lunedì 7 maggio 2007

Salvador



No, non è il nome di un paese del Centroamerica! Vorrebbe essere il nome di Puig Antich. Salvador Puig Antich, militante rivoluzionario spagnolo, assassinato con la garrota il 2 marzo del 1974.
Vorrebbe anche essere un film di quasi due ore, ma non è un film su Salvador Puig Antich. Piuttosto una telenovela (e, infatti, il regista Manuel Huerga è specializzato in "soap opera") tratta da un libro, "Cuento Atras", scritto da Francesc Escribano, direttore dell'emittente televisiva spagnola TV3.
La storia procede per flashback, dopo il confuso arresto dell'inizio. Salvador racconta la sua storia all'avvocato che dovrà impedire la condanna a morte e l'esecuzione del ragazzo accusato dell'omicidio di un poliziotto. Le rapine, il "gioco delle armi", i viaggi a Tolosa, la psicologia di chi ha una pistola in mano. Naturalmente (sic!), sarà l'infatuazione per una donna a perderlo: una borsa dimenticata in un bar, a causa della rabbia da pene d'amore che distrae dai compiti superiori, e il gioco è fatto. La polizia mette il gruppo in trappola e arresta tutti. Salvador tenta la fuga, disperata. Acchiappato, riesce ad estrarre la pistola. Spara! E gli sparano. Lui viene gravemente ferito, ma il poliziotto muore.
E fin qui ...
Poi avviene l'irreparabile, ma solo nel film (ché ancora si poteva salvare). Da questo momento, per qualche strano motivo, il militante rivoluzionario si dimentica di sé. Diventa solo un uomo che cerca di evitare la condanna a morte e l'esecuzione.
E fin qui ... 2
Purtroppo, però, Salvador ha quattro esuberanti sorelle ed un padre spezzato dalla guerra civile, combattuta dalla parte giusta. Sarà proprio una lettera al padre (che un po' di Kafka non fa mai male!), letta abusivamente, che trasformerà il capo delle guardie, Jesus Irrure, da perfido aguzzino (entra in scena colpendo uno "scopino" che si era attardato ad eseguire il suo ordine di levarsi di mezzo, per poi prenderlo a calci mentre è in terra) in sostenitore democratico di Puig! Fino ad urlare di assassino e figlio di puttana all'indirizzo del generalissimo. Senza che peraltro venga sanzionato in alcun modo!
Quando è troppo è troppo...
Così il film si avvia alla faticosa ed estenuante fine, mentre l'avvocato briga con tutta la crema politica internazionale per salvare il "poveretto". Ma nulla possono né il papa né Willy Brandt! Non una parola sul silenzio dell'opposizione democratica spagnola che si rifiutò di promuovere qualunque mobilitazione. E, naturalmente, non una parola a proposito dello sciopero di migliaia di lavoratori delle più grandi fabbriche di Barcellona, e delle centinaia di arresti che ne seguirono, nel tentativo di fermare l'esecuzione. In compenso, ci mostrano - quasi a monito - la disperazione impotente dei compagni ancora liberi, in francia, che scaricano i loro mitra contro le finestre del consolato spagnolo di Tolosa.
Niente da fare, bisognava aspettare la transazione. Era la sola strada, e ce la indica il capo-secondino!
Perfino il volo che l'Eta fece spiccare al macellaio Carrero Blanco, diventa solo la definitiva conferma della morte prossima.
Il tutto in un gran turbinio di ....sorelle, e di partite a basket nel cortile della prigione.
Ah, leggo che la famiglia ha approvato il film.
Qualcuno dovrebbe difendere gli esseri umani dalle famiglie!

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