giovedì 28 giugno 2007

Piazza Santa Croce,1974, 1975, 1976, 1977, 1978 e oltre



E avevamo anche una casa! Da qualche parte, nella nostra testa più che altro.
Una casa dove tornare, per alcuni. Una casa mai vista, dove si sperava di arrivare, prima o poi, a posare il culo, per molti. Spesso solo un desiderio ben celato, da qualche parte.
Cresciuti a pane e Kerouac, ci guardavamo bene (anche da noi stessi) dal farci sorprendere a sognare di case; fossero state anche "case/comuni".
I centri sociali erano ancora di là da venire.
E se qualcuno, dopo un bicchiere mai di troppo, cercava di proporli, storcevamo la bocca. Ubriachi, com'eravamo, del desiderio di strada, vogliosi di nuotare come "pesci nell'acqua".
E i pesci, per essere liberi (lo si sa), hanno da nuotare nel mare, nell'oceano; non già in un acquario.
E così avevamo le strade, le piazze. I bar, dove chiamavamo i baristi coi nomi di battesimo.
E le stanze, più che le case. Stanze fumose di riunioni e di parole.
Stanze odorose di inchiostri e di vernici.
Stanze dai pavimenti duri, dove costringersi a chiudere gli occhi su giacigli improvvisati.
Del resto ce l'eravamo cercata: eravamo andati via di "casa".

La memoria. Adesso.
Spesso la memoria è compagna alla rinuncia. O alla perdita, comunque.
E la memoria la usiamo per dare una forma durevole a quel che si è perduto.
Al tempo che abbiamo perduto (con tutta l'ironia che promana dal doppio senso di perdere)!
Nelle nostre piazze, con le nostre canzoni.
Ne avevamo poche di canzoni.
Ma, cazzo, se erano belle!

Nessun commento: