giovedì 29 novembre 2007

Il reato del corpo



"Il romanzo noir dell'epoca d'oro era il lamento della creatura oppressa e il cuore di un mondo senza cuore. Adesso la creatura oppressa non si lamenta più, incendia i commissariati e gambizza gli uomini di stato."
Jean-Patrick Manchette - 1978 -

Sono curioso di vedere, stasera alle 17 e rotte, il dibattito che si terrà a ESC a proposito del "noir" e delle politiche securitarie (presenti fra gli altri Serge Quadruppani e Girolamo De Michele), nel quadro della quattro giorni romana dal titolo "il corpo del reato".
E' un buon momento questo, per il noir letterario (un po' meno per quello cinematografico), e senza dubbio emergono tutta una serie di suggestioni a fronte delle prospettive che si aprono quando la realtà irrompe a pieno titolo dentro la finzione. Ne hanno da guadagnare entrambe, realtà e finzione! Del resto, ci muoviamo su un territorio in qualche modo tracciato e il noir si è posto fin dall'inizio come il genere della "critica violenta della società".
Sì, credo, che il romanzo di genere, in questi ultimi anni, sia diventato lo strumento principe per indagare la realtà, per conoscerla, per dirla, per dire.
Dal corpo del reato al ... reato del corpo, mi vien da "detournare"; laddove è il corpo ad essere diventato il reato più pericoloso per la società. Il corpo che vuole, che cerca di vivere. E' il corpo quello che va controllato, ingabbiato, deprivato della sua aria, del suo cibo, della sua vita.
Letteratura di genere e politiche securitarie: e qui come non partire da un un libro come "Watchmen", scritto da Alan Moore e disegnato da Dave Gibbons, che ci mette in guardia, ponendo la fatidica domanda su chi mai sorvegli i sorveglianti!
E tocca andare avanti, da Giovenale, fino a portare Orwell a San Francisco. Eppure Orwell non è mai stato un scrittore di gialli, e ancor meno di noir; anzi detestava profondamente tutto quanto sapeva di "Yank Mags" (riviste "pulp", per intendersi).
Però George Orwell sarebbe perfetto come protagonista di un libro dove è lui ad indagare. Fra paranoie securitarie e tecnologie di spionaggio diffuse, l'autore di "1984", con il suo bagaglio di storie e di disillusioni, potrebbe fare la differenza, dal momento che non dovrebbe essere sufficiente, per fare una buona storia, che quelli di destra siano i cattivi e quelli di sinistra i buoni.

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