martedì 15 gennaio 2008

Assassini e Codardi



Rimane quel senso di fastidio, e di stanchezza, dato dalla ripetizione infinita dell'espediente filmico che vuole farti vedere le immagini riflesse, deformate, da un qualche vetro. In uno sforzo immenso di farti capire la metafora ... del mito. Ma è solo un espediente, e nemmeno troppo alto! Non basta a fare cinema, e men che mai a raccontare.
"L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford" è un film lungo e noioso. Troppo lungo e troppo noioso, quasi quanto il suo titolo. Certo, non mancano dei "bei momenti", delle invenzioni che ti riportano al cinema, nel secondo film (mi dicono che il primo, "Chopper", sia uscito solo in dvd: dubito che mai lo cercherò!) di Andrew Dominik, regista neozelandese. Dicevo, non mancano i bei momenti come quando l'assassino Robert Ford spara per terra, vicino ai piedi di Nick Cave che sta cantando la ballata di Jesse James, attribuendo ben tre figli al bandito deceduto. "Erano solo due, i figli" - si limita a precisare il bravo Casey Affleck, prima di uscire dal saloon. Anche la rapina al treno potrebbe arrivare addirittura ad affascinare, con i suoi giochi di ombre e luci ed i vagoni affollati all'inverosimile. Potrebbe, se solo non fosse malamente ritagliata sulla rapina iniziale al treno di Butch Cassidy, trasformando il custode dei valori da simpatico quasi-complice in vittima designata, con un inutile gioco di violenza che farebbe sorridere Peckimpah; prima di farlo incazzare, rubandogli malamente la scena dei barattoli sugli scaffali di "Pat Garrett & Billy the Kid".
Troppe citazioni, troppe! E immerse, affogate, in centosessanta minuti di sequenze quasi sempre estenuanti. E Jesse James, a morire, ci mette più di due ore: un'agonia! E, quando finalmente si becca quella palla in testa, è stato oramai trasformato, improvvidamente, in una sorta di "rapinatore zen" che, prima di ammazzare uno dei suoi ex-complici, si mette a parlare di stelle, e di come ogni volta che le conti (vien da pensare che sia un'attività cui si dedichi spesso, la notte), il numero gli risulta essere sempre diverso.
"Non so nemmeno cosa siano propriamente, le stelle" - considera l'altro.
"Il tuo corpo lo sapeva, ma la tua mente l'ha dimenticato" - risponde il bandito iconografico.
E uno si chiede che cazzo gli spari a fare, dopo. Una battuta così avrebbe annientato chiunque, risparmiano il piombo!
Alla fine, in una ventina di minuti, la parte più interessante di cui dicevo prima, con l'assassino che "rappresenta" sé stesso nei teatri di tutta l'America. Fino alla nemesi. La morte per mano di un "vendicatore" in cerca della sua gloria, come Robert Ford prima.
Come uno specchio, appunto!
E per tutto il tempo, la voce fuori campo che non ti lascia mai in pace.
Aggiungendo fastidio al fastido.
Penso che andrò a riguardarmi "I Cavalieri dalle Lunghe Ombre"!

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