venerdì 20 marzo 2009

il deserto della realtà



Credo che assomigli - dico internet, come fenomeno - a quanto accadde al telefono e alla sua diffusione. Pensato dall Bell come uno strumento "alto", legato preminentemente alla finanza e agli affari, dovette la sua fortuna ad un utilizzo non programmato da parte delle massaie americane che lo lo usavano semplicemente per coprire le distanze della provincia americana, chiacchierando e scambiandosi ricette.
Già allora, il "tele-lavoro" dovette cedere il passo, come fenomeno, alla tele-amicizia e alla tele-famiglia! La stessa cosa è accaduta con internet: le profezie "digitali" di Pierre Lévy, a proposito di intelligenza e circuiti del sapere in stile wikipedia si sono rivelate del tutto infondate. Certo ce n'erano già state le prime avvisaglie con usenet e con il fenomeno delle mailing-list, attorno alle quali si costruivano vere e proprie comunità. Comunità cosiddette virtuali, basate sulla condivisione di scritture e protocolli, invece che sulla vicinanza fisica e sulle parole parlate. Documenti invece che sangue!
Di tutto questo, oggi, facebook costituisce la punta emersa dell'iceberg. Non vale chiedersi se bisogna starci dentro, o meno. Ci siamo già tutti dentro. E la realtà passa di qui, e per qui.
La realtà passa per quello che si fa, come lo si fa e come lo si vive.
Del resto ci sarà pure un motivo se internet è vietata nelle prigioni!

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