martedì 2 settembre 2008

Bene!



(...)
"E qui
dove il calore scioglie la terra,
sulle lingue di fuoco tendendo i palmi,
dallo spavento o dal ghiaccio,
si riscalda un soldato.
Il fuoco gli si posò sugli occhi,
sopra una ciocca di capelli
gli si adagiò ...
Così stupito lo riconobbi
e dissi:
« Salute, Aleksandr Blok!
E' la festa dei futuristi,
il frac del vecchiume
s'è scucito punto per punto!»
E Blok mi guardò; ardevano i fuochi.
« Bene! » rispose.
E tutt'intorno affondava
la Russia di Blok ...
Le sconosciute, le nebbie del nord
andavano a picco come rottami
e latte di conserva.
E subito il suo volto
divenne più sinistro
della morte invitata a nozze:
« Dalla campagna ... scrivono ...
m'hanno bruciato la biblioteca
nella villa ... ».
Immobile, fisso è lo sguardo di Blok
e l'ombra di Blok,
sorgendo sopra un muretto,
anch'essa pare che guardi:
sembra che entrambi
aspettino
l'incedere di Cristo
sull'acqua.
Ma Cristo a Blok
non ritenne opportuno apparire:
Blok se ne stava
con molta tristezza negli occhi.
E invece di Cristo,
più vivi, col loro canto,
apparvero degli uomini
all'angolo della strada.
In piedi, in piedi, in piedi!
(...)

da "Bene!" di Vladimir Majakovskij

Nei versi di Majakovskij, in qualche modo, c'è tutto Aleksandr Blok davanti alla rivoluzione.
"Bene!" e "Mi hanno bruciato la biblioteca". E poi, basta poco. Basta cambiare prospettiva, girare lo sguardo, distoglierlo da quel fuoco al cui calore Blok tende le mani, ed ecco che sembra di udire il passo cadenzato dei dodici che avanzano in drappello. Nel fuoco della rivoluzione, camminano, con il loro fardello di dolore, subìto e inflitto. No, a Majakovskij non riesce di vedere la figura di chi secondo Blok li guida. Non c'è nessun cristo. Ci sono solo dodici uomini soli, fra tanti uomini, che camminano cantando, i fucili puntati. E cantano la più straordinaria canzone che mai sia stata scritta. I dodici!
Usando ritmi e cadenze della canzone popolare, Aleksandr Blok tratteggia un quadro allegorico della Russia percorsa come da una tormenta, dalla sanguinosa violenza rivoluzionaria.



I dodici
di Aleksandr Blok

Cupa sera neve bianca
La bufera
I viandanti abbatte e sfianca
La bufera
sulla terra intera!

Turbina il vento
I bianchi fiocchi
E abbarbaglia gli occhi
Ghiaccio, ghiaccio:
l'uomo sui ginocchi
casca, oh poveraccio!

Il vento soffia a mulinello
marcian dodici in drappello

Le carabine sulle spalle:
intorno fiamme rosse e gialle.

I berrettacci son da ladri
Sul dorso c'è l'asso di quadri!

Olà, senza croci
è la libertà!

Tra-ta-tà!

Fa freddo, compagni, fa freddo!

Oh partirono i ragazzi
a servir l'armata rossa -
a servir l'armata rossa
con la testa nella fossa!

Amarezza amara
oh, vivere è bello!
Carabina austriaca
sdruci nel mantello!
Per la rabbia del borghese
bruceranno ogni paese
ed in fiamme andrà la terra:
Dio proteggi questa guerra!

Mi diventi un incosciente
via, ragiona rettamente.
La tua mano ancor macchiata
è del sangue dell'amata!
Tieni il passo rivoluzionario
ché non sonnecchia l'avversario!

Avanti, in alto i cuori!
Urrà, lavoratori!

... senza il nome benedetto
vanno vanno ad uno ad uno.
Pronti alla vendetta,
pietà per nessuno ...

E le canne son puntate
contro l'ombra del rivale
Nelle strade abbandonate
dove infuria il temporale
Dalle nevi accumulate
non si cava lo stivale
Vibra la vento lo stendardo.

Passo lento, passo tardo.

Più violento, più gagliardo

Il nemico si ridesta ...
La tempesta alza la testa

Avanti, in alto i cuori!
Urrà, lavoratori!

(...)

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