mauro Bajatierra per preparare la fuga.
Il 3 di marzo vengono fatte le prove, si studia, si corregge e ci si assicura che non ci sia una scorta. Alle 20 e 15 dell'8 marzo, sulla moto guidata da Ramón Casanellas - Nicolau seduto sul sellino posteriore e Mateu nel sidecar - i tre anarchici aprono il fuoco, al grido di "Viva l'anarchia", sparano più di venti, trenta colpi - tre pistole differenti: una Mauser, una Bergman e una Star, tutt'e tre calibro 7,65 - contro Dato, nel momento in cui, sulla sua automobile, un veicolo militare Hudson targato ARM-121, arriva in piazza dell'Indipendenza, dopo esser passato per il Calle d'Alcalà, nel centro di Madrid, proveniente dal Congresso dei Deputati.
Risultano, morto il politico conservatore e feriti l'autista Manuel Ros, sergente del Genio, e l'aiutante Juan José Fernández Pascual.
Pere Mateu che stava a Madrid viene arrestato dalla polizia il 14 marzo. Con l'aiuto dei compagni madrileni, Lluís Nicolau Fort riesce a fuggire in Germania, insieme alla sua compagna, ma la polizia tedesca lo cattura a Berlino e lo estrada a condizione che non venga giustiziato - lo stato tedesco riceve 850.000 marchi di ricompensa, offerti dal senato spagnolo. Ramon Casanellas riesce a fuggire a Mosca, da dove scrive una confessione in cui discolpa i suoi compagni che stanno per essere processati. Tra il 2 e il 9 ottobre del 1923 Pere Mateu e Lluís Nicolau vengono processati e condannati a morte, tuttavia viene chiesta la grazia a Primo de Rivera e le pene vengono commutate nell'ergastolo.
Entrambi verranno amnistiati nel 1931, durante la II Repubblica spagnola.

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