giovedì 7 giugno 2007

Macinare il cinema, tanto è a prova di morte!



Grindhouse. Ce n'era uno in Ortigia, in Piazza Corpaci, una piazzetta incastonata in un angolo di via della Maestranza. Non ricordo il nome del cinema, ma ricordo che potevi andarci a vedere due film, al prezzo di un biglietto dal costo irrisorio. E dovevano essere due i film che componevano il dittico "Grindhouse" - almeno così è uscito nelle sale americane. Uno a firma di Rodriguez, "Planet Terror"; l'altro, "Death Proof", a dirma di Quentin Tarantino. Il flop statunitense ha decretato che in Europa, al cinema, venga proiettato solo quest'ultimo, in una versione che lo stesso Tarantino ha un po' rimaneggiato. "A prova di morte"! Ed è il trionfo del "genere": è il "genere" stesso ad essere a prova di morte!
In un'orgia di citazioni (il grandissimo "Punto Zero" di Sarafian, su tutti) e di dialoghi (quello fra lo sceriffo padre e il figlio, nella corsia dell'ospedale, è da "standing ovation"!). In un gioco infinito a mettere a fuoco manifesti e foto e cartelli appesi al muro dell'honky tonk bar, e delle case. Soldato e blu e Johnny Cash che manda a fanculo col dito medio alzato. Immagini e dettagli. Una Dodge Challenger e i piedi fuori dal finestrino. La lap dance e stuntman Mike con le sue cicatrici fatto fuori da una vera stuntman! E il Libano, anche se si trova solo nel Tennessee sarà fatale a Kurt Russell. Spostamenti di prospettiva, e di schieramento. Non se ne può più di Jungle Julia e delle sue amiche. E dei loro dialoghi e del loro modo di trattare gli uomini. Ed ecco che interviene la vendetta virile. Ma ci sono ancora...."miglia e miglia da percorrere prima di poter dormire". E c'è anche tempo per mandare a dire a Bellocchio che il cinema italiano è deprimente, e non solo ..."Cafone", ha risposto Bellocchio che non ce lo vedo a bere un margarita. Lui non usa stuntmen nei suoi film. Ma un cinema senza stuntmen non riesce a far male.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Che colpo deve essere venuto ai cento autori in combutta legislativa con il ministro.
Tarantino smentisce le fatiscenti distinzioni tra cinema popolare e cinema cosidetto d'autore, l'uno incassa miliardi obbligatoriamente con la commedia generazionale o i viaggi di natale e l'altro langue (non più di una settimana) nei cinema per "specialisti".
Su questo equivoco, più che "culturale",di "mercato",è costruito il fallimento del cinema italiano, deprimente cafone o intelligente che sia.
L'omaggio ai Grindhouse mi è parso una gran bella iniziativa come pure mi era sembrato doveroso quello a Pam Grier (ex regina del generone, ora lo chiamano blaxploit.. qualcosa), in Jackie Brown.E non stiamo a dar retta al flop : 55 milioni di dollari sono duri da ammortizzare,io so che il film è stato visto e parecchio.

Di tanto in tanto passo di qui e, devo dire,qualcosa che interessi anche me, la trovo sempre.
Buon prosieguo.
Tiziana

BlackBlog francosenia ha detto...

Già, il cinema italiano. Sempre in combutta, sempre a cercare finanziamenti e appoggi a destra e a manca. Dappertutto, tranne che dal ... cinema! Penso che avesse ragione Carmelo Bene, quando parlava del teatro e dei ministeri. Al cinema italiano manca tutto. Sceneggiatori e cuore. Soggetti e fantasia.

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